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Autore: Yuls    04/10/2012    0 recensioni
Lanciai nelle braci morenti la cicca dell’ennesima sigaretta che avevo da poco terminato di fumare.
Mi odiai per quello che stavo facendo: non ero, certo, un modello da imitare.
Tuttavia, fumare sembrava darmi sollievo e rendere più sopportabile la snervante attesa e la solitudine che mi attanagliavano da giorni.
Perlustrai con lo sguardo la cucina: era invasa da un’opprimente nuvola di fumo che sembrava smorzasse ogni singolo rumore.
Grimmauld Place nr. 12, però, era realmente immersa in un innaturale silenzio.

[...]
"'Cause I'm just one of those ghosts
Travelling endlessly
Don't need no roads
In fact they follow me
And we just go in circles
But now I'm told that this life
And pain is just a simple compromise
So we can get what we want out of it."
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton, Sirius Black, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Misguided Ghosts


Note dell'autrice
Questa fanfiction l'ho scritta per un contest su un sito di Harry Potter, Lumos. it.
Questo contest era "al buio", e cioè dovevamo scegliere dei numeri per i personaggi, il rating, l'ambientazione, il periodo storico e gli avvertimenti... che voi scoprirete leggendo.
Beh, spero vi piaccia quanto è piaciuto ai giudici del concorso (che ho anche vinto :D ). In fondo, poi, trovate un lavoro di grafica per lo stesso contest, ma per la categoria FanGraphic (e ho vinto pure questa XD).
Beh...buona lettura. (:  


Lanciai nelle braci morenti la cicca dell’ennesima sigaretta che avevo da poco terminato di fumare.

Mi odiai per quello che stavo facendo: non ero, certo, un modello da imitare.
Tuttavia, fumare sembrava darmi sollievo e rendere più sopportabile la snervante attesa e la solitudine che mi attanagliavano da giorni.
Perlustrai con lo sguardo la cucina: era invasa da un’opprimente nuvola di fumo che sembrava smorzasse ogni singolo rumore.
Grimmauld Place nr. 12, però, era realmente immersa in un innaturale silenzio.
Non sapevo dove fosse Kreacher perché, ormai, era assente da un bel po’, e Fierobecco soffriva di isolamento, perciò passava il tempo a dormire.
Desideroso di un qualsiasi contatto con il mondo esterno, tornai a guardare il fuoco che si stava spegnendo lentamente, un po’ come le mie speranze, che produceva piccoli sbuffi di fumo che mi ricordavano vagamente la forma di un fantasma.

'Cause I'm just one of those ghosts
Travelling endlessly
Don't need no roads
In fact they follow me
And we just go in circles
But now I'm told that this life
And pain is just a simple compromise
So we can get what we want out of it.

