Nickname: Shizue Asahi
Titolo: Di ravanelli ed erbamenta
Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock
Pairing: Neville/Luna
Lista: A
Rating: Verde
Genere: Slice of live, Romantico, Fluff
Avvertimenti: Missing Moments,
NdA: Ho modificato alcune cose presenti nel libro, per far
quadrare tutto. “Erbamenta” è
volutamente scritto tutto attaccato.
Di
ravanelli ed
erbamenta
Hogwarts, 12 novembre
1992
Un sottile strato di brina ricopriva
i vetri delle ampie
finestre, rendendo la vista del paesaggio sfuocata e un po’
fiabesca. Era una
domenica particolarmente fredda e gli studenti di Hogwarts si erano
rintanati
nelle proprie Sale Comuni, giocando agli scacchi dei maghi o ancora
sommersi
tra le coperte dei loro letti. Solo pochi si aggiravano per il
castello,
diretti verso la biblioteca o il campo di Quidditch. Qualcuno si era
attardato
nella Sala Grande, da cui proveniva un allegro vociare.
Neville incespicò nei propri piedi e per poco non cadde su
una delle armature del primo piano. Una donna, stretta in una pelliccia
vaporosa e con un ridicolo cappello, non riuscì a trattenere
un risolino
divertito e fu costretta a nascondersi dietro la cornice del suo
quadro, per
non perdere il poco contegno che le rimaneva. Dalla parte opposta della
parete,
tre uomini coi colletti inamidati borbottarono nervosamente e
lanciarono
un’occhiataccia a Neville, che si affrettò ad
allontanarsi.
-Oscar?- chiamò il Grifondoro, con una nota di imbarazzo
nella voce. Quando fu abbastanza lontano dai quadri, si
piegò sulle ginocchia,
avvicinando la testa a una fessura della parete. -Oscar?-
ripeté speranzoso.
Un grosso ragno peloso uscì dalla crepa, osservò
con gli
otto piccoli occhi il viso paffuto di Neville, per poi dileguarsi
rapidamente.
Il bambino si ritirò su e percorse il corridoio del primo
piano trascinando i piedi, con la cravatta della divisa che ciondolava
a ogni
suo movimento e il naso arrossato per il freddo.
Si lasciò cadere su uno dei primi gradini delle scale che
portavano al secondo piano, sperando che queste non decidessero di
cambiare
proprio in quel momento.
Si strinse qualche ciocca di capelli tra le dita
intirizzite, chiamando ancora, con voce fievole, Oscar, ma questo non
si fece
avanti. Si imbronciò, sospirando. Un giorno avrebbe scoperto
dove caspita
finisse, quel rospo!
Un gruppo di Corvonero del primo anno gli passò vicino,
risalendo le scale. Neville arrossì, intravedendo un paio di
gonne ondeggiare e
si coprì gli occhi con i palmi delle mani. Li
scostò solo quando avvertì qualcosa
solleticargli la nuca.
Riaprì gli occhi e un ammasso color paglia gli
bloccò la
visuale. Un ricciolo biondo gli sfiorò il naso,
costringendolo ad arricciarlo.
Sollevò il viso, incontrando un paio di occhi color
pastello. Luna Lovegood gli sorrise e agli angoli della bocca le si
formarono
due deliziose fossette.
-E’ tuo?- gli chiese, con voce cantilenante, allungando le
mani verso di lui.
Neville vide gli occhi sporgenti e la pelle lucida a
bitorzoluta di Oscar e saltò in piedi.
-Oscar!- esclamò sorpreso e Luna lasciò che il
rospo gli
saltasse addosso. Neville
gli carezzò la
testa e Oscar emise un basso gracidio di apprezzamento, prima di
infilarglisi
nel taschino del maglione.
Luna li osservò, con gli occhi aperti
all’inverosimile e i
capelli che le ricadevano scomposti sulle spalle, annodandosi con le
catenine
che portava al collo.
-Grazie.- farfugliò il Grifondoro, grato. –Dove
l’hai
trovato?- chiese subito dopo.
