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Autore: Averyn    09/10/2012    1 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
Mentre Silente evocava le sei fiale sul tavolo della cucina, Harry guardò ciascuna di esse con disgusto.
Gli avrebbero procurato i turbamenti che aveva sofferto la prima volta?
“Devi berle. So che ora tutto ti apparirà confuso…”
“Io voglio delle risposte adesso!” s’impuntò Harry. “Perché mi sta facendo vedere le immagini dei miei sogni? Che cosa a che fare, con me?”
Silente lo guardò. “Ha tutto a che fare con te. Ma non posso spiegarti meglio di così. Sono tuoi percorsi, che sto cercando di decifrare meglio che posso con te, formulando teorie e ipotesi…”
QUARTO CAPITOLO DELLA SERIE 'CICATRICE, SEGUITO DE 'IL PRESCELTO, 'L'EREDE' E 'L'INIZIO'. spero che vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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Capitolo 1
 
UN INSOLITO COLLOQUIO
 
 
“Harry? Harry!” Qualcuno lo scosse e il ragazzo aprì gli occhi all’improvviso. Era come risvegliarsi da un sogno. Poi passò lo sguardo su Hermione, preoccupata e severa.
“Sto bene” rispose a fatica.
“Sei sicuro? Credevo che stessi per…svenire di nuovo”.
Harry le regalò un sorriso. “Mi sono trattenuto”.
Cogliendolo di sorpresa, Hermione si sporse verso di lui e lo baciò. “Non…”
“Harry, Silente vuole….Oh!” fece Lily, sua madre, irrompendo nella stanza e poi richiudendo subito la porta dietro di sè.
Harry si rivolse a Hermione, sul viso di lei riflesso il suo stesso imbarazzo di un color porpora.
“Credi che dovrei andare?”
“Sì, penso proprio di sì” rispose lei, gli occhi bassi.
Non sapendo cos’altro aggiungere, Harry si fiondò fuori dalla stanza. Sua madre Lily era sulla soglia della porta, pronta ad aspettarlo; quando lo vide uscire aveva un’espressione insolita, come se non avesse sotto controllo la situazione.
“Allora….Silente ti aspetta di sotto in cucina. Dice che vuole parlare proprio con te”.
Quando fu fatto il nome del preside, Harry si sentì la rabbia ribollire dentro; era sparito per settimane. E ora che voleva vederlo, sarebbe dovuto andare da lui?
“Cosa c’è che non va?” chiese la madre, che aveva evidentemente notato il suo turbamento. “E non provare a nasconderlo!”
“Non voglio scendere da lui” borbottò Harry, digerendo quel pensiero. Lily lo scrutò a lungo, poi prese fiato e disse: “Harry, lo so quello che stai passando. Non so esattamente cosa tu stia facendo con Silente, ma so che è importante.  E lui….”
“Ho cercato di parlargli per tantissimo tempo” sbottò il ragazzo, che seguiva il suo filo di pensieri, curandosi poco di quello che pensava Lily, “ma lui non c’era”.
Lily lo guardò nuovamente, forse per cercare le parole giuste da dire per giustificare il preside.
“Devi capire che Silente ha lavorato per l’Ordine da quando ha lasciato la scuola, e anche prima che iniziasse l’anno scolastico. Come sai, Peter ha tentato di liberare i Mangiamorte…”
“Beh, direi che a forza di provare c’è riuscito….”
“Adesso smettila, Harry. Quello che stai dicendo non è per niente giusto. Silente ha tentato in tutti i modi di difendere la scuola e combattere i primi Mangiamorte liberati da Peter Minus. Ringrazio il cielo che ci fosse Piton  cui è stato affidato l’Ordine di catturarlo, e se sei ancora vivo, dovresti solo che ringraziare Silente. Quindi ora finiscila, e scendi giù da lui. Adesso!”
Harry si soffermò sul viso di sua madre per qualche tempo. Solo allora notò quanto stanco e frustrato fosse, e desiderò dirle qualcosa di carino. Tuttavia, si sentì di nuovo in imbarazzo, e preferì obbedirle scendendo le scale dell’ingresso, chiedendosi che cosa avesse.
Il turbamento poi era mischiato al crescente rifiuto di incontrare Silente. Non avrebbe potuto capire quanto solo si fosse sentito; l’anno precedente i suoi amici l’avevano abbandonato per aver offeso Louise (che non sembrava esistere nella realtà dei sogni, così come il resto del suo gruppo d’infanzia) e continuava a dire cose senza senso, e sveniva in classe…e Silente, dov’era stato? A fermare due Mangiamorte inutilmente?
Quando entrò in cucina, Silente gli sorrise, sereno, come se Harry fosse andato nel suo ufficio dopo le lezioni.
Non appena i loro sguardi s’incrociarono, nel giovane salì sempre più la rabbia; come poteva avere quell’atteggiamento?
“Buongiorno, Harry” salutò cordiale il Preside.
Harry decise di non rispondergli, piuttosto lo fissò, cercando di non scoppiare.
