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Autore: Lyra Lancaster    07/10/2012    1 recensioni
Attenzione: ff di una VIP in risposta a coloro che hanno abbandonato il fandom dopo i problemi di GD con la droga; infatti la one-shot parla proprio di questo e la mia opinione sull'accaduto è celata nel discorso di uno dei personaggi che ruotano attorno al protagonista.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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GDff

- N+3xRx -




"Da te non me lo sarei mai aspettata! Hai deluso me e gli altri."
"Hai deluso me e gli altri. Ci hai delusi tutti."
"Sei una delusione Jiyong."
Una delusione.
Nelle orecchie gli rimbombavano ancora i suoi singhiozzi colmi di dolore.
Cercava di spiegare, di farle capire che era stato un errore che non avrebbe più commesso, ma lei non lo lasciava neanche parlare.
Piangeva e gli rimproverava l'azione sconsiderata, allontanandosi quando lui tentava di avvicinarsi e di afferrarle un braccio per calmarla.
Alla fine aveva sbattuto la porta e se n'era andata lasciandolo solo nel salone, che lui aveva distrutto in preda all' ira e alla frustrazione.
In quel momento, mentre era disteso sul letto, la rabbia si era placata ed erano rimasti solo rimpianto e tanta tristezza.
Chiuse gli occhi e si rivide sullo stage con lei, mentre le stringeva la mano.
Le luci abbagliavano, le fan erano scatenate e scandivano esaltate i loro nomi, mentre il giovane la portava lungo la pista immaginandosi, come in un gioco infantile, di condurla verso un'ipotetica incoronazione.
"Bom, sei la regina dello stile!"
Altro flash.
Questa volta non c'era un palco, non c'erano riflettori.
C'era un parco.
Era durante un pic nic.
La luce era quella naturale del sole, che penetrava tra le fronde ombrose del castagno sotto cui loro due, Taeyang, Seunghyun e Chae Rin stavano pasteggiando con del cibo raccattato in qualche magazzino pochi secondi prima di venire al parco, subito dopo le prove.
La frase era stata pronunciata da Seunghyun come complimento per i jeans a pinocchietto, la camicetta con le ciliegie e le scarpe rosse con la zeppa in corda indossati dalla ballerina.
Lei aveva sorriso e i suoi grandi occhi nocciola si erano illuminati: "Lo so, grazie" ed era scoppiata a ridere, seguita a ruota dal resto del gruppo.
E' vero.
Li aveva delusi.
Non avrebbe mai dovuto accettare.
Ritornò con la mente a quella serata. A quella fottuta stramaledettissima serata.
Lui entra in quel locale. Techno-house a palla, gente, fiumi di alcool che scorrono e l'ebrezza tangibile nell'aria che sa di menta.
Ha appena finito un concerto e ne sente ancora l'eccitazione.
Ma vuole di più. Non è stanco e sente le membra sciogliersi a ritmo della musica.
Decide di entrare in pista e scatenarsi con tutte le ragazze che gli passano tra le mani.
La serata -anche se ormai è mattino- funziona come un orologio del piacere, tra le luci stroboscopiche.
Si dirige verso il piano bar e lo avvicina un tipo tutto sorrisi con uno strano helix a tridente.
"Ti vedo carico." Sorride, battendogli una paca sulla spalla.
"Peccato che sia quasi finita."
"Prendi questa... per uno sprint finale." Ed estrae da una tasca nascosta una sigaretta stretta e bianca.
Gliela porge ammiccando.
Il ragazzo la prende e la accende.
La porta, quindi, alle labbra ed insipra.
In un primo momento gli gira la testa; il colpo lo stordisce, poi avverte un brivido di piacere lungo la schiena e una sensazione di benessere s'impadronisce del suo corpo.
Il sangue corre più velocemente -può quasi percepirlo mentre passa da un vaso all'altro- e l'aria è più invitante. Il giovane la inghiotte con avidità. La musica stessa sembra scandire le pulsioni cardiache e, lentamente, la testa gli si fa più leggera.
Non era una sigaretta normale, l'aveva capito subito.
Guardò il tipo ed annuì.
"Buona."
"Lo so." Lancia un sorriso obliquo e ritorna nella folla.
Non ci pensa due volte.
Porta di nuovo la sigaretta alle labbra e aspira.
Questa volta non sente lo stordimento; entra subito in un confortevole stato di estasi e... forza.
Si sente capace, quasi, di sollevare le casse dello stereo e lanciarle fuori dal locale.
La finisce.
Non la butta via.
Sa cosa sta facendo ma non smette.
E' solo una canna.
Non avrebbe mai pensato che i mass media si sarebbero rivoltati contro di lui per quello.
Dio mio, era solo una.
Poi aveva visto lo sguardo di Bom, della sua Bommie.
Della persona con cui si era fatto più risate in tutta la YGE.