Luna inclinò la testa verso sinistra e schiuse le labbra in
un piccolo ovale.
-Oh, era in Sala Grande, Patty Tacher l’ha trovato nei suoi
fiocchi d’avena.- fece una piccola pausa, avvicinando la
punta del naso al taschino
dove c’era Oscar. –E’ un ottimo
conversatore, una volta ripulito dall’avena.
Interessato ai Nargilli.- concluse sorridente, per poi ritornare
dritta.
Intravide con la coda dell’occhio le orecchie di Neville,
completamente rosse
per l’imbarazzo, prima che Oscar emettesse un secondo
gracidio, come per
confermare quanto appena detto.
Luna rise, annuendo convinta e a Neville iniziarono a
colorarsi anche le guance.
Il Grifondoro fece per aggiungere qualcosa, ma una ragazzina
bassa e grassottella strattonò Luna, borbottandole qualcosa
all’orecchio, prima
di trascinarla via.
La bambina ebbe appena il tempo di allungare il braccio e
agitare la mano verso Neville, in segno di saluto.
Oscar gracidò ancora, contrariato.
Hogwarts, 18 gennaio
1994
La neve gli arrivava fino alle
caviglie, impacciandolo nei
movimenti. Poco più avanti alcuni suoi compagni di Casa si
affrettavano a
raggiungere il castello, intirizziti, stretti nei propri cappotti, con
le
sciarpe che ondeggiavano a ogni movimento
e i cappelli di lana che assumevano
pose bizzarre in cima alle loro teste.
Neville sospirò, avvertendo Oscar agitarsi nella tasca
interna del suo cappotto, al sicuro e al caldo.
Ebbe un brutto presentimento quando intravide con la coda
dell’occhio Padma Patil e Calì Patil arrancare
nella neve, cercando di
raggiungere Hogwarts più in fretta possibile e,
istintivamente, anche lui affrettò
il passo, imitandole.
Quando una palla di neve gli sfiorò una guancia, ebbe la
conferma dei suoi timori e per qualche secondo fu incerto sul buttarsi
lui
stesso nella neve, per evitare dolorosi colpi, o continuare una fuga
disperata
verso il castello. Quei secondi gli furono fatali: una seconda palla di
neve lo
colpì alla testa, facendolo cadere a faccia in
giù. Oscar emise un gracidio di
protesta, ritrovandosi quasi schiacciato.
Seamus e Dean risero, rotolandosi nella neve e Neville
riuscì a rimettersi in piedi prima che qualcuno tentasse
nuovamente di
colpirlo. Questa volta fu abbastanza rapido da schivare la palla di
neve, ma
cadde all’indietro. Un paio di ragazzine, che, come lui,
cercavano di
raggiungere il castello, emisero dei gridolini, cercando di non venir
trascinate giù e una per poco non lo strangolò,
nel tentativo di liberare il
proprio piede dalla sciarpa di Neville.
Il Grifondoro si ritrovò a pancia in su, con la punta delle
orecchie che sfiorava la neve gelida. Poco lontano da lui la battagli
continuava e quando sentì le grida di Calì
capì che lei e la sua amica non
erano state abbastanza rapide.
A un soffio dalla sua testa si fermarono un paio di stivali
colorati, da cui facevano capolino delle pesanti calze verdi. Non ebbe
bisogno
di chiedersi chi fosse. Quando i lunghi capelli gli sfiorarono le
guance,
riconobbe il profumo di ravanello ed erbamenta che emanavano, ancora
prima di
vedere il viso di Luna.
La Corvonero inarcò le sopraccigli sottili e una piccola
ruga le solcò la fronte candida.
-Che stai facendo, Neville?- domandò, con gli occhi acquosi
e il naso arrossato per i freddo.
Neville boccheggiò ed ebbe l’impressione che la
sciarpa lo
stesse ancora strangolando.
-Sono stato colpito.- spiegò dopo svariati secondi.
