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Autore: Eternal_Blizzard    08/10/2012    6 recensioni
“Ranmaru, porta questo con te” mi aveva detto porgendomi il suo ciondolo. “Ti porterà fortuna” aveva aggiunto.
Io però avevo rifiutato perché avevo pensato che servisse più a lei. In quel momento io…non avevo ripensato al fatto che mancava poco a… a…
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché ho conservato  libri del primo anno? Se li avessi buttati o venduti – o male che andava, messi in cantina – adesso non starei facendo questo lavoraccio. Però no, devo ritrovare il libro di storia per Kariya. Oggi lui e alcuni suoi compagni di classe sono venuti nella nostra per chiederci quel libro siccome i professori gli hanno fatto comprare una nuova versione a cui però manca un capitolo che era su quella “vecchia” che abbiamo noi. Che poi a dirla tutta, Kariya nemmeno voleva il mio, ma quello di Shindou, solo che se lo stavano già litigando Tenma e Tsurugi… chissà chi l’ha vinto? Dopo lo chiamo e sento. Comunque, dove diavolo l’ho messo? Ah, aspetta, mi pare di averlo visto dietro a quello di grammatica! È lui, no?

 
Dopo aver osservato qualche istante i libri sullo scaffale, il ragazzo dai capelli rosa – comodamente raccolti in una coda per casa – aveva infilato un paio di dita tra i pesanti volumi scolastici, afferrandone uno sistemato in fondo sulla mensola, aprendo un varco tra gli atri utilizzando l’altra mano. Tirò più forte che poteva e, con suo enorme sollievo, riuscì ad estrarlo senza troppa fatica. Fece per riporlo nello zaino, così da poterlo dare l’indomani al kohai, ma poco dopo che aveva aperto la cartella sobbalzò a causa di un tonfo sordo alle sue spalle.
Inarcando un sopracciglio si voltò ed indirizzò lo sguardo verso il pavimento, dove si trovava un libro caduto in seguito allo spostamento di quello di storia, apertosi durante il breve volo scaffale-suolo. Storse le labbra contrariato e prima di andare a raccoglierlo finì di sistemare la cartella per il giorno dopo, sospirando. Appena concluso il lavoro andò a prendere l’oggetto da terra, notando che era un libro della stessa materia che cercava prima, ma di un altro anno. Osservò la pagina a cui era aperto e sgranò gli occhi.
All’angolo in alto a sinistra spiccava il grande titolo del paragrafo numero cinque di quel capitolo:
La guerra dei Cent’anni – L’avvento di Giovanna D’arco.
Boccheggiò qualche istante, chino sul libro – braccio teso verso di esso, gamba destra sollevata e busto parallelo al suolo – e decise di raccoglierlo senza chiuderlo. Osservò qualche immagine, più che altro riguardante gli eserciti inglesi e francesi coinvolti nella suddetta guerra e poi scorse rapidamente con gli occhi ogni parola, cercando il nome di lei. L’incontrò circa a metà paragrafo e chiuse la bocca, rimasta semiaperta per tutto quel tempo, andandosi poi a sedere sul letto. Si tirò le ginocchia al petto e vi appoggiò il libro, iniziando a leggere.
Ripensò a lei, ai suoi capelli biondi appuntati all’stremità, con quei due ciuffi che le incorniciavano il viso su cui spiccavano i grandi e brillanti occhi azzurri. La rivide accanto a lui, sorridente mentre gli porgeva una caramella per tirarlo su di morale e si stupì del semplice fatto che le stesse pensando così tanto. Sì, era normale visto che aveva letto il suo nome su quel libro, ma… in quel modo?
Scosse la testa. Shindou gli aveva parlato di una certa Okatsu quand’era andato nell’era di Nobunaga, evidentemente anche lui pensava a quella ragazza allo stesso modo, non era nulla di particolare se non una profonda amicizia extra-tempo. Giusto..? Decise di non dare troppa importanza a quelle riflessioni ed iniziò a leggere, seriamente, quella parte di storia. Non avrebbe trovato molte informazioni su di lei, già lo sapeva, ma quel tanto che c’era scritto gli bastava per riempirsi la mente di sue immagini e delle poche frasi che si erano scambiati quand’era giunto fino a lei. Gli venne istintivo domandarsi come stesse, ma si diede una pacca sulla fronte, dandosi mentalmente dell’idiota. Erano passati diversi secoli, come poteva stare?
L’idea della sua morte non lo aggradava poi molto, soprattutto visto il fastidio che gli era arrivato allo stomaco. Non riusciva a capire se ne dovesse effettivamente soffrire, visto che era un personaggio storico che, prima di quel viaggio, dava per scontato fosse morto, ma dal momento che ci era entrato in contatto personalmente la faccenda gli risultava più complicata. Ripensò alle parole di Takuto, quando gli aveva raccontato sempre di quella ragazza del tofu: aveva spiegato che gli dispiaceva il saperla morta, ma appartenendo ad una realtà storica così lontana – ben cinque secoli – si era sforzato per non addolorarsene troppo. Soprattutto perché era consapevole del fatto che, certamente, “l’affetto” che provava nei suoi confronti era passato e quindi aveva vissuto un amore corrisposto con un uomo che era diventato suo marito e che le aveva donato dei figli, che a loro volta le avevano regalato degli splendidi nipoti e che la morte l’aveva presa dolcemente, con le persone che amava, quando ormai aveva raggiunto un’età avanzata. Rasserenato dall’idea che doveva essere così anche per la francese, voltò la pagina, sgranando gli occhi. Nell’angolo in basso a sinistra si trovava la foto di una miniatura del tempo in cui il colore dominante era evidentemente il rosso. Rosso come il fuoco; fuoco che l’avvolgeva e la bruciava. Nonostante le ridotte dimensioni dell’immagine, si riusciva a distinguere il dolore sul viso della fanciulla, che aveva concluso la sua vita in modo atroce ed inoltre in giovane età. Rabbrividì e sentì il corpo irrigidirsi mentre gli tornava la tremenda sensazione avuta precedentemente, che però stavolta non coglieva solo lo stomaco, ma arrivava profondo fino alla viscere e sembrava strappargli il cuore dal petto.
 