Fantasmi. I fantasmi del mio passato uscirono malaccorti come nuvolette di fumo dalle braci ardenti della memoria.
I ricordi infelici si affacciavano prepotenti alla mia mente. Rividi ancora una volta i volti sorridenti di Lily e James… Harry ancora in fasce… la loro casa a Godric’s Hollow… rividi la cella di Azkaban in cui avevo passato i tredici anni più lunghi e desolanti della mia vita…
Un guizzo nelle fiamme catturò il mio sguardo e la mia attenzione, trascinandomi fuori dal buco nero di sconforto in cui ero precipitato.
Un secondo guizzo, però, mi fece capire che quello precedente non era stato solo un frutto della mia immaginazione e, presto, la testa di un uomo spuntò dalle braci morenti.
«Umbridge.» borbottò a mo’ di scusa il professore di Pozioni della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
«E come saresti riuscito a imbrogliare quella vecchia megera?» chiesi con una certa indifferenza, palesemente irritato dal fatto che il mio primo contatto da giorni con il mondo esterno fosse stato con Severus Piton.
«Non sono venuto qui per parlare di lei, tantomeno per essere preso in giro da te, Black. Personalmente, se non mi avesse mandato Silente, non avrei corso tanto rischio per te.» ribatté l’altro con disprezzo. «Ma non ho molto tempo a disposizione e, se permetti, vorrei sfruttarlo in maniera utile.» aggiunse.
«Ti ha mandato Silente? E perché non è venuto a parlarmi lui?», domandai sbigottito.
«Black, credo che Albus Silente abbia di meglio da fare che parlare con un ammasso rabbioso di pulci.».
Balzai in piedi, sfoderando la bacchetta.
«Ahi ahi, devo aver toccato un nervo scoperto.» ghignò il professore. «Ma stavo dicendo… non devi preoccuparti di Potter. A scuola è sicuro… e ti consiglio di… cioè, Silente lo fa, di essere prudente e di rimanere in casa.»
«Sai, Piton, ultimamente non ho avuto molte occasioni per andarmene a passeggio. Ti va di portare a spasso questo sacco di pulci? Ti prometto che farò il bravo.»
«Hai voglia di scherzare, Black? Beh, non è il momento. Ora come ora Silente non è molto benvisto dal Ministero e non so se devo anche ricordarti il recente ritorno dell’Oscuro Signore…».
«Mi stavo giusto chiedendo perché non fossi ancora tornato scodinzolando dal tuo padroncino!» dissi, con una risata simile a un latrato.
«Smettila, Black!» urlò Piton, fuori di sé, ma poi strabuzzò gli occhi e sparì, lasciandosi dietro uno sbuffo di fumo.
Severus Piton non tornò il giorno dopo, né i seguenti, e, deluso dalla mancanza di novità, passavo il tempo a rimuginare sulle parole del mio vecchio nemico che ormai ero stanco di sentirmi ripetere senza tregua.
“Sii prudente… rimani in casa… Non preoccuparti per Harry…”.
Voldemort era tornato da pochi mesi e a causa sua dovevo stare rinchiuso nella casa che più avevo odiato. Inoltre, non riuscivo a trovare molto da mangiare a causa dell’assenza di Kreacher.
Con l’arrivo di novembre, anche l’elfo tornò e, mi duole dirlo, non fui mai stato così lieto in vita mia di rivederlo.
Quella sera, mentre finivo la mia salsa di mirtilli, il mio pensiero andò a Harry: non mi era mai mancato tanto.  Avevamo smesso di scriverci un mese prima per paura che le lettere fossero intercettate e non avevo più avuto sue notizie. Nonostante Piton mi avesse detto di non preoccuparsi, non potevo farne a meno.
Anche se, però, improvvisamente provai un piccolo moto di gelosia verso il mio figlioccio.
Lui era a Hogwarts e, essendo astuto come James, aveva anche la possibilità di scappare a Hogsmeade qualche volta.
Aveva degli amici, poteva divertirsi la sera nel suo dormitorio pensando, di tanto in tanto, a quel suo povero padrino che era confinato entro le mura della sua vecchia e detestata casa.
Mi detestai per questi pensieri, ma tuttavia, una briciola di rancore mi accompagnò tra le braccia di Morfeo, sentendomi più solo che mai.

 

Such a lonely day 
shouldn’t exist 
It's a day that I’ll never miss 
such a lonely day 
and it's mine 
the most loneliest day of my life 

 

***

 
Mi svegliai di soprassalto, facendo sussultare anche Fierobecco.
Udii dei rumori giù in cucina e piombai di sotto con la bacchetta sfoderata.
«Salve anche a te, Black.» esclamò Severus Piton, vedendomi. Guardai l’orologio a pendolo. Era pomeriggio e questo spiegava perché il mio stomaco brontolasse fastidiosamente.
Dalle vacanze di Natale, il professore di Pozioni non era più venuto a farmi visita di persona, ma solo ogni tanto con la Metropolvere.
Il sole di giugno illuminava la mia cucina e il caldo era insopportabile.
«Cosa vuoi, Piton? Cosa c’è di tanto urgente?» sbottai.
Rispose con un’unica parola che mi fece rabbrividire.
«Potter.»
Dovetti sedermi a causa dell’improvviso giramento di testa.
«Cosa…cosa è successo?»
«Potter e i suoi amichetti hanno deciso di fare una visita al Ministero della Magia. Mi sembrava doveroso fartelo sapere.  Sembra che il tuo figlioccio ti abbia fatto visita con la Metropolvere… ma che non ti abbia trovato. E ha pensato intelligentemente di andarti a cercare al Ministero.» spiegò freddo Piton.
«Cosa? Ma come…? Io devo andare lì. Non posso lasciarlo da solo.» esclamai.
«Non se ne parla.» ribatté l’uomo.
«Non prendo ordini da te, Mocciosus.» replicai stizzito. Mi alzai di scatto e uscii dalla cucina. Spalancai la porta d’ingresso e una folata di vento bollente m’investì in pieno. Girai tre volte su me stesso pensando ardentemente alla mia destinazione: Ministero della Magia.
Spuntai in un vicolo buio e una serie di flebili pop mi fece sfoderare la bacchetta. Uno ad uno, i membri dell’Ordine della Fenice, si Materializzarono accanto a me.
«Non potevamo lasciarti da solo. Appena Piton ci ha avvisato, siamo piombati qui.» spiegò mia cugina Dora.
«Pronti?» chiese Moody, «Siamo qui per combattere.»
«Mangiamorte» spiegò lui al mio sguardo confuso.

