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Autore: AutumnLeaves98    07/10/2012    1 recensioni
È una fanfiction principalmente incentrata su quattro ragazzi, Rose Weasley, Albus Potter, Scorpius Malfoy e Katherine Page, e il loro sesto anno ad Hogwarts.
Rose è sicura di se e conserva da parte dei geni Granger solo l'intelligenza e la lieve isteria cronica. Odia Scorpius Malfoy, ma poi si ritroverà ad essere sua amica senza neanche accorgersene. Sta con Stuart ma qualcosa con lui è destinata a rompersi.
Albus è leggermente melodrammatico ed è capace di incantare e manipolare con i suoi modi di fare e i suoi occhi verdi. Non ha mai notato Kate prima ma quando finalmente lo fa ne rimane colpito.
Scorpius è un Serpeverde, orgoglioso e con una capacità di sputare veleno che ha dell'incredibile.
Kate è una Tassorosso permalosa, che ha una propensione naturale a usare il sarcasmo, è cotta del secondogenito dei Potter, e con la sua perenne indecisione fa guai di ogni sorta senza neanche rendersene conto.
All'inizio dell'anno vengono a sapere che Hogwarts participerà al Grande Torneo di Quidditch, disputato tra otto scuole. Dovranno trasferirsi in una scuola nuova, conosceranno persone nuove, ma di mezzo c'è qualcosa di molto più grosso: un complotto.
E allora? Allora si vola in Egitto, a Saharmisr!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Prologo 'TGT'
Prologo

1° Settembre 2022 - 10:46

King's Cross, Londra
Binario 9 e
¾

Due genitori avanzavano stancamente tenendosi per mano, mentre i figli spingevano i propri carrelli del tutto distratti. Entrambi cercavano i propri amici tra la folla. Tutta la famiglia si preparò ai soliti e ripetitivi saluti pre-viaggio, sempre settati in modo che non si riuscisse a percepire che si sarebbero davvero mancati. Questi tipi di sentimentalismi erano superflui per loro. Il padre scompigliò i capelli di un alto quattordicenne augurandogli buon anno scolastico, mentre la madre si dilungava in raccomandazioni da chioccia. L'uomo stava dicendo affettuosamente alla figlia: «E tu... vedi di contribuire alla vittoria di Grifondoro anche quest'anno!». La madre invece le disse, esasperata: «Beh, tesoro mio, è inutile dirti di non farti male... Ma almeno non romperti troppe ossa!». Sua figlia scosse la testa e sbuffò fintamente scocciata, prima di abbracciare il padre di slancio e dare un bacio sulla guancia alla mamma. Poi, Hugo e Rose si inoltrarono nel fumo allontanandosi da Ron e Hermione Weasley.


