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Autore: tisdalesvoice    09/10/2012    24 recensioni
Dopo tre giorni dal brutto accaduto, Hope decide di andare a trasferirsi da suo zio a Londra, non sapendo se il destino le aveva riservato cose positive o ancora negative.
Vuole a tutti i costi rifarsi una vita e dimenticare il suo doloroso passato. Per quanto lei ci provi, non riesce a superare tutto ciò che le è successo, ma quando stava per cedere, ecco che incontra un gruppo di amici e una ragazza, la quale ha come fratello Harry. Insieme, superano le loro difficoltà, finchè non si innamorano perdutamente l'uno dell'altro, facendo nascere tra loro un tenero e grande amore.
Completa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I found love.


 

Hi London.
 


Dopo due ore e mezza di viaggio, finalmente, ero arrivata a destinazione. Scesi dal taxi e aspettai che il tassista prendesse le valigie dal cofano della macchina.
Quello, di certo, non era stato uno dei miei viaggi migliori. Il tassista mi metteva una certa paura e quei sguardi che lanciava dallo specchietto retrovisore, mi mettevano a disagio. Aggiungendo anche il fatto che puzzava. 
Una volta scese tutte le valigie, lo pagai e lo vidi allontanarsi con la macchina. 
Mi guardai intorno e dovevo dire che era un quartiere proprio niente male, a prima vista tranquillo, poi l'avrei scoperto. C'erano tutte villette, proprio in stile inglese, ed io le amavo. Quella dinanzi a me era abbastanza grande, color panna, giardinetto d'inanzi ad esso e un viale che portava al garage di fianco ad essa. 
Invece, io e i miei vivevamo in un palazzo. Non che mi dispiacesse, il problema erano i miei vicini; alcolizzati, drogati e "praticavano" sempre sesso. Quindi, potete benissimamente immaginare quanto fastidio potevano dare: le litigate violente, le urla, qualcosa che si rompeva o sbatteva contro qualcosa, o qualcuno, la polizia che li riportava a casa o li andava a prendere a qualunque orario .. E cosa peggiore, scopavano quando volevano, ovvero, ogni giorno. E se facevano rumore, poco gliene fregava. Immaginate di sentire i gemiti di piacere ogni santo giorno quando torni da scuola, quando sei in bagno, o peggio ancora, quando sei quelle poche volte con i tuoi genitori a guardare la tv: situazione di merda. Certo, avevo diciassette anni, ma è comunque una situazione imbarazzante.
Ma non per questo avevo deciso di trasferirmi da mio zio ..  magari in parte, ma dettagli. Avevo deciso di trasferirmi da lui perchè volevo cambiare, anzi, dovevo cambiare. Dovevo dare una svolta alla mia vita, una volta per tutte, e dimenticare il mio doloroso passato. Sapevo che non sarebbe stato facile, perchè insomma, qualunque cosa tu faccia o qualunque cosa cambi del tuo presente, il passato torna sempre, anche con un semplice ricordo. Almeno era quello che pensavo io. Ma dovevo farcela. 
Qualche giorno fa, avevo chiamato mio zio per raccontargli di questa mia idea di trasferirmi lì, e lui aveva acconsentito senza problemi. Il rapporto che c'era tra me e mio zio, era qualcosa di speciale. Ci veniva a trovare poche volte, ma quando eravamo insieme, sembrava che  fossimo padre e figlia. Ovviamente, prima ne parlai con i miei e giustamente, volevano sapere del perchè di questo 'trasferimento'. Sono stata vaga, o meglio, li ho mentiti con un "non mi piace la scuola, qui non mi trovo bene" e bla bla bla, anche se in parte era vero. Una volta convinti, chiamai mio zio e confermai il mio trasferimento. Finalmente, non avrei visto piu' quelle faccie di cazzo ogni giorno a scuola e soprattutto non avrei visto quella faccia. Ed ora, ero lì, davanti casa di mio zio George, in tutto il suo splendore color panna. Presi un bel respiro, trascinai con me le due grandi valigie e mi incamminai per il piccolo vialetto per poi arrivare alla porta. Bussai al campanello e poco dopo venne ad aprirmi mio zio che nel vedermi, sorrise come un ebete.