 

It's the moment of truth and the moment to lie
The moment to live and the moment to die
The moment to fight, the moment to fight, to fight, to fight, to fight
To the right
To the left
We will fight to the death
To the edge of the earth
It's a brave new world
From the last to the first

 

Li trovammo. Erano sei. Sei sciocchi ragazzini che lottavano contro il doppio dei Mangiamorte.
Harry, Ron, Hermione, Ginny, Neville Paciock e una ragazza bionda che doveva essere la figlia di Xeno Lovegood.
E fu così che iniziò la lotta. Membri dell’Ordine e dei ragazzini contro i Mangiamorte. Buoni contro cattivi.
Quando un Anatema che Uccide sfiorò Hermione, urlai: «Scappate! SCAPPATE!  Lasciate fare ai grandi!».
Harry mi guardò, ma m’illusi. Non stava andando a mettersi in salvo. Correva verso di me. Mi affiancò contro un Mangiamorte cui presto cadde la maschera. Si rivelò essere Lucius Malfoy.
Stranamente, ero felice. Piuttosto insolito, data la situazione in cui mi trovavo, ma… stavo combattendo e al mio fianco c’era il mio figlioccio.
Però, non vedevo Harry.  Accanto a me c’era un giovane James Potter che lottava con la sua preziosa arma, lanciando incantesimi e sprizzando scintille.
«Vai, James! Schiantalo!», esclamai. Una piccola smorfia sul volto di Harry, però, mi fece capire che avevo sbagliato. Non avrei dovuto dirlo.  
All’improvviso sentii delle voci più forti provenire da oltre l’arco che si ergeva a pochi metri da noi. Il velo che celava cosa ci fosse dietro fu come mosso da una presenza incorporea. Fantasmi, pensai.

 

Misguided ghosts, 
Travelling endlessly. 
The ones we trusted the most, 
Pushed us far away. 
And there’s no one road, 
We should not be the same. 
But I'm just a ghost, 
And still they echo me. 
They echo me in circles.

 

Sovrappensiero, lanciai uno Stupeficium contemporaneamente a Harry, e Lucius Malfoy volò di qualche metro, accasciandosi, infine, a terra.
In quel momento odiai Voldemort. Lo odiai per avermi tolto due amici, per aver tolto dei genitori al coraggioso ragazzo che lottava al mio fianco e ad altri ragazzini.
Lo odiai per aver teso una trappola al figlio di James che, ingenuo, ci era cascato. Lo odiai per tutto.
Una risata fredda echeggiò tra le mura, come mettendo in pausa i nostri combattimenti.
Era arrivato, come se l’avessi chiamato, l’uomo che detestavo di più al mondo, prima ancora della mia famiglia. Voldemort.
Eravamo tutti increduli. Eppure lui era lì ed era riuscito a penetrare all’interno del Ministero della Magia.
Tuttavia, preso com’ero dai miei pensieri e dal mio sentimento di odio verso di lui, non notai da chi era stato accompagnato.
Infine, però, lei spuntò da dietro il suo padrone, lo sguardo malvagio impresso sul volto. 
La lotta continuò, più violenta di prima, i colpi sferrati più pericolosi.
Un vortice di scintille, colori e urla mi circondavano, mentre mi concentravo su un paio di Mangiamorte con Harry.
Voldemort combatteva pigramente, ma il suo scopo era parso piuttosto ovvio: uccidere tutti e lasciare il mio figlioccio alla fine.
Con un colpo secco della bacchetta Schiantai il Mangiamorte contro il quale lottavo, mosso dalla rabbia che pian piano offuscava la mia mente.
E non la vidi. Non vidi lo sguardo spietato che rivolse a me, per la seconda volta. Quando lo feci, però, fu troppo tardi.
Un semplice svolazzo della bacchetta.
Un’abbagliante luce verde. Una luce, che veniva verso di me.
Spalancai gli occhi, sorpreso. Avevo paura di ciò che sarebbe successo di lì in pochi istanti.
Aprii la bocca, tentando di formulare un qualsiasi incantesimo di protezione. Il mio cervello, però, sembrava paralizzato.
Ebbi l’ultima forza di guardarmi attorno, ma sbagliai. Incontrai i suoi occhi. Gli occhi verdi di Harry. Gli occhi verdi di Lily che in quel preciso istanti erano colmi di terrore e incredulità.
Improvvisamente, le voci oltre il velo che inizialmente mi erano sembrate surreali, diventarono più forti e per me, diventarono reali.
Sentii l’urlo di sgomento di Harry. Lo guardai un’ultima volta e ciò che vidi mi fece male. Ancor più male della morte che mi stava prendendo tra le sue braccia.
Capii che era finita quando la voce di Harry diventò surreale, quando i sussurri oltre il velo si fecero più nitidi.
Capii che era finita quando fui risucchiato e sparii.
Capii che era finita quando vidi tutto nero.

