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Autore: Minshara    03/10/2012    4 recensioni
Naruto ha promesso a Sasuke di farsi carico del suo odio; entrambi devono prepararsi al duello che potrà concludersi con la morte di uno dei due.
Uccidere o essere uccisi ; questo atroce dilemma tormenta il Jinchuriki del Kyuubi facendogli passare notti piene di incubi e di angoscia.
Ma forse esiste una soluzione, forse....
Genere: Angst, Azione, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Tamashi no Tsunagari
 
 
Continuò a rigirarsi nel letto; aveva caldo e poi freddo.
Si alzò a bere un bicchiere d’acqua e poi si rimise a letto.
Chissà come, un forte mal di pancia lo costrinse ad alzarsi per correre in bagno.
Si fece una tazza di latte caldo ma aveva la nausea  e il solo odore gli dava il voltastomaco.
Provò a rimettersi sdraiato ma lo stomaco gli faceva male; bruciava da dentro come se qualcuno lo scorticasse.
Prese una coperta e si sedette davanti alla finestra, le ginocchia strette al petto per comprimere lo stomaco; per non sentire il dolore.
La notte era silenziosa; uno spicchio di luna illuminava le macerie e le case riparate.
Erano stati i vicini a ricostruire la sua casa per prima; avevano recuperato dalle macerie quasi tutte le sue cose e tirato su un monolocale.
Erano semplici assi di legno per ora, ma per Naruto era come abitare in un palazzo dalle pareti d’oro.
Anche se la casa dei suoi genitori era andata distrutta, ora abitava in un posto traboccante d’amore, dormiva su un futon pulito  regalato da chi aveva perso tutto nel disastro, aveva da mangiare e da bere e vicino al letto la cosa più preziosa: la foto del team 7…l’unica immagine di Sasuke.
Chi l’aveva ritrovata non l’aveva stracciata; ne aveva ripulito la cornice e sistemata sul tavolo in bella mostra quasi fosse un trofeo.
Sasuke.
Sasuke Uchiha.
Doveva uccidere Sasuke Uchiha e morire con lui.
Lo aveva promesso a quella persona, a quel ragazzo con gli occhi disperati che somigliava così tanto al suo migliore amico.
Gli aveva promesso di prendersi il suo odio...
Aveva promesso!
Come si può promettere di morire insieme?
Come si può caricarsi un odio cosi feroce, distruttivo; così potente da aver sprofondato Sasuke Uchiha nella disperazione più totale?
Eppure non c’era alternativa.
Cosa poteva più fare per Sasuke?
Riportarlo a Konoha ed esporlo alla vendetta del Raikage e dello Tsuchikage?
Farlo riconciliare col maestro Kakashi, che ora voleva ucciderlo?
O mandarlo fra le braccia di Sakura che stava per trafiggerlo con un kunai avvelanato?
Lasciarlo con Madara per far sì che l’Akatsuki si servisse di lui per catturare il Kyuubi e portare la distruzione nel mondo?
Da qualsiasi parte guardasse non vedeva che oscurità.
Non c’era salvezza per Sasuke; si era fatto troppi nemici ed era sprofondato così tanto nelle tenebre che la redenzione era impossibile.
Non sarebbe mai stato perdonato; mai!
Un conato di vomito lo costrinse a correre di nuovo in bagno.
Vomitò la cena, il pranzo, la colazione e poi non gli rimasero che i succhi gastrici.
Doveva uccidere Sasuke, altrimenti lo avrebbero fatto gli altri.
Altrimenti Madara lo avrebbe reso un mostro come lui.
Ma forse Sasuke era già un mostro; aveva aiutato a catturare un Jinchuuriki e sicuramente durante il duello avrebbe cercato di prendere lui; il kyuubi.
Il clan Uchiha controllava la volpe a nove code con lo sharingan!
Un altro conato lo spinse a vomitare il nulla.
Sasuke avrebbe combattuto per ucciderlo, per liberarsi di lui e catturarlo.
Sasuke lo avrebbe ucciso!
Sicuramente.
Senza dubbio!
Senza dubbio?
Non se lui lo avesse ucciso per primo.
Per evitare il disastro doveva uccidere il suo migliore amico.
Così come Sasuke  per ottenere il Magenkyou Sharingan doveva uccidere lui.
Naruto si alzò in piedi folgorato da un pensiero.
Lo fece così repentinamente che barcollò; la testa gli girava vorticosamente.
Si appoggiò alla parete.
Respirò a fondo cercando di calmarsi, di pensare.
Sasuke non lo aveva ucciso quella volta, alla Valle della Fine, non lo aveva ucciso quando lo aveva incontrato nel covo di Orochimaru.
No, mi sbaglio è stato Sai a salvarmi!
Sasuke voleva uccidermi…mi sto sbagliando…
Eppure Sai lo ha fermato così facilmente!
Non voleva, non voleva la mia morte!
No.
Oppure, oppure mi sbaglio.
“Forse mi voglio illudere che sia rimasto ancora qualcosa di buono in lui, voglio una scusa …appigliarmi a qualsiasi cosa…!
Voglio credere disperatamente che in lui ci sia del buono.”
Chiuse gli occhi cercando di ricordare, di non ingannarsi.
Sasuke che poggiava il braccio sulla sua spalla, che gli parlava, che sguainava lentamente Kusangi, che  alzava al cielo la lunga lama  e poi la voltava verso di lui per trafiggerlo: ma prima che potesse farlo Sai lo bloccava.
Sai.
Sai riusciva a fermarlo.
Ma Yamato no.
Sasuke che diceva a Sai -… esatto il mio attacco andava bloccato proprio così!-
Sasuke sapeva che Sai lo avrebbe bloccato?
Perché invece il capitano  Yamato non era riuscito a fermarlo?
Perché?
Yamato era un jounin molto forte!
Allora perchè?
Si prese la testa dolente tra le mani - basta, basta, basta!
Non importa come e perché, non mi importa niente delle ragioni logiche, non mi importa se è un mostro non mi importa niente -  si accosciò gridando – non posso ucciderlo, non posso !
Non si accorse di aver urlato tanto forte se non quando la vicina di casa bussò chiamandolo a gran voce.
Stremato si rialzò andando ad aprire la porta.
-      Ma che ti succede? – La signora Amai si spaventò vedendolo ridotto in quello stato. Era sporco e puzzava di vomito.  Il volto di un pallore malsano, grigiastro e gli occhi pesti.
-      ..mi scusi…non volevo disturbarla – Naruto si sforzò di sorridere, si sorreggeva alla porta – devo aver avuto degli incubi , avrò mangiato troppo!
Gli occhi della donna si addolcirono in un lampo di comprensione; la storia del duello aveva già fatto il giro del villaggio.- Senti vieni a casa nostra, ti preparo una bella tisana per lo stomaco. Ma prima fai un bagno caldo.
-      …no..non si disturbi..ora passa..- replicò stringendo con quanta forza gli restava la porta; le gambe gli stavano cedendo.
-      Vieni per favore - la donna gli mise un braccio intorno alla vita per sostenerlo – mio figlio Shiroe ti adora: ha dodici anni e frequenta l’accademia….Parla sempre di te, di quanto sei dolce e gentile con tutti… -
Naruto la guardò stupito - …non forte: dolce e gentile!
Quella donna era contenta che suo figlio pensasse questo di lui.
Un ragazzino di dodici anni pensava questo !
Questo pensava Konoha?
Per questo lo aiutavano?
 Sorrise ironico, dolce e gentile: bella descrizione per uno che da anni si allenava per diventare un grande ninja!
Sulla soglia apparve un ragazzino, doveva essere Shiroe ; aveva la pelle bianca traslucida e lunghi capelli rossi intrecciati - ...Naruto niichan sei grigiastro..cosa hai mangiato?-
Naruto gli sorrise, un sorriso che gli costò una gran fatica. – Roba scaduta sicuramente, mi dimentico sempre di fare la spesa ! –
Shiroe scoppiò a ridere e aiutò la madre a sorreggere Naruto; era piuttosto alto e forte per la sua età, ma a lui sembrava così piccolo.
Si chiese se  anche lui fosse mai stato tanto piccolo.
Lo portarono nella loro casa; Shiroe lo aiutò a fare il bagno ma non prima che la signora Amai gli avesse fatto ingurgitare una tisana amara che però gli rimise in sesto lo stomaco e preparato un semolino di riso.
Poi come una vera mamma lo mise a letto, nel futon che Shiroe gli cedette volentieri.
Naruto cercò debolmente di opporsi, ma quando la sorellina di Shiroe, Midori, gli si infilò nel letto dovette cedere.
La bimba era una piccola peste dai lunghissimi capelli castani che portava intrecciati con nastri verdi; era graziosa come una bambola e aveva il carattere di un gattino.
Si accoccolò accanto a Naruto e abbracciatolo si addormentò di botto.
La signora Amai rise moltissimo, e quando Shiroe trascinò il futon della sorella accanto a quello di Naruto insistendo per dormire con lui, le toccò chiedere scusa all’ospite per l’invadenza dei suoi figli.
Naruto la rassicurò; stava molto meglio.
In quella casa piena di dolcezza improvvisamente si sentiva più leggero; tranquillo.
Si stese e crollò addormentato accanto ai bambini.
La signora Amai chiuse gli shoji e si ritirò in silenzio; era contenta.
Per troppo tempo nessuno si era preso cura di Naruto, invece quel ragazzo aveva rischiato la vita per tutti loro senza chiedere mai nulla in cambio.
Era un eroe dalla nascita, eppure gli adulti, lei per prima, lo avevano sempre ignorato pur sapendo l’amara verità.
Lo avrebbe aiutato, ora e sempre si ripromise coricandosi.
        Quella notte, l’ultima notte di pace, un sogno visitò Naruto.
 
Si era nascosto in mezzo agli alberi prospicienti la casa principale degli Hyuga.
Doveva parlargli da solo; aveva bisogno di lui.
Doveva funzionare, il suo sogno doveva realizzarsi.
Nonostante la promessa fatta a Sasuke non aveva nessuna intenzione di morire; nessuno dei due doveva morire.
Si concentrò per usare il Senjutsu; doveva morire e annullarsi nella natura, ma era talmente agitato che non riusciva a stare calmo.
Ma quanto ci mettevano tutti ad andarsene a dormire?
La luna era già sorta da un pezzo: doveva parlare con lui e solo con lui.
Per la riuscita del suo piano la segretezza era indispensabile.
-         Ci sarà un motivo se fai di tutto per occultare il tuo chakra proprio davanti alla residenza del clan che meglio riesce a percepirlo? –
Una voce familiare rischiò di farlo cadere dall’albero.-  Bè, direi che  in ogni caso sono riuscito ad ottenere ciò che volevo!-  Abbozzò un sorriso cercando di allentare la tensione; sentiva un nodo stringergli la gola.
-         Ho saputo della sfida…sei venuto per questo vero!-  Il giovane Hyuga non si lasciò sviare.
Allora finalmente Naruto smise di fingere, il suo corpo sembrò cedere come se un peso infinito lo stesse schiacciando, eppure rimase tranquillo davanti a  Neji.  – Devi aiutarmi...- sussurrò  così piano che l’altro stentò a comprenderlo.
-         Seguimi! – Senza aggiungere altro lo shinobi  scomparve tra gli alberi.
 Naruto lo seguì raggiungendolo in un attimo; l’allenamento aveva dato i suoi frutti se riusciva ad essere pari allo Hyuga.
Si allontanarono molto dal villaggio finchè non giunsero in una radura;  allora Neji si fermò e attese.
Le braccia conserte e la schiena poggiata ad un albero, scrutava Naruto ben sapendo in cuor suo cosa fosse venuto a domandargli.
Nonostante  fosse cresciuto, nonostante fosse diventato tanto forte da salvare Konoha dalla distruzione, nonostante questo,  il cuore di Naruto non era cambiato.
Naruto Uzumaki aveva scelto di combattere, di diventare più forte per un solo scopo; da sempre il suo sguardo era rivolto verso Sasuke.
Sembrava ieri che avevano combattuto disperatamente contro i cinque del suono per salvare Sasuke…
Solo ieri ed erano passati ormai quattro anni.
Per tutto quel tempo Naruto non aveva fatto altro che allenarsi per diventare più forte, non aveva fatto altro che cercare Sasuke.
Non c’era posto per altro nella vita di Naruto; il tradimento dell’Uchiha gravava su di lui come una montagna.
Lo stava consumando e distruggendo, stava cancellando il sorriso dal volto di un ragazzo così buono e altruista…
Perché per quanto Naruto fosse un pasticcione, un imbranato, ce la metteva sempre tutta per aiutare gli altri.
Neji lo sapeva, lui stesso era stato salvato da Naruto.
Senza Naruto  Uzumaki forse adesso al posto di Sasuke ci sarebbe stato lui.
L’odio si autoalimenta e lui avrebbe continuato a combattere contro la casata principale, avrebbe ucciso Hinata, avrebbe distrutto tutto per un rancore, un fraintendimento, per la crudele legge degli shinobi.
Se c’era qualcuno che poteva comprendere l’odio di Sasuke quello era lui;  senza Naruto la sua vita sarebbe stata un incubo!
La vita di Sasuke era  sempre stata un inferno e quando finalmente credeva di avere trovato la pace,  quando credeva di poter ricostruire il suo clan, era stato esso stesso a sprofondarlo nell’abisso.
Perciò Neji sapeva cosa desiderava Naruto con tutto il cuore, era quello che desiderava anche lui, che avrebbe desiderato per sé.
-         …ti aiuterò…- disse a Naruto!
Il biondino lo guardò interdetto; i grandi occhi azzurri smarriti.
In fondo è sempre un po’ tonto - sorrise tra sè Neji.
-         Come sarebbe...io ancora….- protestò Naruto,  poi come se improvvisamente non ce  la facesse più si accosciò , la testa china, le braccia inerti.
Era veramente troppo, troppo.
Il maestro Jiraya ucciso da Pain, Konha distrutta dall’Akatsuki , 
Sakura , Kiba e gli altri che volevano uccidere Sasuke e poi l’orrenda verità sullo sterminio degli Uchiha!
La sofferenza di Itachi...e Sasuke....Sasuke ridotto in quello stato - …Neji…Neji…, tu non lo hai visto…- singhiozzò coprendosi il volto con le mani, cercando di frenare l’angoscia in qualche modo - ...lui è morto…morto dentro…non c’è più nulla dentro di lui…è come se avesse perso l’anima! Guardarlo negli occhi mi ha spaventato, mi ha terrorizzato…
 Forse è troppo tardi..forse di lui non c’è rimasto più nulla…- disperato alzò il volto rigato di lacrime quasi a cercare conforto .
Neji gli tese una mano, la luce della luna la rendeva quasi eterea - …solo tu potrai trovare l’anima di Sasuke ovunque si sia smarrita, solo tu che sai amare puoi ritrovarla! Tu e nessun altro! Io ti aiuterò, qualsiasi cosa tu mi chieda di fare! Ti aiuterò con tutto me stesso. Se ora sono quel che sono, se l’odio non mi ha divorato lo devo a te; tu mi hai salvato, hai scacciato la tenebra dal mio cuore. Ora alzati e mettiamo a punto il tuo piano!
Naruto  strinse forte la mano che gli veniva tesa e come d’incanto si sentì confortato; era la mano di uno shinobi, di un amico, di qualcuno che gli aveva offerto il suo aiuto incondizionatamente.
Si asciugò le lacrime col dorso della mano  e la luna sigillò il loro accordo.
 
