Lucciole
Sono
andata via per sempre. Ma come faccio ad andare via? Non riesco nemmeno a
camminare senza che tu mi tenga la mano,
inciampo ad ogni passo.
Ma le lacrime non spegneranno
il maledetto incendio che le ha portato via i genitori e non faranno tornare
Jacob da lei.
Bella incontra gli occhi
castani di Alice. E la linea tremante di un sorriso imperla di luce il suo
viso. La sua unica, carissima amica.
«Alice… »
«Forse vuoi… che lo mandi a
chiamare. C’è Jasper che mi aspetta giù, sono tutti via.»
Bella socchiude gli occhi e
la vede attraversare la soglia della porta. La guarda e il sorriso non
scompare. Eppure, per la prima volta, gli occhi color cacao e zucchero di Alice
Cullen mostrano qualcosa di diverso. Una cornice d’acqua cade delle sue ciglia.
Alice corre nel corridoio: sembra un lume che avanza nella notte, nel vestito
dorato. E le lucciole la seguono anche se sono lontane, a volare nel cielo.
***
Parigi, 1894
Fredda è la notte d'inverno.
Ma mai il freddo è stato più
pungente, prima di questo buio.
Lei se n'è andata per sempre.
Se la ricorda come se
l'avesse appena guardata. Gli occhi che brillano di lacrime sul punto di
cadere, scuri, marroni e deboli. Lei volta sempre la testa, e quando lui riesce
ad afferrarla per il mento la lacrima è già caduta, indomabile e spietata,
brillante come una gemma preziosa.
Ma questo è solo un disegno
sbiadito nella sua testa.
Lei se n'è andata per sempre.
«Jacob. »
Sente dei passi ansanti che
si avvicinano a lui, il rumore dell'acqua quando viene schizzata, una
pozzanghera a schernirli nella vecchia luce che sono ancora i lampioni delle
strade buie di Parigi.
«Voglio stare da solo. Solo.
E non voglio vedere nessuno. »La sua voce è così roca e graffiante che potrebbe
tagliare qualcosa meglio della lama di un coltello.
Ma è davvero vivo, quello che
è rimasto di lui? Forse avrebbe dovuto aspettarselo, la conosce bene. E lei gli
ha parlato con addosso quel vestito rosso che la faceva sembrare una dea della
notte, la stessa notte che è calata su di lui e che lo fa gelare. Perché Bella
ha promesso il suo amore ad un altro.
«Lei... »
«Da solo, ho detto. »
« Deve dirti una cosa, vuole
vederti. »
«Non ha già detto tutto? »
«Ha mentito. »
Jacob Black si tocca la
camicia sporca, aperta a metà. I pantaloni luridi, una cordicella intorno al
suo polso, come una specie di bracciale, un ciondolo a forma di quadrifoglio, perché
l'amore non è una condanna. È una promessa.
Alza il viso verso il cielo.
Nero.
Chiude gli occhi.
Fuoco.
«Dov'è? »E la sua voce
somiglia a una preghiera.
Sta già correndo. Perché se
lei se n'è andata per sempre, lui la cercherà per sempre.
Alice apre la porta e
l'interno della casa non luccica più.
«Ultima stanza, secondo piano
a sinistra. Non fare rumore.»
Aguzza la vista, trova le
scale. Sente la di nuovo la voce di Alice e la ragazza gli porge una candela.
Corre verso di lei. Le è
stato lontano un paio di mesi che sembravano secoli, per mettere insieme quei
pochi soldi per il viaggio di ritorno a casa. La tenuta nel Tennessee. Perché
era il sogno di Bella e allora era anche il suo.
Bella,
amore mio. Come trema la tua voce quando non riesci a guardarmi negli occhi e
inciampi nelle parole. Perché la tua voce era ferma mentre dicevi a tutti che
volevi sposarlo? Ti vedo ancora sporca di fango, tanto tempo fa, nella tenuta.
Sporca di fango inzuppato ad acqua, come i tuoi occhi lucidi.
Ma Edward era soldi e
sicurezza e il fratello adottivo che poteva entrare nelle sue stanze la notte.
Jacob le aveva scritto sessantasette lettere… tutte senza risposta.Rosalie le
aveva bruciate nel fuoco.
Jacob apre la porta, si è
dimenticato di bussare e avrebbe dovuto.
Dio,
è lei.
Il suo profilo crea un’ombra
a forma di cuore sul muro. I capelli sembrano neri, ma c'è sempre quel riflesso
di rosso. Lei si volta, gli occhi grandi e liquidi, la bocca ancora sporca di
rossetto: sembra che abbia appena mangiato le fragole, come quando era piccola
e le rubava dai cestini.