Luna, allora, osservò alcuni Grifondoro che si davano
battaglia a colpi di palle da neve. –Oh.- esclamò,
come se si fosse appena resa
conto di qualcosa di stupefacente, che si stava svolgendo proprio sotto
il suo
naso.
-Quindi sei morto?- continuò, punzecchiandogli il braccio
con un dito. -Non si direbbe.-
Neville sbiancò quando qualcosa di inconfondibilmente bianco
le colpì una spalla.
Luna lo osservò perplessa. –Sono morta anche io,
ora?-
-A quanto pare sì.- balbettò Neville, ancora
disteso a pancia
in su.
La Corvonero, allora, si lasciò cadere a peso morto nella
neve, a faccia in giù, e i capelli le si riversarono sulla
schiena.
Neville le sfiorò una mano come a volerle chiedere se stesse
bene e Luna agitò il viso nella neve, in risposta.
Aspettarono un po’, infreddoliti, osservando i combattenti
che man mano si arrendevano al freddo e si ritiravano, diretti verso i
camini
delle loro Sale Comuni. Quando anche Seamus e Dean smisero di colpirsi,
Neville
tirò un sospiro di sollievo e Luna rise.
-Sei uno strano Grifondoro!- affermò, rigirandosi a pancia
in su. Spalancò braccia e gambe e iniziò ad
agitarle freneticamente.
Quando Neville si rimise in piedi, la osservò stranito. -Che
stai facendo?- le chiese.
-Un angelo di neve.- rispose pronta, agitando per un’ultima
volta le braccia.
Neville la aiutò a tirarsi su, afferrandole le mani
guantate.
Osservò la sagoma indefinita e buffa ai suoi piedi e poi
Luna. La neve le era rimasta tra i capelli, il viso le si era colorato
per il
freddo e il cappello le premeva sulle orecchie, schiacciandole in una
posa
innaturale, rendendole simili a quelle di un elfo domestico.
-Ti piace?- gli domandò con lo sguardo perso nel vuoto.
-Sì, è molto bello.- dichiarò,
farfugliando. –Andiamo,
però.-
Si avviarono verso il castello e per tutto il tragitto
Neville si chiese che caspita fosse un angelo.
Hogwarts, 30
settembre 1995
I tappi di Burrobirra, che
componevano la sua collana, le
sfioravano il collo e la pelle del petto, andandosi a nascondere sotto
la
stoffa del colletto inamidato. I capelli biondo sporco le ricadevano su
una
spalla, in una voluminosa treccia e numerose ciocche le sfioravano il
viso. Gli
occhi tondi erano persi nel vuoto e Neville si sentì
particolarmente a disagio
e in colpa, mentre la osservava.
-Come fai?- le chiese a un tratto e Luna parve riscuotersi.
Appoggiò il Cavillo sul ripiano del tavolo e
osservò il Grifondoro stralunata.
-Oh, ciao, Neville.- gli concesse dopo qualche secondo,
spostandosi una ciocca bionda dagli occhi. –A fare cosa?-
riprese subito dopo.
Neville le sorrise impacciato, rigirandosi
tra le mani il vaso
della Mimbulus
Mimbletonia.
-A leggere al contrario.- rispose, indicando il Cavillo.
Luna socchiuse le labbra in un’espressione più
sorpresa del
solito. –E’ più facile di quanto
sembri.- asserì, per poi portare l’attenzione
sulla pianta che Neville aveva tra le mani.
-Cos’è?- chiese, avvicinando il viso al vaso.
-E’ una Mimbulus Mimbletonia, me l’ha regalata mio
zio.-
precisò e Luna lo trovò particolarmente
divertente.
-Hai cambiato voce e sei diventato più alto.-
osservò Luna,
dopo qualche secondo. –Che
cosa fa?-
-Per difendersi dai nemici emette la Puzzalinfa, ecco,
guarda.- recuperò una piuma dalla borsa e
punzecchiò la Mimbulus Mimbletonia.
Un getto di Puzzalinfa li colpì entrambi e Neville divenne
rosso fino alle orecchie, mentre Luna si toccava il viso sporco e i
capelli
improvvisamente collosi.