- Hope, finalmente! Sono così contento di vederti. - disse per poi abbracciarmi.
- Ciao zio George. - dissi ricambiando l'abbraccio.
- Ti ho detto di non chiamarmi zio, mi fa sentire vecchio. - giusto, me ne dimenticavo sempre.
- Ma tu sei vecchio. - lo stuzzicai.
- Guarda che non ti ospito piu'. -
- Minchia George, sembra che hai 18 anni. - 
- Così va meglio. Vieni, entra. - disse prendendo una valigia.
Chiusi la porta alle mie spalle, portandomi l'altra valigia. 
- Fatto buon viaggio? - mi chiese. 
- Guarda, lasciamo perdere. Il tassista mi faceva paura e puzzava. - dissi facendolo ridere.
Lo guardai per un attimo e notai che era dimagrito, non che prima fosse grasso.
- George, ma sei dimagrito. - 
- Palestra, una buona dieta, e questo e' il risultato. - disse vantandosi.
- Guardandoti meglio, un pò di pancetta ce l'hai ancora. -
- Si, certo. Andiamo di sopra, ti mostro la camera. - disse caricandosi la valigia sulle spalle e dirigendosi verso le scale. 
Lo seguii con l'altra valigia e una volta di sopra, mi fece entrare nella mia 'nuova' camera. Era di colore blu chiaro, con un letto singolo abbastanza grande, quasi quanto quello matrimoniale; vicino ad esso c'era un comodino con una lampada sopra, un armadio, un settimino con soli cassetti, una scrivania con un pc, una televisione e poi c'era una finestra grandicella che riusciva ad illuminare gran parte della stanza. Quel giorno la stanza era illuminata poco, per via del tempo. Non pretendevo il sole di Miami, d'altronde, ero a Londra.  Ah, e  cosa migliore, avevo un bagno tutto mio. 
- Ti piace? - mi chiese George.
- Si, e' carina, e ho un bagno tutto mio. Non potevo chiedere di meglio. - 
- Lo immaginavo. Adesso ti lascio disfare le valigie, per qualunque cosa, sono di sotto. Per stasera ordiniamo pizza? - 
- Si, sai che la adoro. - 
- E pizza sia. - disse per poi uscire dalla camera.
Presi il cellulare dalla tasca e chiamai mia madre, per avvertirla che ero arrivata.
- Mamma, sono arrivata. -
- Finalmente. Tutto bene? Come sta George? - 
- Si si. Sta bene, è dimagrito di parecchio. -
- Ah si?  - 
- Si. Adesso sistemo le mie cose .. -
- Va bene tesoro, per qualunque cosa chiamami, e mi raccomando. -
- Si si. Ci sentiamo mamma, ti voglio bene. -
- Te ne voglio anch'io. - disse per poi chiudere la chiamata.
Presi la valigia più grande, la portai sul letto e la aprii. Mi tirai su le maniche del maglioncino quando il mio sguardo si posò sui miei polsi. Erano ancora pieni di lividi, e li avevo ancora da tre giorni. Mi chiedevo tra quanto sarebbero andati via. George non doveva vederli, come non li avevano visti i miei gentitori. Tirai giu' le maniche scacciando via i vecchi ricordi e incominciai a sistemare le mie cose sia in bagno che in camera. 
Una volta finito, andai di sotto in cucina e trovai George ad apparecchiare la tavola.
- Vuoi una mano? - chiesi.
- Non preoccuparti. - disse mentre io andavo a sedermi a tavola.
- George, posso farti una domanda? -
- Certo, dimmi. -
- Perchè non ti sei mai sposato? -
- Nessuna donna è stata capace di mettere questa testolina - picchiettò col dito sulla testa. - a posto. -  
- Si, ma non credo che tu non abbia trovato nessuna da sposare. - dissi divertita.
- Be', nessuna mi è interessata a tal punto .. fino a qualche settimana fa. -
- Un momento: mi stai dicendo che stai uscendo con una e che con lei hai intenzioni serie? -
- Esattamente. Credimi, è strano anche per me. - 
- E com'è? - chiesi entusiasta e curiosa. 