-         Per fare quello che hai in mente, cioè procurare una morte apparente, devo creare una nuova tecnica che sia una via di mezzo tra la Jukenho Hakke Rokujūyon Shō e la Jukenho Hakke Hyakunijūhan Shō: deve essere un po’ più potente della prima, ma non troppo per evitare di uccidere veramente Sasuke.- Erano seduti a terra e lo Hyuga stava spiegando la sua idea a Naruto dopo che l’altro gli aveva raccontato il suo sogno.
-         Cioè non 64 chiusure ma neanche 128? Naruto lo guardò confuso.
-         Si, dobbiamo combattere subito insieme, perche non ho idea di quanto chakra disponga ora Sasuke. Usando il Byakugan mi renderò conto di dove e come colpirlo per bloccare i canali del chakra. La prima cosa che devi fare è impedirgli di usare il ninjutsu. Se evoca Amaterasu , o Susanoo saremo in difficoltà. Devi distrarlo; se possibile comincia con il taijutsu , poi con il genjutstu, ma soprattutto distrailo. Devi farlo parlare:  più si deconcentra, più riuscirò a essere rapido e preciso nel simulare la morte senza danneggiare gli organi interni, ma più importante di tutto: più saremo veloci meno si accorgeranno di cosa sta accadendo.  Ricordati che saremo io e te contro tutti. Tu  avrai la parte più difficile, devi tenere occupato Sasuke fisicamente e mentalmente; ricordati che è molto intelligente e quello che gli manca in tecnica compensa in ragionamento. Ha ucciso Orochimaru approfittando della sua debolezza, ha combattuto con Itachi, contro un jinchuriki ed eliminato Danzou.
-         Cavolo, sai che cominci a mettermi paura! – Naruto cominciò a passeggiare nervosamente.
-         - E non ne hai abbastanza:  a guardarci ci saranno i Kage,  i Daimyo,Madara e l’Akatsuki, e oltre ai ninja di Konoha e dei villaggi alleati ci sarà tutto il mio clan…e noi vediamo molto bene il chakra.
Naruto si accasciò a terra -…occavolo cavolo cavolo…- rialzò la testa guardando Neji. – Non ce la faremo mai!
Senza una parola lo Hyuga si alzò e se ne andò.
Naruto Uzumaki rimase un attimo interdetto poi lo inseguì; fu una discreta impresa. Lo Hyuga lo fece penare parecchio prima di farsi raggiungere, poi improvvisamente si bloccò sulla cima di un albero attendendo che Naruto lo raggiungesse.
-         Scusa mi era presa una botta di panico! Ti ho chiesto aiuto perché credo, no sono sicuro che insieme possiamo farcela. Ho affrontato membri dell’Akatsuki, cosa vuoi che sia un duello con Sasuke, davanti a spettatori d’eccezione?-
Neji gli concesse un mezzo sorriso. - Allora cominciamo con l’allenamento; siamo molto distanti dal villaggio e qui c’è una radura abbastanza grande.
Fai un kagebunshin  di  Sasuke; devo avere un’idea della sua corporatura e dei suoi movimenti. Tu sei stato in squadra con lui, ci hai duellato: anche se adesso è cambiato, la persona è sostanzialmente la stessa.
 Conosco le sue tecniche e l’ho visto combattere durante l’esame.
Metti nel kagebunshin quanto più chakra possibile e visto che Sasuke spesso usa il  Katon Goukakyuu No Jutsu e il Chidori sostituiscilo col Rasengan.Non sono simili, ma mi servirà comunque come allenamento per il Juken.
     Naruto fece quanto gli chiedeva l’amico.
Davanti a loro comparve la copia di Sasuke, talmente reale da sembrare di avere evocato l’originale.
Adesso combatterò da solo con lui. Tu concentrati e fai in modo di pensare come Sasuke, il clone si deve muovere come lui. Non ti devi sbagliare o saremo tutti in pericolo.
Ricordati, devi pensare e parlare come lui, niente trucchetti alla Uzumaki, d’accordo?
Naruto assentì concentrandosi.
Cercò di immaginare la rabbia, l’odio provato da Sasuke; si concentrò sull’Aktasuki che aveva ucciso il maestro Jiraya. Come un pugno nello stomaco, un feroce d’odio lo invase completamente.
-         Sono Sasuke, sono Sasuke Uchiha – si disse ricordando la maniera in cui il suo migliore amico maneggiava gli shuriken, i kunai. Chiuse gli occhi guardando con quelli del clone, assumendo la visuale di Sasuke, sentendosi lui, rivedendo le sue movenze, il modo in cui si spostava, si muoveva con quell’agilità e quella sicurezza tipiche del suo modo di combattere.
 In un attimo Neji riuscì ad avvicinarsi al kagebunshin e cominciò col juken; Naruto lo mosse più rapidamente cercando di sottrarsi alla velocità e all’abilità con cui lo Hyuga portava i suoi colpi.
Naruto manovrava il clone, eppure con un’altra parte di se stesso ammirava l’eleganza del combattimento.
Si rese conto della diversità di stili che esisteva tra lui e quei due geni, Sasuke e Neji parevano nati per fare gli shinobi. Forse dipendeva dalle kekkei genkai, dalle abilità innate, ma vederli duellare era comunque uno spettacolo. Creò un kagebunshin e attese un attimo in cui Neji era concentrato sulla chiusura dei tenketsu per mandarlo dal clone e completare il Rasengan.
Lo Hyuga riuscì a bloccarlo usando lo scudo formato dall’ Hakkesho  Kaiten, ma per farlo dovette interrompere il Juken.
-         Vai Naruto, continua;  cerca di distrarmi, non devo completare le chiusure e il Rasengan è un buon modo per impedirmelo – Neji riprese ad attaccare il clone.
-         Ma insieme a te ci sarò io, quindi non dovresti avere…
-         No, devo pensare e agire come fossi solo; non sappiamo cosa accadrà quel giorno perciò dobbiamo immaginare il peggior scenario possibile. Devi attaccarmi con più convinzione ma soprattutto devi difenderti. Preparati perché domani dovrai usare contro di me i tuoi ninjutsu, anche la modalità eremitica. -  Neji parlava continuando a combattere senza sosta; gocce di sudore gli imperlavano il viso. - Nella battaglia saremo tu e io contro Sasuke Uchiha ; anche se io dovrò usare  solo il Juken è pur vero che mi dovrò mescolare ai tuoi kagebunshin e difendermi dalle tecniche di Sasuke.-
-         Lo sai che ti proteggerò! – Naruto cercò di non perdere a concentrazione muovendo il clone come se fosse lui stesso.
-         No, proteggi te stesso e bada a fare quanta più confusione possibile! – Neji si avvicinò al Kagebunshin e riuscì a completare altre tre chiusure – Come nel nostro duello. Spacca il terreno, alza polvere, insomma sii te stesso !-
Naruto si sorprese a sorridere.
 
Continuarono a combattere fino a notte inoltrata quando Neji, ormai allo stremo riuscì a completare cento chiusure e annullare il Kagebunshin.
Crollarono entrambi sull’erba respirando a fatica.
Nel cielo splendeva l’ultimo quarto di luna.
-         Che hai? – Ansimando Neji si rivolse a Naruto.
-         Perche me lo chiedi? Sono solo stanco – rispose il biondino abbozzando un sorriso.
-         Toccati il viso…- Neji lo guardò accigliandosi.
Il biondino si passò una mano sul viso sentendolo bagnato; ritrasse la mano credendo di trovarla sporca di sangue, invece niente, era solo umida - ..sta piovendo…?- Domandò stupito al compagno.
-         No, anche il Kagebunshin di Sasuke aveva questo…. piccolissimo…inconveniente…- Neji tacque chiudendo gli occhi.
-         Inconveniente, ma se il mio clone di Sasuke era quasi perfetto, ho cercato di immedesimarmi al punto che...- la voce gli si spezzò sentendo le lacrime scorrergli sul viso - …Neji…Neji sto piangendo, il clone piangeva?
Lo Hyuga assentì col capo.
Naruto tacque; si concentrò sulle stelle cercando di scacciare il dolore che gli aveva invaso la mente.
Pensare o non pensare a Sasuke lo faceva solo star male, doveva farsene una ragione e smetterla di frignare !
 
Il giorno dopo Naruto si sentiva come se lo avessero pestato a sangue.
Si alzò dolorante e dopo una doccia e una bella colazione si preparò per l’allenamento.
Per  farlo non avevano bisogno di nascondersi;  sarebbe andato formalmente al clan Hyuga per chiedere a Neji di allenarlo.
Era un po’ imbarazzante presentarsi alla residenza principale, specialmente per via di Hinata.
Il biondino indossò i vestiti migliori e cercò di pettinarsi i ciuffi ribelli.
Si ricordò delle buone maniere e passò in pasticceria per prendere dei dolci da gustare col tè.
La commessa lo prese in giro e passando davanti al negozio di fiori Yamanaka dovette sorbirsi altre congetture. Alla fine Ino gli regalò un piccolo mazzetto di  Myosotis da donare a Hinata.
Erano dei fiorellini minuscoli e deliziosi di colore azzurro con la parte centrale gialla. Piccoli e perfetti come una miniatura e perciò adatti ad una persona delicata come Hinata.
Ino aveva tralasciato di dire che il nome con cui venivano comunemente chiamati i Myosotis era “non ti scordare di me”!
Imbarazzatissimo Naruto fece il suo ingresso nella casa principale; dopo la recente “visita” dell’Akatsuki, Konoha era in ricostruzione, ma  un’ala della casa principale si era salvata.
Guidato da una domestica, con un kimono tanto elegante da sembrare lei stessa la padrona,  entrò nel grande giardino e la seguì lungo il viale che portava alla costruzione.
Lo aspettavano seduti in veranda; Neji lo fece accomodare, e Naruto porse i fiori ad una imbarazzatissima Hinata.
C’era anche Hisashi Hyuga e Naruto cercò di darsi il maggior contegno possibile.
Presero il tè serviti da Hinata, che indossava un delizioso kimono rosa, e il capo clan lodò Naruto per la scelta dei dolci.
Gli chiese anche di raccontargli del suo allenamento con i rospi e Naruto fece del suo meglio finendo per far ridere tutti.
Lui era fatto così, per quanto il suo cuore fosse ferito non riusciva mai a rimanere triste troppo a lungo.
Non voleva rimanere triste, non voleva pensare al clone di Sasuke, a Sasuke che aveva infine ucciso suo fratello e scoperto l’amara verità,  a Jiraya ucciso dal suo allievo!
Voleva pensare che alla fine ci sarebbe riuscito, che avrebbe portato la pace come aveva promesso a Nagato, al suo alter ego che aveva smarrito la via.
Così scacciò via la tristezza e continuò a sorridere!
Il padre di Hinata fu così compiaciuto e divertito dall’illustre ospite, che aveva salvato Konoha, da avergli  fatto preparare un pranzo speciale, anzi un vero banchetto.
Naruto fu molto contento di essersi vestito per bene; si godette il pasto e perfino Hinata riuscì a chiacchierare allegramente.
Fu solo dopo il pranzo che lui e Neji si appartarono per studiare la strategia a tavolino.
Avevano invitato anche Hinata, più che altro per non insospettire nessuno, ma la ragazza aveva declinato l’invito con loro profondo sollievo.
Neji aveva preparato degli schemi di combattimenti e li disegnò per Naruto; insieme apportarono le modifiche e bruciati i fogli cominciarono ad allenarsi.
Questa volta l’addestramento era volto a potenziare Naruto nel taijutsu, cosa in cui non eccelleva.
Neji lo attaccò con tutte le sue tecniche; chiaramente non portava a termine il Juken, ma ogni volta che Naruto veniva toccato gli rimaneva un segno rosso del pennarello usato dallo Hyuga.
-         Se fosse stato un combattimento reale ti avrei ucciso!- Lo sgridò Neji ad un certo punto.- Non sei motivato, che ti succede?
Naruto lo guardò, gli occhi azzurri come smarriti.
-         D’accordo, allora proviamo così – Neji effettuò l’Henge trasformandosi in Sasuke Uchiha.
Il biondino impallidì.
– Se vuoi salvarti dovrai muovere di più il corpo che la lingua, perché non credo che si lascerà incantare dalle tue chiacchiere.- Senza perdere tempo, Neji,  riprese l’attacco.
Naruto era confuso; aveva davanti Sasuke che usava le tecniche dello Hyuga.
Finì subito al tappeto.
Lo shinobi non gli diede il tempo di riprendersi, lanciandogli contro una manciata di shuriken alcuni dei quali andarono a segno.
-         Alzati frignone, hai detto che ti saresti preso il mio odio, che te ne saresti fatto carico…- Gli gridò Neji /Sasuke - …ti proclami mio amico , ma su te non posso mai fare affidamento..sei sempre troppo debole! Non mi hai fermato alla “valle della fine”,  e non mi fermerai adesso! Ti annienterò in un attimo e poi distruggerò questo villaggio in cui tutti voi vivete la vostra pace sul sacrificio di Itachi…
Non aveva finito di parlare che Naruto gli fu addosso; con una velocità inimmaginabile gli lanciò contro kunai e shuriken e nel frattempo formò un Rasengan.
Per quanto Neji fosse preparato, il Kaiten non riuscì ad assorbire tutto l’impatto del colpo che gli ferì le mani e le braccia.
Alla vista del sangue Naruto si bloccò;  era già pronto a scagliare un altro colpo!
Neji era riuscito a mantenere l’Henge nonostante la sorpresa e il dolore - ..che fai ti commuovi  alla vista di un goccio di sangue… - lo incitò preparando la nuova difesa.
Naruto si fermò pensoso, un istante lungo un’eternità; sapeva che stava per colpire Neji e che un giorno avrebbe dovuto colpire Sasuke.
La domanda era se riusciva a farlo, a sopportarlo.
Lo Hyuga comprese il suo dilemma e si slanciò all’attacco: non poteva permettere che Naruto avesse remore o dubbi!
In un istante il biondino si trovò a doversi difendere strenuamente dagli attacchi di Neji, erano cosi potenti ed incalzanti da non dargli il tempo di respirare.
-          Ho completato la Jukenho Hakke Rokujūyon Shō:  in questo momento sei parlalizzato e non puoi usare le tue tecniche! – Neji bloccò Naruto a terra - come ricordavo sei un debole nonostante le tue sbruffonate. Dicevi di volermi salvare, ma come al solito, sono solo chiacchiere: cosa ti fa pensare di essermi superiore in qualcosa, cosa ti da’ solo l’idea di potermi comprendere. Tu non sai nulla di me, niente! Questa tua ossessione di volermi riportare a Konoha mi ha stancato; questo villaggio puzza del sangue degli Uchiha e io lo distruggerò! Ma prima mi occuperò di te, l’eroe di questo posto marcio – Neji/Sasuke completò la tecnica a modo suo allentando un bel pugno alla bocca dello stomaco di Naruto.
Il ragazzo era rimasto inerte, non tentò nemmeno di difendersi dagli attacchi dello Hyuga, di parare il colpo, nulla.
Le parole dette lo inchiodavano al suolo.
Neji non si lasciò commuovere; se Naruto non riusciva ad affrontare una copia di Sasuke non aveva nessuna speranza.
Senza annullare la Henge se ne andò lasciandolo in mezzo alla polvere.
 
