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Autore: alynoihara    04/10/2012    1 recensioni
Ho i miei momenti depressivi e questa è stata prodotta in una di questi. Non so bene che cosa scrivere per presentarvela..ecco, c'è una ragazza che riflette su se stessa e su quello che le sta intorno. Finendo di scriverla mi sono messa a piangere io stessa, quindi magari non è poi così male..potrebbe sembrare che sia una depressa cronica, ma sono solare come ragazza, solo che oggi girava così xD
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voglio morire.
Ora penserete che sia una tipica ragazza adolescente che ha problemi con il ragazzo, con la scuola, con le amiche. E invece vi sbagliate. Queste cose non centrano niente e io voglio morire sul serio.
Ogni mattina mi alzo con una nuova idea per togliermi la vita e ogni sera torno sotto le coperte ancora viva. Non perché non ci abbia provato, ma perché c’è sempre qualcuno che mi manda a monte i piani.
Non vi serve sapere come mi chiamo. Potrei riferirmi a me stessa con ‘Toska’, una parola russa che ho compreso solo da poco, o potrei anche parlare di me come del nulla che è quello che infondo tutti siamo.
Quando qualcuno urla ‘Toska non farlo!’ o ‘Toska fermati!’ proprio mentre mi stringo una corda al collo o mentre buco la mia pelle con una lama, quello che capisco è la loro inutilità. E la mia.
Se pensassi di avere alternative state certi che le proverei, ma a questo non c’è alternativa. Non puoi scappare. Sei costretto qui da quelle persone che credono che alcune medicine e delle visite continue possano curarti. Stolti. Non possono fare niente se non rallentare l’avvenuta di quello che desidero di più, costringendomi a ulteriori torture. E non se ne accorgono.
‘’Toska come stai?’’ ‘’Meglio.’’ Ogni mattina uguale e un sorriso spunta sulle labbra di mia madre che, ingenua, pensa veramente che le mie parole siano vere, senza sapere che intanto io sto progettando un nuovo piano di suicidio.
Non c’è niente qui che mi faccia pensare a una rivalutazione del mio piano, nemmeno la mia amicizia con Tanaka. Siamo cresciuti insieme, siamo molto legati. Ma questo non cambia la mia opinione. Tanaka è stato il primo che mi ha trovato e salvato quando, 3 anni fa, realizzai il mio primo tentativo di togliermi la vita. Al tempo avevo 16 anni e molta rabbia. Quando ti viene diagnosticato un cancro, di solito si prova paura. Io no. Io non sono tipo da paura, il mio sentimento è stato di furia. Da quel giorno non prego più, perché le divinità mi hanno castigato per cose che non ho fatto e non meritano più la mia voce. Tanaka ha cercato più volte di trascinarmi al tempio, ma quando al posto di un consenso arrivava un pugno, siccome l’ho sempre reputato intelligente, ha rinunciato.
Una causa dei miei fallimenti è lui. Non mi reputava capace di sfidare di nuovo la morte, ma quando mi trovò sommersa d’acqua nella vasca da bagno, capì che non stavo scherzando. Da quel giorno è la mia ombra. Fin troppo fastidiosa da volerla tagliare. E ci ho provato, ma lui è ritornato,
nonostante gli avessi scaricato addosso tutto il male possibile. ‘Non ho intenzione di lasciarti morire, Toska.’ Su questo non avevo dubbi.
Da quella sera, quel ragazzo mi segue ovunque e ha persino chiesto a madre se poteva dormire da noi per controllarmi. La mia camera è grande e quindi mia mamma gli sistemò il futon accanto al mio, ritenendo la cosa un’ottima idea. Credeva che siccome non avevo mai mostrato segni di fastidio verso di lui, averlo come custode non fosse un male. Lei non sa di quella sera. Quella è solo nostra. Mia e di Tanaka
Ora lui non è qui con me, ma sono sicura che se mi premessi questo coltello sul polso, lui apparirebbe dal nulla ed è tremendamente frustrante.
Ho 19 anni e da 3 cerco di uccidermi. Non voglio vivere lasciando alla malattia il divertimento di risucchiarmi tutte le energie vitali. Voglio essere libera di scegliere come e quando morire. Ma questo la mia famiglia, i miei insegnanti, i miei compagni e Tanaka sembrano non capirlo.
