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Autore: RainAgainst    04/10/2012    1 recensioni
Come ai vecchi tempi, come quando erano bambini e tutti i sogni sicuramente non avevano la sfumatura di un’utopia che da adulti li contraddistingue.
Quando Michele era convinto che sarebbe diventato un calciatore, e Alice era certa che sarebbe diventata la regina di Inghilterra.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una sera di Luglio, c’era freddo, Alice aveva una felpa addosso, ed era stata proprio lei a chiedergli se voleva andare a fare una passeggiata in riva al mare.
‘Vieni, dài, che così ci raccontiamo di noi, come ai vecchi tempi’, gli aveva detto.
Come ai vecchi tempi, come quando erano bambini e tutti i sogni sicuramente non avevano la sfumatura di un’utopia che da adulti li contraddistingue.
Quando Michele era convinto che sarebbe diventato un calciatore, e Alice era certa che sarebbe diventata la regina di Inghilterra.
Quando le loro mamme prendevano il tè insieme tutti i pomeriggi alle cinque in punto, e loro stavano nella stanza di Michele a raccontarsi delle loro maestre di asilo, di quella biondina carina, ma spocchiosa, e in quel posto tutto era intriso di speranza, di gioia, e di voglia di vivere.
Come ai vecchi tempi, quando, pur non essendo Beethoven, si arrogavano il diritto di inneggiare alla gioia.
Come poteva saperlo Michele che quella passeggiata sarebbe stata l’ultima, come poteva saperlo Alice? O forse no?
 
Tutto era cominciato quando lui le aveva rivolto quella domanda che aveva in testa da anni, ma che non aveva mai avuto il coraggio di formulare, per la paura della sua risposta, o forse per la paura della sua reazione, qualora la sua risposta fosse stata affermativa.
Tutti hanno un po’ quel dubbio che non hanno il coraggi di alleviare, e probabilmente non l’avranno mai, no?
Forse non tutti; forse ci sono quelli che hanno gli attributi necessari per guardare negli occhi qualcuno e togliersi tutti i sassolini dalla scarpa. Michele no.
I sintomi della tensione su di lui sarebbero risultati evidenti a chiunque.
Faceva fatica a reggersi in piedi, il cuore gli batteva a mille, sudava, la gola era secca.
Lei fingeva di non accorgersene.
Alice era allegra quella sera, un sorriso diverso dal solito congiungeva le sue due gote.
Se l’aspettava quella domanda, anzi, la aspettava quella domanda. Da anni.
L’ultima volta che si era trovata a dover rispondere aveva sette anni, e il suo no era stato accompagnato da una smorfia di ribrezzo spontanea.
 
Michele era diventato sempre più bello con il passare degli anni; Alice invece, ad esser sinceri, tendeva all’opposto.
Lui se n’era accorto, e ciò era stato un importante dettaglio che lo aveva spinto a tirar fuori da lì in fondo il coraggio per pronunciare quelle parole.
‘Quei giorni nella mia cameretta io li ricordo tutti perfettamente. E tu? Te le ricordi tutte quelle promesse che, dicevamo, ci avrebbero tenuti uniti per sempre? Io le ho mantenute tutte, tutte quante, dalla prima all’ultima. Da quella di non mangiare mai i cavolfiori, a quella di non rivolgere la parola alla Sara di 3B. Da quella di non prendere più una nota con la maestra Flavia a quella di imparare a suonare la chitarra. Io ho mantenuto anche la promessa di non avere mai nessun’altra ragazza, di non dare a nessun altra ragazza il bene che sapevamo darci io e te. E tu, l’hai mantenuta? Tu ce l’hai un altro ragazzo?’
Aveva sputato fuori tutto alla velocità della luce, tanto che lei si sentì quasi stanca quando lui finalmente chiuse la bocca, perché aveva dovuto sforzare la mente per non perdersi nemmeno una parola di quello che lui stava dicendo.
E, purtroppo, non se n’era persa nemmeno una.
C’era stato un lungo attimo in cui i due si erano guardati fissi negli occhi, desiderando tornare indietro, desiderando andare avanti, non sapendo che cosa fare, che cosa dire, come uscire da quell’insostenibile impasse.
Poi Alice aveva preso un respiro profondo, come se avesse dovuto spendere tutto il fiato in serbo per la vita in quel momento, e poi aveva risposto a Michele, che silenziosa gli era caduta una lacrima.
‘Michele, sono passati tanti anni, lo sai. Le promesse si infrangono, spesso, e io ho fatto il possibile per non rompere le nostre. In tutti gli anni delle elementari non ho mai preso una nota. Non ho rivolto la parola alla Sara di 3B, mai, nemmeno quando è diventata amica della Monica, che era la migliore che avevo. Suono anche la chitarra in un gruppo musicale. Però ho incontrato l’amore della mia vita. Sono una delle poche persone fortunate che può affermare ciò. Un uomo che mi ha fatta sentire amata, preziosa, bellissima, unica. Un giorno se n’è andato, e mi ha lasciata sola e disperata. Ho trascorso dei mesi terribili. Mi hanno curata e sostenuta i migliori specialisti in circolazione, ma solo dentro di me, soltanto da sola ho trovato la forza per andare avanti. Ma io l’ho amato, Michele, l’ho amato tanto, e facendo ciò infranto quella nostra promessa, ho spezzato l’equilibrio che ci teneva uniti sulla nostra bilancia; il peso sul mio piatto è diventato insostenibile, e così ha ceduto.’
Michele la guardò, tentò di respirare, tentò di controllarsi, ma sapeva bene che non avrebbe mai potuto accettare l’idea che Alice avesse infranto, tra tutte quante, quella promessa, e così, istintivamente, l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu quella di spingerla in mare, per la rabbia, per gioco, per un’azione istintiva che poi non ha tanto senso.
Alice scivolò in acqua, e non riuscì più a tirarsi su.
Come cadde dentro sprofondò, e un’onda più lunga delle altre se la portò via e se la tenne tutta per sé.
Michele cadde per terra, in preda alla disperazione: era un assassino, un pazzo. Aveva ucciso Alice, la ragazza che aveva amato per tutta la sua vita.
Riusciva a pensare solo a questo.
C’erano stati tanti momenti, nella sua vita, nei quali si era sentito morire, nei quali aveva desiderato essere altrove, lontano, non aver compiuto qualche azione.
Davvero tanti, più di quanti capitino in una vita intera ad una persona normale.
Ma, come non è difficile immaginare, nulla superò quel momento. Michele voleva solo che il mare trovasse la forza di trascinare via anche lui, e magari di riportarlo da Alice.
Voleva soltanto che un’onda enorme se lo prendesse, lo togliesse da questo mondo che senza di lei era terribilmente vuoto, abbandonato a sé stesso, grigio.
Ma lui non trovò la forza di buttarsi.
 