- E' bella, intelligente, brillante, divertente e soprattutto, non è una che ti chiama ogni minuto. - 
- La donna perfetta, insomma. -
- Si, anche se è divorziata, con un figlio. E' della tua età, ma a me sta bene. - 
- Mh, capisco. - 
- E tu? come va con i ragazzi? - 
Sentii quasi un senso di nausea a quella domanda. Non che fosse colpa sua, piu' che altro, i ricordi che mi tornarono in mente. Abbassai lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime.
- Ehi, tutto bene? - chiese preoccupato.
- Lascia stare, i ragazzi sono tutti stronzi. - mentii.
- Un giorno cambierai idea. Troverai un ragazzo che ti farà sentire come una principessa, come tu meriti di essere trattata. - mi sorrise. - Forse lo troverai proprio qui. Una ragazza bella come te, non può passare inosservato. - credetti poco alle sue parole, ma sorrisi ugualmente.
In quel momento, suonò il campanello, segno che erano arrivate le pizze. 
George andò alla porta per poi tornare con i cartoni. 
Mangiammo, parlando un pò del più e del meno e di come andavano le cose a casa. 
Finito di mangiare la pizza, prima che andassi di sopra, George mi informò della scuola che avrei frequentato.
- Hope, ti ho iscritto alla scuola di cui ti avevo parlato per telefono, la East High. Inizi già domani. Credo tu l'abbia vista prima di qualche isolato venendo col taxi. -
- Si, infatti. -
- Bene, perchè onestamente, non ti avrei potuto accompagnare domani mattina. Io lavoro dalle sei di mattina fino a tarda sera, perciò avrai la casa tutta per te. Domani ti lascerò le chiavi nella pianta davanti la porta, poi andremo a farne una copia. -
- Va bene. Buonanotte George. -
- 'Notte Hope. -
Andai in camera ed entrai in bagno, per poi farmi una doccia. Indossai il pantalone di una tuta e una maglietta, (oramai quello era il mio pigiama) e andai a letto. L'ansia si impadronì di me, non facendomi dormire. Quella notte, però, la trovai del tutto normale. Insomma, il giorno seguente avrei frequentato una nuova scuola e chissà, magari avrei fatto nuove amicizie anche se difficile visto che ero timida. Peccato che quell'ansia non era una novità per me. Ormai si faceva sentire ogni notte prima di andare a scuola. Non riuscivo ancora a capire con quale forza ci andavo e affrontavo quell'incubo. L'incubo non era la scuola in se, ma una persona. Una persona spregevole, ripugnante e schifosa che mi rendeva la vita un inferno, ogni giorno. Ed io, ogni giorno, lo affrontavo con chissà quale coraggio. Ma la mia 'forza', non era durata allungo, non dopo quello che era successo tre giorni prima. Ero scappata, e non potevo fare altro. Pensai che era stato meglio così. Magari questo cambiamento mi avrebbe fatto bene .. come mi avrebbe fatto male, ma volevo rischiare. Dovevo.
Cercai di scacciare quei ricordi, prima che una lacrima potesse rigarmi il viso e cercai di addormentarmi. Finlamente, poco dopo, riuscii a crollare in un sonno profondo. 
Le 7.00 del mattino arrivarono, avvisatemi dalla sveglia. 
Mi alzai dal letto, di certo non con tanto entusiasmo, e andai in bagno a farmi una doccia. Dopo, mi preparai e mi pettinai i capelli, lasciandomeli poi sciolti con i soliti boccoli che mi cadevano sulle spalle. Mi truccai leggermente, usando solo un pò di matita e mascara. 
Finito di prepararmi, andai di sotto dove presi la borsa e uscii di casa. Ricordai quello che mi disse George e presi le chiavi dalla pianta, attenta che nessuno stesse guardando. La cosa era abbastanza stupida; insomma, mettere delle chiavi in una pianta. Tutti le avrebbero messe sotto il tappetino o nascoste in chissà quale buco e invece, si presenta mio zio, dove le mette nelle piante. Originale. 
Quella mattina me la presi fin troppo comoda e perciò feci tardi.  In realtà me la prendevo sempre comoda. 