 
 
Shikamaru si ritirò dietro un albero.
Era venuto al cimitero con l’idea di pensare un po’ parlando con Asuma sensei .
 Lo faceva spesso; sapeva che era qualcosa di illogico parlare ad una lapide di marmo, sapeva che Asuma viveva in lui e nel bambino nel ventre di Kurenai…
Sapeva tutto, ma quando si sentiva svuotato prendeva la tavola dello shogi e si metteva a giocare sulla tomba del suo maestro.
Sembrava una cosa macabra perciò cercava di farlo sempre a notte fonda per evitare chiacchiere; ma quella sera qualcun altro lo aveva preceduto.
Accosciato davanti alla tomba di Jiraya c’era l’inconfondibile testa bionda di Naruto; era a capo chino e piangeva senza ritegno.
Destino infelice quello di Naruto, per un motivo o l’altro sembrava per perdere sempre le persone che più amava!
Ci mancava quel duello con Sasuke!
Shikamaru rabbrividì pensando a come si sarebbe sentito se gli avessero proposto un duello con Choji!
Si sedette dietro l’albero in attesa che Naruto si calmasse; non voleva interromperlo. Era la prima volta che lo vedeva tanto indifeso e disperato.
Naruto Uzumaki sorrideva sempre, faceva lo spaccone, urlava, piagnucolava spesso, ma nessuno mai si preoccupava se stesse veramente soffrendo. Sembrava sempre così ottimista e sicuro di sé.
Aveva risolto da solo perfino la questione dell’Akatsuki; arrivare trovare Konoha distrutta, il maestro Kakashi morto e centinaia di conoscenti e amici feriti e andarsene con flemma a  far ragionare un pazzoide che si credeva dio:  uno che nessun ninja di Konoha  era riuscito a scalfire, che aveva ucciso il grande Jiraya!
Ecco, quello era proprio il genere di imprese degno di un ninja imprevedibile come Naruto.
Proprio perché era così estroverso le persone dimenticavano quanto fosse sensibile e gentile, quanto soffrisse per gli altri.
Naruto consolava tutti e nessuno consolava lui!
Forse la solitudine lo logorava come a volte logorava lui; essere tanto intelligenti ti rendeva chiuso ed egocentrico.
Sfinito dalle lacrime il biondino si abbandonò sulla lapide addormentandosi di colpo.
-         Tipico! – Borbottò Shikamaru uscendo allo scoperto. Si avvicinò alla tomba di Asuma e preparò la tavola apprestandosi a giocare la partita col sensei.
 Avrebbe aspettato a svegliare Naruto.
 
Naruto stranutì; sentiva freddo. Rabbrividendo si accorse di essersi addormentato sulla lapide di Ero Sennin.
Si strofinò le braccia cercando di riscaldarsi.
-         Hei amico, bel modo di onorare i defunti; neanche un bastoncino d’incenso?
La voce di Shikamaru Nara lo fece sobbalzare; si voltò scorgendo poco lontano la figura dell’amico seduto davanti ad una tavola da shogi - ..da quanto sei qui ? – Domandò nervosamente.
Shikamaru finse di sbadigliare; il tempo di sistemare i pezzi sulla scacchiera. Sai, Asuma sensei e io giochiamo un paio di volte a settimana…-
Naruto si alzò avvicinandosi; sorrise – Shika non prendermi per scemo, stai giocando da un pezzo!
Il ragazzo sobbalzò lievemente.
-         Lo so che sono un po’ tonto, ma non sempre...a volte le cose le capisco sai. Lo so che mi hai visto piangere e so come si gioca a shogi, il nome delle pedine e le regole. Non potrei mai giocarci…troppe contromosse da pensare. Io vado d’istinto..
Shikamaru si alzò - ..scusami, non volevo darti dello scemo. Io…tu eri così…
-         …disperato, si mi capita spesso ultimamente;  poi passa!- Naruto cercò di asciugarsi il viso ma finì per sporcarsi.
-         Hai voglia di parlare? – Gli chiese sedendosi di nuovo.
-         …molta, moltissima..ma ho paura…- Naruto si guardò attorno con aria significativa.
Shikamaru fece un cenno d’assenso e invitò Naruto a seguirlo.
Insieme si spostarono tra gli alberi lontano del villaggio e da orecchie indiscrete.
Si fermarono vicino ad un corso d’acqua.
Naruto ne approfittò per lavarsi il viso e bere. Aveva lo stomaco che gli gorgogliava per la fame; dopo l’allenamento con Neji non era riuscito a tornare a casa: stava troppo male.- Ho talmente fame che mangerei l’erba! – Esclamò stiracchiandosi
-         Ecco il solito Naruto che finge di dimenticarsi del suo dolore ! – pensò Shikamaru. Tolse dalla borsa dei pezzi di carne essiccata e li lanciò all’amico che li accolse con gioia. – Allora, a parte l’ovvio, cosa ti preoccupa? So che ti alleni con Neji Hyuga; fai bene è il ninja più forte di Konoha, però trascuri il taijutsu e per quello ti serve assolutamente Rock Lee. Già che ci sei ti dovresti farti aiutare da Tenten per le armi da lancio; non le usi spesso e invece a volte sono molto utili , specie per distrarre l’avversario. Ti lanci sempre all’attacco, invece devi studiare l’avversario bersagliandolo con le armi da lancio, serve per capire come si muove, i suoi tempi di reazione. Poi ricordati che anche un minuscolo shuriken lanciato al momento giusto può fare la differenza! -
Naruto aveva smesso di masticare e lo ascoltava attentamente; gli occhi azzurri sgranati. Improvvisamente si alzò in piedi folgorato da un’idea. – Ho bisogno di te!
-         Bè non sono granchè, ma se vuoi allenarti…
-         No, ho bisogno della tua strategia per il duello con Sasuke!
-         Certo, ti seguirò durante gli allenamenti…ho visto Sasuke combattere e basterà..
Gli occhi di Naruto lo trapassarono da parte a parte come se volessero scrutargli l’anima - ….ti chiederò di fare qualcosa per me. Potrai rifiutarti ma non dovrai comunque parlarne mai con nessuno. – Naruto estrasse il kunai e si scalfì il palmo della mano facendone uscire il primo sangue.
Shikamaru rimase un attimo in dubbio, poi un lampo di comprensione lo fece rabbrividire – …non vuoi ucciderlo, e come potresti? Vuoi fingere di ucciderlo, per questo ti serve Neji!- Sussurrò in tono appena udibile.
Naruto rimase impassibile mentre il sangue luccicava appena al chiarore delle stelle.
-         Non puoi farlo, lo sai che ormai non ragiona più, è preda della follia, della vendetta! -
Il biondino non si mosse, come se fosse congelato in quella posizione, la mano tesa in cerca d’aiuto.
- Ti rendi conto;  mettiamo che tu riesca a farlo passare per morto davanti a decine di ninja, poi dovrai trovargli un posto sicuro, e poi come farai a tenerlo lontano dai guai, a curarlo, a curare te stesso. Non ce la puoi fare, non ce la farai da solo!
Naruto tese ancora di più la mano, lo sguardo fisso negli occhi scuri di Shikamaru. – Quando si sveglierà sarà impossibile tenerlo buono, non penserai di stordirlo a forza di chiacchiere?
Naruto rimase immobile : non era una supplica era una perentoria richiesta; come se quell’aiuto gli fosse dovuto.
 – Perché dovrei farlo; Sasuke ha perso la testa, è un criminale e non si farà scrupolo di ucciderci tutti se solo ne avrà la possibilità !
-         Non abbiamo completato la missione; non lo abbiamo salvato dai ninja del suono! – Naruto tese ancora la mano.
Shikamaru Nara scoppiò in una sonora risata; preso un kunai si incise il palmo della mano e  la unì a quella del biondino – va bene, ti aiuterò a pianificare tutto, ti assisterò negli allenamenti e ti troverò un posto il più lontano possibile da qui, in modo che tu possa tenere Sasuke e te stesso lontano dai guai. Ma sarà solo questo, non ti aiuterò materialmente!-
Naruto sorrise, uno dei suoi sorrisi disarmanti e chissà perché Shikamaru si sentì felice.
Passarono la notte a pianificare tutta l’operazione, facendosi domande, ponendo dubbi cercando di trovare soluzioni possibili.
Riuscirono a sistemare quasi tutto, tranne qualcuno che potesse aiutare Naruto a gestire la pesante situazione del dopo duello.
Ci voleva qualcuno che curasse Naruto e Sasuke, almeno per le prime ventiquattro ore, che preparasse le pozioni per tenere tranquillo l’Uchiha, che sorvegliasse il rifugio e mantenesse i contatti segreti tra Konoha e Naruto.
-         Non so proprio a chi tu lo possa chiedere; Sakura è un medico ma temo si tradirebbe, e poi ha tentato di ucciderlo…Rock Lee è in gamba ma troppo sincero, Kiba chiacchierone, Chouji…mmm,
-         Lo farà Neji, ne sono sicuro! – Se ne uscì con uno sbadiglio Naruto. Mi sta già aiutando…
-         Neji, Neji Hyuga ti dovrebbe aiutare a curare Sasuke, dargli le pozioni, sorvegliare la zona, fare la spola dal rifugio a Konoha?- Shikamaru trasecolò .-  E perché mai? L’altra volta si è quasi fatto ammazzare per quell’Uchiha ingrato. Non mi sembra il tipo, solo tu puoi avere ancora voglia di salvare Sasuke, di riportarlo a Konoha… Ma tu sei un idealista, Neji è una persona concreta e accorta.
-         Non hai capito; - Naruto gli strinse forte la mano, quasi a rimarcare il concetto - fingo di ammazzare Sasuke e lo porto via dal mondo. Niente shinobi, niente vendette, niente Konoha. Io e lui: due amici che vivono normalmente. Deve dimenticare chi è, cosa è stato. Deve dimenticare tutto. Se riesco gli dò una bella botta in testa e speriamo che gli venga un’amnesia. Sasuke Uchiha deve morire, per fare posto ad un’altra persona che gli somigli solo fisicamente!
-         Ah..!- Shikamaru rimase senza parole; per essere uno scemo Naruto pensava parecchio.- Allora va bene, visto che il piano è tuo toccherà a me seguirti.
-         Andiamo a fare colazione, devo passare da Neji a scusarmi e poi parlerò con Tenten e Rock Lee.-  Naruto si voltò e con un rapido balzo s’inoltrò tra gli alberi.
 
 
Naruto si parò innanzi a Neji ..fai la Henge! – Esclamò completando i sigilli per il Kagebunshin.
Neji sorrise appena; lo aveva seguito tutta la notte col byakugan. In cuor suo sapeva che sarebbe tornato più carico di prima e con la soluzione in tasca; era stata una buona idea coinvolgere Shikamaru Nara. Era uno shinobi eccezionale con un’intelligenza fenomenale. Poteva prevedere, con la sua logica,  le mosse dell’avversario, ed era esattamente ciò di cui avevano bisogno per coordinare bene il piano. Eseguì rapidamente la Henge e si preparò per il Kaiten.
Appena in tempo perché Naruto gli lanciò addosso ben due Rasengan riuscendo quasi a forzare lo scudo.
Per fortuna erano meno potenti del Rasengan superiore.
Ma altri due Kagebunshin gli si avvicinarono alle spalle con un altro Rasengan che bucò lo scudo. Neji/Sasuke riuscì ad evitare il colpo e attaccò col Juken cercando di colpire quanti più cloni possibile.
Ma stavolta Naruto era davvero determinato; si teneva a distanza dal suo avversario attaccandolo con kunai e shuriken come gli aveva suggerito Shikamaru.
Questi dal canto suo se ne stava appollaiato su un albero seguendo attentamente ogni mossa.
Tennero le distanze per un bel po’ poi Naruto lanciò un debole Rasen Shuriken che Neji non riuscì a bloccare finendo a terra; perdeva sangue ma aveva sul volto un sorrisetto soddisfatto.
Naruto e Shikamaru si precipitarono a soccorrerlo.
Lo Hyuga aveva la spalla ferita ma non sembrava dargli peso; era riuscito a mantenere la Henge ed ora gli occhi di Sasuke scrutavano Naruto. – Adesso che mi hai sconfitto cosa vuoi da me? Se pensi che possa tornare nel team sette sappi che…
-         Niente Konoha, niente team sette, niente shinobi : aiutami a distruggere l’Akatsuki e poi basta, poi seguirai la strada che vorrai!- Rispose Naruto riuscendo a sostenere quegli occhi così simili a quelli del suo migliore amico. Solo simili perché per quanto Neji fosse un grande ninja, Naruto avrebbe sempre distinto una bella copia dall’originale.
Sasuke abbozzò un mezzo sorriso e poi Neji sciolse la tecnica; era quello che voleva sentirsi dire.
 