Il fantasma di lei lo tormentò per mesi e mesi.
Soltanto una volta aveva avuto il coraggio di tornare nella sua casa.
Aveva trascorso tre ore nella sua camera. Sul tavolo c’era una lettera che Alice aveva aperto quel giorno, che lui non ebbe mai il coraggio di aprire. Tra le promesse c’era anche quella di non aprire mai più qualche cosa che appartenesse a lei, di non impicciarsi mai più nei fatti suoi. L’avevano stretta dopo che lui, aprendo le pagine del suo diario, si era fatto cogliere con la mani nel sacco.
Quella lettera avrebbe potuto cambiargli la vita. Ancora di più di quanto avesse fatto ciò che era accaduto quella notte. Avrebbe potuto portargli la pace, che un bel giorno capì che era davvero introvabile.
Quella lettera, quel giorno, non la aprì. E non l’avrebbe mai più potuta aprire.

Cara Alice,
come ti senti? Non è difficile immaginare la tua ansia, e queste parole che sto per scriverti hanno il compito di alleviarla.
Ho qui sotto mano i risultati delle tue analisi, finalmente. Ci hanno messo un sacco a farmele avere. Non sono tempi facili. Ora, comunque, li ho proprio qui di fianco a me.
Il motivo per cui ti sto scrivendo è che di persona non riuscirei a dirti quello che stai per leggere. Mi viene difficile perfino metterlo qui. La penna sembra opporsi al movimento tremolante della mia mano. Ma devi sapere come sono andate a finire. Tuo padre mi ha detto come stai, e non credo sia giusto aspettare altro tempo a porre fine alla tua ansietà.
I tuoi sospetti erano tutti esatti. Soffri di una forte allergia all’acqua salina del mare. Un’allergia molto forte, ma che si può prevenire.
Però non potrai più andare al mare. Anche solo sentirne l’odore, anche solo la tua vicinanza potrebbe avere effetti letali sulla tua vita.
Ti dico queste cose con il cuore in mano. Conosco tuo padre fin da quando eravamo al liceo, e devo dire che ti ho vista proprio crescere: per questo tu non sei una paziente come tutte le altre. E’ per questo che ho voluto fare tutti gli accertamenti del caso, tutte le prove e le riprove necessarie per tentare di poter dire ‘ho sbagliato’. Ma purtroppo, questa volta né io né te abbiamo fallato.
Non sarà facile, Alice. Ho parlato con il dott. Mastrangelo, lo psicologo della mia clinica, ed è disposto a farti avere delle sedute gratuite per cercare di vincere insieme questo limite, e di imparare a non superarlo.
Ti basterà contattarmi per avere tutti i dettagli che ti occorrono.
Devi, comunque, sapere che ora come ora non rischi assolutamente niente. Con gli antiallergici che ti ho consigliato siamo stati in grado di annientare tutti i sintomi che ti si erano presentati. Siamo stati talmente audaci che la fortuna ha deciso di giocare dalla nostra.
Ma è molto difficile che si schieri di qui un’altra volta.
Per cui ti tocca evitare il mare e le spiagge, per sempre.
Ho dovuto comunicare tante brutte notizie, nella mia vita, ma questa volta una lacrima è scesa pure a me.
Con l’affetto che sai,
Franco
  
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