-Beh, darebbe del filo da torcere ai Nargilli.- disse con
tono pacato, prima di riprendere la lettura di un articolo
particolarmente
interessante sul Cavillo.
Hogwarts, 13 dicembre
1996
La Guferia non era mai stata facile
da raggiungere,
soprattutto d’inverno. La scala a chiocciola che risaliva la
Torre Nord, fino a
raggiungerla, era impervia, una serie infinita di scalini che si
ghiacciavano e
nessuno si prendeva mai la briga di togliere il ghiaccio. Neville
pensava che
fosse un compito del custode, ma non gli sarebbe mai saltato in mente
di
andarlo a dire a Gazza. In ogni caso non gli era mai dispiaciuto
andarci,
soprattutto quando, l’anno prima, aveva trovato una piccola
scritta, nascosta dietro
il trespolo di un barbagianni particolarmente scontroso. Nel legno di
una delle
imposte erano incisi i nomi dei suoi genitori, con uno scarabocchi
simile a quei
disegnini che Romilda Vane lasciava scivolare nelle tasche di Harry,
ogni qualvolta
le capitava di incrociarlo nei corridoi o a lezione.
Osservò i capelli di Luna dondolarle sulla schiena, seguendo
i suoi movimenti. A Neville piaceva molto guardarli, piaceva molto Luna
in
generale e quando se l’era vista saltellare nella propria
direzione ne era
stato più che felice, quasi quanto lo era di accompagnarla a
far visita a
Nagisto, il suo gufo.
-Sta nevicando.- constatò la Corvonero, fermandosi
all’altezza di una delle finestre che si alternavano per
tutta la lunghezza
sella torre.
Socchiuse le labbra in un sorriso radioso. –Mi piace la
neve.- aggiunse poco dopo, annodandosi una ciocca particolarmente
arruffata al
dito guantato.
Neville si trovava un gradino più in basso rispetto a Luna e
la superava in ogni caso di un paio di centimetri. Aveva il collo
avvolto in
una sciarpa con i colori della sua Casa e un cappello troppo grande
calato
sulle orecchie.
Quando la strattonò nella propria direzione, per poco non
caddero entrambi per il tornante delle scale. A Luna sfuggì
una piccola
esclamazione di stupore e Neville, preso dal panico, schiaccio il
proprio naso
contro quello di lei, per poi arrossire vistosamente. Tentò
di nuovo e pensò
che era bello, anche se gli faceva male il naso e le labbra di Luna
erano umide
e non smettevano di agitarsi.
Quando la lasciò andare cadde il silenzio e lei lo
osservò
dubbiosa, studiandogli la curva del naso arrossato, le sopracciglia
scure e gli
occhi bassi. E poi rise e Neville
per
poco non scivolò per terra, colto da un improvviso sollievo.
Luna si protese in avanti, poggiando le proprie labbra sulla
punta del naso di Neville.
-Nagisto non sarò contento, sai? E’ un tipo
geloso.- disse
pacata, riprendendo a salire le scale.
Neville rimase interdetto per qualche secondo, mentre i
capelli di Luna ricominciavano a dondolare.
-Potremmo fare un angelo di neve.- suggerì, rimanendo ancora
al proprio posto. Gli piaceva vedere Luna camminare.
Hogwarts, 2 maggio
1998
Un cumulo di macerie si ergeva in bilico, minacciando di crollare da un momento all’altro. E per poco non cadde anche lui, quando Luna gli si avventò addosso, stringendolo spasmodicamente. I capelli arruffati, ricoperti di polvere, le nascondevano il viso. Qua e là facevano capolino delle macchie di sangue e i vestiti erano laceri in più punti. Neville la scostò un po’ da sé e le sorrise. Il tepore di quel corpo gli era familiare, era rassicurante e il profumo di ravanelli ed erbamenta era rimasto invariato, constatò, tuffando il viso tra i capelli di Luna. E poi cadde, le gambe gli cedettero, ma Luna lo sostenne.