Nei giorni che seguirono Naruto si allenò con Rock Lee e Ten Ten: i due giovani si dimostrano entusiasti!
Rock Lee mise subito a punto una durissima tabella di marcia per Naruto; prima di tutto gli appesantì le braccia e le gambe.
Poi lo fece correre per tutta Konoha.
Il tempo di fargli riprendere fiato e partiva con flessioni e piegamenti.
Naruto non ricordava di aver mai sudato tanto in vita sua.
Aveva fatto ogni genere di allenamento, ma questo li superava tutti.
Nei momenti di pausa Tenten lo istruiva sulle armi da lancio; Naruto non ricordava che ce ne fossero tante; si ritrovò a guardare strumenti che sembravano coltelli, falci, catene chiodi, tirapugni e strumenti ibridi .
Tenten ne elencava i nomi tutta soddisfatta, ma lui li aveva già scordati dopo pochi istanti.
Comunque lei era così entusiasta di avere un allievo che non ci fece caso.
Si allenarono prima sulla mira, poi sulla precisione, poi sulla rapida successione, infine sull’evocazione attraverso rotoli e sigilli.
Naruto pasticciava un poco e qualche volta le armi gli sfuggivano di mano, o le evocava tutte insieme finendo per tirarsele inutilmente addosso.
Tenten prima s’infuriava, poi scoppiava a ridere.
In fondo Naruto era Naruto!
Così riprendeva ad allenarlo, gli spiegava le cose con calma, gli mostrava come usare le armi.
Ogni allenamento era supervisionato da Shikamaru che stabiliva anche le tabelle di marcia facendo in modo che Naruto avesse il tempo di mangiare e dormire.
I pasti li preparava Hinata; si era offerta subito volontaria e ogni giorno preparava dei bento così belli e sostanziosi che Naruto aveva scordato cosa fosse il ramen.
Arrivava invariabilmente alle tredici , e qualsiasi allenamento Naruto stesse facendo  lei stendeva a terra una coperta e apriva la scatola del bento.
A quel punto Rock Lee, Tenten o Neji si fermavano e insieme a Naruto si sedevano per il pranzo.
Se per caso tardavano Hinata si metteva a fissarli così intensamente da indurre gli altri a smettere di fare alcunché.
Ultimamente sembrava più decisa, e quasi chiacchierina; ma soprattutto era veramente molto protettiva nei confronti di Naruto.
Faceva tenerezza a vederla mentre si preoccupava che Naruto avesse abiti puliti, buon cibo e si riposasse a sufficienza.
-         Sembra la tua mogliettina..- sussurrò una volta Shikamaru all’orecchio di Naruto.
Il ragazzo arrossì chinando la testa; era così bello essere accuditi da Hinata.
Nessuno lo aveva mai fatto per lui.
 
 
Così i giorni trascorrevano un appresso all’altro, rigidamente scansionati dagli addestramenti.
Tutti si impegnavano al massimo, ma Shikamaru era comunque sempre in dubbio.
Pensava e ripensava al piano; lo modificava, lo allungava, lo scorciava, lo riportava all’idea di base.
Ogni volta gli trovava mille difetti, a volte pensava che avrebbe funzionato alla grande.
Non era preoccupato per gli allenamenti diurni, era preoccupato per Neji Hyuga.
Quella parte del piano lo preoccupava moltissimo.
Per quanto Naruto e Neji fossero coordinati non si poteva essere certi dei movimenti di Sasuke.
E poi c’era l’incognita degli spettatori.
Troppe variabili per un piano sicuro.
Valutava i pro e i contro e avrebbe voluto lasciar perdere tutto.
Perché Naruto non poteva semplicemente dimenticarsi di Sasuke?
Perché non poteva ucciderlo una volta per tutte?
Perché aveva trascinato Neji Hyuga in quell’impresa?
Naruto non aveva visto in che condizioni era stato riportato Neji durante la missione contro il Suono.
Chouji era moribondo; ma il suo corpo quasi intatto.
Invece lo Hyuuga; aveva delle ferite spaventose .
Ricordava l’angoscia provata vedendo un ragazzo poco più grande di lui ridotto in quello stato.
Come aveva potuto quel dannato ninja del suono, un uomo, ridurre così un ragazzino?
Neji sembrava così piccolo tra le braccia degli infermieri.
Anche Neji Hyuga lo ricordava; era stato così male!
Allora perché?
Perché?
Lo aveva chiesto a Neji, gli aveva ricordato le ferite riportate per aiutare Sasuke lui aveva semplicemente scrollato le spalle.
-         Se fossi stato più forte non mi avrebbe ridotto così male; e poi comunque l’ho sconfitto con le mie forze mentre lui aveva il marchio maledetto!
-         Sì ma ora sei un jounin della casa principale, se ti scoprono…
Il giovane aveva abbozzato una specie di sorriso - ..sono arrivato fin qui perché Naruto mi ha impedito di affondare nelle tenebre, nel mio odio. Ero come Sasuke Uchiha una volta. –
-         Sì ma noi abbiamo fatto il possibile per fermarlo; Chouji, Tu, Kiba, Naruto, abbiamo rischiato la vita per lui.- Protestò Shikamaru furioso.
-         E’ vero – Neji si voltò a guardarlo, i suoi occhi sembravano trapassarlo.-  Ma noi non abbiamo salvato Sasuke quella volta, per questo ora lui brancola nel buio. Shikamaru, non abbiamo terminato la nostra missione, ricordalo!-
La risposta lo aveva lasciato stupefatto; da quando Neji Hyuga era così tenero?  Sembrava di parlare con Naruto! Si era lanciato anima e corpo in quel folle piano e sembrava disposto a sacrificare ogni cosa per Sasuke.
Naruto e ora anche Neji.
Shikamaru non comprendeva bene il loro stato d’animo.
Poteva arrivarci con la logica, ma forse proprio perché possedeva la logica trovava senza senso il comportamento di Sasuke Uchiha.
Sembrava che quel ragazzo fosse talmente intriso di rabbia e odio da non riuscire a pensare logicamente, da aver cancellato da sé ogni traccia di umanità.
Sospirò ripassando mentalmente, per la milionesima volta, il complicato piano elaborato da quella testa calda di Naruto Uzumaki.
 
Trascorsero i giorni, Naruto era impegnatissimo; si divideva tra gli allenamenti diurni e quelli segreti notturni con Neji.
Spesso era così stanco da addormentarsi sull’erba.
Neji gli aveva preparato un futon in una baracca che fungeva da magazzino, in modo che nessuno se ne accorgesse.
 Di nascosto gli portava  pasti sostanziosi preparati dalle cuoche della casa principale.
Naruto gli era grato per quanto faceva e per dimostrarglielo combatteva ogni giorno impegnandosi al massimo, dando fondo a tutto il chakra disponibile.
Gli allenamenti che più gli pesavano erano quelli con Rock Lee, che fedele agli insegnamenti di Gai sensei ogni giorno aumentava i pesi sulle sue braccia e sulle gambe.
Naruto non si era lamentato, aveva ringraziato Lee.
Anche Teneten, nonostante lui combinasse ogni sorta di pasticcio, continuava ad incoraggiarlo con entusiasmo, ripetendogli le cose e mostrandogli gli esercizi fino allo sfinimento.
Ma quello che più aveva reso felice Naruto era stato il momento in cui lei, accertatasi che non ci fosse nessuno in giro, gli aveva sussurrato in un orecchio - …non devi, non puoi ucciderlo. Se lo fai morirai anche tu!-
Naruto l’aveva guardata con un sorriso disarmante.
Anche Rock Lee gli aveva detto le stesse cose prima di insegnargli il suo  elegante e rapidissimo kumite.
Era per gente come loro che era felice di aver salvato Konoha, di aver lottato tanto per diventare forte. Era per loro che sognava di diventare Hokage, per le persone dal cuore gentile che non si fermavano alle apparenze.
-         Fidati di me Tenten, tu insegnami e vedrai…!- Le aveva mentito, ma non poteva permettere che il suo piano andasse a monte.
La segretezza era essenziale.
Da Rock Lee , Tenten, a Neji , Naruto girava come una trottola seguendo tre tipi di allenamenti diversi e di notte uno segreto.
A volte gli sembrava di impazzire; non riusciva a pensare e i muscoli gli facevano male da impazzire.
Spesso pensava di mollare tutto, di buttarsi a terra e arrendersi; ma poi gli tornavano in mente quegli occhi così cupi e il cuore sembrava mancargli di un battito.
Allora si rialzava e continuava; Shikamaru lo sorvegliava dall’alto di un albero e Neji gli era sempre accanto, come se la sua presenza potesse, dovesse sostenerlo.
 
Intanto Shikamaru aveva già trovato e sistemato una casetta vicino ad un minuscolo villaggio.
L’aveva ripulita e rifornita del necessario; cibo, abiti comuni, pozioni medicamentose e oblianti.
Più che una casa era una grande stanza con il focolare scavato nel terreno come nelle vecchie abitazioni. C’era lo spazio necessario per mangiare e la notte per stendere i futon.
C’era anche il bagno, per fortuna con una bella vasca.
In realtà la cosa più bella della sistemazione era il magnifico panorama; era in cima ad una collina e da lontano si scorgeva l’azzurro del cielo che si tuffava in mare. Intorno c’erano boschi e un sentiero conduceva al paesello distante un paio di chilometri.
Era abbastanza distante e nascosta da Konoha, ma non così tanto che Neji Hyuga non la potesse raggiungere in poco tempo.
 
 
Naruto crollò sul futon; non aveva la forza di mangiare.
Chiuse gli occhi sprofondando in un sonno pesante e opprimente; i giorni passavano e presto sarebbe sorta quell’alba; l’alba che più temeva.
Non sapevano se il piano avrebbe funzionato ma dovevano riuscirci o morire; non avevano idea dei giorni a loro disposizione; ma Sasuke non avrebbe aspettato, questo lo sapevano.
Se Madara non lo avesse fermato, avrebbe combattuto lì dove aveva ucciso il principio del suo dolore; dove aveva annientato Danzou.
Quel Sasuke spaventoso, quel Sasuke senza anima.
Naruto lo sognava ogni notte; quegli occhi vuoti in cui non c’era neanche più il desiderio di vendetta che li aveva animati.
Ricordava quando aveva rivisto Sasuke nel covo di Orochimaru, la sua forza, la potenza che emanava, la calma e la consapevolezza di essere sulla via per completare quella missione che fin da piccolo si era imposto: uccidere Itachi. Uccidere chi aveva sterminato il suo clan, uccidere il fratello.
Era un Sasuke potente e spaventoso; limpido nei suoi desideri.
Invece adesso non sembrava lui; i capelli gli spiovevano davanti al viso, gli occhi offuscati dalla follia, la sua eleganza nel combattimento, il portamento, non era rimasto più nulla dello shinobi che conosceva.
Sembrava un invasato.
Ora  che finalmente Itachi era morto, ora la verità su quella notte aveva annientato Sasuke.
Ora voleva solo distruggere tutto e tutti nella sua furia, nella follia in cui era precipitato.
-         Avrà un senso salvarlo, ci sarà ancora qualcosa che posso fare per lui? Ci sarà ancora Sasuke in fondo a quel pozzo in cui giace incatenata la sua anima;  ci sarà la sua anima in quelle tenebre o Madara l’avrà definitivamente annientata con la sua verità? – La sua mente lavorava giorno e notte tormentandolo con mille domande, pensieri, congetture.
Finchè una notte,  mentre si rigirava nel letto ricordò un istante, il breve attimo in cui finalmente  aveva potuto parlare  faccia a faccia con Sasuke dopo un’infinità di tempo passata a cercarlo; ricordava ogni parola  - …se attaccherai Konoha io sarò costretto a combattere contro di te… quindi tieniti il tuo odio fino ad allora e poi lascia che si scarichi tutto sulle mie spalle….- ripensava all’attimo in cui nello spaventoso, terrificante vuoto degli occhi di Sasuke si era acceso qualcosa, un’ombra era passata e allora lui aveva continuato a parlare per trattenere quell’ombra quel barlume di speranza, perchè forse  Sasuke voleva essere salvato , forse c’era una speranza..forse.. – …solo io sono capace di riceverlo. Questo è solo ed esclusivamente mio compito. Io mi farò carico insieme a te del tuo odio e insieme a te morirò!-
-         Perché non puoi semplicemente lasciarmi perdere?- Aveva domandato Sasuke,  il Sasuke di tanti anni prima, di quel breve istante.
-         Perché sei mio amico!- Naruto rispose di nuovo al Sasuke così vicino eppure ormai troppo lontano per sperare di poterlo afferrare.
Perché ci aveva messo tanto a diventare più forte, perché aveva lasciato che Sasuke sprofondasse?  Anni passati con Orochimaru nel suo covo ad assistere ad esperimenti umani e poi uccidere Itachi…
Come si può rimanere vivi, sani di mente in mezzo alla follia?
Come?  
Steso nel suo letto, col cuscino bagnato di lacrime Naruto si girava all’infinito cercando di dormire.
 Aveva aspettato tanto di rivedere Sasuke e rivederlo gli aveva levato il sonno.
L’ironia del destino era veramente atroce!
 
