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Autore: CoCoRouge    09/10/2012    0 recensioni
Scesero dal taxi con fare elegante, non badando agli scatti dei fotografi che le avevano circondate.
“Rose, ma viene anche tua sorella stasera?” Chiese Carol preoccupata.
“Non credo proprio…! Non è il suo genere, questo!”
Erano bellissime, e Samantha – presente all’apertura del locale – quando le vide incedere verso l’entrata fece una piccola lacrimuccia di commozione.
“Ragazze… siete bellissime… sembrate noi quattro quando eravamo più giovani!” Esclamò, salutandole con un grande abbraccio.
--tutto quello che potrebbe succedere DOPO carrie bradshaw... uomini compresi--
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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 Venerdì 10 agosto
 
Party Projects
 
“E che pensi di fare a riguardo?”
La voce di zia Sam al telefono sembrava distante, come distratta da qualcosa.
“Ehi, Sam, mi stai ascoltando?”
“Ma sì, cara, sto aspettando la tua risposta!”
“Beh… non lo so cosa fare. Per questo ti ho chiamata!”
“Oh, tesoro mio, non c’è niente che ti possa tirare su di morale in questo momento!”
“Ma io…”
“Vuoi una massima della zia Sam? Eccola qui: non c’è nulla di peggio nella vita della rivalità tra sorelle. Quindi, fatti i tuoi conti e poi ne riparliamo!”
La donna riagganciò e lasciò la povera adolescente in balìa dei suoi pensieri. E adesso?
 
 
Rose Goldenblatt era una ragazza a posto. Come si dice, ‘per bene’. Odiava quel modo di dire, come una cosa asettica, una pellicola trasparente piazzata sulla sua intera figura mentre passeggiava per la Settima, o scendeva per la Quinta Strada correndo alla metro.
Per bene, come le ragazzine che si atteggiavano come le star del momento, indossando solo capi firmati pagati dal papi – lei no, lei se li era guadagnata i soldi… e va bene, forse non era cosciente mentre li guadagnava, ma ora poteva dire di non dover dipendere da mamma e papà per i suoi capricci.
Mamma Charlotte l’aveva fatta posare per le riviste migliori fin da quando era bambina, al fianco della bellissima sorella Lily, ovviamente. Da allora si era fatta un bel gruzzoletto e i suoi, da bravi genitori, avevano depositato tutto in un suo conto personale, facendole trovare, all’età di diciannove anni, una bella cifra a sei zeri.
Rose prese il borsello e vi cacciò dentro il telefono, tirando fuori invece l’mp3.
Si mise le cuffie e fece un bel respiro: cominciò a camminare nel parco, accanto alla recinzione del campo di basket. Da dietro gli occhiali scuri guardava curiosa i ragazzi che giocavano, sudati e abbronzati, finché…
“Ehi ciao Rose!”
Brady corse verso di lei, riconoscendola subito. Quella diventò di tutti i colori ma cercò di non darlo a vedere: “Ehi, ciao Brady! Ti stai ancora allenando?”
“No, è solo una partitina tra amici. Tutto bene?”
“Sì, certo! Ma non volevo disturbarti, torna pure a giocare…!”
Il ragazzo le sorrise da sotto le lentiggini che lei trovava tanto carine: era appoggiato alla rete, mettendo in bella mostra senza volerlo le braccia scultoree trasudanti fatica.
Brady fece per girarsi ma Rose lo fermò: “Ah, quasi dimenticavo! Mia madre da una delle sue solite feste, sai com’è fatta…!”
“Sì, Charlotte! È sempre la solita! Qual è l’occasione questa volta?”
“Ma come, non ci arrivi? È vero che fa ancora un caldo assurdo, che il sole ancora non tramonta prima delle sette di sera e che le zanzare non ci danno tregua, ma… è uscita la Collezione Autunno/Inverno di Chanel, e per mia madre questo sancisce la fine dell’estate…!” Scherzò lei.
“Oh, certo! Quasi metà agosto! È un po’ tardino quest’anno, o sbaglio?”
