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Autore: AbsynthFairy    04/10/2012    0 recensioni
« Non puoi sapere proprio niente di me, di come mi sono sentito, di come mi sento tutt'ora. »
Sono passati tre anni dagli eventi di Black & White. N ha provato a cambiare vita, allontanandosi dall'isolamento impostogli e incominciando a vivere, per la prima volta, per se stesso. La sua fragile quiete viene tuttavia pericolosamente scossa quando ritrova un articolo di giornale vecchio di tre anni, in cui viene citata una persona che, nonostante tutto, non è riuscito a dimenticare.
[ N/Black - Isshushipping ] [ non tiene conto degli eventi narrati in Black&White2 ]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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00. How everything ended, how everything began


« Capisco quello che provi, veramente. » Gli occhi di N indugiarono su quelli di Black a lungo, ma non riuscì a decifrarne appieno l’espressione. Sapeva di avere ancora molte cose da imparare sull’interazione fra umani, ma quella gli era sembrata veramente la frase più giusta e sincera da dire.

« No, oh no, non anche tu. » Black scattò in piedi, facendo scivolare la bottiglietta d'acqua sulla panchina. Alzò il viso, l'espressione arrabbiata, sicura di sé, illogica « Non puoi sapere proprio niente di me, di come mi sono sentito, di come mi sento tutt'ora. »

N ripensò brevemente a Ghetsis, agli anni trascorsi chiuso nel castello, e strinse forte i pugni lungo le braccia: chi meglio di lui, seppur in maniera totalmente diversa, poteva capire il vero significato dell'abbandono? Si morse il labbro inferiore, tenendo il volto basso.

« È inutile che fai quella faccia, N! Sono convinto che non sai neppure cosa significhi la parola “comprensione”! » Black sembrava completamente fuori di sé. Agitava le braccia al vento, la voce rotta e le mani tremanti, « Ma dopotutto per te adesso è tutto un gioco, no? Tutta un'esplorazione! L'unica cosa che ti interessa è capire, e capire, e capire! »

« Con te no, » Più Black urlava, più N, istintivamente, abbassava la voce e perdeva la voglia di parlare. Le mani iniziavano a dolergli dalla forte stretta « con te mai- »

« Bugiardo! » Black arretrò di un passo, cercando la sua bicicletta a tentoni con una mano « Sei... sei il degno figlio di Ghetsis, dopotutto! E io stupido che mi sono fidato di te! »

N spalancò gli occhi e si alzò di scatto dalla panchina, ma lasciò che Black inforcasse la bicicletta e pedalasse velocemente lontano da lui. Le parole dure e cattive di Black lo avevano colpito in un modo che non era mai accaduto prima; avevano litigato più e più volte nel corso degli ultimi mesi, ma mai, mai era accaduto qualcosa di simile.

Si sentiva vuoto e inutile; era una sensazione terribilmente opprimente, che non provava ormai da troppo tempo, e in cuor suo continuava a sperare che fosse tutto un brutto sogno.

Black non poteva pensare quello di lui... Sicuramente non lo credeva sul serio...

Si lasciò cadere a terra.

C'erano tante cose che non capiva ancora del mondo, come l'utilità di certi abiti (non dovrebbero ricoprire la funzione di pelo finto per gli umani e ripararli dal freddo?), o l'alcol e l'ebrezza. Odiava le automobili e i motorini, e quei buffi luoghi chiamati discoteche non suscitavano in lui tutto il fascino che chiaramente avevano sulla maggior parte delle persone della sua età.

Ma ciò che più gli risultava difficile, tanto quattro anni prima quanto oggi, era comprendere fino in fondo Black. Ogni volta che pensava di aver trovato una qualche affinità con lui, ecco che lui sfuggiva, si ritraeva, scappava via, quasi fosse uno sciame di Beedrill pronto ad attaccarlo.

Era una scena che si era ripetuta altre volte, e in modus operandi diversi fra loro (alcune volte era N ad essersene andato via indignato, altre volte erano finiti a fare rituali di accoppiamento propri degli umani per dimenticare la rabbia e il nervoso), ma nessuno dei due aveva mai nominato il passato di N nei litigi.

Mai prima di oggi, naturalmente.

N non pianse. Il nodo alla gola continuava a soffocargli il respiro, e le mani eranano diventate rosso fuoco nei punti in cui premeva con i polpastrelli, eppure non pianse.

Pensava che non ci fosse nulla che potesse farlo piangere... anzi, forse non ne era neppure capace.

Con il porto alle spalle, continuava a fissare il punto in cui Black era fuggito, senza trovare la forza di seguirlo e chiedere. Anche perchè che cosa avrebbe dovuto chiedere? Avevano instaurato una specie di... rapporto, chiamiamolo, ma N non si sentiva abbastanza a suo agio per fare domande personali al ragazzo più piccolo.

Abbassò lo sguardo. Un cucciolo di Pidove stava becchettando rapidamente il punto in cui N aveva lasciato involontariamente cadere le sue noccioline.

« Sono sempre così difficili le relazioni tra umani? A volte vorrei che Black fosse un Pokémon come te. » Alle sue orecchie, le parole sembravano essere state pronunciate da una persona totalmente diversa.

Il piccolo Pidove arruffò le piume ma non emise alcun verso, continuando a mangiare il dolce sul marciapiede umido.

  
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