Mi avvicino, lei mi volta le spalle, non può vedermi.
Quelle piccole spalle, così fragili per la fame patita, costrette a portare un peso così grande.
Katniss... quelle braccia così fragili, eppure così abili nel tiro con l'arco.
Lei non mi vede, sono nascosto dagli alberi, il buio avvolge ogni cosa.
E tutto partecipa al suo dolore.
Ha le mani sul viso, Katniss. E non parla.
Ricordo ancora le sue labbra sulle mie in quel breve istante in cui esistevamo solo noi due, persi nel bosco.
Solo io e lei, niente distretti, niente Giochi.
Né dolore, lacrime, lotte e guerre.
Solo il fuoco del suo cuore a contatto con la mia pelle. Perchè lei è il fuoco di ogni cosa qui intorno. Lei è la ragazza di fuoco, e il suo fuoco alimenta le nostre speranze, rende un senso a questa folle vita.
Alimenta la speranza di un futuro migliore.

Ma ora sta piangendo.
Ha fatto del suo meglio per fuggire, ma i Giochi l'hanno raggiunta. Di nuovo.
Le lacrime le rigano le guance, uscendo dalle piccole mani che cercano di nasconderle, di cacciarle.
Anche se crede di essere sola continua a recitare, continua a fingersi forte.
Vorrei stringerla, dirle che va tutto bene.
Vorrei aiutarla a scappare da questo schifo – e lo farei se me lo permettesse.
Ma lei non è egoista, non si sottrarrà al proprio destino lasciando che qualche altro capro prenda il suo posto.
Non permetterà a nessuno di sacrificarsi per il suo bene.
I singhiozzi si fanno acuti – tenta di reprimersi, di controllarsi.
Non può lasciarsi andare, nemmeno ora che è sola. O almeno così crede.

Ma nonostante ora sia così debole, Catnip continua a brillare: la sua luce ci porterà a casa, la sua luce alimenterà la nostra speranza.
O almeno la mia, la speranza della fuga, la speranza di un futuro migliore.
La speranza di non avere dolore o preoccupazioni.

E una ghiandaia vola nel cielo, liberando un canto di speranza.
Parole: 330