“Ah, ah, ah! Hai ragione! Beh, cercherò di convincerla a spostarla di qualche settimana, ma dubito di ottenere qualcosa!”
“Ehi, Brady, datti una mossa, Carota!” Urlò un suo amico dal campo.
“Sì, scusami! Comunque la festa è tra due settimane! Tieniti libero! Ci vediamo!”
“Ok, grazie mille! Ciao bella!” La salutò lui, facendole l’occhiolino.
Quella trotterellò via e si ributtò in strada, facendosi inglobare dal caos cittadino e dal caldo che saliva piano dall’asfalto.
Aveva bisogno di un luogo fresco, perché non era il sole di fuori a farla soffocare, ma il ribollire del suo sangue nelle vene!
Scese alla metro e risalì in superficie dopo due fermate.
Era arrivata. Attraversò di corsa la strada e percorse il marciapiede per una ventina di metri, il corto vestitino che svolazzava libero.
Suonò al campanello di uno dei palazzi.
‘Fa’ che ci sia…’ pregava dentro di sé.
Una voce metallica dall’altra parte chiese chi fosse.
“Sono Rose! C’è Carrie per caso?”
“Oh, Signorina Goldenblatt! Entri pure…”
E le porte di vetro si aprirono, immergendola nell’ampio e vuoto atrio di marmo.
“Sarebbe turno di chiusura, Signorina, ecco perché le porte scorrevoli non si aprivano…” cercò di spiegare la segretaria alla Reception.
“Sì, sì, immaginavo! Per caso c’è la Signora Preston di sopra?”
“Siete fortunata, è arrivata qualche minuto fa. Prego, prenda pure l’ascensore, è al quindicesimo piano!” Le disse la ragazza, aprendole il cancelletto di sicurezza.
Rose si tuffò nell’ascensore e si diede una rapida sistemata guardandosi riflessa nella placca di metallo lucido con i tasti dei piani.
Sistemò i capelli mossi e scuri sulle spalle, mise a posto il vestitino tutto stropicciato e prese il borsello in mano, arrotolando sul braccio la bretella penzolante.
Si guardò i piedi.
Ballerine.
‘Cazzo, non me lo perdonerà mai…!’
Con un piccolo trillo l’ascensore si aprì, vomitandola fuori sul corridoio di marmo. Alla sua destra, l’entrata della redazione.
Quei caratteri così grandi appesi al muro la spaventavano ogni volta che li vedeva: grandi, grigi e pesanti, come muri di cascine abbandonate.
Oltrepassò le porte di vetro e cominciò a gironzolare per i corridoi, quando un’altra segretaria le si piazzò davanti e le disse di seguirla.
La mollò in uno stanzino, indicandole una porta: “Vada pure, l’aspettano.”
Rose aprì la porta bianca e trovò Carrie seduta alla sua scrivania.
“Ma ciao mio piccolo fiore!” La salutò lei, andandole incontro.
“Ciao Carrie! Scusa se ti disturbo…”
“Ma figurati! Sono venuta prima in redazione per un paio di articoli che devo mettere a posto, ma non mi disturbi affatto! Dimmi che…” la donna si bloccò.
Vide le scarpe.
“Rose? E queste cosa sono?”
“…ballerine? Sì lo so che non me le vuoi vedere ai piedi, ma…”
“Credimi, non è un fatto di moda! Ma hai i piedi piatti! Non puoi metterti queste trappole della morte! Sai quanto male ti stai facendo?”
Le due si sistemarono sulle poltroncine a lato della scrivania, che formavano, guardandosi, una piccola zona relax simile ad un salotto.
“Lo so, zia, ma l’alternativa qual è? Tacchi?”
“No, le scarpe che tua madre ti ha comprato apposta per questo problema!”
“Ma sono brutte! Mi dispiace, ma preferisco tenermi i piedi piatti.”
“Oddio, beh, se proprio devi far di testa tua, almeno mettiti un dieci centimetri!”