Quello che dovrei eliminare veramente è solo lui. Ogni volta che mi metto a macchinare il suo omicidio, c’è sempre qualcosa che non mi permette di portarlo a termine. Una volta devo ammettere che ero molto vicina al compimento del piano, ma ho perso l’occasione. Ho abbassato l’arma ed è stato in quel momento che ho capito che non ho problemi a togliermi la vita, ma non riesco a privare Tanaka della sua. Quel momento è impresso più profondamente nella mia mente di quello che l’ha seguito, quando le mie labbra erano appoggiate alle sue. È successo solo quella volta e nessuno dei sue ne ha mai parlato con l’altro. Non credo ci sia niente da dire. Sperava che un bacio mi potesse portare sulla strada giusta, ma, per quanto intelligente lo reputi, quella volta si era sbagliato.
Tuttavia non capisco la sua tenacia. Siamo amici e come tali dovrebbe capire e lasciarmi morire invece di intromettersi in cose che non lo riguardano. Evidentemente non sono io ad avere bisogno di aiuto, ma lui. Ma perché proprio da una malata di cancro? Una che ha un tempo di vita  stabilito. A scuola è pieno di ragazze che farebbero la fila per fargli da spalla. Ecco, ora penserete che sono un’idiota che a 19 anni è ancora a scuola. Gli idioti sono i miei genitori, non io. Hanno voluto tenermi in casa per un anno, facendomi rimanere indietro. Io non centro assolutamente niente.
Spero che a voi non sia venuta voglia di aiutarmi a uscirne, come la chiamano tutti. Ha un nome ben preciso ed è /pietà/. Se anche voi provate questo nei miei confronti allora potete smettere di ascoltare e dimenticarmi. Non mi serve niente da voi.
Perché credete che ora stia facendo dondolare  il cappio che ho appeso alla trave? Non certo perché mi serve il vostro aiuto. E perché credete che sia in piedi sullo sgabello a posizionare la corda attorno al mio collo? Non certo perché mi serve la vostra misericordia. Non mi serve altro che il mondo che desidero io, senza questo male che mi divora senza motivo. Senza vedere la gente trattenere le lacrime quando viene a conoscenza del mio passato e del mio futuro.
Senza rimpianti. Senza paure.
Finalmente il vuoto sotto di me. Ora sono io a dondolare nell’aria, non il cappio. La sento vicina, così vicina che riesco a vedere la luce e quasi a toccarla.
‘’TOSKA!’’
Perché..? Perché non capisci, razza di idiota? Ed ecco che Tanaka si mette in mezzo dove non deve e per giunta quando ero così vicina alla felicità. Il sangue arriva velocemente al cervello e rischio di cadere nell’oblio. Prima però voglio dire a tutti quelli che hanno ascoltato fino qui cosa signofica ‘Toska’.
I russi mi hanno sempre affascinata, anche se sono nata in Giappone. Una volta ne ho conosciuto uno e mi ha detto che ero affetta da Toska. Non sapevo il suo significato e neppure dopo aver cercato nel dizionario ne capivo il senso.
Toska= sensazione di grande angoscia spirituale, spesso senza una causa precisa. Nostalgia di qualcosa, senza sapere bene di cosa. Tedioso male dell’anima.
Inizialmente avevo pensato che fosse dovuto alla malattia, siccome tutto è nato da quello. E invece questa volta a sbagliarmi ero io. La malattia non è il soggetto, perché quello sono IO. La /mia/ nostalgia della vita prima di scoprire come sarei morta. Il sorriso che mi spuntava sulle labbra ogni volta che Tanaka mi veniva a trovare. Cose che non succedono più. Il male che ho nell’anima, dovuto alla mancata accettazione della malattia.
Ma ‘Toska’ significa anche ‘Libertà’, vista dai miei occhi. La libertà di seguire l’angoscia che mi porto dietro e scoprire cosa c’è oltre a questo mondo di dolore.
Chiudo gli occhi e sollevo un pugnale che, nonostante gli occhi chiusi, sono riuscita ad aggiungere.
‘’Grazie Tanaka, ti ho amato tanto..’’
Il braccio frana su di me e il pugnale raggiunge il mio cuore. Negli ultimi istanti che mi mancano, rivolgo un sorriso alle lacrime del mio amico e trovo la pace tra le sue braccia.
  
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