E poi venne il giorno, un giorno qualunque o un giorno speciale scelto apposta.
Fuori Konoha, davanti a tutti; in un piccola radura circondata da un fitto bosco.
Non c’era stato il tempo materiale per costruire una nuova arena .
L’intera Konoha doveva essere ricostruita, molte persone erano state appena sepolte, altre languivano in ospedale.
L’Hokage aveva fatto preparare alcune gradinate per gli ospiti più importanti e nulla più.
In molti erano accorsi per assistere al duello che avrebbe cambiato tante cose, che avrebbe cambiato la vita di tutti anche di quelli che erano lì come spettatori.
Naruto si guardò intorno tremando; gli sembrava di avere la febbre.
Passava dal caldo al freddo in pochi istanti; strinse i pugni.
Doveva farcela a qualsiasi costo; si guardò attorno.
Quelle erano le persone che avrebbe ingannato; ma non si sentiva colpevole, non dopo quello che Madara aveva fatto a Sasuke.
Avrebbe taciuto tutto, agli amici, ai compagni di squadra; se voleva ingannare il nemico doveva prima ingannare loro.
Aveva fatto sempre del suo meglio per tutti; adesso nel suo cuore, nei suoi pensieri c’era l’imperativo che lo aveva spinto a diventare un grande shinobi; salvare il suo migliore amico, salvare Sasuke Uchiha da se stesso!
 Insieme a Shikamaru  e Neji  avevano rivisto il piano accuratamente ; non avevano opzioni di riserva:  il piano doveva funzionare oppure niente avrebbe avuto senso.
Naruto aveva creato una copia dello Hyuga lasciandola in mezzo al pubblico; oltre che ingannare gli altri avrebbe raccolto il Senjutsu.
Neji  invece si sarebbe confuso in mezzo ai cloni di Naruto per chiudere i canali del chakra di Sasuke.
Doveva essere un combattimento spettacolare, con molta polvere  sollevata, molto chakra per confondere gli occhi di chi guardava:  perché Sasuke doveva morire in quello spettacolo creato per gli altri.
Era un gioco di prestigio; tutti avrebbero dovuto credere di vedere ciò che Neji e Naruto volevano.
Si erano allenati senza requie in attesa di quel giorno.
Naruto si terse il sudore; non indossava il coprifronte.
Non lottava per Konoha, combatteva per Sasuke.
La gente attorno a loro vociava impaziente; Naruto passò in rassegna i volti familiari: conosceva tutti e tutti conoscevano lui.
Si aspettavano grandi cose, si aspettavano la fine di un incubo; volevano essere salvati.
Lo sguardo di Sakura incrociò il suo; comprendeva il gesto disperato della ragazza, il desiderio di uccidere Sasuke per salvarlo..
Lo capiva ma non lo approvava; forse Sakura non capiva più il cuore di Sasuke, forse la lontananza, le aveva fatto dimenticare tante cose.
 Forse l’amarezza aveva mutato il suo cuore.
Non poteva biasimarla, erano trascorsi così tanti anni.
A volte la speranza non riesce a resistere al logorio del tempo.
Un vortice, una spaccatura dimensionale si aprì nel nulla  lasciando apparire due figure; Sasuke e Madara.
Con incredibile faccia tosta quest’ultimo si accomodò sotto un albero, mentre attorno a lui si creava un vuoto; tutti gli shinobi presenti lo avrebbero volentieri ucciso, invece la gente comune aveva paura di quell’uomo dall’orrida maschera a spirale.
Se veramente era il terribile Madara Uchiha sopravvissuto a tutti quegli anni c’era di che averne il terrore!
L’immortalità può far impazzire chi ha violato troppi tabù.
Sasuke Uchiha era al centro della radura; erano trascorsi venti giorni e le sue ferite sembravano guarite.
Naruto fu colpito dalla sua aria malsana; ricordava quanto fosse luminoso e fiero il volto di Sasuke, come le ragazze non avessero occhi che per lui.
Ora nessuna lo guardava con quegli occhi sognanti, nessuna sembrava provare quel desiderio struggente per lui.
Anche Ino, che per lui aveva sempre litigato con Sakura, lo guardava come se vedesse un estraneo.
In mezzo a tanti amici, al suo villaggio, Sasuke Uchiha era un estraneo.
Tutta la sua gente era venuto a vederlo morire.
Naruto ricacciò le lacrime e con passo fermo si avvicinò all’avversario.
Sasuke lo guardò senza vederlo.
Attese che gli fosse di fronte poi il duello cominciò.
Come gli avevano insegnato i suoi compagni, Naruto non perse tempo e creati una decina di Kagebunshin urlanti, si scagliò contro l’Uchiha .
Sasuke sguainò Kusanagi affrontando i cloni.
Ogni volta che ne eliminava uno, Naruto ne creava altri nascondendosi fra di essi.
Doveva distrarre Sasuke e portarlo verso gli alberi.
L’Uchiha però riusciva a disfarsi delle copie molto rapidamente.
Naruto cambiò tattica bersagliandolo con  tutte le armi che aveva a disposizione; una volta tolti i pesi dalle gambe e dalle braccia si sentiva leggero come una piuma.
Questo gli permetteva di muoversi con maggiore rapidità riuscendo a condurre il gioco a modo suo, tenendo Sasuke inchiodato a terra.
Poteva risparmiare chakra e continuare a lanciare shuriken, kunai , nunchaku e ogni stramaledetta arma, di cui non ricordava il nome, all’infinito: Tenten gli aveva applicato ai polsi alcuni sigilli in grado di evocare altre armi in caso di difficoltà.
Senza una parola, con una rapidità impressionante Sasuke Uchiha ribatteva ogni colpo.
Rapido, metodico, preciso; solo i movimenti essenziali.
Sembrava insolitamente calmo, distaccato.
I suoi occhi seguivano ogni movimento dei cloni cercando uno schema: conosceva “il suo migliore amico” abbastanza da aspettarsi qualche sorpresa.
Frattanto Naruto si manteneva nelle retrovie creando cloni, finchè non riuscì a spostare la zona del duello vicino al bosco.
Non appena furono accanto ad un albero Neji si mescolò ai Kagebunshin.
 Immediatamente Naruto prese la posizione di testa accanto a Neji; insieme ad un altro clone cominciò ad impastare il chakra per  il Rasengan in maniera  da mimetizzare la presenza dello Hyuga.
Dal canto suo Sasuke, che aveva attivato lo Sharingan, cercava di individuare una strategia nel nuovo modo di combattere di Naruto.
Era spiazzato.
Si aspettava i suoi soliti attacchi diretti, confusionari, e così gli era parso dapprincipio.
Ma poi aveva cambiato tattica ed era più di mezz’ora che temporeggiava con le armi.
In più sembrava molto concentrato tanto da non avergli neppure rivolto la parola.
Concentrato, era quella la parola giusta.
Non era il solito Naruto, perchè stava eseguendo movimenti  che non erano i suoi, eppure non era goffo, anzi la sua tecnica sembrava migliorata.
Doveva essere stato Rock Lee a renderlo così veloce e Tenten ad insegnargli a lanciare le armi con tanta precisione .
Si preparò ad un altro assalto simile formando i sigillli per il Chidori.
Immediatamente  Naruto, cominciò ad attaccarlo col Rasengan.
Il Chidori sbaragliò in un attimo il mini Rasengan, ma l’Uchiha si trovò a dover pararne altri quattro formati dai cloni di Naruto.
Una decina Kagebunshin gli ruotavano attorno lanciandogli dei piccoli Rasengan uno appresso all’altro.
Era un attacco tanto repentino e strano che faticò a schivare e parare; non riuscì ad evitarli tutti perché il cerchio dei cloni gli impediva di muoversi liberamente.
Era come se Naruto volesse tenerlo bloccato come se desiderasse un corpo a corpo.
Frattanto Neji mescolato ai cloni aveva già chiuso diversi Tenketsu dell’Uchiha.
Sasuke infatti, era talmente occupato a parare le piccole masse di chakra, da non essersi accorto che tre cloni si muovevano in maniera strana alternandosi fra di loro in perfetta sincronia.
Erano Naruto e Neji e un Kagebunshin; Naruto formava il Rasengan e mentre lo lanciava Neji chiudeva rapidamente i punti di fuga del chakra.
Sasuke Uchiha cominciava ad accusare i colpi; rinfoderata Kusanagi, inutile per il tipo di attacco, cercava di parare il Rasengan spostandosi rapidamente. Aveva le braccia bruciate ma riuscì a lanciare un paio di Chidori; alcuni cloni di Naruto li assorbirono facendo scudo all’originale.
Sasuke si preparò a rilasciare l’Amaterarasu; non riusciva a trovare uno schema di difesa contro quegli attacchi e non aveva intenzione di perdere quell’incontro.
-         Amaterasu credo …– sussurrò Neji, che aveva percepito immediatamente la variazione di chakra,  a Naruto .
Naruto lanciò l’ultimo Rasengan e prima che Sasuke potesse formare i sigilli lo attaccò col taijutsu.
 Sasuke si ritrovò a combattere corpo a corpo dopo tanto tempo.
Cosa stava combinando Naruto?
Attivò lo Sharingan, ma subito Naruto lanciò un altro piccolo Rasengan mentre i suoi cloni si muovevano in sintonia accerchiandolo.
Neji si spostò facendosi scudo degli altri cloni stando ben attento a non finire nel raggio dello Sharingan; gli Uchiha erano maestri nell’arte delle illusioni e l’avrebbe scoperto in un attimo.
Ampliò il Byakugan avvicinandosi quel tanto che bastava per terminare la chiusura dei tenketsu di Sasuke.
Si allontanava e si avvicinava ruotando, mentre Naruto faceva altrettanto colpendo a mani nude  l’Uchiha.
Grazie a Neji riusciva a non cadere preda dello Sharingan.
Ma anche se fosse stato solo non si sarebbe lasciato ingannare; la posta in gioco era troppo alta. Oltre a salvare Sasuke doveva proteggere Neji; era il più vicino a Sasuke e mentre eseguiva il Juken era vulnerabile ad altri attacchi.
-         Ti decidi a fare sul serio o dobbiamo continuare ancora per molto questa farsa? – Sasuke cominciava ad innervosirsi; era carico di adrenalina per questo non si accorse di aver perso parecchio chakra.
D’altronde Naruto cercava di non fornirgli l’occasione per usarlo ed accorgersi così della differenza di potenzialità.
-         Ma come, mi sono allenato tanto per farti vedere che adesso sono un vero shinobi e tu non mi concedi il piacere di stupirti? – Ribattè il biondino sorridendo. – Pensavi di arrivare qui bruciare tutto con Amaterasu e stroncarmi con Susanoo?Volevi un duello da cinque minuti? E’ per questo che mi hai fatto aspettare venti giorni; per stupirmi con i nuovi ninjutsu che ti ha dato Itachi?
Come previsto Sasuke s’infuriò impegnandosi nel combattimento corpo a corpo – non pronunciare quel nome, non ne sei degno!
-         Ah sì hai ragione, ho vissuto la pace di tuo fratello! E tu invece che non hai mai voluto vedere oltre il tuo odio: tu ti senti giustificato solo perché uno sconosciuto, Madara, ti ha raccontato tutto di Itachi?- Naruto poteva vedere Neji in mezzo ai suoi cloni, lo distingueva perfettamente.
Usava il Juken con la massima cautela, causando piccole perdite di chakra per tutto il corpo, evitando con cura gli organi, causando il minor danno possibile col miglior risultato necessario. Era talmente concentrato e attento che sarebbe bastata una manata di Sasuke per ferirlo: era completamente scoperto. Neji rischiava la vita per Sasuke e lui diceva che la gente si era approfittava della pace di  Itachi.
Stupido testone.
-         Cosa ne sai tu di me?- Gridò Sasuke colpendo Naruto con violenza; stranamente si sentiva più soddisfatto di combattere a mani nude piuttosto che usare il genjutstu; disattivò lo sharingan. Non ne aveva bisogno; voleva riempirlo di botte quel ragazzino presuntuoso. – tu sei sempre..
-...’emmobasta con sta storia ! – Naruto riuscì a penetrare la guardia e infliggergli un colpo al petto. Gli allenamenti con Rock Lee avevano dato risultati. – Hai sempre cercato qualcuno da odiare per lo sterminio del tuo clan, perché quello che ti è accaduto non ha giustificazione ed è così atroce da portare chiunque sull’orlo della follia. Itachi ti ha dato l’odio per farti vivere, ti ha spinto a diventare forte, ma tu hai scelto solo stupide scorciatoie per raggiungere il potere. Non hai più il sigillo maledetto, e non puoi più usare i poteri di Orochimaru.
Gli altri Genjutsu sono di Itachi.
Di tuo hai solo il Chidori, l’unica tua reale conquista!-
Sasuke impallidì di rabbia, di vergogna.
-         Adesso te ne vieni qui , con un potere non tuo, e vuoi punire , vuoi far del male ai nostri compagni che non hanno nulla a che fare con te, con Itachi?- Naruto riuscì a piazzare un altro colpo – chi ti da il diritto di far subire agli altri il tuo dolore? Te ne sei andato da Konoha di tua volontà ed ora torni da traditore a portare ancora distruzione!
Non basta il dolore causasto da Akatsuki? Quanti ne devono ancora morire per soddisfare il tuo ego?
Sasuke cominciò a formare i  sigilli del Chidori, Naruto il Rasengan.
Se li lanciarono addosso quasi simultaneamente.
Naruto mirò male per evitare Neji e sollevare polvere.
Ne preparò subito un altro e si avvicinò per farlo esplodere contro le spalle di Sasuke.
L’altro lo intercettò e il Chidori e il Rasengan si opposero l’uno all’altro vento contro fulmine.
Neji si allontanò da Sasuke; aveva completato la tecnica.
Naruto richiamò uno dei Kagebunshin lasciati per il senjutsu e rapidamente formò il Rasenshuriken scagliandolo contro Sasuke.
Il giovane Uchiha non fece in tempo a studiare la difesa: tutto era avvenuto troppo rapidamente.
Sasuke  studiò la mossa successiva, mentre si preparava ad incassare il colpo, a proteggersi.
Improvvisamente le forze gli vennero a mancare; i suoi occhi si riempirono di incredulità.
Fissò Naruto per un breve istante; un atroce istante, poi lentamente scivolò a terra.
Il campo attorno ai due giovani era devastato, ma l’Uchiha era  caduto su un pezzo di terreno integro, in mezzo all’erba.
Il corpo devastato dalle ferite, gli abiti laceri, le membra pallide.
Naruto rimase immobile, come sospendendo l’attacco finale, trattenne il fiato.
L’angoscia lo strinse in una morsa.
I cloni si bloccarono attorno a lui cercando di confondere la visuale.
Poi con un grido da spezzare l’anima Naruto si accasciò sul corpo dell’amico morto.
I cloni d’ombra svanirono.
Nessuno parlò, perfino Madara rimase impietrito.
Si alzò in piedi stupefatto.
Come era potuto accadere?
Solo poche ore prima e Sasuke sembrava così forte, determinato…
Naruto si asciugò rapidamente il sudore, tremava all’idea che qualcuno potesse subdorare l’inganno.
Raccolse il  corpo esanime dell’amico; doveva impedire a chiunque di toccarlo, di avvicinarsi.
Lo prese tra le braccia, stringendolo al petto perché non notassero che ancora respirava, e cominciò a camminare.
Qualcuno gli si avvicinò, qualcuno cercava di parlargli, di portargli via il suo prezioso fardello.
Lì cacciò, gridando il suo dolore, la sua paura li cacciò, li allontanò da sé.
Senza guardare in faccia nessuno s’incamminò diritto davanti a sé.
Camminava come uno spettro; lo sguardo perso e fra le braccia il corpo esanime dell’Uchiha.
La gente, i Daimyo, i samurai, gli shinobi, l’Hokage vociavano, parlavano senza riuscire ad avvicinarsi, senza ricevere risposta .
Continuò a camminare allontanandosi dalla folla, allontanandosi dal teatro della sua prestidigitazione.
Quando finalmente tutto fu silenzio, quando le ombre della sera calarono, si caricò in spalla il prezioso fardello e sparì nella notte.
 