“Oh, certo, peccato che la tua grande amica Charlotte lascia tutti i tacchi alla sua cara primogenita Lily…”
Carrie la guardò, sorridendo: “Sei molto diversa da Charlotte. Beh, allora dimmi! Che ti porta qui?”
Rose fece un gran respiro e guardò la zia negli occhi: “Zia Carrie, ho bisogno di un favore.”
“Oh, dimmi!”
Respirò di nuovo.
“Il tuo vecchio appartamento, sulla settantatreesima,… beh, lo vorrei affittare.”
Carrie sbarrò gli occhi: “È stato venduto, cara.”
“No, ci sono passata davanti due giorni fa: lo stanno affittando, gli inquilini di prima se ne sono andati.”
“Beh, perché chiedermi il permesso, allora?”
“Perché lì hai trascorso tutta la tua vita e volevo renderti partecipe della mia decisione.”
“Questa decisione non ha il minimo dubbio?”
“No. Voglio andarmene da casa Goldenblatt.”
“E come mai?”
“…non è un capriccio, semplicemente voglio stare un po’ per i fatti miei, cavarmela da sola. I soldi li ho, posso farcela.”
Carrie la guardava, perplessa.
“Lo so che non ti convince questa mia decisione, ma è mia e mia soltanto.”
“Perché proprio il mio appartamento? Se vuoi sparire, non andare in un posto che tua madre potrebbe trovare sicuramente.”
“Ma non voglio sparire! Tu conosci la mamma, è super apprensiva! Lo era con Lily e ora lo è con me. Io però non ce la faccio più… e poi da un po’ di tempo sembra che in casa esista solo Lily e le sue chilometriche gambe asiatiche!”
“Ah, eccoci qua! Bingo! Questo è il problema…! Lily… la rivalità tra sorelle è una brutta bestia, sai?”
“Me l’ha detto anche Samantha.”
Carrie fece un cenno col sopracciglio: “Vuoi dirmi qual è il vero problema?”
Rose diventò tutta rossa e guardò il pavimento: “Non c’è altro. Lily è la prima, lo so, ma…”
“Ti vogliono bene, Rose!”
“Lo so! Non è questo… ma sento che nella mia vita voglio fare qualcosa di mio! Di serio!”
“Ovvero?”
“Insomma, Carrie… le foto quand’ero piccola erano un gioco, e anche ora lo sono… ma voglio fare qualcosa di serio! Di più concreto! Che so… creare un giornale, scrivere una rubrica, aiutare uno stilista, passare dall’altra parte dell’obiettivo e diventare fotografa!”
“Beh, hai le idee chiare, direi!”
“Sì, ma capisci che la mamma, impicciona e apprensiva com’è, si metterebbe sempre in mezzo! Non mi lascerebbe libera!”
“Sì, beh, arriva anche a sceglierti gli abiti del giorno…”
“…e ho diciannove anni! Capisci?”
“Questa tua intraprendenza è lodevole, rosellina mia! Ma perché il mio vecchio appartamento?!”
Rose abbassò lo sguardo, e poi tornò a guardare la zia: “Perché no…?”
Carrie sorrise: “Gioia mia, è normale che tu te ne voglia andare, ma non farlo solo per fare tanto chiasso come fanno tante adolescenti della tua età… Rose, ora ho una domanda sciocca da farti, ma tu dovrai rispondermi. Se non lo vorrai fare, mandami pure a quel paese.”
“Dimmi Carrie…”
“Sei incinta?”
“No!”
“Bene, dovevo chiedertelo. Quindi, se ciò che ti spinge non è una gravidanza improvvisa, hai la mia benedizione. Ma prima parlane a Charlotte. Ne soffrirà se non lo farai.”
“Speravo mi potessi dare una mano in questo…”
Carrie sgranò gli occhi: “Non hai timore di andare a vivere da sola ma hai paura di affrontare tua madre? Charlotte York Goldenblatt? La donna più innocua di questa terra?”
Rose rise: “Sì, hai ragione. Però mi farebbe piacere se mi accompagnassi nell’appartamento.”
“Sicuro! Quello è indubbio!”