Quegli stessi occhi vivaci e sorridenti, colmi di lacrime amare.
Per colpa sua.
"Bommie, era solo una..."
"Quella roba dà dipendenza e distrugge il cervello... te lo disintegra Jiyong... te lo riduce in pappa! E tu arriverai a non esistere."
A non esistere.
Non l'aveva urlato.
Semplicemente l'aveva sussurrato con timore quasi riverenziale.
Era una cosa più grande di lei.
Come se avesse paura di esserne annientata lei stessa.
Era così?
"Non è così Bom... ed era..."
"Puoi farlo di nuovo."
"Non sono..."
"E chi lo sa se davvero non lo sei?"
Il cantante era rimasto a bocca aperta. Aveva ragione.
Aveva sempre biasimato i tossicodipendenti e proprio l'altra sera si era fatto regalare un passaporto per l'ipocrisia da uno di loro.
In quel momento giurava con ferrea convinzione che non l'avrebbe più fatto, che non si sarebbe drogato.
Davvero non l'avrebbe mai fatto?
"Bom..."
La rossa aveva scosso la testa, si era morsa il labbro inferiore per trattenere un singhiozzo ed era fuggita dal suo appartamento.
Che rumore aveva la tristezza?
Sicuramente quello della porta schiaffata contro i cardini dalla sua migliore amica.
Si passò una mano sulla fronte mentre con l'altra strinse il copriletto.
Era due giorni che non sentiva gli altri del gruppo.
I suoi fratelli.
L'avevano abbandonato anche loro?
No... aveva allontanato anche loro.
Era un mostro.
Aveva fatto piazza pulita nel giro di quanto? Quanto c'era voluto per decidere di continuare a crogiolarsi nei fumi soporiferi della cannabis? Quanto c'era voluto per scegliere di essere ipocrita?
Non si era soffermato a pensare. L'aveva fatto e vasta.
Cosa era diventato?
Aveva ragione Bom. Se aveva fatto quello senza porsi domande, poteva fare qualsiasi cosa.
Aveva rotto il vetro. Era saltato dalla finestra e ora stava precipitando.
Diede un'occhiata al rettangolo drappeggiato in un nylon trasparente rosso fuoco, che a malapena lasciava entrare glu ultimi raggi del sole malato di gennaio.
Si alzò e la spalancò di scatto, lasciando che l'aria ghiacciata travolgesse lui e la stenza.
Già faceva freddo poi lì, al ventunesimo piano, a sessanta metri e passa dall'asfalto, le correnti erano particolarmente impietose.
D'istinto guardò di sotto, dove il traffico era solo intuibile.
Con le mani sudate strinse il davanzale, avvertendo la controvertigine impadronirsi di lui.
Sì, quella strana sensazione per cui, invece di avere timore di cadere, il cervello vuole gettarsi nel vuoto.
Forse per sapere com'è.
E come deve essere? Qualche secondo di vertigine, un po' di dolore -forse neanche, forse non si riesce nemmeno a percepirlo perchè la morte giunge prima- e poi più nulla.
Nulla.
E lui aveva paura del nulla?
Il campanello suonò e lo risvegliò dal gorgo dei pensieri.
Si staccò dalla finestra e andò ad aprire.
Seunghyun.
"Ah... se tu..." Abbassò lo sguardo, sentendo lo stomaco contorcersi come in cerca di una via di fuga. "Lasciami stare. Lasciatemi tutti stare."
"Ma almeno hai capito cosa hai fatto?" Aveva la stessa delusione di Bom scavata nel volto.
"Pure tu non capisci un cazzo..."
L'altro, per tutta risposta, entrò e si diresse verso il divano.
Si sedette e conficcò il suo sguardo in quello di lui.
"Da dove comincio?" Si stropicciò gli occhi. "Senti... lo so che il gesto di per sè non è una gran cosa... la gente fuma canne sin da quando è nato il mondo e nelle discoteche chi non fuma una canna viene da Marte... ma tu lo sai chi sei? Sei GD, il leader dei Big Bang, e con la tua piccola trasgressione hai danneggiato l'immagine del gruppo... le fan ci stando dando contro... sì. Ci. Tu sei il leader... dovresti capire e sapere meglio di tutti che ciò che combina un membro ricade su tutti gli altri. Diventa responsabilità collettiva e, automaticamente, questo diventa un prolema per la casa discografica. E ti vogliono fuori. Capito? Siamo come una macchia, ora."
"Anche io mi voglio fuori, non ti preoccupare." L'aveva sputato con veleno, irato con se stesso e stizzito per la situazione in generale.
Perchè cacchio non c'aveva pensato?
Non aveva riflettuto nemmeno un secondo sull'impatto che il suo modo di agire avrebbe avuto sul gruppo.
Gli venne un groppo in gola e la stizza diventò schifo.
"Che? Vuoi andartene dai Big Bang?" C'era indifferenza nella sua voce.
Lo volevano fuori?
Seunghyun lo voleva fuori?
Il cuore cominciò a martellargli nel petto e avvertì un senso d'angoscia e di vertigine.
Ci hai delusi tutti.
Le parole di Bom ritornarono a ronzargli nel cervello come un mantra.
"No. Me ne vado da qui."
