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Autore: Dymeena    08/10/2012    2 recensioni
Camminavo velocemente sul marciapiedi, con in braccio la mia bambina.
Andavo un po' di fretta; dall'altro lato della strada mia sorella Elisa e Davide mi aspettavano in auto.Mi dirigevo verso il supermercato per fare la spesa, ripetendo a mente cosa mi occorreva in casa e di cosa invece quel giorno avrei potuto fare a meno.
Quando, involontariamente, voltai lo sguardo... e lo vidi: mi accorsi dapprima solo dei suoi occhi.

L'amore può ripresentarsi nella tua vita senza permesso.. per poi sparire un attimo dopo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Camminavo velocemente sul marciapiedi, con in braccio la mia bambina.
Andavo un po' di fretta; dall'altro lato della strada mia sorella Elisa e Davide mi aspettavano in auto.Mi dirigevo verso il supermercato per fare la spesa, ripetendo a mente cosa mi occorreva in casa e di cosa invece quel giorno avrei potuto fare a meno.
Quando, involontariamente, voltai lo sguardo... e lo vidi: mi accorsi dapprima solo dei suoi occhi. I suoi magnifici occhi blu, che sarei stata capace di riconoscere anche a distanza di millenni. Poi la mia mente iniziò a catturare altri particolari: le sue labbra sorridenti e il suo perfetto naso alla francese (che gli avevo sempre invidiato); aveva cambiato pettinatura, non aveva più i suoi lunghi capelli biondi che a me erano sempre piaciuti, li aveva tagliati; ora li aveva fissati col gel in modo che sembrassero spettinati.
Aveva qualche chiletto in meno e un po' di muscoli in più. Dopo tutto erano passati anni dall'ultima volta che ci eravamo incontrati. Continuai a guardarlo, sentendo il battito del mio cuore accelerare ogni secondo di più.
Mi tornò alla mente una scena che ormai apparteneva a tutta un'altra vita

Erano le due del pomeriggio ed io ero rimasta in classe dato che avevo promesso alla professoressa che mi sarei occupata io di riordinare le fotocopie da consegnare alla segreteria. Stefano era rimasto con me per farmi compagnia e non smetteva un attimo di parlare di questo o di quello. All'uscita infine si era deciso a chiedermi di uscire ed io rossa in viso e molto imbarazzata gli avevo risposto di si.

Stefano fu il primo ragazzo con cui uscii. Avevo 14 anni e quella fu una delle esperienze più imbarazzanti e belle della mia vita:

Ci eravamo incontrati al bar fuori scuola e poi insieme eravamo andati al cinema a vedere un film horror. Per tutta la durata del film non avevo fatto che piagnucolare e stringermi al suo braccio, sperando che lui non mi considerasse una fifona. All'uscita eravamo andati a mangiare qualcosa al MacDonald e io non gli avevo permesso di pagare anche per me. Andò su tutte le furie. Camminando sul lungo mare gli avevo detto con le lacrime agli occhi e molta vergogna che non avevo mai baciato un ragazzo. Lui mi aveva sorriso e mi aveva chiesto se poteva essere lui il primo. Io ero arrossita e lui  si era avvicinato a me. Le sue labbra avevano sfiorato le mie per la prima volta.

Ripensare a quell'episodio mi diede tristezza. Era stata la persona più importante della mia adolescenza...

I miei genitori erano usciti e sarebbero tornati soltanto verso le due di notte. Mi avevano lasciata la casa libera. Stefano si era presentato alla porta con due pizze e una bottiglia di coca cola da 2 litri. Avevamo visto un film in salotto e poi gli avevo mostrato la mia camera. Ci eravamo seduti sul mio letto e lui aveva iniziato a baciarmi in maniera dolce, poi sempre più passionale. Mi aveva sussurrato un "ti desidero da impazzire" e poi ci eravamo ritrovati stesi sul letto, uniti sia nel corpo che nell'anima. Ero sua e lui era mio. Nulla ci avrebbe più divisi.