“Bene. E ora passiamo alle cose frivole… come sta Jr?”
“Oh,” disse Carrie, facendo roteare gli occhi al cielo, “qualcuno lassù ha voluto punirmi dandomi un figlio maschio…!”
“È proprio una maledizione, eh? Qual è la sua nuova fissa?”
“Colleziona sassi.”
“Non sono sassi, mamma, sono pietre!” Protestò Jr comparendo sulla porta dell’ufficio.
“Oh, il mio erede. Saluta Rose.”
“Ciao Rose…” disse lui con un saluto della mano.
“Avanti, che c’è adesso?”
“Niente, papà mi ha detto di avvisarti che stasera io e lui usciamo per una serata tra uomini!”
“Perfetto! Così porto Rose ad una serata tra donne…!”
Jr fece per uscire, quando Carrie lo bloccò con lo sguardo: “E ricordati: i sigari, sempre dopo pasto!” Disse, facendogli l’occhiolino.
Quello se ne andò ridendo e le lasciò sole.
“Sedici anni… quanto lo invidio!”
“Assolutamente no! Io tre anni fa ero inguardabile!” rise Rose.
Carrie tornò a guardare la nipote: “Io e te abbiamo una serata da organizzare! Direi che stasera è il momento perfetto per parlare a tua madre. Ci sarò anch’io, tranquilla…”
“A proposito, sta organizzando la festa di fine estate… stasera potremmo darle una mano! E potrei darle il lieto annuncio proprio quella sera che ne dici?”
“Mmh… ci vuoi ancora pensare, eh?”
La ragazza annuì.
“Sì, ci sto. Qua la mano, ragazza!”
Si strinsero le pallide mani, l’una magra, inanellata di ori e diamanti, l’altra morbida impreziosita da un anello di turchese.
 
 
Erano tutte pronte, e aspettavano solo lei, il grande avvocato.
Carrie indossava un lungo abito di cotone blu elettrico e sorseggiava il suo caffè massaggiandosi la testa dalla stanchezza, mentre Charlotte controllava se la connessione con Samantha fosse ancora attiva: l’avrebbero sentita via Skype, chiedendole consigli per la riuscita delle festa.
“Non ricordo mai, che ora sarà da lei?” Chiese Carrie, sistemandosi l’orlo dell’abito.
“Dunque qui da noi ora sono le nove, quindi a Los Angeles saranno le sette di sera! Avrà già finito in ufficio, non credi?”
“Sì, a meno che non stia facendo ginnastica…”
“No, mi aveva detto che non andava più in palestra.”
“Appunto, non ha bisogno di pagare per fare esercizio…!”
Entrambe si guardarono e scoppiarono in una risata di stanchezza, ma vennero sorprese dal trillo del campanello. Miranda.
Arrivò in salotto tutta trafelata: “Scusate, ma pare che se non sono io che metto le mani nei cassetti (che dovrebbero essere rovistati dalla mia segretaria) lo studio non va avanti. Mi chiedo perché la pago se poi sono io a chiudere l’ufficio!”, sbuffò lei, sedendosi sul divano, “Eccomi qui, sono tutta vostra!”
“Ma le ragazze?” Chiese Carrie.
“Oh, Lily è ancora sul set di un servizio a Central Park, dovrebbe raggiungerci tra un’ora. Rose è di là, tra poco arriva… allora? Abbiamo proposte per la festa?”
Samantha gracchiò dall’altro capo del mondo qualcosa di incomprensibile: Carrie posizionò il pc sul tavolo in salotto e salutò l’amica con la mano, cercando di farsi vedere.
“Voglio vedere la mia nipotina, Goldenblatt! Vai a chiamare Rose!”
“Sono qui, zia…!” Rise Rose, sedendosi accanto alla madre.
“Oh, mia dolce rosellina! Come stai? Meglio di stamattina?”
Charlotte si voltò verso la figlia: “Cosa…?”
“Sì, sì, Sam, grazie, molto meglio. Ti racconterò! Allora, diamo una stretta a questa festa?”