Decisione repentina. Subitanea. Ora sapeva come porre rimedio a quel gran casino.
"Scusa ma continuo a non capire." Scusa un corno. Aveva buttato lì quelle parole in malo modo.
"Vai via, per piacere... la faccio finita. Per sempre. O mi vuoi dare una ma..."
"MA COSA CAZZO STAI DICENDO?!?!" Seunghyun si era alzato e si stava dirigendo verso di lui a grandi passi. "Cosa speri di risolvere così? Eh?" Lo afferrò per la maglietta, ad un centimetro dal suo viso. "Certo... è bello pensare di fuggire, di scappare dai propri errori e credere di compiere un'azione eroica quando, invece, si compie solo un'enorme vigliaccata." Gli aveva sibilato contro.
"Ho distrutto l'onore del gruppo... me l'hai detto tu stesso."
"E con ciò? Affrontalo. Vai avanti... questo significa vivere decentemente. Saper fare i conti anche con i propri errori. Non si può sempre pretendere di scappare e di lasciare che siano gli altri a risolvere i tuoi problemi. Prenditi le tue responsabilità e comportati come si addice ad un leader, ad un idol e, prima di tutto, ad un uomo." Lo lasciò e riprese fiato, allontanandosi. "Non fare un'altra cazzata. Prendi la tua vita in mano e sopporta le conseguenze delle tue azioni."
"Gli altri... cosa dicono loro? Li hai già sentiti?" Fissò un punto sul pavimento.
"Dicono che sei stato un coglione."
Silenzio.
"E io sono d'accordo con loro... e sono venuto qua per dirtelo."
Ancora silenzio.
"Ma ormai la frittata è fatta. Dobbiamo pensare a come continuare... non significa insabbiare tutto. Sarebbe da codardi viscidi. Dobbiamo reagire e preparare il contrattacco per la YG e per i VIP. Ci sei, Jiyong?"
"Mi butteranno fuori... non ci sarà nessun contrattacco. Ci sarete solo voi che continuerete senza..."
"La vuoi piantare di sparare cazzate a raffica? Che loro ti vogliano fuori non significa che noi ti vogliamo fuori."
"Ma non sono i Big Bang a comandare, lo sai meglio di me."
"Senti...  tra persone ci si parla..."
"E tra avvocati? Quelli hanno tutto il diritto di citarmi per lesione dell'immagine"
"Ahahah! E' qui che sta il contrattacco. Ricavare da tutta questa merda un vantaggio."
Il leader guardò il rapper con espressione interrogativa.
"Intendo un'occasione di profitto per loro... dato che per quelli siamo solo macchine per denaro... e finchè gliene procuriamo a quelli va bene... e sai cosa dà loro denaro? La nostra arte."
"Cosa?"
"Sì sì, lo so... sono un genio... l'idea è partita da Seungri. Componiamo una canzone su tutto ciò per i VIP... tu scrivi il testo e, magari, ci facciamo anche un mv... e un singolo... e quelli della YG ti perdoneranno e, anzi, ti eleveranno sul piedistallo come martire dell'orrido sistema con cui ragionano i fandom, che non sanno accettare le scuse di un artista e che non sanno capire le persone."
Jiyong sorrise. "Beh... mi pare un'ottima idea... devo... devo solo... il mio block notes."
"Così ti voglio! Reagisci."
"Come la intitoliamo? No... quello dopo... uhm..."
"Fantastico! Dai... andiamo, ti porto dagli altri e mettiamo giù la bozza."
"Ok... metto le scarpe e arrivo!" E sparì dietro la scarpiera a rovistare fra Adidas e Nike.
"C'è anche un'altra persona, che vuole vederti." Buttò lì TOP, giochicchiando con le chiavi dell'automobile, mentre l'amico si infilava le scarpe.
"Chi?" Lo raggiunse e gli aprì la porta.
"Vedrai." Sorrise enigmatico, infilando la porta per scendere le scale.
Bom?
L'aveva perdonato? Forse, dopo la sfuriata, si era calmata e voleva fare pace.
Speriamo.
Infatti, una volta arrivati a destinazione, il leader venne investito da una massa di capelli rossi, lacrime e mascara colante che gli pianse addosso quanto fosse stata dura con lui e quanto le dispiacesse.
"Pensavo che mi avessi voltato le spalle..."
"Non ti volterei mai davvero le spalle, Jiyong."
Lui sorrise e la strinse a sè, mentre gli altri quattro dietro di lei ricambiavano l'espressione.
Sì. Andare avanti era un imperativo.


[+][+][+]

Uh, che fatica.
Arrivo sempre tre secoli dopo, con le mie fanfiction. Ma che ci devo fare? L'ispirazione non viene a comando, purtroppo.
Spero che vi sia piaciuta :)
Ah! Il mio pensiero è celato nelle parole di TOP.
Ps: Avete riconosciuto l'equazione che dà il titolo alla storia? E' quella che in "Monster" compare circa all'inizio del video sulla fronte di Seungri e, credo lo sappiate, altrimenti ve lo dico io, si risolve in questo modo: N=14; x=24; R=18 -> 14+3x24x18=1310 -> 1+3+1+0=5 -> Big Bang. Figo, vero?



  
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