“Come
te.”
Quando si erano conosciuti, Akise le
aveva detto: “Io sono
come te.”
Non era umano dunque?
Per via di quelle parole Celty lo aveva sempre osservato con
attenzione.
Lui era un detective molto bravo, nonostante la giovane età.
Ovviamente non pensava neanche lontanamente che fosse stato
creato dal Dio dello Spazio e del Tempo di un mondo ultraterreno. Lei
non
sapeva neanche su cosa stesse investigando in quel momento, ma le
piaceva la
sua persona e le piaceva vedere che si impegnava nel proprio lavoro.
Celty non gli aveva mai detto perché scriveva solo sul PDA,
aveva solo precisato che non fosse muta (non voleva mentire). Non
mostrava mai
quel (bramato) volto che non possedeva.
Ma al ragazzo andava bene così. Non aveva mai fatto domande.
Non gli serviva investigare per sapere qualcosa su di lei: era
già a conoscenza
di tutto. Era stato Deus stesso a dirgli ogni cosa.
Akise, però, dal canto suo, aveva detto qualcosa di
sé alla
donna: aveva confessato di tenere tanto ad un ragazzo: Yukiteru.
Provava
sentimenti profondi per lui: lo amava. E voleva proteggerlo e aiutarlo.
Le aveva persino mostrato una sua fotografia che teneva sul
cellulare.
Quel giorno gli aveva chiesto di incontrarsi perché aveva
preso una decisione: si sarebbe mostrata a lui. Non se ne sarebbe
pentita.
Ma una volta arrivata sul posto… ciò che vide fu
shockante.
Il corpo di Akise giaceva a terra senza testa.
Di questa non vi era traccia.
Osservandolo con attenzione notò che il ventre si muoveva
ancora,
come le dita tremanti sul cellulare.
Celty si chinò allarmata su di lui. Era scossa da brividi e
sentiva il respiro quasi mancare.
Era preoccupata, non inorridita: in quello stato, lui, non
era mostruoso. Affatto.
In quel momento le arrivò improvvisamente un messaggio sul
PDA da parte di Akise, che aveva smesso di pigiare con i polpastrelli i
tasti
del cellulare.
Ma ormai Akise non dava più segni di vita, non respirava.
E lei, che non aveva potuto vedere l’espressione di Akise
morente (preoccupata? Dolorante? Infelice? Terrorizzata?)…
lei non poteva
mostrare a nessuno, nemmeno a se stessa, che in quel momento stesse
piangendo.
“Proteggi Yukiteru.”