Rose cercava di distinguere qualcosa tra le sagome sfocate nella nebbiolina provocata dalla locomotiva. Cercava soprattutto dei volti familiari, che non vedeva da davvero troppo tempo: una ragazza bruna e piuttosto bassa, una bionda e riccia, un moretto tanto dolce, un biondino che stava sempre appiccicato alla sua moretta preferita -ed un po' rotondetta- e quest'ultima. Aveva la certezza matematica che se trovava lui avrebbe trovato anche lei... Non che Don le fosse visceralmente antipatico -questo primato era detenuto da un altro biondo-, ma di certo lo sopportava a stento. Passava ogni secondo con Kate -Tassorosso del suo anno-, impedendole qualche discorso un po' più intimo con la sua presenza. Per un po' aveva anche pensato che Donald avesse una cotta per Katherine, ma quello che provava per lei era più come l'attaccamento morboso di certi bambini alla propria mamma. Rose sbuffò a quel pensiero, aguzzando la vista e portandosi una ciocca di capelli rossi e ribelli dietro l'orecchio; per parlare davvero con Kate doveva inventarsi le scuse più assurde, certe volte le veniva il forte desiderio di prendere la mazza da Battitrice e spaccare la testa di quel ragazzo... che in quel momento le stava sorridendo da un finestrino del treno facendole segno di raggiungerlo. La Tassorosso era l'unica con cui riuscisse a confidarsi sinceramente, perché sapeva che non avrebbe mai incontrato un suo giudizio ma comprensione accompagnata da un abbraccio. Certo, la ragazza sapeva anche essere intrattabile, ma ognuno ha i propri lati positivi e lati negativi.
Rose salì sul treno con il suo voluminoso baule e arrivò allo scompartimento designato. Alla vista dei suoi migliori amici (più un intruso) si sentì più leggera; si fiondò immediatamente al fianco di Katherine Page. Questo prima di accorgersi che quella ragazza non poteva assolutamente essere Kate... Osservò i capelli più corti ma comunque lunghi, il profilo più magro, l'assenza degli occhiali che la accompagnavano da sei anni e restò di stucco. Non la vedeva da una quantità indecente di mesi, ma la trasformazione era inaspettata. Katherine rispose con un'occhiata curiosa e perplessa, Rose fece finta di niente e dandosi un po' di contegno chiese: «Avete passato bene le vacanze, ragazzi?». Ci fu un assenso generale e ognuno raccontò la propria estate, tutte inesorabilmente piatte e ripetitive, mentre il treno incominciava il suo arduo viaggio. Chi aveva conosciuto un bel ragazzo a cui forse piaceva, chi era andato al mare, chi era andato fuori dalla Gran Bretagna e chi, come lei, era rimasto a casa propria e si era girato i pollici non appena aveva finito i compiti da fare.
All'improvviso la porta si aprì e Stuart Finnigan entrò con al seguito gli amici Ryan Thomas e Henry Coote, che erano solo venuti a fare un salutino. Ryan scappò dalla sua fidanzata, Samantha, e Henry filò nel vagone dei Prefetti. Rose sorrise mentre le sue orecchie si tinsero impercettibilmente di rosso. «Ehi, ragazzi!» salutò il moretto tanto dolce che Rose aveva cercato prima con lo sguardo. Poi il ragazzo posò gli occhi grigi su di lei e la salutò con un sorrisone felice. Non si vedevano dalla settimana prima, quando per la prima volta si erano baciati -evento ininfluente, se ci si ferma a riflettere a lungo termine.
«Ehm, Katie...» provò subito il moretto, tentennando visibilmente e temendo una rispostaccia.
Kate si alzò con uno scatto autonomo e indicò a Stuart il posto. «Siediti e sta' zitto» gli disse con sguardo malizioso. Stuart obbedì in silenzio e si infilò nello spazio tra Rose e Donald. Katherine si sedette da un'altra parte e Don, che era stato viziato fin da quando era un feto, sbuffò scontento. Stuart e Rose passarono il resto del viaggio mano nella mano a lanciarsi sguardi e a ridere con i propri amici. Venne sera e finalmente arrivarono a destinazione: la cara vecchia Hogwarts. Vedere il posto che aveva agognato per tutta l'estate le provocò un istintivo senso di sollievo e di pace e strinse ancora di più la mano del suo nuovissimo ragazzo.
«Muoviamoci, Rosie. Gli altri hanno già occupato una carrozza e non voglio stare con i Serpeverde...» disse Stuart con una smorfia di disappunto. Il suo cervello, a quella frase, fece un collegamento piuttosto ardito: Serpeverde - ingiustizie - cugino - estate senza il conforto dell'unica persona che avrebbe potuto capirla. Il risultato di questo flusso incessante fu un'istantanea sete di sangue secondo i cui istinti l'avrebbero portata a vendicarsi di quella maledetta Serpe di Albus Potter, fino a fargli chiedere pietà con quei suoi occhioni verdi da cucciolo. In quel momento decise che era vitale salire sulla carrozza dei Serpeverde... Trascinò il malcapitato fidanzato nella carrozza più vicina, in cui aveva visto salire due ragazzi che conosceva, preparandosi. Individuò i posti liberi vicino ad un ragazzo dai folti capelli neri, che alla sua vista assunse un'aria terrorizzata. «Albieee! Come stai, cuginetto adorato?» esclamò facendosi sentire da tutti e sedendosi rumorosamente. In pochi secondi l'attenzione era su di loro, mentre Albus aveva la faccia di uno che avrebbe pagato oro sonante per scomparire al più presto. Rose continuò sempre ad alta voce: «E come sta zia Ginny? Spero che abbia tolto dal tuo baule quelle imbarazzanti mutande con i boccini che ti ostini a portare a Hogwarts ogni anno... Sono le tue mutande portafortuna, no?». La ragazza sbatté le ciglia con fare angelico e dappertutto risuonarono risatine sommesse e frasi derisorie.