-         Come sta?-  Naruto si stropicciava le mani nervosamente.
-         …meglio,  non ti preoccupare, ho fatto rifluire il chakra un po’ per volta. Deve riposare e guarire, ma soprattutto fagli bere quell’infuso. Lo terrà in stato soporoso  e confuso.  A momenti dormirà a momenti riemergerà dallo stato di coscienza;  tu stagli vicino e parlagli, crea la sua nuova identità.
Se vuoi che viva devi ridargli l’anima che ha perduto; raccontagli la sua vita, la vostra vita come sarebbe dovuta essere…
Niente shinobi, niente  inganni…
-         …non siamo noi stessi ad ingannarlo? – Naruto si sedette stancamente  prendendosi la testa tra le mani?
-         Sì, lo inganniamo come Itachi fu ingannato, e Itachi ingannò, e Madara  continuò. - Neji si interruppe pensoso;  si era vestito come un ragazzo di città, i lunghi capelli sciolti, una maglietta e un paio di pantaloni; solo il byakugan tradiva le sue origini. - Se vuoi possiamo lasciar perdere: lo  faremo riposare, guarire,  e basta. Potresti provare a parlargli, convincerlo….
Oppure possiamo ucciderlo con un veleno, o farlo dormire per sempre.
Ho promesso di aiutarti e lo farò fino alla fine, qualsiasi cosa tu decida!
-         Neji….se tu fossi al posto suo…? - Il biondino pareva disperato. Era ancora sporco e ferito; non riusciva a staccare gli occhi dal volto cinereo dell’amico, di Sasuke. Non riusciva a staccarsi da lui neanche il tempo per prendersi cura di se stesso. Tutto poteva aspettare.
Tutto!
Ora che finalmente lo aveva ritrovato, ora che lui e Sasuke erano di nuovo insieme.
-         …vorrei dimenticare… - esclamò lo Hyuga senza un istante di esitazione - …vorrei solo smettere di odiare… A me è stata data la possibilità..a lui no!-
-         Allora lo faremo, lo inganneremo ancora e spero che ci perdoni, che mi perdoni. – Le lacrime gli scorsero lungo il viso - …io non so che altro fare per lui! Cosa posso fare..cosa?-
Lo shinobi gli poggiò una mano sulla spalla – non tormentarti più. Daremo a Sasuke questa possibilità : se funzionerà anche solo per due giorni..avrà avuto due giorni di pace. Naruto, nelle condizioni in cui è, due giorni di pace sono un tempo infinito!-
Il giovane biondo si voltò verso l’amico e le lacrime bagnarono la mano dello Hyuga.
 
-         Ryosuke,  come stai? – Naruto passò una pezzuola fresca sulla fronte di Sasuke. Chiusura a parte dei tenketsu, era conciato piuttosto male.
Neji era riuscito a ripristinargli tutti i canali del chakra anche quelli danneggiati dalle precedenti battaglie, ma il corpo del giovane era parecchio indebolito, stremato.
…Haru…- Sasuke mormorò il nome fittizio di Naruto, un nome che nel dormiveglia gli era stato ripetuto all’infinito  insieme al suo nuovo passato.
-         Non parlare, riposati…- Naruto lo sollevò dolcemente dandogli da bere l’ennesima tisana medicinale.
Sfinito dalla febbre Sasuke bevve avidamente la bevanda ristoratrice. Si sentiva spossato, pieno di dolore in ogni parte del corpo. La cosa che più lo tormentava era un’oscura angoscia; spesso nei suoi sogni vedeva il volto familiare di un giovane dai capelli  lunghi scuri ; aveva degli strani occhi e dal sinistro gli scendeva una specie di fuoco liquido nero.
-         ...è venuto anche stanotte… - …si sforzò di parlare, la bocca piagata dalla malattia - …piangeva da un occchio solo lacrime nere…
Naruto gli porse ancora la bevanda - …è tuo fratello…ti ricordi di lui..ci ha salvati…
 -…Ita…chi…- mormorò Sasuke cercando nella mente offuscata il nome che l’aveva ossessionato da una vita
- Kodachi…ti ricordi di lui…? - insistette Naruto sistemandogli i cuscini - ..ti ha cresciuto lui, ti ha insegnato tante cose, e poi si è accollato anche me…
Era speciale!-
Gli occhi di Sasuke si riempirono di sgomento…poi scesero le lacrime…- Dov’è Itachi..? Dov’è?-
-….achi..Kodachi è morto per salvarci…-  lo corresse Naruto cercando di distrarlo.
- Itachi è morto…io l’ho ucciso! – Sasuke si mise a sedere, improvvisamente, fissando un punto innanzi a sé…
- Non è sta colpa tua, ci volevano fare del male e lui ci ha difeso, lo sai è sempre stato forte ! – Insistette Naruto sperando che Sasuke si calmasse.
- ….eravamo in un tempio e Itachi voleva…voleva i miei occhi e poi dai suoi uscivano le fiamme liquide nere…- Sasuke cercò di alzarsi finendo tra le braccia di Naruto che lo sorresse. Naruto si scoprì di sentirlo così leggero, fragile.
-  …ci siamo fermati a dormire in un tempio in rovina e siamo stati assaliti dai tagliagole …non ricordi? Gentilmente lo spinse a sdraiarsi - Kodachi si è ferito agli occhi; non erano fiamme nere, era sangue…non voleva i tuoi occhi, voleva proteggere te perché sei suo fratello, l’ultimo della tua famiglia..la luce dei suoi occhi! –
-  Sasuke si tirò di nuovo a sedere riaprendo la ferita che aveva al fianco.- …i miei occhi ..che hanno i miei occhi …gli occhi di Itachi?-
- Kodachi diceva che erano identici a quelli di vostra madre e che tu le somigliavi molto..! – Naruto gli porse dell’altra tisana cercando di farlo stendere – devi guarire perciò stai tranquillo. Kodachi ti ha amato, sei il suo fratellino. Ricordati di quando ce ne andavamo in giro per il mondo, di quando dormivano nei fienili, di quando mangiavamo ramen tutti insieme. Ricorda solo le cose belle e dimentica il resto; lo vuole Kodachi!
La medicina cominciò a fare effetto e Sasuke chiuse lentamente gli occhi scivolando in un lieve sopore.
Neji si avvicinò in silenzio e insieme cambiarono le bende al ferito, poi uscirono.
Si sedettero lontani dalla casa, vicini al pozzo.
-         Sei pallido, devi riposarti un poco. – Neji gli porse del tè che aveva preparato in precedenza. Per prudenza non si faceva mai vedere da Sasuke, temeva che riconoscesse il suo byakugan; le loro abilità oculari erano simili.
-         Non ci riesco, spesso si sveglia di notte gridando, chiama Itachi e piange! – Tenne stretta la tazza, poi la poggiò senza assaggiarne il contenuto.- Sai, quando entrammo nel team sette il maestro Kakashi ci chiese cosa volevamo fare: lui disse che voleva uccidere Itachi!- Naruto si prese il viso tra le mani – se tu lo sentissi quando grida e piange….
Lo odiava da quando aveva otto anni e ora lo piange ogni notte!
Neji, come si può vivere così? Perché la vita è così crudele con certe persone?-
-         …non è la vita Naruto, è l’egoismo umano, la sete di potere…  - Neji gli porse il tè con la sua solita aria flemmatica. -  Però tu devi smetterla di tormentarti altrimenti ti ammalerai; è già complicato venire fin qui, spero che non mi obbligherai ad accudirti mentre deliri e ti piangi addosso!
Il giovane biondo rialzò la testa, con un mezzo sorriso - …sei sempre tu, il solito Neji – scottandosi la lingua bevve la bevanda tutta d’un fiato. – Hai ragione, sto diventando una lagna;  fare l’infermiere mi rammollisce. Vado a fare un giro in paese e poi…- senza preavviso crollò con la testa sul tavolo.
Lo Hyuga riusci appena ad attutirgli il colpo – si vede che eri stanco, ti ha fatto subito effetto! – Se lo caricò sulle spalle e portatolo in casa lo stese sull’altro futon. Poi cominciò a riordinare .
Era una casetta di una stanza che avevano ripulito alla meglio. Sorgeva in una radura alla fine di un bosco.
Più in basso vi era un piccolo paese rurale.
Naruto vi andava a fare spese, ma più spesso si dedicava a Sasuke.
A volte non si muoveva dal suo capezzale per intere giornate.
D’altronde dopo averlo cercato per tanti anni, temeva di perderlo da un istante all’altro.
Sradicare l’orribile passato di Sasuke si stava rivelando un’impresa ardua;  erano in quella casa da quindici giorni e ancora Sasuke chiamava Itachi giorno e notte.
Naruto continuava a raccontargli la bella storia che avevano inventato insieme, e Sasuke, nei pochi attimi di coscienza,  sistematicamente distruggeva ore passate a studiare particolari.
Forse Sasuke non ce l’avrebbe fatta a mettere da parte il passato; ma in quel caso Naruto sarebbe morto pur di salvarlo.
Neji  guardò i compagni addormentati ; sembravano così tranquilli e sereni. - A sedici anni si dovrebbe pensare e divertirsi, non piangere giorno e notte ! – Si sentì quasi in colpa per come si stava svolgendo la sua vita; poteva dormire la notte, stare con la sua famiglia, sentirsi amato.
Tra poche ore sarebbe tornato al suo villaggio!
Stufo di rimuginare si rimboccò le maniche e preparò la cena, lavò le stoviglie , fece il bucato.
Per sicurezza avevano bruciato ogni cosa che potesse ricordare il passato di entrambi. Nascosti vi erano la spada di Sasuke e l’equipaggiamento da shinobi; oggetti di morte di un passato doloroso per due ninja fuggitivi.
Era orma sera quando, terminate le faccende,  mangiò e si stese sul tatami con una coperta addosso; era stanco…ma non per il lavoro! 
Naruto dormiva della grossa, ma Sasuke si lamentava e piangeva.
Chiamava il fratello allungando le mani nel vuoto.
Neji si alzò andandogli vicino per cercare di calmarlo, controllare la febbre.
 In quel momento Sasuke aprì gli occhi trovandosi faccia a faccia con Neji.
 Lo Hyuga chiuse gli occhi rimanendo immobile.
-         Sei tu fratello?- Nel buio appena rischiarato dalle braci morenti del fuoco  - Sasuke vide un giovane dai capelli lunghi con indosso una maglia scura come nei suoi sogni.- Itachi sei tu?
Neji tacque cercando di non rovinare quindici giorni di lavoro.
-         Sei mio fratello?- Insistette toccandogli il volto  così diverso,  eppure nel debole lucore così simile. –
-         Sì…- sussurrò Neji sperando di fare la cosa giusta –
-         Perché hai gli occhi chiusi? E’ per via del sangue? – Sasuke gli passò le mani sulle palpebre.
-         ..devi lasciarmi andare..- sussurrò Neji rimanendo immobile
-         ..è per colpa mia che sei morto? Ti ho ucciso io? Io ti volevo uccidere? – Lo strinse a sè affondando le mani tra i capelli dello Hyuuga - mi hai perdonato?
-         ..sei mio fratello, il mio prezioso fratello…- Neji frugò  nella mente alla ricerca delle parole giuste – ma se piangi e mi chiami non potrò andare..
-         Itachi…Itachi...ti ho odiato tanto…- singhiozzò Sasuke – invece erano menzogne… perché non mi hai detto niente! Perché hai lasciato che tutto il dolore ricadesse su di te ? Perchè hai lasciato che ti odiassi: bastava una parola! Volevo ucciderti…io volevo farlo; ma non potevo batterti perché tu sei infinitamente più forte di me. Sei morto  perché eri malato, mentre combattevamo tossivi sangue, l’ho visto, io ricordo! Tu stavi così male… a volte  non riuscivi a vedermi vero? Lo sapevo sai, lo sapevo ma volevo vendicarmi e così ho finto di non accorgermi del tuo dolore. Pensavo che te lo meritassi, che fosse la giusta punizione per il male fatto: che dovessi pagare! Invece erano tutte bugie; pagavi le colpe di altri. Soffrivi in silenzio. – Sasuke poggiò la testa sulla spalla di Neji, di Itachi. Respirava a fatica, soffocato dall’angoscia, dal rimorso, dal dolore che sgorgava senza posa dalla sua anima. -Ti ho cercato tanto e ti ho perso, ti ho voluto così tanto bene, ti ho odiato così profondamente e ora mi manchi, mi manchi ed è solo colpa mia.
Colpa loro.
Itachi…Itachi , io devo vendicarti, devo farlo! -
Neji strinse Sasuke ; le sue braccia si erano mosse da sole. Aveva un groppo in gola – lasciami andare… - disse ancora con la voce rotta dal pianto - …ti prego Sasuke…lasciami! - Le lacrime, gli scorrevano da sotto le palpebre senza che potesse trattenersi.
Non piangeva da tanto tempo, non era da lui. Le lacrime erano roba da femminuccia, lui non piangeva mai, mai!
Ma il cuore gli faceva così male!
C’era un pericoloso nukenin che lo abbracciava, un assassino dell’Akatsuki, un ex discepolo di Orochimaru, che lo stringeva così forte in una morsa così delicata, e le maledette lacrime che non smettevano di scendere…perché?
Perché?
Lentamente si sciolse dall’abbraccio di Sasuke  e si alzò in piedi, le spalle al focolare .
-         Itachi…non te ne andare….- Sasuke tese le braccia verso lo shinobi.
Neji tacque, poi qualcosa lo spinse ad alzare la mano destra e a toccare la fronte di Sasuke con il dito indice e il medio uniti.- Perdonami Sasuke!-
Il giovane Uchiha rimase impietrito; ma prima che potesse fare qualsiasi cosa Neji era sparito.
 