Carrie la salvò in corner: “Sì, io ho già un sacco di idee e… Miranda?”
Tutte si voltarono a guardare la rossa intenta a smanettare sul suo immancabile Blackberry.
“Ok, d’accordo, ci sono… scusate se IO HO UN LAVORO!”
“Non è ora che tu vada in pensione, Miranda?”
“Ma senti questa sfacciatella! Charlotte, sei sicura che sia figlia tua?”
“No, è tutta mia…” commentò Samantha dallo schermo, “…ora ci vogliamo dare una mossa?”
“Bene,” disse la padrona di casa, tirando fuori una cartellina e una penna; inforcati gli occhiali spessi guardò le altre e disse: “Allora, proposte?”
“Burlesque…?” abbozzò Carrie.
“Oh sì, adoro le piume e i lustrini; mi mancherebbero solo calze a rete e poi avrei la mia vagina insaccata come un salame!” Commentò Sam.
“Allora… antica Grecia! Tunica lunga e bianca, e fine della storia!” Esclamò Miranda.
“Sì, e poi il bianco fa così Chanel…” disse sognante Charlotte.
“…beh, fa anche molto Valentino ’68, se è per questo…” bofonchiò Rose, ma nessuno la sentì a parte Carrie, che le fece l’occhiolino.
“L’idea della Grecia non è male, si potrebbero indossare abiti bianchi estivi!”
“E allora facciamo una serata in bianco!”
“Ma il bianco è il colore dell’estate, e non stiamo festeggiando la fine dell’estate…?”
“Io mi domando perché la si dovrebbe festeggiare! Arriva l’autunno, farà freddo, sarà triste…!” protestò Rose.
“Tua figlia è molto saggia, Charlotte!” rise Samantha.
“Ok, nessun dress-code sul bianco. Ricevuto!” Concluse Charlotte, tirando una bella riga sul foglio.
“Pensiamo a qualcosa di indossabile anche dagli uomini! Tipo, che ne so… gli anni Venti?”
“Ceeerto, e lo convinci tu Big a mettersi in completo beige di seta e cotone?” Rise Carrie.
“Io puntavo alla brillantina sui capelli, però… possiamo lavorarci!” Commentò Miranda.
“Zie, siete mitiche!” Esclamò Rose, versandosi da bere.
“Portiamo Hollywood a New York! Una bella serata in stile red carpet!” Propose Samantha.
“Samantha… non è male come idea, ma rischia di diventare una cosa snob!”
“Ok, ce l’ho: il grande Gatsby.”
“Ma tu dov’eri prima? Abbiamo detto NO anni Venti!”
“Accidenti… e qualcosa alla Julia Child? Anni Cinquanta e fili di perle?”
“Visto e rivisto. Non c’è altro?”
“Halloween…?”
Nessuno commentò la proposta di Miranda perché la porta d’entrata di aprì ed entrò Lily, gli occhiali da sole addosso e un borsone prontamente abbandonato in entrata.
“Oh, Lily, hai fatto presto!”
“Sì, sono stanchissima…”
“Dai, vieni, stiamo pensando al tema della festa! Ci dai una mano?”
“Mmh… forse dopo…” commentò la modella, chiudendosi in camera per sistemarsi.
“Ho trovato!” Esclamò Charlotte, “Tema cinese!”
Le donne si guardarono: Rose roteò gli occhi in aria e andò in cucina a strafogarsi di biscotti.
“Ehm…”
“Ma sì, a tema floreale, con orchidee, piccoli tempietti decorativi, colori sul rosso e oro, lunghe strisce di seta srotolate in giardino!” Disse Charlotte, cominciando a sognare sulle decorazioni.
“…giardino?” Chiese Carrie, vedendo svanire il suo desiderio di indossare le nuove Loboutin.
“Sì, siamo ancora indecisi sulla location: qui a New York in una villa con giardino oppure negli Hamptons! Il problema è capire se gli invitati saranno più in città o ancora al mare.”
“E se il tema fosse floreale e basta?” Propose Miranda.