Mi incamminai verso scuola e la trovai a qualche isolato prima, proprio come visto il giorno precedente in taxi. Era di colore rosso e bianco, davvero enorme, con una grande fontana al centro del cortile. Quando arrivai, non c'era nessuno, un'altro segno che mi diceva che avevo fatto tardi, così mi affrettai ad entrare. Una volta entrata, andai a cercare la segreteria, ammirando la scuola di qua e di là. Quando la trovai, bussai educatamente finchè non sentii un "avanti".
- Buongiorno. - dissi.
- Salve, posso esserti d'aiuto? - chiese una donna anziana, probabilmente sulla cinquantina.
- Si, mi servirebbero gli orari delle lezioni e il numero del mio armadietto. Sono nuova. -
- Il tuo nome? - 
- Hope Evans. -
- Un attimo solo. - disse per poi alzarsi e cercare tra qualche scaffale. Poco dopo, la donna tornò con una cartellina.
- Ecco a te. Lì puoi trovare gli orari delle lezioni, il numero del tuo armadietto con il codice e una cartina della scuola, così che tu non ti perda. - mi sorrise.
- Oh, grazie mille. Arrivederci e buona giornata. - dissi uscendo dalla porta e ricevendo come risposta un "anche a te". 
Ora dovevo solo trovare la mia 'nuova' classe, e infretta visto che ero in ritardo. Guardai l'orario: lunedì, ore 8.00, matematica, classe H16. Perfetto. Il mio primo giorno in una scuola diversa, mi toccava fare una materia che mi stava altamente sul cazzo. A mio parere, non era un buon modo per iniziare.
"Dove cazzo è adesso questa classe" sbottai tra me e me. Guardai la cartina, dove mi diceva che era al secondo piano, seconda porta sulla destra. Salii le scali e seguii le indicazioni datemi dalla cartina e la trovai. 'H16. Professor Smith'. Presi un bel respiro e bussai fino a sentire un "avanti". 
- Buongiorno .. - dissi aprendo la porta.
- Si? - chiese un uomo vicino alla lavagna, probabilmente il professore.
- Sono la nuova alunna e qui c'è scritto che devo seguire questo corso. - dissi senza distogliere lo sguardo dal professore. Mi sentivo gli occhi di tutti addosso, ma non avevo il coraggio di voltarmi e incontrare lo sguardo di qualcuno di loro. Ero già fin troppo in imbarazzo. 
- Il suo nome? - 
- Hope Evans. - 
Guardò per un attimo quello che doveva essere il registro di classe e poi si rivolse di nuovo a me.
- Oh, la stavamo aspettando signorina Evans, ma .. le faccio notare che è in ritardo. - disse guardando l'orologio.
- Si .. mi scusi. - 
- Prego, entri. Ed ecco a lei il libro. - 
Entrai in classe, andando verso la cattedra e prendendo il libro che mi aveva dato.
Girai, esaminando per un nano secondo la classe e cercando un banco vuoto. Terza fila sulla sinistra. Era l'unico e perciò andai lì. 
Gli occhi degli altri erano ancora su di me, che mi guardavano curiosi ma io cercai di evitarli prima che mi facessi rossa peggio di un peperone. Andai a sedermi, dietro a due ragazzi biondi che probabilmente dovevano essere gemelli mentre invece, dietro di me, c'erano due ragazze, una bruna e l'altra bionda. 
- Signorina Evans, credo che lei abbia studiato i monomi di secondo grando, giusto? - chiese il professore mentre la classe se ne stava in silenzio.
- Oh .. si, certo. - io odiavo i monomi. Li odiavo a morte e si, non li sapevo fare. Ma poi non ne capivo il senso, cioè, a cosa mi sarebbero serviti nella vita? Mica andavo dal salumiere a chiedere un 'x - y' di mortadella. E tra l'altro, mi mandavano in crisi. Forse la matematica in se mi mandava in crisi. 
- Bene, così non rimarrà indietro col programma. Dicevamo, se per caso c'è un x ... - e Hope Evans è completamente assente. Oramai le lezioni di matematica le passavo così, o dormivo, o guardavo nel vuoto. Presi un quaderno a quadretti che comprai prima di partire, scrivendoci il mio nome e 'matematica', anche se c'erano poche probabilità che io avrei scritto proprio quella materia. 
- Ciao, io sono Zack. - si girò d'untratto uno dei gemelli porgendomi la mano.