 

***

Qualcuno bussò alla porta quella domenica mattina di giugno.
«Harry, posso?» mormorò Hermione, incerta.
Non ricevette alcuna risposta, perciò entrò nel dormitorio maschile.
Trovò il suo migliore amico seduto sul letto sfatto, con ancora il pigiama addosso, mormorare a un piccolo specchio con la cornice d’argento lo stesso nome da ormai alcuni giorni.
«Harry…» disse Hermione, dolcemente, andandosi a sedere vicino a lui. Gli posò una mano sulla spalla, mentre un groppo le saliva alla gola.
«Harry…non…non… tornerà. » bisbigliò trattenendo le lacrime. Sembrò che il ragazzo non l’avesse sentita, mentre con una manica del pigiama si asciugava gli occhi.
«Harry…devo farti vedere una cosa.» mormorò ancora Hermione.
Ancora una volta, non ricevette risposta.
«Harry…vieni…».
Silenzio.
«Harry…devi dirgli addio!» esclamò lei, con un tono un po’ esasperato.
«Sto…sto cercando di farlo, Hermione! Ma lui non viene…come posso…come…» disse Harry, ma la sua voce s’incrinò.
«Devi farlo, ma con il cuore. Le parole…non sono mai abbastanza.Vieni con me, Harry.» ripeté lei, porgendogli la mano.
Dopo qualche attimo d’incertezza, il ragazzo la prese.
Hermione lo aiutò ad alzarsi. «Hai cinque minuti per cambiarti, ok? Io ti aspetto qui fuori.» gli comunicò, scompigliandogli affettuosamente i capelli.
Un breve cenno di assenso da parte di Harry le fece intendere di dover uscire dal dormitorio.

 

***

Quello non se l’era aspettato. No, assolutamente.
Hermione gli lasciò la mano, una volta che furono arrivati nei pressi del Platano Picchiatore. Da lì, Harry riusciva a scorgere una parte del Lago splendere alla luce del sole.
Non poté, però, rimirare a lungo quel panorama mozzafiato perché una piccola folla di persone ai piedi dell’albero, insolitamente immobile e indisturbato, lo preoccupava.
C’erano Silente, con la sua lunga barba argentata che brillava al sole, i signori Weasley e tutti i loro figli, Tonks e infine Lupin.
Quando Harry e Hermione si aggiunsero, il Preside gli rivolse un sorriso compassionevole.
«Come sapete, oggi non abbiamo il corpo di Sirius da seppellire poiché è passato ad altra vita attraversando l’Arco» disse Silente, «ma mi sembra doveroso, e spero anche a voi, dire addio a un uomo tanto coraggioso e che è morto da eroe.».
Harry guardava altrove, oltre il Lago e la Foresta. Non voleva ascoltare le parole del Preside perché  gli sembravano scontate e quasi banali e pensava che non fossero abbastanza per ricordare Sirius. Oppure temeva gli facessero ancor più male.
Perciò, si limitò a osservare le candide nuvole che si libravano alte in cielo, evitando qualsiasi sguardo.
Dopo alcuni minuti, sembrò che Silente avesse finito il suo discorso. A turno, gli altri diedero il loro addio.
Harry non lo fece. Non volle usare le parole, ma lo fece con il cuore, come gli aveva detto Hermione.
Nonostante tu sia morto, andato, credimi, il tuo ricordo continuerà a esistere e noi andremo avanti.”  Pensò mentre il primo sorriso da giorni si allargava timidamente sul suo volto.

 

We'll carry on 
We'll carry on
 
And though you're dead and gone believe me
 
Your memory will carry on
 
We'll carry on
 
And though you're broken and defeated
 
Your weary widow marches on.

  
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