“Tutta questa strada per due orchidee e un geranio?” Esclamò Sam, accendendosi una sigaretta.
“Da quando fumi?” Chiese stupita Carrie.
“Da quando le mie amiche sono uscite di senno e vogliono trasformare una festa in una serra!”
“Ma i fiori sono freschi, e belli, e profumati…! E poi sono femminili!” insistette Charlotte, esaltata.
“Ehi, senti qui:” disse Carrie, sistemandosi il vestito, “tu hai due bellissime figlie, e la festa viene organizzata da te, quindi mi sembra giusto che venga espresso qualcosa di te in questo evento, sbaglio?”
“Dove vuoi arrivare?” Chiese Char, preoccupata.
“Tu hai Lily, il giglio, e Rose, la rosa… il tema potrebbe essere il Giglio e la Rosa!”
Miranda e Char si guardarono, e pian piano comparve un sorriso sul loro volto. Samantha tacque.
“Non è male… però…” Charlotte abbassò la voce: “il Giglio mi piace, ma la rosa… è così scontata, e poi fiorisce a Maggio!”
“Mamma!” Esclamò Rose, comparendo sulla soglia del salotto.
“Oh, Rose, non te la prendere, ma sarà una festa importante, e non voglio sembrare così vanitosa e auto celebrativa!”
“Già, preferisci avere una serra di gigli, ma mi raccomando, nemmeno una scontata rosa di maggio… per favore… io esco!”
“Ma cara!”
“Lasciala andare, Char.”
Lily uscì dalla sua stanza mentre Rose sbatteva la porta di casa: “Beh, che ha adesso?”
“Niente, Lily. Niente…” rispose Charlotte, mortificata.
Le amiche non sapevano che fare. Subito tacquero e poi continuarono a proporre altre idee.
Ma nessuna sembrava adatta.
Non più.
 
 
“Ehi Jade, sono qui!” esclamò Rose dall’altro lato della strada.
La sua amica aveva risposto alla richiesta d’aiuto e si era fatta raggiungere al locale dove stava sbevazzando con degli amici.
“Rose! Come stai?”
“Ho avuto momenti migliori… entriamo?”
“Sì, dai, vieni e non pensarci.”
Si tuffarono nella ressa di gente, sotto le luci rosse e blu che guizzavano da un angolo all’altro del locale. La portò al tavolo insieme agli altri della combriccola, e si fecero un giro di shots alla fragola.
“Dio quanto mi fa schifo la fragola!” Rise Rose, scuotendosi i capelli.
“Mi sembrava che fossi tu, piccola!” Disse una voce alle sue spalle.
Rose si voltò e trovò Brady con alcuni suoi amici.
“Oh, è la mia serata fortunata! Ho fatto bene ad uscire! Ciao Brad, tutto ok?”
“Alla grande, Rosey! Sei qui da sola?”
“No, mi ci ha trascinata Jade. Era qui con un po’ di gente.”
“Beh, sono qui con gli altri… Robbie, Harry e Poppy! Ragazzi, questa è Rose…”
“Ciao a tutti, non vi vedevo da un pezzo!”
“…la sorella di Lily Goldy.”
A quelle parole, la mano di Rose che stava stringendo quelle dei ragazzi s’irrigidì e volò verso il viso di Brad, ma Jade la fermò in tempo: “Un altro giro, Rose?”, le propose l’amica.
“Tipregosì.” Disse lei tutto d’un fiato, sorridendo a denti stretti a Brad.
Si scolarono un gin tonic a testa e finalmente la testa cominciò a girarle come doveva.
Ecco, ora era rilassata.
Si sedette in un angolo e ascoltò gli altri ridere e scherzare, cercando di non pensare alle cattiverie involontarie dette dalla madre.
All’improvviso si ritrovò la mano di Brady sulla sua spalla e lui al suo fianco, preoccupato: “Rosey, tutto ok? Ti vedo strana.”
“Per forza, ho bevuto!”
“Ah ah, piccola Rose. Stai bene?”
“Una favola.”