Naruto si svegliò fresco come una rosa; la colazione era già pronta sul tavolo.
Uno dei gesti premurosi dello Hyuga.
 Mangiò a quattro palmenti prima di rendersi conto che il letto di Sasuke era vuoto.
Strozzandosi col cibo, corse fuori; la disperazione, che già gli stringeva il cuore cessò in un istante.
Seduto su una panca in giardino,  Sasuke guardava l’orizzonte; sembrava tranquillo.
-         Ryosuke come stai? – Naruto  gli si si avvicinò stupito.
-         Bene, stanotte è venuto Kodachi…!
Naruto dovette sedersi per timore di cadere - …ah...e che ti ha detto?
Gli occhi scuri dell’Uchiha si puntarono su Naruto – ….mi ha abbracciato e piangeva, mi ha implorato di lasciarlo andare…
Naruto era impallidito; era davvero apparso Itachi?
-         Che hai Haru?- Sasuke allungò una mano verso l’amico – sei magro come uno spettro e pallido….
-         ..non ho potuto fare niente per lui…- chinò la testa sentendo il cuore stretto in una morsa. Ricordava quando Itachi aveva detto di volergli parlare..non aveva voluto ascoltarlo...aveva perso quell’unica occasione solo per vantarsi di essere per Sasuke un fratello migliore . Guardò l’amico, gli occhi segnati dalla malattia – bel fratello che sono per lui, veramente!
-         …nessuno poteva… ha preso le sue decisioni per il bene di tutti….- Sasuke gli posò una mano sui capelli biondi arruffati.
Naruto tacque respingendo le lacrime traditrici.
 
Quel giorno ebbe inizio la loro nuova vita.
 Sasuke migliorò a vista d’occhio e Naruto con lui.
Non ci furono più pianti notturni, ne incubi.
Trovarono dei lavoretti in paese; a volte scaricavano la merce per un negozio, aiutavano in lavori di falegnameria, ristrutturazione case; zappavano e aravano insieme ai contadini, raccoglievano frutta o ortaggi.
Avevano il loro piccolo orto e grazie agli insegnamenti devi vicini avevano imparato a curarlo.
Lavano i vestiti, li rammendavano, facevano la spesa e si aiutavano reciprocamente litigando e scherzando per le banalità della vita quotidiana.
Erano benvoluti  anche nel villaggio vista la loro allegria e la buona volontà; non che Sasuke avesse cambiato carattere, ma ogni tanto sul suo bel viso si poteva vedere aleggiare un leggero sorriso.
Entrambi erano rifioriti nel corpo e nella mente; erano abbronzati dal lavoro all’aria aperta e avevano le mani callose.
Sembrava che quella fosse l’unica vita che avevano sempre conosciuto: però Naruto continuava ad  incontrare Neji di nascosto.
Lo shinobi lo aggiornava su quanto accadeva al villaggio, sulla sorte dei comuni amici.
Naruto ascoltava volentieri quei resoconti eppure non sentiva mai la nostalgia per Konoha; in quella piccola casa si sentiva in pace, sereno. Per la prima volta da quando era diventato un ninja aveva smesso di correre per migliorare, per diventare Hokage, per diventare più forte, per salvare Sasuke.
Gli amici, quelli gli mancavano, ma non tanto da rinunciare a Sasuke, alla sua vita.
Perché ora aveva una vita vera, non una missione.
Non era il jinchuriki del Kyuubi, non era un ninja , non era nessuno e paradossalmente questo lo rendeva felice.
Era solo se stesso che divideva ramen e riso con un fraterno amico, che poteva ridere, scherzare, fare il bagno nel fiume e andare in giro disarmato, guardandosi attorno per la gioia di farlo e non per scovare eventuali nemici.
Neji lo aveva capito, capiva i sentimenti di Naruto.
Gli occhi gli brillavano mentre gli raccontava di come avevano riparato un tetto, dandosi martellate sulle dita, o raccolto frutta mangiandone la metà.
Era bello ascoltarlo; stando con lui lo Hyuga si sentiva in pace, contento di sé, per quel che aveva fatto.
Avrebbe voluto dirlo a Naruto, condividere con lui quel che provava, ma parlare non era mai stato il suo forte; non gli aveva neanche raccontato di quella notte.
Arrossì al pensiero.
Non riusciva a capacitarsi di quello che era successo; lui a piangere e abbracciare Sasuke?
Era forse impazzito?
Eppure dopo quella notte l’Uchiha aveva ricominciato a vivere, come se avesse veramente dato l’addio a Itachi e alla vendetta.
Itachi.
 Itachi Uchiha era e restava un mistero.
 
Se ne accorse subito.
Forse perchè vivevano insieme da più di un anno.
Forse perché nei suoi occhi qualcosa era cambiato.
Forse perché non aveva mai creduto che lui potesse dimenticare il suo odio, la sua vendetta!
Per un po’ lasciò fare osservando in silenzio, fingendo la solita allegria.
Ormai era diventato bravo a nascondere il dolore, a sorridere mentre sentiva il cuore spaccarsi in minuscoli pezzetti.
Si chiese se avesse mai veramente creduto che Sasuke potesse cambiare; diventare Ryosuke.
Attese.
Così trascorse un mese mentre lo osservava allenarsi.
Presto se ne sarebbe andato; una notte senza luna per nascondersi meglio.
Una notte da shinobi.
Anche Sasuke era diventato bravo a fingere; nessuno avrebbe capito cosa stava succedendo, nessuno notava il cambiamento.
In paese si comportava come se nulla fosse, ne più allegro, ne più triste.
Eppure spesso si fermava nel bel mezzo di un lavoro; si fissava su un albero, su un paesaggio, sulla loro piccola casa in legno, sui campi che faticosamente coltivavano.
Stava imprimendo nel suo cuore ogni particolare prima di dare l’addio alla pace, prima di gettarsi nella battaglia.
Quando l’ultimo quarto di luna tramontò Naruto seppe che l’ora dell’addio era vicina.
Attese.
Erano quasi le due del mattino quando Sasuke si mosse.
Infilò la maglia e i pantaloni; si alzò muovendosi leggero verso la porta.
Si volse un attimo indietro verso la sagoma di Naruto addormentata;  esitò per un attimo poi si volse…il biondino era di fronte a lui; la schiena poggiata alla porta.
-         Ti avevo pur detto che oramai eravamo entrambi grandi shinobi ; davvero credevi che i tuoi preparativi mi fossero passati inosservati?
Sasuke tacque; Naruto era diventato più astuto di lui, più attento. Lo aveva sottovalutato, ancora! - Quando ti sei accorto che avevo ricordato tutto?
Naruto chinò il capo,  sembrava molto stanco - …non hai mai perso la memoria; mai!Ti stavi riposando per riacquistare forza; nelle condizioni in cui eri, non avresti potuto battere nessuno!
Un’ombra scura traversò gli occhi del giovane Uchiha – pensi sia rimasto solo per questo?
Naruto non gli rispose, accese una candela, poi senza neanche contare le assi  si diresse verso un punto preciso del muro e con tre colpi secchi un’asse venne via rivelando un vano.
Un luccichio balenò nell’ oscurità, un riflesso della fiamma sul fodero scuro. Naruto infilò la mano nell’oscurità e ne trasse la spada di Sasuke:  Kusanagi. Senza una parola la restituì al legittimo proprietario, poi si mise di nuovo con le spalle alla porta.
L’Uchiha era strabiliato; quello era Naruto Uzumaki? Quello il ragazzino biondo e imbranato?
Il ragazzo spensierato, allegro,bonaccione con cui aveva trascorso un anno ?
Nonostante tutto continuava a sottovalutarlo!
Eppure doveva saperlo che non era quello il vero Naruto, che era stato proprio quel tontolone a inventarsi il piano per salvarlo dall’Aktsuki e dalla lega dei Kage;  per salvarlo dall’odio che lo stava uccidendo.
Il fatto che Naruto fosse buono e generoso, un po’ sbadato,  non faceva di lui un idiota.
Lui per primo avrebbe dovuto saperlo.
Perché il suo cuore, la sua mente si rifiutavano di accettare l’amicizia che da anni quel ragazzo gli dimostrava in ogni modo?
Perché si condannava all’amara solitudine?
-         Quando uscirai da qui te ne andrai verso la morte e il sangue;  verso l’odio e la distruzione..
      Io non so se riuscirò a salvarti anche questa volta! – Naruto lo guardava , immobile eppure deciso.
 Alla luce della candela i suoi occhi parevano splendere più che mai, eppure Sasuke notò quanto fossero cupi, privi della gioia che li rendeva così belli. – Così ho deciso; se vuoi passare dovrai prima uccidermi! -
 Lentamente, senza perdere il contatto oculare, Sasuke sguainò la spada come aveva già fatto un giorno non lontano fra le macerie del covo di Orochimaru.
Il biondino rimase immobile, quasi indifferente.
-         Io non mi muoverò da qui, non ti farò passare ma non combatterò. Io aspetterò, perché so che non posso fare altro. Ormai hai deciso e  nulla ti può fermare; ma io non posso perderti di nuovo! – Gli occhi azzurri si fissarono in quelli scuri cercandovi qualcosa – io non ce la faccio, non ce la faccio più! Sarebbe stato meglio se tu mi avessi ucciso quel giorno alla cascata, nella “valle della fine”; perderti mi ha strappato l’anima! Non ho potuto fare altro che continuare a vivere cercandoti ovunque, lottando per diventare tanto forte da fermarti!
 Ora sono forte abbastanza da fermarti, ucciderti;  eppure non posso trattenerti!
Perciò vai, ma lasciami libero!-
Il giovane Uchiha avanzò minaccioso, lo sguardo fermo; gli occhi prigionieri in quelli dell’amico.
Affondò con rabbia la spada colpendo il legno ad un millimetro dal collo di Naruto; una goccia di sangue sfiorò la lama.
 Naruto non si mosse, non chiuse gli occhi.
Sasuke estrasse la spada e colpì ancora, e ancora sfiorando  il ragazzo, il suo amico senza avere il coraggio di fargli del male.
Infine abbassò la spada colpendolo allo stomaco con l’elsa – perché, perché  ti importa così tanto di me... perchè non puoi semplicemente lasciarmi perdere? Perché sei così ostinato! – Lo strattonò per il colletto della maglietta.-  Cosa ti importa di me? Io non sono tuo amico, ti avrei lasciato stanotte senza un saluto, senza un biglietto.
 Sono rimasto per mio comodo; lo capisci che non mi importa nulla di te e del tuo dannato buonismo; tu sei sempre stato solo, non capisci cosa significhi avere una famiglia, perderla, non capisci!-
-         I miei amici, Iruka, Kakashi, Jiraya sensei, tu…voi siete la mia famiglia e perdervi  è per me un dolore indicibile - rispose Il biondino tenendosi lo stomaco.
-         La tua famiglia? Vorresti paragonare il mio clan, la mia famiglia, i miei genitori ai tuoi sensei? – Rispose l’Uchiha furibondo.
-         Il dolore per la perdita di qualcuno che si ama è lo stesso. Non credi che abbia amato abbastanza Jiraya?
Sasuke rise, un riso amaro – un vecchio fallito paragonato a mia madre che mi ha portato dentro di sè per nove mesi, che mi nutrito, cresciuto, che ha seguito i miei primi passi, che mi ha curato quando stavo male, che mi ha consolato, abbracciato…- Sasuke trattenne le lacrime – che ne sai tu di cosa significa avere una madre; del desiderio di essere approvati dal proprio padre, dell’affetto misto a gelosia che ti legano a tuo fratello… delle sue spalle calde quando mi portava sulla schiena… tu che ne vuoi sapere? Cosa mai potrai capire tu che sei solo un patetico mostro? Sei solo il contenitore per il Kyuubi e quello è tutto il tuo valore!-
Naruto impallidì.
-         Per questo non ti ucciderò; ti porterò a Madara, così avremo tutte le forze portanti e allora farò piazza pulita di tutti i dannati shinobi che infestano questo mondo.
Distruggerò questo maledetto sistema che ci condanna al dolore, all’ odio!- I suoi occhi scuri ardevano di follia; sembrava un  invasato.
-         Ah, è per prendere la volpe che sei rimasto finora! In fondo sono solo io a credere che tu sia mio amico, è solo una mia illusione!
Certo, ora lo capisco! Sono proprio tardo a capire le cose! – Naruto abbozzò un sorriso stanco.
Sasuke si ritrasse come scottato; poi una rabbia feroce passò nei suoi occhi.- Alzò di nuovo la Kusanagi – allora finirò quello che Sai mi ha impedito di fare, tempo fa!-
La lama si abbattè sulla spalla di Naruto ferendolo in profondità – Chidori Nagashi!- Sasuke caricò la lama di energia scaricandola nel corpo dell’amico.
Spinse la lama sostenendo lo sguardo degli occhi azzurri – hai detto che volevi morire, che non saresti vissuto senza di me! Allora muori una volta per tutte e lasciami vivere a modo mio! -
Naruto lo guardò incredulo; allora era vero, tutti avevano ragione, lo avevano avvisato! Sasuke non poteva essere salvato, non c’era rimasto più nulla del suo amico, nulla. Quell’anno era stato solo una finzione, Sasuke lo avevo ingannato? Aveva sempre mentito? Si portò la mano alla spalla ferita quasi a volersi tamponare il sangue.
L’Uchiha lo guardava; lo sfidava con qui suoi occhi demoniaci, con lo Sharingan.
-         Sì, hai ragione come ti avevo promesso morirò e tu verrai con me! – Sorrise evocando un kunai da uno dei vecchi sigilli di Tenten, lo rivoltò verso Sasuke e lo affondò nello stomaco dell’Uchiha. – Sei troppo sicuro di te!-
Sasuke si tamponò la ferita sorpreso, poi una specie di sorriso gli increspò il volto.- Non mi lascerai mai andare via?-
-         Mai, e poi mai! Non importa se mi odi, se per te sono un fastidio, se vuoi ammazzarmi. Questa volta non perderò: staremo insieme per sempre anche all’inferno!-
Sasuke interruppe il Chidori: stava perdendo molto sangue; Naruto lo aveva colpito al ventre.- Allora va bene, va bene così! – Sentiva le forze venirgli meno. Lentamente estrasse Kusanagi accasciandosi a terra.
Naruto lo prese al volo prima che sbattesse la testa.
La ferita alla spalla gli faceva un male cane, ma era meno grave di quella inferta all’Uchiha - ..vuoi morire? – Chiese all’amico – Basterà sdraiarsi a terra e lasciarci morire; tu farai prima e mi toccherà vederti agonizzare…ma così manterrò la mia promessa e sarai soddisfatto?-
-         No, - sgranò gli occhi improvvisamente pieni di furia - voglio vendicarmi di Konoha , di Akatsuki, voglio vendetta e l’avrò…tu non mi fermerai!-
-         Verrò con te a sconfiggere Akatsuki e tu lascerai in pace Konoha! – Propose Naruto senza tentare di fermare l’emorragia dell’altro quasi volesse veramente vederlo morire.
-         ..io sono un vendicatore, andrò da solo!- Mormorò mentre il sangue si portava via la sua vita.
-         Stai morendo come uno scemo ; ti ho potuto colpire con un kunai e non te ne sei accorto! Senza di me non sei nessuno, sei solo un folle in preda alle sue fissazioni! Se vuoi vendicare Itachi , io voglio vendicare Jiraya; andremo insieme o nulla – tenendo le mani nascoste, Naruto stava usando il chakra curativo per evitare che l’emorragia di Sasuke fosse fatale.
-         Tu non permetterai che io muoia; sei troppo legato a me…- Sasuke sospirò stancamente.
-         E tu mi hai colpito alla spalla, bel modo di uccidere una persona!- Naruto sorrise mentre il sangue gli colava sul braccio. – Dai dimmelo di nuovo, dimmi che sono il tuo migliore amico, come alla Valle della Fine ,dimmelo!-
Sasuke lo guardò; gli occhi velati - …lo sei sempre stato, sempre!- Lo disse in un soffio e poi svenne.
 