Lui allunga una mano verso di
lei e si sfiorano. Non vuole lasciarla mai più.
Bella trema e piange e tiene
gli occhi aperti anche se lacrime sgorgano, dalle ciglia al viso, come un fiume
in piena. La diga si sta crepando per lasciarlo passare. Ha gli occhi aperti, spalancati. E i brividi
quando lui le prende le mani e le accarezza il viso. La mano grande e color
bronzo sul bianco che sì, riesce a vedere perché ogni cosa è sfumata ma la sua
luce è lui.
«Bells… quanto sei messa male
senza di me?»
Non sa nemmeno come questo
sia possibile, perché è promessa ad Edward. È solo ora che sa che non soffrirà
mai il gelo, che nessuno la lascerà mai più guardare il fuoco che divora la sua
vita. È solo adesso che si accorge che qui, ora,
era la cosa che aspettava più di tutte.
«Jake.»
Sente le sue braccia calde
avvolgerla, un tepore improvviso anche se la sua camicia è sporca di neve.
Bella poggia la testa sul suo petto.
«Tu sei andato via e non
volevo restare da sola, J-Jake. Ma adesso lo so che io sono sola ovunque e con
chiunque se non ci sei tu.»
Sente le mani di Jacob salire
sul suo collo, raggiungerle il mento. Si ritrova a guardarlo negli occhi,
sospira. E non piange più.
«Non ti lascerò mai.»
Jacob le prende il viso fra
le mani.
«Mai.»
Avvicina le labbra alle sue,
il respiro caldo a solleticarle la pelle in un’aura di vapore del profumo della
terra e dell’erba, legno, alberi, ricordi lontani tenuti insieme da tanti sogni,
ciottoli sulla strada per arrivare qui, in questo momento. Lo sente sorridere. Il rumore del suo
respiro che riconosceva tutte le volte in cui giocavano a nascondino, alla
fattoria, perché lei riusciva sempre a sentirlo.
«Non piangere più.»
Ma poi Jacob la guarda negli
occhi. E i suoi sono neri e scuri e acqua da cui bere per vivere. Quando li
chiude Bella li vede ancora, nella sua mente. Ma quando sente le sue labbra
sulle sue sa, nel nero che non le ha mai fatto paura, che il mondo gira verso
la direzione giusta. Jacob la bacia e Bella respira. Respira e sente il vento,
il cuore batte forte e trema insieme a lei. Bella socchiude gli occhi e l’ombra
del buio lo accarezza. Solo una sfumatura più chiara, quella della candela, ad
illuminargli il viso e gli occhi. Forse delle lucciole, quelle che non li hanno
mai abbandonati e che seguivano sempre la scia della loro vita quando erano
insieme. Nella tenuta del Tennessee da bambini, davanti alla finestra
dell’Orfanotrofio, tutte le sere dopo il tramonto.
Bella scende a toccarlo sul
collo, ad aprire la camicia. E la camicia si apre e Bella accarezza le spalle
dello stesso colore del bronzo, tese e lucide. Riesce a respirare. E non sa se
è perché adesso il corpetto non c’è più. E il vestito rosso è ora solo fili e
ricordi e lacrime. I fili sottili che si attorcigliano insieme alle perle della
collana che ha sfilato per la rabbia, danzano nella polvere che è sempre stata
la sua vita quando credeva che Jacob non sarebbe tornato mai più. Sente la sua
bocca scendere sul seno, e si morde la lingua. Perché lui la stringe, e le mani
sono fra i suoi capelli, e la lingua scende e risale, e Jacob apre gli occhi e
la guarda. Ora ritorna, alla stessa altezza dei suoi occhi. E Bella respira
piano, la pelle bianca a specchiare il suo corpo bronzeo. Occhi negli occhi, a
fondersi, mentre Jacob la sente sotto le dita e Bella può ascoltare tutto
quello che non dice perché è come se avesse il suo cuore in mano. Lei inarca la
schiena e si aggrappa alle sue spalle, lo graffia e a lui sfugge un gemito. Gli
chiede scusa, lui fa “shhh” fino alle sue labbra. E poi Bella stringe le gambe
intorno al suo bacino, le mani intrecciate. Perché se è un sogno tutto finirà e
saranno cicatrici tutte le parole, e i sospiri, e le promesse. E Bella sarà
andata via per sempre.
Ma lei affonda le unghie
nella sua schiena e dice il suo nome come se fosse l’unica parola che conosce.
