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Autore: Kiarachu    08/10/2012    7 recensioni
Avete presente il momento nel film dove Megamind (come Bernard) confessa a Roxanne che nessuno lo voleva a scuola? E che lei ha detto "Peccato che non eravamo nella stessa scuola"
Beh, in questa AU esplorerò la possibilità che Roxanne fosse andata alla scuola di Megamind. Che cosa succederà?
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Megamind, MetroMan, Minion, Roxanne Ritchi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il direttore della prigione era seduto alla sua scrivania, con uno sguardo pensieroso.
Stava guardando attentamente il bambino seduto sulla sedia davanti a lui.
Il bambino in questione non era un ordinario ragazzino: era blu, aveva un gran testone, occhi verdi smeraldo, ed un’intelligenza fuori dell’ordinario.
 
Il suddetto bimbo stava seduto a capo chino, con uno sguardo triste con una punta di senso di colpa, guardando una palla di materia vetrosa piena d’acqua, con dentro un pesce che assomigliava ad un piranha.
 
“Allora, Blue, che è successo oggi a scuola?”, il direttore domandò dopo un po’, con tono paterno.
 
Il bambino alieno sospirò, e lo guardò con occhi da cucciolo bastonato. “Non è stata colpa mia! Io…oh…fa lo stesso…tanto è inutile”, disse con voce triste e rassegnata.
 
L’uomo dai capelli brizzolati inarcò le sopracciglia e disse, sempre con quel tono paterno, “Perché è inutile? Io voglio solo sapere il tuo punto di vista della faccenda. Tutto qui. Non ti sto accusando di nulla. Ma se non vuoi dirmelo, fa lo stesso”, finì sorridendo con calore.
 
Il piccolino lo guardò con un misto di diffidenza e speranza, e poi guardò il pesce con uno sguardo interrogativo.
 
“Signore, gli dica che è successo, la prego. Lo sa che soffro tantissimo a vederla così”, disse il pesce al suo piccolo protetto.
 
L’alieno sospirò ed annuì. “Sì, Minion, glielo dirò, grazie. E non preoccuparti, lo sai che mi basta poco per tornare allegro”, finì facendo l’occhiolino al suo guardiano.
 
Il direttore era uno dei pochi a sapere che il pesce alieno sapeva parlare.
Di solito Minion se ne stava zitto, per evitare di attirare attenzione ed essere separato dal bambino.
Era stato spedito insieme al piccolo per proteggerlo, e se degli scienziati li avessero separati, il pesce non avrebbe potuto adempiere il suo compito, e Blue sarebbe stato MOLTO triste ad essere separato da Minion.
 
Blue guardò con risolutezza il direttore, e cominciò a spiegare, “Come le ho detto, non è stata colpa mia, io…hm…volevo solo fare come Metro Boy, per essere accettato dagli altri. Si ricorda che l’altro giorno le ho raccontato come ha regalato quei poppus-corn agli altri bambini, usando la sua vista a laser, no?”
 
“Io volevo solo fare una cosa del genere, usando il mio intelletto per costruire un dispositivo che replicasse quell’effetto. Solo che, evidentemente, ho calcolato male la potenza del binkey, ed ho incendiato tutto! Ma è stato un incidente! Lo giuro!” finì con una nota di panico nella voce, con la paura di finire nella cella d’isolamento, com’era successo alcune volte in passato.
 
Il direttore annuì, ed in parte s’immaginava una cosa del genere.
 
“Metro Boy, uh? Allora il piccolo Wayne Scott vuole sul serio diventare un eroe. Mmmh…adesso mi vuoi spiegare questa storia dell’essere accettato? N’avevamo parlato anche l’altro giorno, ma hai cercato di evitare l’argomento. Adesso, però, per capire bene la situazione, devo sapere.”
 