Una sensazione di nausea mi riempì lo stomaco. Continuai a guardarlo. Era in compagnia di una ragazza molto carina, dai capelli biondo platino e occhi verde smeraldo. Lui le sorrideva teneramente, un sorriso che prima era soltanto mio. Aveva un braccio posato attorno al fianco di lei e la stringeva a sé. Ricordai quando quelle mani stringevano soltanto il mio corpo, nelle nostre notti di passione.

Erano un paio di giorni che non mi sentivo bene, avevo nausea e giramenti di testa. A Stefano logicamente non avevo detto nulla: si preoccupava troppo anche per un semplice raffreddore. Ma io iniziavo ad avere dei sospetti su qualcosa che non riguardava l'esser malata. Ero in ritardo di qualche giorno. Non era una gran cosa dato che non ero mai stata regolare, ma avevo una strana ansia. Comprai in farmacia un test per la gravidanza, pregando in cuor mio di non essere incinta. Feci il test in un bagno pubblico, per paura che a casa mia qualcuno se ne accorgesse. Aspettai con ansia il risultato e alla fine.. risultò positivo. Non avevo idea di come dirlo a Stefano. Ogni volta che ci provavo c'era qualcosa che me lo impediva. Lasciai passare settimane.

Pensai che ero stata una stupida. Avrei dovuto dirglielo subito e chiaramente. Si sarebbero evitati parecchi errori. Ma avevo soltanto 18 anni e sapevo che lui non avrebbe mai voluto un figlio così presto.
Lui si stava allontanando con la sua fidanzata, o magari sua moglie. Ormai mi dava le spalle. Io fissai la sua nuca...

Il telefono squillava già da un po', ma io non volevo alzarmi dal letto. Avevo litigato con Stefano e mi sentivo davvero giù. Non avevo voglia di far nulla. Il telefono continuò a squillare. Alla fine stanca mi alzai dal letto e risposi:
-Pronto?-
-Clara! Finalmente- al telefono era la mia migliore amica, Anna. -Che fine avevi fatto?-
-Ero a letto, scusa ma non mi sento molto bene..- non mi andava di parlare neanche con lei in quel momento.
-Ehm.. potrei venire a casa tua? Devo parlarti...- la sua voce era insicura e la cosa mi insospettì.
-Qualcosa non va? E' successo qualcosa?-
-Ne parliamo da vicino ok?-
-D'accordo ti aspetto.-
Neanche Anna sapeva della mia gravidanza, ero sicura che altrimenti avrebbe taciuto ciò che mi disse quella sera.

Due lacrime mi caddero dagli occhi ripensando a tutto ciò che era successo quella notte:

Ero in lacrime. Stavo veramente male. Non riuscivo a credere che fosse vero. Mi sentivo il cuore spezzato in due e calpestato da un centinaio di piedi. Ero fuori la porta di casa sua, ma non avevo la forza di bussare. Alla fine la porta si aprii da sola. Stefano stava andando a fare una passeggiata col suo cane, Bobbi. Mi fissava terrorizzato da ciò che vedeva nel mio viso. Sorpreso da tutta la disperazione che vi leggeva.
-Clara, cos'hai? Non ti senti bene? Cosa ci facevi qui fuori?- lui provo a prendermi per mano per portarmi dentro. Leggevo la preoccupazione nei suoi occhi.
Io mi scansai. -Non mi toccare. Mi fai schifo!-
Lui rimase sconcertato dalle mie parole. -Come hai potuto?- continuai - Non dovevi farmi questo! Io che ti ho dato tutto di me! Tutto!!! Se non mi ami più potevi semplicemente dirmelo. IO TI ODIO. Capito? TI ODIO!!!- ormai piangevo forte, singhiozzando e urlando.
Lui rimase esterrefatto dalle mie parole, non capiva. -Ma di cosa parli? Spiegati, non capisco.-
-Anna mi ha raccontato tutto! Ha parlato con Angela. Hai presente? LA TUA CARISSIMA AMICA. Mi fai schifo!-
-Ma di cosa stai parlando? Spiegati meglio- iniziava ad arrabbiarsi. Pensai che fosse la paura dell'esser stato scoperto.
-Angela le ha detto della stupenda notte che avete passato insieme. Mi fai schifo, Stefano. Non ti voglio più vedere! MAI PIU'- corsi via correndo piangendo disperatamente.

