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Autore: BigEyes    09/10/2012    0 recensioni
James rimase per un attimo intontito da quel sorriso, dai suoi occhi castani e da quei capelli ondulati, che mossi dal vento autunnale le conferivano un fascino celestiale.
“ Piacere, mi chiamo Angie” disse lei melliflua, alzandosi e porgendogli la mano. James la osservò dal basso, e scuotendo la testa come per svegliarsi da un sogno si drizzò grattandosi la nuca e tendendogli la mano si presentò mentre l’angolo del labbro si alzò leggermente per disegnare un mezzo sorriso “ io sono James.”
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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                                                                                                        Everything about you is so easy to love

(Muse – Bliss)

 
 
 
 
“Si lo so” disse timidamente Angie “ho sentito qualche vostra canzone alla radio della scuola” mentre con una mano  stringeva i libri al petto e con l’altra spostava i capelli dietro l’orecchio che le andavano di fronte al viso. “ Mi piace il vostro stile”
“Mi fa davvero piacere” rispose James, mettendo le mani dentro le tasche della giacca di pelle nera, mentre sul suo volto raggiante si disegnava un sorriso che mostrava i canini.
I due rimasero in silenzio a guardarsi e studiarsi. Lui la squadrò sfacciatamente: indossava una gonna a balze color rosa antico, i collant bianchi ricamati, una camicetta bianca avvitata, le ballerine del medesimo colore della gonna e una giacchina a mezzo busto abbinata a scarpe, gonna e borsa. Intuì subito di avere di fronte una ragazza romantica, precisa e amante delle regole: insomma il suo opposto. Lui non era romantico, o almeno era quello che faceva credere.
 
Tuttavia  tra i due si avvertiva l’imbarazzo: le loro mani erano sudate e nonostante James fosse un tipo intraprendente, non aveva avuto il coraggio di emettere un altro suono, immerso com’era negli occhi castani della giovane.
Al contempo Angie sentiva il cuore palpitare e per il nervosismo di avere di fronte il ragazzo più popolare della scuola, quel cantante dall’aria indomita e ribelle, con quella voce profonda e graffiante, si martoriava il labbro interno.
 
Quella mattina la giovane castana, si era svegliata alle sei, come al solito aveva pregato e letto un capitolo del Vangelo. La sua stanza rispecchiava la sua indole docile e sognatrice: sulle mensole della scrivania, accanto alla finestra, vi erano  i libri scolastici messi in fila, in ordine di altezza, e i romanzi di Nikolas Sparks ordinati dai letti a quelli da completare.
 
Aveva sistemato il letto e prima di uscire, dopo aver dato un bacio ai genitori, aveva bevuto un sorso di caffè. Arrivata alla fermata del bus sotto casa, in perfetto orario, ripensò alle  faccende pomeridiane: alle sedici appuntamento con le prove del coro della Chiesa, alle diciotto il volontariato e alle diciannove e trenta sarebbe tornata a casa a studiare.
 
La sua vita poteva apparire monotona, ma lei era felice delle sue scelte, perché la riempivano di buoni sentimenti e di pace interiore. Avere la vita minuziosamente organizzata la rasserenava. Erano i cambiamenti che la preoccupavano.
 
Sul bus diretto a scuola, ascoltava sempre le canzoni che avrebbe dovuto cantare nel pomeriggio, così da memorizzare le parole e l’intonazione. Angie era un mezzo e non un soprano, come l’amica Mary, sua compagna di banco e migliore amica, che aveva ancora una voce bianca. La sua voce roca si era subito distinta tra gli altri coreuti e spesso aveva cantato da solista, con non poco imbarazzo.
 
 La professoressa di letteratura inglese sarebbe mancata la prima ora e dunque avevano dato il permesso alla classe di entrare a scuola un’ora dopo.
 
James invece avrebbe passato la giornata nell’aula di punizione, come accadeva spesso. Non che questo  lo preoccupasse, perché in quella classe si divertiva a cantare le canzoni richieste dagli altri compagni, salendo sulla cattedra e immaginandosi su un palco, il fatto era che trascinava nella punizione anche Peter e Larry.
 
“Ma scusa, suona il clacson!” intimò Peter a Larry, che si era incantato a guardare i due, col mento sul volante.
“ Ma non vedi che Jason è cotto!?” esclamò il batterista indicandolo con la mano, con un sorriso compiaciuto.
“Io non voglio farmi bocciare. E’chiaro?” disse il bassista, prendendolo dal colletto della  felpa, prima di scendere dall’auto sbattendo la portiera, riportando su di sé l’attenzione dei due.
 
“Oh Dio è tardi!” esclamò la ragazza guardando l’ora al cellulare. “ Ci vediamo in giro. Giusto?” chiese speranzosa, fissandolo con occhi languidi.
“Ehm… si.” Farfugliò il ragazzo, esitando per qualche secondo, prima di donarle un ultimo sguardo con quel mezzo sorriso furbo.
 
Gli piaceva, lo attirava, ma sapeva che non si sarebbe mai fatto vedere in giro con lei. Era un duro, doveva farsi vedere con ragazze bellissime e non con tipe carine e nella media.
Eppure lei gli trasmetteva tranquillità e serenità. Ma soprattutto armonia, ciò che mancava nella sua vita frenetica e rumorosa.
 
 
In classe, James, arrivò in ritardo, ma Peter non fu mandato in punizione, dopo aver supplicato la professoressa e aver promesso che quel giorno sarebbe andato volontario all’interrogazione.
 
Angie incontrò all’ingresso Mary, che sorridente le chiese se avesse fatto la riflessione scritta segnata il giorno prima dalla professoressa di letteratura inglese. Ma Angie fissava il pavimento, incantata, con un sorrisetto che non accennava a scomparire, senza rispondere.
 
“Ehi” intervenne Mary strattonandola dal braccio come per svegliarla. “Ma mi stai ascoltando?”
“C..cosa?”la ragazza scosse la testa e batté le palpebre “ scusa ero sovrappensiero” confessò con un sorriso.
L’amica storse le labbra, poi vide gli occhi di Angie spalancarsi all’improvviso e fissare il corridoio, come se avesse avuto una visione. Mary seguì il suo sguardo e notò James dirigersi verso di loro  con i bicipiti al vento, portando la giacca sulla spalla.
Ammiccava ad ogni ragazza che puntualmente rideva come un’oca.
 
“Angie, non mi dire che…” Mary  le rivolse uno sguardo misto tra il timoroso e il disgustato, spalancando gli occhi, mentre il ragazzo le passava accanto senza degnarla di un sorriso.
Le oltrepassò con una smorfia di ribrezzo, masticando volgarmente una chewing-gum, a testa alta, superbo, col volto di chi come lui sapeva di non dover chiedere mai. 
  
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