Disclaimer: No, non sono Gatiss. No, non sono Moffat. No, non sono la
BBC. No, non prendo un euro.
Note dell'Autore:
Il titolo della raccolta è preso pari pari da una serie della BBC. Perché vi
chiederete voi? Anzitutto, perché faccio orrore nel dare i titoli alle
fanfiction. In secondo (e più importante!) luogo, perché ho sposato totalmente
la causa dello Sherlock Fest Italia che, con questa edizione della Sherlock
Week, si è posta l'obiettivo di dare un po' di notorietà a coppie che hanno poco
seguito nel fandom. Siccome questa prima coppia mi piace davvero molto, ho
provato a scriverci su. Il risultato è mediamente indegno ^^'
Ah, dimenticavo! I titoli dei capitoletti saranno i nomi dei personaggi trattati (ve l'avevo detto che ero oscena nel dare i titoli ù.ù)
Scritta per il Giorno 1 della Sherlock Week, indetta da quelle adorabili donne dello Sherlock Fest Italia.
Molly Hooper
Non sarebbe dovuta andare, questo le era dolorosamente chiaro
E non avrebbe dovuto chiedere a Peter di sostituirla all'obitorio del Barts; non avrebbe dovuto indossare quell'orribile tailleur grigio che le stringeva sui fianchi (erano passati più di sei anni dall'ultima volta che se l'era infilato e allora ancora non esisteva un ristorante brasiliano nel suo quartiere) e la faceva apparire ancora più cadaverica di quanto già non fosse; non avrebbe dovuto raccogliere i capelli in quello squallido chignon.
Molly Hooper lanciò la borsetta sul divano del suo appartamento, inghiottendo a fatica un'imprecazione che non aveva più pronunciato dai
tempi dell'esame di Anatomia Patologica.
Era davvero furiosa con se stessa: mai, nemmeno nei suoi peggiori episodi di
masochismo emotivo, aveva pensato di potersi spingere sino ai picchi di
autolesionismo e di patetismo raggiunti in quell'orribile giornata. E tutto per
colpa di un uomo.
Sospirando, si lasciò cadere sulla sua adorata poltrona rossa cercandovi, come ogni sera, un conforto che puntualmente non arrivava.
Era stato a causa di Sherlock Holmes che aveva trascorso più di un'ora in un sovraffollato e maleodorante vagone della metropolitana, era stata spintonata da un numero imprecisato di giornalisti alla disperata ricerca di uno scoop, aveva attraversato due metal detector e subito una perquisizione un po' troppo approfondita da parte di un poliziotto dal sorriso inquietante.
Era di certo per Sherlock che aveva fatto una cosa così stupida come starsene addossata contro la parete in fondo a
un'aula di tribunale per seguire il primo atto di quello che si prospettava
essere il processo dell'anno.
Molly si costrinse a ignorare il fastidioso groppo che le si era formato in gola e le rendeva
terribilmente doloroso ogni respiro.
Non poteva essere che per Sherlock che aveva agito in modo così sconsiderato.
Una lacrima imbrattata di mascara le scivolò lentamente lungo la guancia, andando poi ad infrangersi sulle mani che teneva abbandonate sul grembo.
Doveva essere per Sherlock, come sempre. Eppure...
Eppure perché non ricordava nemmeno una parola della testimonianza che lui aveva fornito? Perché, per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, non aveva notato come era vestito? Perché non avrebbe neanche saputo dire se John fosse presente o meno all'udienza?
E, soprattutto, perché non aveva fatto altro che fissare la nuca di quel mostro
di James Moriarty?
Molly si portò le ginocchia al petto, le circondò con le braccia e si abbandonò ad un pianto disperato
che aveva rimandato da troppo tempo.
«Jim».