Mai far arrabbiare Rose Weasley! pensò la ragazza prima di tornare alla carica con aneddoti imbarazzanti circa l'infanzia di Albus, i calzini di Albus, le allergie di Albus, le stupidaggini di Albus, i capelli di Albus, gli urletti eccitati di Albus davanti a una ruota panoramica nel Natale dell'anno scorso... Il giovane Potter sapeva che non poteva zittirla, perché la rossa avrebbe potuto fare di peggio, come l'anno prima, in cui aveva distribuito foto di lui da neonato, nudo come mamma lo aveva fatto, in seguito ad una litigata sulla vittoria immeritata della squadra verde-argento in una partita di Quidditch. In queste cose Rose si dimostrava né più né meno come suo fratello James e ciò lo irritava a morte, perciò cercava di farla arrabbiare il meno possibile e di evitare che certe cose imbarazzanti su di lui arrivassero sulla bocca di tutti. In quel momento i suoi amici se la ridevano come non mai e sapeva che avrebbe dovuto sopportare il nomignolo 'Albie' per il resto dell'anno scolastico. Scorpius cercava di trattenersi dal scoppiargli a ridere in faccia per dargli sostegno morale. O forse per non farsi vedere mentre rideva ad una battuta di Rose Weasley. Albus gliene fu comunque grato. Intanto, Zacharias Zabini e Marcus Lake ridevano di gusto ad ogni parola, incuranti del visibile imbarazzo del figlio di mezzo dei Potter. Stuart restava in silenzio e si guardava intorno con disagio e una punta di disgusto. Al lo conosceva da quando erano piccoli e allora erano più o meno amici, ma da quando Hogwarts aveva diviso i corsi delle loro vite a malapena si scambiavano due parole in croce.
Dio mio, finirà mai questa tortura?
Albus si chiese perché la carrozza ci mettesse così tanto e cercò di non pensare alle parole di sua cugina che continuavano ad ingombrargli le orecchie. Finalmente si fermarono e Albus scappò con tutta la sua velocità e agilità da Cercatore-bravissimo-ma-non-in-squadra-per-colpa-del-sistema-corrotto, dirigendosi verso la calca di studenti che fremeva per entrare nella Sala Grande. Si scontrò con qualcuno e... ebbe una visione celestiale! Una ragazza carina - macché, era bella, stupenda, magnifica, una dea! Ok, questo è esagerare - dai capelli scuri e lisci, con due occhi marroni leggermente a mandorla e così dolci... la novella Venere gli stava chiedendo scusa per l'urto. Non riuscì neanche a dire una parola che la ragazza venne trascinata via da un ragazzo biondo che gli parve di avere già visto da qualche parte, ma gli aveva lanciato poco più di un'occhiata quindi non ne era sicuro. Strascicò i piedi fino al tavolo di Serpeverde e si sedette sulla panca con l'aria di un condannato a morte. Restò in silenzio mentre il professor Paciock - gli faceva ancora senso chiamare zio Nev in quel modo - conduceva gli spauriti primini verso il tavolo delle autorità, in cui notò i nuovi arrivi tra i dipendenti della scuola: sua cugina Victoire, Infermiera tirocinante, con il fidanzato Teddy Lupin, assistente di Hagrid nel trattare con gli animali. Ormai il vecchio guardiacaccia era appunto troppo vecchio ed aveva bisogno di una mano, ma l'assistente precedente, dopo essere stato ferito da uno dei suoi Schiopodi, si era rifiutato di continuare. Così, poiché Teddy era più bravo con la fauna che con le persone, fu assunto.
Neville prese uno sgabello e un logoro cappello, che iniziò a cantare la filastrocca dell'anno. Il giovane Vicepreside chiamò uno a uno i ragazzini per Smistarli. Lanciò uno sguardo distratto ad un bambino dall'aspetto dolce e dai capelli arancioni - non potevano essere definiti in nessun altro modo - sedersi sul piccolo sgabello di legno e infilarsi il Cappello Parlante sulla testa. Albus si mise la testa sul palmo della mano e si preparò ad uno scrosciare di applausi e di calici sbattuti sul tavolo da parte dei Tassi... Aveva l'aspetto troppo dolce per finire in qualunque altra Casa! E il Cappello urlò:  «SERPEVERDE!». Albus guardò stupito il ragazzino, che si sedette al suo fianco per carenza di posti. A vederlo meglio, non c'era niente di dolce nel suo sguardo: dei freddi occhi color ghiaccio lo osservarono sprezzanti.  «Ciao, io sono Dominic Tanner. E tu?» iniziò la conversazione il ragazzino. Aveva modi altezzosi ma garbati, che facevano sentire l'interlocutore la cosa più ributtante dell'intero universo. Albus conosceva quella sensazione dal primo anno, ma aveva imparato a conviverci.  «Mi chiamo Albus e, sì, è un nome orribile» rispose porgendogli la mano per stringergliela mentre una bambina dai boccoli color ebano veniva mandata a Corvonero, accompagnata da una cacofonia indistinta di suoni. Dominic Tanner gliela strinse e si guardò attorno con aria curiosa prima di chiedergli:  «Il primo anno è difficile? E secondo te qual è il professore a cui devo leccare i piedi?». Albus ridacchiò -i Serpeverde non sarebbero cambiati mai- e rispose:  «La difficoltà è soggettiva e, beh, ti consiglio di essere estremamente cortese con il professor Lumacorno, il Direttore di Serpeverde e insegnante di Pozioni. Ha anche un suo club privato ed è meglio per te se ci entri» e gli fece l'occhiolino.
Finito lo Smistamento e la cena, la preside McGranitt si alzò dal suo scranno e diede inizio al discorso d'inizio anno con tutte gli ammonimenti e le proibizioni. Albus, che ormai lo conosceva a memoria, non ci diede tanto peso, ma poi una frase catturò bruscamente la sua attenzione.
«Quest'anno, Hogwarts parteciperà a un evento esclusivo e di grande onore. Quest'anno, affronteremo le scuole più potenti di questo mondo in un Grande Torneo!».


Allora, che ve ne pare? È piuttosto corto però mi rifarò con il primo capitolo! Qui abbiamo incontrato, anche se alcuni di striscio, i personaggi più importanti che saranno presenti in ogni capitolo. Azzardate ogni possibile ipotesi sull'argomento del Torneo, mi raccomando, perché questo Gran Torneo non ha nulla a che fare con il Tremaghi (sì, è anche una scusa per farvi recensire! XD).
A domani (ma non ci fate l'abitudine! XD) con il primo capitolo, gente!
  
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