“E cosa ti porta in questi luoghi di perdizione?”
Lei lo guardò: “Tu non dovresti essere a Brooklyn?”
“Non stasera, dovevo aiutare un amico.”
“E l’hai aiutato?”
Brad si voltò verso uno di loro: “Sì, forse.”
“Bravo Brad. Tu aiuti sempre tutti, sei buono con tutti.” Commentò lei, accoccolandosi sul suo fianco.
Lui le accarezzò una guancia e le baciò la fronte: “Che avevi prima?”
“Niente. Oggi è stata l’ennesima ‘giornata Goldy’, ed ero stanca.”
“Ah, ok. Scusami, non sapevo.”
“Tranquillo, ormai è passata. Io vado a casa, avevo solo bisogno di un po’ d’aria.”
“D’accordo. Vengo con te.”
Rose si voltò a guardarlo, stupita: “Scusami?”
“Sì, ti do uno strappo. Sono di strada. E poi non mi sembri nelle condizioni di andare a casa da sola. Barcolli…”
“…ma non mollo!” Rise lei, andando addosso a Jade.
Salutò tutti e si avviò con Brad per le vie di New York.
Le luci sfrecciavano veloci intorno a loro due e gli isolati non erano così infiniti come potevano sembrare. Il tempo tra loro diminuiva, si restringeva, ed era più intenso.
“…e tutti pendono dalle sue labbra come lebbrosi!” Esclamò Rose, alla fine.
“Beh, devi ammettere che è una bella ragazza.”
“Ma certo, non lo metto in dubbio! È anche intelligente! Ma se tutti sapessero quello che fa…”
“Perché, cosa fa?”
“Ah, lascia perdere. Comunque io sono arrivata. Grazie del giro.”
“Beh, già che son qui, ti accompagno su.”
“No, veramente, non serve…” disse lei, abbracciando il ragazzo.
Quello la strinse a sé e le baciò la testa, affondando il viso nella massa di capelli scuri e mossi.
Lei rimase lì qualche secondo, vivendosi quel bel momento più che poteva.
“Dai ti accompagno su. È la mia ultima offerta.” Sorrise lui.
“D’accordo, andiamo.”
Entrati in casa, Charlotte li accolse in ansia e mollò un ceffone alla figlia.
“Ah… pure?” Chiese lei, esterrefatta.
“Non si scappa così. Non mi hai lasciato spiegare.”
“Vedo che l’hai fatto ora, e in un modo impeccabile, direi.” Commentò Rose, le lacrime agli occhi.
Tirò su con il naso, diede un fugace bacio a Brad e fuggì in camera.
Sentì fuori sua madre scusarsi con Brad e ringraziarlo del ‘passaggio’, offrendogli una tazza di tè, ma quello rifiutò garbatamente.
Puntualmente la principessa del Sol Levante fece il suo ingresso trionfale in corridoio, mettendo una gamba velata dal suo baby-doll di seta fuori dalla porta della camera.
Rose vide attraverso la serratura della porta la faccia di Brad farsi di un’unica espressione pietrificata, sbigottita, mentre Lily chiedeva cosa fosse successo.
‘Sì, bravo, fai l’eroe adesso. Mi hai salvata dalle grinfie della città… ma se ti metti in questo casino, chi ti salverà dalle grinfie di quella mantide?’
Rose si tolse i vestiti nel buio della stanza, e rimase in intimo. S’infilò sotto le coperte e guardò fuori dalla finestra.
Anche se ci ripensò a lungo, non riusciva a ricordarsi se quel fugace bacio dato al ragazzo era planato sulla sua guancia o sulle sue labbra.
O forse su tutt’e due.
 
 
-:-:-:-
 
 
Ciao a tutti!!!
So che può non piacere l’idea di un post-SATC, ma ne sono talmente innamorata che mi è venuta la malsana idea di ipotizzare una storia del genere… fatemi sapere che ne pensate!!!
…e se avete suggerimenti… ;-)
 
A presto, il seguito!!!
 
-coco-
 
 
  
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