Il piccolo alieno guardò Minion, in cerca d’aiuto, e il pesce annuì, facendo anche un movimento con le pinne, come per dire di raccontare la verità.
L’ittioide sapeva della potenzialità del suo protetto, e anche della sua insicurezza, che era aumentata considerevolmente andando a scuola.
E tutta sta situazione era colpa di quel bambino che voleva essere un eroe, e aveva visto nel piccolo Blue il perfetto capro espiatorio per cominciare a fare atti “eroici”.
 
Blue sospirò, e guardò di nuovo l’uomo, che era la cosa più vicina ad un padre per lui.
 
“Beh…ecco…e va bene. Quando sono andato a sciuola il primo giorno, tutti mi hanno guardato male, compreso Wayne. Io non capivo perché, in fondo era una sciuola per bimbi dotati, no? Ed in più, anche Wayne è un alieno, come me. Veniamo pure dallo stesso quadrante!”
 
“In ogni caso, tutti mi stavano evitando, e gli ho sentiti mormorare qualcosa a proposito del mio aspetto così strano e il fatto che non capivano quello che facevo o dicevo. Poi ho visto Metro Boy conquistarli con quel trucchetto, ed ho pensato che magari sarei stato accettato anch’io se avessi fatto una cosa del genere.”
 
“Ma mi sbagliavo, si sono tutti spaventati, ed io son stato messo in castigo, da Wayne, senza nessun motivo. La maestra e gli altri son sempre dalla sua parte, è come se fossero tutti intontiti dalle sue belle parole e azioni. In ogni caso, per me sarà impossibile riuscire ad essere accettato dai miei compagni, se continuano a adorare Metro Boy”, finì con rabbia e voce rotta, quasi sull’orlo delle lacrime.
 
Minion si accigliò, pensando a quell’alieno bulletto, e a tutti gli altri, compresa la maestra.
Non era giusto che il suo amico soffrisse per colpa loro, anzi: per colpa di Wayne Scott.
Se non fosse stato per lui, il suo protetto sarebbe finito nella casa degli Scott, ed invece era finito in prigione.
 
Il direttore stava pensando, incredibilmente, le stesse cose che pensava Minion, e disse, “Ho capito. Avevo immaginato una cosa del genere, Blue. E non t’incolpo: come hai detto, è stato un incidente. L’unico da biasimare, semmai, è il figlio degli Scott. Ti prego di non dirlo in giro, ma non penso che un vero eroe si comporti così nei confronti di qualcuno diverso.”
 
“Tu sei veramente speciale, solo che gli altri non lo vedono. Ma io si, così ti domando: domani te la senti di tornare a scuola, anche se sai che gli altri non ti tratteranno bene. Se domani non andrai a scuola, tutti penseranno che sei un tipo debole, e che loro hanno vinto. E tu non vuoi che pensino questo, vero, Blue?” gli chiese, sapendo che il ragazzo non si tirava mai indietro ad una sfida.                 
 
Minion sorrise, capendo la sua strategia, e lo assecondò. “Ha ragione, Signore! Deve tornare a scuola, domani, e tentare di nuovo. Chi lo sa, un giorno potrebbe anche far breccia nelle loro teste dure”, disse sorridendo e facendo l’occhiolino, per tirar su di morale il piccolo alieno.
 
Per la prima volta in tutta la giornata, Blue sorrise, e gli scintillarono quegli occhi verde smeraldo.
“Avete ragione! Allora domani tornerò a sciuola! Ed un giorno riuscirò a conquistarli!” disse con entusiasmo.
 
Il direttore ed il pesce sorrisero, contenti di essere riusciti nel loro intento, e poi il curatore della prigione riaccompagnò alla sua cella il giovane alieno.
Lì, Blue, cominciò a fare altri progetti con le matite colorate su dei fogli di carta, e scrivere annotazioni che poi appendeva a dei fili rossi attaccati al soffitto.
Lui la chiamava la “nuvola delle idee”, e al direttore piaceva molto.
 
Il ragazzino continuò a fare progetti e anche i compiti di scuola, e poi andò a letto, stringendo al petto la palla con dentro Minion, quando la guardia dichiarò le “luci spente”, pensando al giorno successivo. Sperando che tutto andasse bene.
       
  
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