Silente sembrò notarlo, ma continuò come se niente fosse:
“Immagino che tu sia sconvolto dagli ultimi eventi”.
La frase ronzò nelle orecchie di Harry; sì, poteva solo immaginarselo.
“Luna sta bene” informò Silente, fingendo che il ragazzo gli avesse posto la domanda, “se vuoi saperlo, si sta risvegliando proprio ora a casa tua. Presto ci raggiungerà…”
“Avrebbe potuto dirmelo!” scattò Harry, che non riusciva più a trattenersi. “Avrebbe potuto informarmi che sarebbe mancato perché svolgeva compiti per l’Ordine!”
Il volto del mago si fece subito grave. “Harry, io…” provò a dire, ma ormai l’ira dell’altro si era scatenata. “Ho provato a parlarle! Lei mi ha chiesto di tenerla aggiornato su tutti i miei cambiamenti…E INVECE SE N’E’ ANDATO, NON L’E’ IMPORTATO NULLA….HA LASCIATO CHE VIVESSI I MIEI STATI D’ANIMO, SVENISSI….AVESSI DELLE ESPERIENZE CHE NON POSSO CONTROLLARE, TUTTO DA SOLO!”
“Mi dispiace” disse Silente, calmo. Gli occhi gli si erano fatti leggermente lucidi, ma il tono era controllato. “ Non voglio che tu la veda così, capisci….”
“NO!” urlò Harry, “IO- NON-CAPISCO!”
Buttò un piatto di coccio a terra, immaginando che fosse la faccia di Silente. Ma se in un primo momento si sentì appagato, un attimo dopo sentì che non gli bastava, e più rompeva cose più avrebbe voluto spaccarne altre. In qualche modo, gli oggetti non erano sufficienti.
Silente non reagì, piuttosto lo guardò dimenarsi, finché Harry capì  che non sarebbe servito a nulla continuare a distruggere bottiglie, piatti e bicchieri. Realizzò con orrore che probabilmente l’avevano sentito per tutta casa.
“Hai ragione” disse il preside, calmo e con l’espressione sofferente. “Avrei dovuto dirtelo che sarei partito per conto dell’Ordine, ma non l’ho fatto. Ho commesso un errore. Me ne sono andato come quella volta che Kingsley Shacklebolt mi ha inviato quel messaggio a casa, e c’eri anche tu, e…”
“Non mi interessa…” ripartì Harry, ma stavolta Silente esigette il silenzio.
“Ti prego, lascia che ti spieghi. È vero, ho sbagliato a non informarti. Tuttavia, non ho lasciato Hogwarts senza precauzioni. Avevo infatti incaricato la professoressa Cooman di trovarti, istruirti su quello che era rimasto da  sapere e darti le sei fiale. Da come hai reagito, penso che non abbia tentato neanche di avvicinarti. Per fortuna, sono giunto a Hogwarts durante l’attacco, ho trovato la professoressa e ho tratto in salvo le boccette”.
Mentre Silente evocava le sei fiale sul tavolo della cucina, Harry guardò ciascuna di esse con disgusto.
Gli avrebbero procurato i turbamenti che aveva sofferto la prima volta?
“Devi berle.  So che ora tutto ti apparirà confuso…”
“Io voglio delle risposte adesso!” s’impuntò Harry. “Perché mi sta facendo vedere le immagini dei miei sogni? Che cosa a che fare, con me?”
Silente  lo guardò.  “Ha tutto a che fare con te. Ma non posso spiegarti meglio di così. Sono tuoi percorsi, che sto cercando di decifrare meglio che posso con te, formulando teorie e ipotesi…”
“Ho visto tutta la mia vita a undici anni” rispose subito Harry, che non vedeva l’ora di sentire le nuove teorie di cui tanto parlava Silente.
“Molto bene” si arrese il professore, che aveva intuito le intenzioni del ragazzo. “Questo è il primo tassello….”
“Che cosa sono questi sogni, signore? Perché vedo queste cose?” chiese veemente l’altro, soppesando la parola signore.
“Non lo so, Harry” ammise il preside, “la mia teoria è che tu possa essere collegato in qualche modo a Neville, e questo ha fatto sì che vivessi un’esperienza….parallela, che in qualche modo potrebbe aiutare a sconfiggere Voldemort e a salvare Neville”.
“Intende come una vita parallela?” chiese subito Harry, che non riusciva a capire Silente.
“Sì, Harry, esattamente come una vita parallela” rispose il mago, secco.
“Quello che voglio dire, Harry, è che tu, grazie al tuo collegamento con Neville, sei riuscito ad accedere agli avvenimenti di una tua qualche…esistenza come questa, dove attingi le tue informazioni per far beffe via via a Voldemort”.
Harry abbassò lo sguardo; finalmente aveva compreso. Quelle nozioni gli fecero dimenticare di essere arrabbiato con Silente.
 “E’ in questo modo che ho avuto quelle visioni sugli scacchi…e ho avuto quell’istinto a imparare a giocare…per superare la prova, perché avevo già visto quello che era già stato fatto nell'altra vita?”