Lo dice con sorpresa, la voce spezzata, cocci che solo Jacob può rimettere
insieme. Ed è un cullare dolce che fa male, perché Bella si morde le labbra e
cerca la bocca di Jacob. E la sua lingua la lava dello sporco che aveva dentro.
Le promesse che ha fatto ad altri non sono niente, solo parole in un
mondo di libri e guerre e viaggi e sogni; nel mondo vero loro, Bells e Jake,
corrono insieme sulla loro strada, dove il punto di arrivo sarà solo una nuova
partenza… e lui rallenterà il passo, perché non la lascerà mai sola. E c’è il
sapore del sangue in quel bacio in cui si chiamano senza parlare e il sudore
scivola sulla pelle, un’altra tempesta perché fuori nevica e c’è una tormenta.
Fa freddo ma il freddo non esiste più. E Il sogno ha gli occhi neri, la bocca carnosa e il profumo di un bosco lontano.
Jacob.
Jacob che si accascia su di
lei e le prende di nuovo il viso ed è un bacio disperato, ancora, perché se
fosse andata via per sempre lui l’avrebbe cercata per sempre: ma ora sono lì, insieme.
E insieme la riconoscono, la linea che va verso la direzione giusta. Parigi, il
Tennessee, la casa di Charlie e Renée, qualunque posto da cui si può ripartire mano nella mano. Come quando
erano bambini e correvano nel prato e Bella si sporcava il vestito e Jacob la
prendeva in giro.
Dov’è il fuoco, adesso?
Nel cuore.
E non fa più male.
***
È mattina quando Bella si
sveglia, ancora nuda nelle coperte bianche come la sua pelle. Si porta una mano
sul cuore e chiude gli occhi. Lui la sta aspettando. Indossa il primo vestito
che trova e porta con sé il libro di fiabe che Reneé non riusciva mai a leggere
fino alla fine e che Charlie raccontava a modo suo. L’unica cosa che si era
salvata dell’incendio perché lei lo portava sempre con sé.
Ora niente brilla sulla sua
mano. Bella tiene l’anello fra due dita, per farlo splendere alla luce del sole che filtra dalle finestre.
Quando Edward la abbraccia non si allontana.
«Mi dispiace tanto, Edward.»
Lui sorride in quel modo che
riflette tutti i sorrisi degli altri, perché di suo ora non c’è niente. Ma lo
ha sempre saputo, li ha sempre guardati, e ha sempre cercato di capire che cosa
ci fosse di così grande per non essere davvero abbastanza. Un fruscio. Angela
passa con il tè, i capelli castani e lisci, gli occhi scuri e allungati come
quegli animali che vivono nelle foreste. Bella la guarda, un rossore a darle il
colore di una rosa. Edward si passa una mano fra i capelli, le dice grazie. Bella
si sente il cuore battere di una sconosciuta felicità. Anche quando abbraccia
Alice e la sua maman. Ma il suo cuore
la chiama perché lui è lì ad aspettarla.
***
Jacob ha il cappello buono,
una camicia pulita, una giacca vecchia di suo padre che gli va stretta, e va
bene così. Si dice da solo che deve stare fermo. Ma poi la vede correre e
lascia tutto, valige e ceste e la prende fra le braccia prima che inciampi nel
cestino più piccolo che non ha nemmeno notato. Il treno stride sui binari, è l’inizio
di un viaggio. Bella cammina a piccoli passi, a guardarsi intorno, come se mancasse
ancora qualcosa, Jacob invece guarda lei e
il cuore gli salta in gola.
«Hai aspettato tanto? »
E Bella adesso può correre
come tutti gli altri. Nel vestito lungo e con le scarpe alte. Le mani sporche
di inchiostro per le lettere che ha scritto.
«È tutta la vita che aspetto,
Bells.»
«Cosa? »
Salgono sul treno e le
persone si fanno piccole, e Parigi è un arcobaleno di grigio e polvere e
luccichii, i tutù delle ballerine della Scala che lei ha guardato a teatro con
sua madre, le fragole che Jacob portava sulla sua testa nelle ceste. Bella
distoglie lo sguardo e lui la trova. La abbraccia. Quando Jacob parla, i sogni
si possono toccare e hanno un profumo.
Lasciano indietro strisce di
sole. Lucciole.
«Ora.»
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Storia seconda classificata al contest Only Jacob and Bella "Si sarebbero amati in qualunque storia fossero andati a finire" *.* Ringrazio tantissimo Noemi, la giudicia, che ha indetto questo contest fantastico <3 <3 <3 E grazie a jakefan che mi ha betata <3 <3 <3
Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui. Ricevere i vostri pareri mi renderebbe davvero felice <3
Grazie **
A presto