- .. Hope. - dissi ricambiando la stretta.
- Questo qui affianco a me è Cody, ma è troppo preso dalla lezione per presentarsi. - 
- Dovresti esserlo anche tu. - gli feci notare.
- Come dovresti esserlo tu. - 
- Ti dico già una cosa di me: odio la matematica e non ci capisco un bel niente. -
- Abbiamo già qualcosa in comune. - disse facendomi sorridere.
- Signor Martin, si giri avanti e non infastidisca la signorina Evans. - lo richiamò il professore, facendolo girare avanti tra qualche mio sghignazzo divertito. 
Il professore riprese a parlare, mentre io, ovviamente, non lo ascoltavo per niente. Incominciai a guardare quelli che sarebbero stati i miei compagni di classe. Alcuni ascoltavano la lezione, come Cody, altri invece  giocavano con qualunque cosa avessero sul banco ed altri invece che dormivano. Voltai il mio guardo a destra, dove vidi un ragazzo dai capelli ricci che mi fissava. Aveva gli occhi verdi e anche se visti da un certa distanza, erano davvero belli. Mi guardava curiosa, quasi come se mi stesse studiando in ogni mio particolare. Lo guardai forse per due secondi negli occhi e poi distolsi lo sguardo fissando il quaderno. Sapevo che da un momento all'altro sarei arrossita, e mi portai i capelli sulla destra, così che lui o chiunque altro non potesse notarlo. Arrossivo se qualcuno mi guardava e questa era come se fosse la mia tecnica per non farlo notare. Poche volte aveva funzionato, ma continuavo a praticarla.
L'ora passò così: io che non ascoltavo nulla e il professore che continuava a spiegare quando finalmente, sentii il suono della campanella. In quel momento lo descrissi come un suono divino. 
- Ragazzi, fate gli esercizi a pagina 326 n°75 a 78. - disse il professore.
"Si, contaci che l'avrei fatti" dissi tra me e me.
Aspettai che tutta la classe uscisse, notando anche Zack uscire di corsa, finchè l'altro gemello biondo non venne vicino a me a presentarsi 'per bene'.
- Ciao, io sono Cody. Ma credo tu lo sappia già. - disse porgendomi la mano.
- .. Si. Hope. - ricambiando la stretta.
- Ti farei fare un giro 'turistico' della scuola, ma non ho proprio tempo, e mio fratello è troppo stupido per potertelo far fare. Si perderebbe anche lui. - 
- Oh, non preoccuparti. - gli sorrisi.
- Adesso devo proprio andare, ci vediamo Hope. -
- Ciao Cody. - lo salutai mentre lui usciva dalla classe. 
Uscii anch'io e frugai tra le carte che mi aveva dato la segretaria per trovare il numero del mio armadietto. Secondo piano, n° 236.
Camminai per i corridoi guardando gli armadietti, cercando con lo sguardo quello che doveva essere il mio armadietto .. 234, 235 eccolo, 236. Mi avvicinai e guardai il codice sul foglio. Provai una prima volta, ma l'armadietto non si apriva. Perfetto.
"Non fare figure di merda il primo giorno di scuola." ripetevo tra me e me. Chissa' quanti santi avevo pregato.
Provai una seconda volta ed esso si aprì. Qualcuno mi aveva ascoltato? Miracolo.
Posai l'unico libro che avevo, quello di matematica, e qualche quaderno di troppo, finchè non sentii una voce alle mie spalle. 
- Ciao. -


— • • —




ciao belliffimi.
allora, premetto che questa è la mia prima ff, quindi siate gentili, HAHAHAH.
no vabbe', potete criticarmi, d'altronde è un dovere di lettore(?).
perchè questa ff su harry? ma sinceramente non lo so, avevo questa storia in mente e boom, mi sono messa a scriverla(?).
ne avrei altre su zayn e niall, ma per adesso, iniziamo con harry poi se questa riscuoterà successo(?), inizierò le altre.
bene, spero che la storia vi abbia incuriositi così che continuiate a leggera uu
CONTINUERO' A CINQUE RECENSIONI. so che può sembrare un ricatto, ma se nessuno se la caga, perchè continuare? çç
chiss chiss :* tisdalesvoice.
   
 
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