“Preferirei chiamarla ‘esperienza’” gli sorrise il preside, “ma sì, Harry. è proprio così. Ed è per questo che ti chiedo di bere queste altre sei fiale; chissà quali altri segreti potresti rivelarci, in modo da sconfiggere per sempre questa minaccia!”
Harry fissò per un po’ le pozioni, poi il suo sguardo tornò su Silente. C’era qualcosa che ancora non tornava.
“Ma…signore, Neville mi ha detto che ha avuto le mie stesse visioni per un periodo, com’è possibile che sia potuto accadere se questo riguarda solamente me?”
“Infatti, se ben ricordi, le visioni di Neville si sono fermate. Forse nel tuo inconscio hai deciso che solo tu potevi accedervi, e quindi hai creato una barriera in questo senso fra voi due…questo ovviamente non significa che lui abbia smesso di essere collegato a te…prendi ad esempio il tuo compleanno, l’estate scorsa. Lui è venuto da te perché ti ha pensato, ed è stato piuttosto facile trovarlo lì in camera tua”.
Harry rimase immobile; per un momento si chiese come facesse a saperlo, poi gli venne in mente che probabilmente i suoi genitori l’avevano informato comunque.
“Signore” gli venne in mente di chiedergli, “il collegamento con quella realtà è….vero?”
Silente lo osservò a lungo prima di rispondere: “Non ne sono sicuro. Ho come la sensazione che possa esserlo, e le mie intuizioni si sono dimostrate quasi sempre veritiere.
Lo spiegherebbe il fatto che quando sogni ti trasferisci in un’altra dimensione, e che i metodi che vedi funzionano…all’inizio pensavo che fosse la tua immaginazione, ma poi mi sono sempre più reso conto che era tutto fin troppo elaborato per limitarsi a una semplice – seppur geniale- macchinazione del tuo intelletto”.
“E crede che io sia il Prescelto? Ne è sicuro? Ma come può essere vera quella vita? Insomma, prima che lei mi facesse bere quelle…immagini, io avevo visioni piuttosto confuse” continuò a domandare Harry, senza sapere cosa pensare.
“Andando con ordine” rispose calmo Silente, “sì, in quella dimensione, sei il Prescelto. Ed è proprio perché avevi immagini confuse che ti ho donato quella fiala. Mentre sognavi, sei finito in più vibrazioni, per spiegarti meglio più…livelli di realtà parallele. Molti eventi accadono nello stesso momento, anche in una stessa dimensione. Acquisendo quel liquido, hai fatto sì che gli eventi ti apparissero in modo lineare, e invece il tempo è circolare. Ma lo capirai solo se continuerai a bere quelle boccette, Harry, ed è estremamente importante che tu lo faccia”.
Sembrava che tutte le risposte per Harry fossero chiarite, o quasi. Alcuni punti gli erano ancora oscuri, ma a dare il responso ci avrebbe pensato il tempo.
Mentre Harry spaziava lo sguardo sulla cucina semidistrutta, i suoi occhi tornarono sul professor Silente, che sembrava attendere che dicesse qualcosa.
Proprio mente i due tornarono a guardarsi, sentì la rabbia e il rancore montargli dentro di nuovo; ce l’aveva ancora con lui per averlo abbandonato a quel modo, anche se tutte le ragioni sembravano essere state spiegate.
S’avvicinò al mago, posò le mani sulle boccette, e con uno schiocco di bacchetta Silente lo precedette e quelle svanirono.
“Sono nella tua stanza. Quando ti sentirai pronto, le berrai”.
Harry stava quasi per rispondere che non lo sarebbe mai stato, ma si trattenne.
“Sì, signore”.
“D’accordo. Allora credo che, per il momento, ci siamo detti tutto” sentenziò il preside e, aggiustatosi il cappello a punta sul capo, fece per uscire dalla cucina.
“Professore” lo richiamò Harry, “perché mi ha detto tutto adesso? Non avrebbe potuto….inventarsi qualcos’altro?”
Il mago gli rivolse uno sguardo enigmatico. “Le mie sono solo teorie, Harry. Nulla più”.
E lasciò il ragazzo da solo con i suoi pensieri.
Dopo aver preso tempo, Harry decise che era ora di uscire e di dirigersi dagli altri.
Ma aveva appena mosso qualche passo che inciampò su un filo, e imprecando cadde a terra. Mentre la madre di Sirius cominciava ad gridare, scatenando confusione nell’ingresso, da dietro l’angolo spuntarono John, Hermione, Frank, Neville, Richard, Louise, Ron, Ginny e i gemelli Weasley, tutti bianco lattei sul volto e le orecchie giganti in mano.
“Credo che tu non ci abbia detto tutto, Harry” boccheggiò Ron, parlando per tutti.

Note dell'Autrice: che ne pensate? perdonate per gli errori o le ripetizioni, ma non stavo più nella pelleeee!!! il titolo è provvisorio, se avete idee migliori contattatemi! un bacio!
  
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