-         Vi aspetta! – Neji rimase sul tetto a controllare la situazione.
Indossavano tutti e tre la divisa da ANBU di Konoha.
Sauke e Naruto assentirono e poi rapidamente si calarono nell’ufficio dell’Hokage: Tsunade li attendeva!
-         Dovrei farvi arrestare! – Tsunade li fissava da dietro la scrivania; gli occhi brillanti di gioia. Li aveva riavuti entrambi, i suoi preziosi ragazzi erano entrambi sani e salvi!
-         Ma obacha, siamo venuti a scusarci e per chiederti di portare a termine una missione..- cominciò Naruto..
Sasuke aveva la testa china in segno di sottomissione.
-         Allora, Naruto Uzumaki voglio che tu e il tuo amico nukenin che ha portato scompiglio fra i Kage vi scusiate come si deve!
Sasuke rialzò la testa; i suoi occhi parlavano chiaro.
Naruto lo strattonò tirandolo a terra; si inginocchiarono profondamente col capo a terra - Hokage sama voglia perdonarci! – Disse Naruto per entrambi.
-         Va bene, alzatevi e sentiamo cosa avete da dirmi! – Rispose Tsunade. In realtà sapeva ogni cosa; li teneva d’occhio da un anno e passa.
Neji  Hyuga le aveva riferito tutto sin da prima che il duello avesse luogo. Era uno shinobi assennato e cauto e aveva preferito fidarsi di lei. D’altronde avendo a che fare con Sasuke Uchiha era meglio essere prudenti. Ne aveva già combinate parecchie per avere  solo sedici anni. – So che recentemente avete anche cercato di uccidervi a vicenda! Promettete bene !-
-         Abbiamo avuto una piccola discussione, ma ora abbiamo chiarito! – Annunciò spavaldo Naruto – Se ci dai un supporto andremo a eliminare Akatsuki! Siamo due shinobi eccezionali per cui vedrai che faremo finire la guerra in un batter d’occhio.
-         Io andrò ad eliminare Akatsuki! – Precisò Sasuke Uchiha -  e vorrei poter riavere la mia squadra!-
Naruto si voltò sorpreso verso l’amico - …ma..-
Tsunade li squadrò entrambi ferocemente senza dargli il tempo di rispondere  – Tu  Naruto Uzumaki sei il jinchuuriki del Kyuubi e non te ne andrai da Akatsuki visto che ti sta cercando! - Quanto a te Sasuke Uchiha, sei in arresto per i tuoi crimini e passerà del tempo prima che tu riveda la luce. Sappi che c’è una taglia sulla tua testa e i Kage saranno ben lieti di pagarla.-
-         Quindi questa era una trappola! – Sasuke si mise in posizione d’attacco.
-         Neji Hyuga non sapeva nulla delle mie decisioni! Vorrei sapere come avete potuto pensare di potervene andare tranquillamente in giro per Konoha e il Paese del del Fuoco, per le nazioni alleate….-
Tu risulti morto – puntò un dito verso l’Uchiha che abbassò la testa confuso e furioso. - Tu sei l’obiettivo principale del’Akatsuki.-
-         Vedi obacha che non hai le idee chiare – Naruto si avvicinò alla scrivania ingombra di carte – nessuno si aspetta che noi andiamo nella tana dell’Akatsuki. Nessuno sospetterà di una squadra ANBU, abbiamo il viso coperto no? Ci potremo muovere liberamente e fare una sorpresa a quelli lì! Una volta sconfitti, Sasuke farà le sue scuse a tutti e verrà perdonato? Embè,  non è una buonissima idea?!-
Suo malgrado Tsunade fu costretta a sorridere – sì Naruto , una delle tue geniali idee! Ha solo un grosso punto debole! -
-         Ma se è perfetta, ci ho lavorato tanto! – Brontolò Naruto pensoso.
Tsunade puntò il dito verso Sasuke Uchiha.
Lui trasalì; un lampo di collera si accese nei suoi occhi. Aveva compreso perfettamente cosa volesse dire l’Hokage, ne le si poteva dare torto per averlo pensato.
-         Sasuke? Ma se è fortissimo? – Naruto guardava dall’uno all’altra senza comprendere.
-         Quel nukenin che ti ostini a considerate tuo amico  è cresciuto con Orochimaru, ha fatto parte dell’Akatsuki, ha ucciso i samurai e minacciato i Kage. Ti ha convinto a venire con sé solo per darti a Madara. In fondo è un Uchiha anche lui e sappiamo bene di che pasta sono fatti quei traditori! – Tsunade attese la reazione; li stava provocando di proposito.
-         Mio fratello, Itachi non era un traditore! – Rispose semplicemente Sasuke cercando di dominarsi.
-         Già lui ha salvato Konoha, e ora anche Sasuke lo farà! – Insistette Naruto.
-         Non se ne parla, che garanzie ho per affidarvi questa missione..ma soprattutto perché dovrei? – Tsunade si alzò passeggiando nervosamente.
-         Voglio uccidere Madara Uchiha più di qualunque altra cosa al mondo!- Gli occhi di Sasuke sembravano pozzi senza fondo, straripanti di odio .
-         E’ stato lui a portare la perversione nel nostro clan, a strappare gli occhi a suo fratello. Lui è il principio della degenerazione del mio clan, questa ossessione per il doujtsu oculare ci ha portati a desiderare il potere.
Se con lui è iniziato il clan Uchiha con lui deve finire; poi quello che sarà di me non ha alcuna importanza. Vivo o morto la mia vendetta sarà compiuta e tutto il mio clan riposerà in pace cosicchè il sacrificio di Itachi non sia stato vano! -
-         Ecco perché servo io Obacha, devo riportare a casa Sasuke; senza di me è solo un folle incosciente! – Intervenne Naruto prontamente – e poi parliamoci chiaro è privo di fantasia ; io invece sono pieno di idee! Ti serviremo Akatsuki su un piatto d’argento!-
Sasuke Uchiha tacque; lentamente un lieve sorriso gli rischiarò il volto.
Tsunade li guardò soddisfatta; tutto stava andando secondo i suoi piani. - Tu Naruto resterai qui; se Sasuke Uchiha accetterà dei sigilli per il controllo lo manderemo a stanare l’Akatsuki insieme a shinobi di nostra fiducia. E deve rinunciare alla sua vendetta su Konoha! -
Sasuke guardò Naruto come a volersi scusare – accetto la vostra proposta Hokage sama! Quanto alla vendetta su Konoha; - esitò un attimo -  ho ucciso Danzou e mi basta! Vorrei solo che il villaggio sapesse quanto Itachi ha fatto per la sua pace!
-         Konoha lo sa, e presto ne avrai la prova! Adesso Shizune vi scorterà in infermeria: voglio controllare il vostro stato di salute e poi ognuno seguirà la sua strada. -
Come se avesse aspettato dietro la portala giovane kunoichi apparve scortata da un paio di ANBU.
I due giovani la seguirono; Naruto insolitamente silenzioso.
Si sedettero in anticamera; gli ANBU attesero fuori mentre Shizune sistemava le attrezzature nella sala medica.
-         Non mi vuoi con te perché sono una palla al piede? – Domandò Naruto all’amico. – Se è così lo capisco, alla fine forse non mi consideri alla tua altezza…
Sasuke lo guardò, un sorriso leggero sul volto – non sei mai stato una palla al piede. Sono sempre stato molto bravo in tutte le tecniche, ma in cuor mio ero un fifone. Se ti ricordi bene sei sempre stato tu a darmi la forza per combattere, perfino all’esame da Chunin. Io ero terrorizzato da Orochimaru e tu mi davi del vigliacco; dicevi che non ero il Sasuke che conoscevi. Ma io sapevo combattere solo la routine, i ninja da manuale! Quello coraggioso, incosciente, imprevedibile sei sempre stato tu. Tu che mi hai salvato e mi hai dato la forza per rimanere me stesso nonostante vivessi con Orochimaru, tu che ti sei inventato un folle piano per salvarmi, per regalarmi un anno di vita. E’ vero, tu sei per me più che un amico…
Naruto lo guardava smarrito; non capiva, non riusciva a capire bene cosa gli stesse dicendo.
Si alzò in piedi guardandolo, come se averlo di fronte potesse rendere più facile capire quello che gli veniva detto.
 L’Uchiha si alzò in piedi mettendosi di fronte all’amico; Naruto lo superava di un paio di centimetri.
Così fu costretto ad alzare un poco la testa per poterlo fissare nei luminosi occhi azzurri, gli occhi che lo avevano seguito sempre, protetto e aiutato - …tu non sei il mio migliore amico, tu sei per me come un fratello, sei quello che era Itachi! -
Naruto sentì un groppo serrargli la gola; capiva e non capiva quanto Sasuke Uchiha gli stava dicendo.
-         Vorrei che tu venissi con me a scovare Akatsuki perché ho paura, ho paura di perdermi nella mia follia, nel mio odio!
 Ma ho molta più paura di non poterti difendere; ho paura che Madara abbia la meglio su di me, perché alla fine io non sono forte come tu ti ostini a credere. Se Madara ti prende, se ti uccide io non saprò più che fare, io impazzirò sul serio; io non potrò più esistere!
Non posso perdere anche te; ho già perso un fratello, ho già perso Itachi.
Te, questo fratello che il destino mi ha donato, io lo proteggerò ad ogni costo!
Perciò andrò da solo, solo per questo!-
Naruto guardava Sasuke e pur comprendendo quanto gli aveva detto non riusciva a capacitarsene; d’un tratto non riusciva più a respirare, la testa gli girava  vorticosamente, aveva la nausea.
Si accosciò lentamente a terra, quasi a cercare un sostegno nel pavimento.
Sasuke gli fu accanto spaventato dalla reazione dell’amico; lo sostenne.
Improvvisamente le lacrime inondarono il volto del biondino  che riprese a respirare normalmente.
Piangeva in silenzio, come se anche emettere un suono fosse impossibile.
Sasuke tacque continuando a sostenerlo, un braccio poggiato sulla schiena dell’amico, l’altro sul petto dove il cuore batteva all’impazzata.
L’Uchiha strinse i denti ; la commozione di Naruto lo faceva star male; gli faceva venir voglia di piangere, di liberare il dolore.
Solo in quel momento riuscì a capire quanto doveva aver sofferto Naruto, quanto doveva essersi allenato per poterlo raggiungere, per poterlo salvare.
Solo ora che ne vedeva il dolore silenzioso, che ne sentiva il cuore impazzito.
Rimasero così per un minuto, per un’ora, per un giorno, per un tempo infinito; poi lentamente il cuore del biondino riprese a battere normalmente.
Il viso cereo riprese i colori e Naruto Uzumaki rivolse lo sguardo alla persona che lo aveva spinto ad essere il migliore - …Sasuke niichan, ovunque tu andrai io ti sarò affianco. Continueremo a combattere insieme, schiena contro schiena proteggendoci le spalle!-
Sasuke abbozzò un sorriso !
Shizune si asciugò una lacrima finendo di rassettare cose che aveva già messo in ordine; alla fine Neji Hyuga aveva avuto ragione: Naruto Uzumaki era riuscito a trovare la strada per il  cuore di Sasuke Uchiha!
 
Era da poco passata l’una quando si ritrovarono; controllarono ancora una volta le armi, le provviste.
A comandare la squadra di tre persone era Neji Hyuga. - Se siete pronti possiamo andare! –
-         Aspetta! – Naruto acchiappò la mano di  Sasuke e quella di Neji  avvicinandole e stringendole nelle sue – noi siamo la squadra ANBU “Tsunagari” e siamo legati insieme per la vita e la morte, perciò non falliremo !
-         Tsunagari? – Obiettò Sasuke svincolando la mano, ma gli occhi gli ridevano.
-         Sei il solito bambinone! - Brontolò Neji sorridendo in cuor suo – forza andiamo!
Insieme sparirono, nella notte senza luna, alla caccia di Madara Uchiha; ma questa è un’altra storia.
 
 

 
Roma 23 aprile 2010 ore 20.24
 
 
 
 
Nota importante per tutti i fan di Naruto
La storia prende le mosse dalla fine del capitolo 486 del volume 50.
Per quanto possibile, ho cercato di rendere credibili i duelli dei vari personaggi; se ho sbagliato tecniche o vi accorgete che qualche combattimento non potrebbe assolutamente funzionare vi prego di mandarmi una mail con evidenziato il punto dove ho sbagliato e come devo correggere.
Vi ringrazio anticipatamente per l’aiuto e spero che la storia vi sia piaciuta.

Minshara
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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