Titolo:
Like a song
Fandom:
The Runaways
Personaggi/Pairing(s):
Sandy West/Joan Jett
Warnings:
pwp, linguaggio colorito, lime, femslash, flashfic
Timeline:
ambientata a inizio film, quando ancora Joan e Sandy provano sole,
senza il resto della band.
Challenge/Prompt:
scritta per la Sfida
#1 della Staffetta
(@piscinadiprompt),
con il prompt The
Runaways, Joan/Sandy, calli sulle dita
Note:
-
nel mio headcanon queste due sono state sex buddies, ma in generale
mi piacciono anche solo come amiche ♥ (e poi il mio vero otp
è
Joan/Cherie, ma vabbè :3)
- il “lavandino sporco” è il nome
dell'intruglio di alcolici che Joan, Sandy e
Cherie bevono insieme sulla collina di Hollywood.
Sandy
ha delle mani bellissime, Joan l'ha sempre pensato.
Ci perderebbe
– e spesso ci perde davvero – interi minuti ad
osservarle: esili
ed eleganti, ma forti e sicure, hanno qualcosa di ipnotico mentre
Sandy suona la batteria o anche solo mentre si impegna a sistemare
dell'erba su una cartina.
Non c'è da stupirsi, quindi, se Joan
letteralmente impazzisca all'idea di sentirsele addosso.
"Toccami”
bisbiglia, roca, e allora le dita di Sandy scorrono sotto la sua
canottiera, a stringere i piccoli seni. Joan percepisce il leggero
rilievo dei calli, dove il sudore e il legno delle bacchette hanno
indurito la pelle giorno per giorno, e per qualche motivo la cosa la
eccita ancor di più.
Sarà che pensare alla loro musica, in
qualunque situazione, non manca mai di mandarla su di giri.
Sarà che
Sandy adesso c'ha quel sorriso lì, un mezzo ghigno che tira
fuori
quando suona, stupidamente tenero per una che fa del rock 'n'
roll.
Ma sono pensieri assurdi, pensieri sbronzi marci come loro
due.
"Cristo” impreca Joan, mentre Sandy si perde a giocare
con l'orlo della sua biancheria, senza toccarla veramente. Un attimo
dopo, è costretta ad uno scatto involontario dei fianchi che
rischia
di distruggere il precario equilibrio a cui si reggono, una in grembo
all'altra, sul sellino di uno sgabello.
Quello su cui Sandy stava
suonando la batteria fino a poco prima, appunto.
No, sul serio, le
intenzioni iniziali per quel pomeriggio prevedevano una normale ed
innocente jam session. Solo che, complici una bottiglia di
“lavandino
sporco” e gli incitamenti telefonici di Kim
affinché la musica
fosse più selvaggia e “sessuale”, le
cose hanno preso una piega
inaspettata.
Finirà che si schianteranno da qualche parte tra la
cassa e il rullante, con Sandy a smadonnare perché,che
cazzo, la mia batteria è sacra e nemmeno il bel culetto
della
fottuta Joan Jett ha il permesso di rovinarla, okay?
A
Joan scappa da ridere, tra un bacio e un ansito.
"Sei bella”,
se ne esce Sandy all'improvviso.
Smette per un attimo di toccarla
e si allontana appena dal suo viso, come se stesse cercando di
mettere a fuoco dettagli in più che non siano pelle
chiarissima
spruzzata di lentiggini e occhi scuri appannati dall'alcol.
"Bella
davvero, Joanie”, ripete annuendo.
Joan scuote la testa, quasi
timidamente, come a volersi scrollare di dosso un complimento
immeritato. Non si sente bella. Non si è mai sentita tale.
Le sue
canzoni - a volte - , sono belle. Non lei.
"Sono ubriaca”,
replica semplicemente, 'e
tu pure',
aggiungerebbe. Ma Sandy la zittisce con la bocca, e, oh
dio sì,
ricomincia ad accarezzarla dove proprio non dovrebbe. O meglio, dove
assolutamente
dovrebbe.
"Non
importa. Lo sei.” sussurra all'orecchio di Joan, il cui
ansimare
riprende più pesante di prima, inframmezzato da piccoli
gemiti.
Il
telefono squilla, e dal piano di sotto Kim sbraita qualcosa a
proposito di inutili cagne in calore.
Joan lo manda mentalmente a
fanculo.
Quando viene sulle dita ruvide di Sandy, si sente come
una canzone.
Si sente bella davvero.