“Ranmaru, porta questo con te” mi aveva detto porgendomi il suo ciondolo. “Ti porterà fortuna” aveva aggiunto.
Io però avevo rifiutato perché avevo pensato che servisse più a lei. In quel momento io…non avevo ripensato al fatto che mancava poco a… a…

 
Sentì un nodo in gola, mentre labbra e sopracciglia iniziavano a tremare. Non voleva pensarlo. Sarebbe stato come ammettere che era reale, che era una cosa davvero accaduta. Giovanna, la sua Giovanna, era stata barbaramente uccisa e lui non poteva fare nulla per cambiare quel dato di fatto. Si chinò sul libro mentre calde lacrime iniziavano a sgorgare, man mano che la consapevolezza del fatto che, dannazione, era tutto vero si faceva avanti nella sua mente. Poggiò la fronte sul libro, iniziando a singhiozzare, stringendo con forza la pagina sporcata dall’orribile immagine, tirando leggermente come per strapparla, ma la forza gli mancava.
 

Come ho potuto non pensarci?
Non si può cambiare la storia. Non potevo aiutare né i Francesi né gli Inglesi; anche volendo non ne avrei avuto la capacità. Non avrei potuto dirti che dovevi fuggire, che dovevi ignorare la voce del Dio che amavi e vivere la vita di una normale ed indifesa ragazza qual eri. “Non si deve modificare la storia”.
Non potevo evitarti tutto quel dolore.
Mi hai chiesto se il calcio fosse davvero la cosa più importante per me e ti risposi di sì. Tu mi dicesti che quindi il calcio era per me come la Francia per te ed io ne sorrisi. Ma ero uno sciocco. Parliamo di due cose totalmente differenti, su due livelli assolutamente no paragonabili.
È vero che noi della Raimon stiamo portando un pesante fardello sulle nostre spalle, ma quello che portasti tu…
Il nostro non è nulla, al confronto.
Avrei voluto esserti vicino. Avrei potuto aspettare, e tornare in seguito. O farmi venire a riprendere qualche anno dopo. Avrei voluto vederti sorridere di più. Avrei voluto stringerti la mano un’ultima volta.
Avrei voluto parlarti ancora.
Vorrei farlo adesso. Vorrei dirti che devi avere più fiducia in te stessa, perché “tutto andrà bene”.
Ma “tutto” non va bene.
“Tutto” non è andatobene.
La tua morte è troppo, troppo diversa da quella di Okatsu. Non posso accettarla.
Quei pochissimi giorni passati con te nella Francia medievale mi sembravano quasi scontati, ma solo ora mi rendo conto di quanto fossero allo stesso tempo reali e fallaci.
Non ho saputo dare il giusto peso ai tuoi sentimenti e ai miei. Non ho saputo dare il giusto peso agli eventi che io conoscevo, ma non potevo evitare.
Scusami, Giovanna. Mi sembra quasi stupido, da dire, ma…
 
…ti ho voluto bene.

 


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Boh, non so ce l'avevo in mente da tanto e ora ho preso e l'ho scritta. ...ciao a tutti-
Niente, io non so se shippo Kirino e Jeanne -fakeyuritime- ma... secondo me Kirino s'è affezionato davvero a Jeanne.
E volevo deprimerlo. Beh siccome non ho tempo mi dileguo, dicendo che spero vi piaccia e vogliate recensirla, anche per farmi critiche costruttive, non ho problemi!
(Io non parlo francese, quindi il titolo è gentilmente offerto da una compagna di classe facente (?) la suddetta lingua, solo perché in italiano non sapevo che mettere~ er chi, come me, non lo riuscisse a capire, è "Grazie del tempo passato insieme, Giovanna").
Direi altro ma devo fuggire.

Ryka

  
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