Lui mi cercò per giorni, chiamandomi al cellulare o venendo sotto casa, ma non provò mai a bussare. Forse non aveva il coraggio di affrontami di persona. Io stracciai tutto ciò che mi ricordava lui, bruciai tutte le nostre lettere e foto. Pensavo al bambino che portavo in grembo e non facevo che odiarlo. Lo odiavo perché mi ricordava Stefano mentre io facevo di tutto per non pensarlo. Fui costretta a dire a mia madre che ero incinta e le dissi anche che avevo intenzione di abortire. Lei fu pienamente d'accordo con me. Anna venne a conoscenza della mia gravidanza, ma dopo aver saputo che avevo abortito non volle più parlarmi. Lei era contro l'aborto. Io non seppi mai se Stefano aveva saputo del bambino oppure se Anna glie l'avesse tenuto nascosto. Soffrii per anni a causa di Stefano. Non parlavo con nessuno ragazzo e difficilmente uscivo di casa.
Ma lentamente, chissà come, lo dimenticai. Ricominciai a farmi una vita e degli amici. Ormai lui era diventato solo un momento nero della mia vita a colori. Raramente mi permettevo di pensare a lui. Quattro anni dopo esserci lasciati scoprii da Angela che lui non era mai andato a letto con lei. Era una cosa che si era inventata soltanto perché era pazza di lui. E io ripiombai nel mio dolore. Avevo buttato al vento una bellissima storia d'amore a causa di una bugia di un'ochetta innamorata. Avevo ucciso mio figlio, anzi nostro figlio, a causa di un'orribile menzogna. Smisi di uscire ancora una volta. Ci soffrivo. Stefano mi mancava ma non avevo la forza di tornare a cercarlo. Non dopo quattro anni. Ero sicura che lui si fosse rifatto una vita.
 -Mamma?- la voce di Aurora mi fece riprendere dai miei pensieri.
Non mi ero accorta di essermi fermata per strada a fissare il punto in cui pochi minuti prima lui era sparito. Sparito dalla mia vita dopo esserci entrato di nuovo per appena qualche secondo. -Mammina?- ripeté la piccola.
Io la guardai. I suoi occhioni grigi mi fissarono confusi. I capelli  neri e ricci le ricadevano a ciocche coprendo parte del suo viso. Io li scostai e la guardai bene. Notavo in lei l'assenza dei tratti di Stefano.
-Scusami piccolina mia, la mamma pensava ad altro.- le baciai la fronte. Lei mi sorrise e io ricambiai il suo sorriso e la strinsi forte a me. Amavo la mia piccola Aurora.
Feci la spesa, ma ero ancora distratta dai ricordi che la vista di Stefano mi avevano creato. Cercavo di impedire ad altre lacrime di scendere.
Tornai all'auto. Elisa mi guardava con aria impaziente. Davide invece mi sorrise. Il suo sorriso era dolce, tenero,  caldo. Allora smisi di pensare qualunque cosa. Scese dalla macchina per aiutarmi a portare le buste della spesa e le posò in auto. Mi aprì lo sportello posteriore  ed io feci entrare prima la piccola. Entrai io e successivamente anche Davide.
Elisa premette l'acceleratore e l'auto partì. Davide mi poggiò il braccio sulle spalle ed io poggiai la mia testa a lui. Poi mi baciò. Guardai mio marito negli occhi e lui mi sussurrò che mi amava. In quel momento non riuscii a pensare ad altro che a lui: Stefano.
   
 
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