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Autore: Gulminar    09/10/2012    4 recensioni
“Sei una guerriera?”
Rivolse uno sguardo privo di emozioni in direzione della voce, una ragazzina sui dodici anni la osservava incuriosita dalla sedia accanto. Aveva lunghi capelli neri e occhi verde scuro, con una sfumatura di giallo. Una bellezza strana, selvatica.
“Sono un medico ninja.” Rispose.
“Non ho mai visto un medico ninja con la spada.” Osservò divertita la ragazzina.
“Era di una persona a cui volevo molto bene.”
“Il tuo ragazzo? È morto in battaglia?”
Alla sua età, Sakura non si sarebbe mai sognata di porre una domanda del genere con tanta leggerezza. Fu tentata di tirare un ceffone a quella ragazzina impertinente.
“Sì.” Rispose, riportando l’attenzione al proprio bicchiere.

Sono passati anni dalla fine della quarta grande guerra ninja, la pace regna ma non per Sakura. Nonostante le promesse fatte agli amici e gli impegni presi con se stessa, c'è qualcuno che non può dimenticare. Quando la speranza si riaccende, seppur flebile e quasi assurda, non può fare a meno di partire per una misteriosa destinazione.
Personalissima interpretazione del mondo di Naruto.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Team 7

 

L’arena delle sfide era una struttura a base rettangolare sovrastata da un tetto a quattro spioventi, l’interno era occupato dal campo gare circondato dalle tribune, spogliatoi e altri ambienti erano scavati sotto di esse. Essenziale ed efficace come il suo ideatore, si disse Sakura, quando Sasuke la fece accomodare nello spazio riservato alla squadra. Il campo gare era una piattaforma circondata da un fossato, le tribune sovrastanti erano in gran parte vuote. Se si escludevano i settori occupati dall’organico dell’Accademia, composto di maestri e allievi, gli spettatori esterni erano pochi. Sasuke aveva rifondato l’Accademia dei lupi ninja, ma ancora non era riuscito a risvegliare l’interesse della popolazione. Forse lo farà la guerra, si trovò a pensare tristemente Sakura.

“Team sette del sensei Sasuke Shuzen.” Chiamò una voce amplificata.

“Team sette?” Chiese Sakura rivolta all’interpellato, lui non si volse.

“Sai che la cosa che mi riesce meglio è farmi del male, ho preteso che mi fosse affidato.”

“E magari l’hai anche modellato in base ai ricordi.”

“Ovvio.”

Le era bastato uno sguardo ai tre ragazzini per capirlo. Keiji scese in campo per primo, seguito da Kinuye e Koshiro, uno degli inservienti posizionò la scaletta che permise loro di salire sulla piattaforma rialzata senza dover saltare. Sasuke doveva averli selezionati con molta attenzione, sul ricordo del team che aveva distrutto.

“Team quindici del sensei Asako Nakamura.”

Altri tre aspiranti ninja apparvero sul lato opposto della piattaforma.

“In cosa consiste?” Volle sapere Sakura.

“Niente di complicato. Due team si affrontano, vince chi rimane padrone della piattaforma. Non ci sono regole, vale tutto quello che hanno imparato. Lo facciamo annualmente per avere un’idea del livello dei team.”

“Combattete!” Ordinò l’arbitro di gara.

I ragazzi di Sasuke si lanciarono immediatamente sul gruppo compatto degli avversari, ma furono respinti come avessero cozzato contro un muro invisibile.

“Nakamura è fanatica della difesa, la prima cosa che fanno i suoi allievi è creare una barriera di energia. O l’avversario è più forte o si sfinisce nel tentativo di abbatterla.”

Sakura osservò con più attenzione, in effetti si poteva notare una zona dove l’aria appariva più calda intorno al team Nakamura. I tre ninja stavano stretti uno all’altro, le braccia intrecciate.

“Possono attaccare da quella posizione?”

“Sono specialisti in attacchi mentali da posizione statica, in più la barriera è un’entità in grado di attaccare al loro posto. Ho detto ai ragazzi di colpirli subito, per impedirgli di formarla, ma non sono stati abbastanza rapidi. L’anno scorso ci hanno massacrati in questa maniera.”

Sakura notò una nota di preoccupazione nella sua voce. Un fortissimo vento si scatenò sulla piattaforma, scaturendo dalla barriera del team Nakamura.

“Semplice ma efficace.”

Kinuye barcollò all’indietro ma Keiji le porse la spalla per aggrapparsi. Anche Koshiro, dall’altra parte, consolidò la posizione. Keiji dispose meglio le gambe, parve concentrarsi.

“Temo di sapere cosa vuole fare.” Commentò Sasuke. “In effetti ha ragione, è l’unico modo per concluderla subito.”

Keiji incrociò i palmi ad altezza della fronte, Sakura notò che muoveva le labbra, parole che non poteva percepire. Non aveva mai visto quella posizione.

“LAMPO DISTRUTTORE!”

Una colonna lucente di energia scaturì dalle mani di Keiji. Infischiandosene del vento, attraversò la barriera come se non fosse esistita e travolse il team Nakamura, facendolo volare fra le braccia del pubblico. Avvenne in un istante, alla velocità della luce.

 

“Keiji.” La voce di Sasuke fu come un tuono in una giornata di sole, spense l’esultanza che animava lo spogliatoio. Koshiro, in piedi su un tavolino, rimase di sale, stessa cosa per Kinuye, mentre l’interpellato si alzava dalla panca e si avvicinava al maestro. Sasuke volgeva la schiena alla porta d’ingresso, le braccia conserte e un’espressione tutt’altro che soddisfatta. Sakura, che si era unita all’esultanza dei ragazzi, era immobile quanto loro e osservava la scena.

“Se non ricordo male, ti avevo proibito di usare il Lampo distruttore.” Esordì Sasuke.

“Era l’unico modo per vincere.” Obiettò subito Keiji.

“Questo non c’entra! Hai disubbidito a un mio ordine.”

“Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo! Abbiamo vinto, è questo che conta, no?”

“Allora io improvviso, mi adatto e ti spacco la faccia.”

“Maestro…”

Un sibilo minaccioso, Sasuke aveva alzato la mano destra e due artigli si erano allungati fino a Keiji, stringendogli il collo con i lati piatti. Il giovane zittì all’istante, alzò istintivamente le mani per afferrare gli artigli ma subito ci ripensò.

“Il tuo fisico non è ancora in grado di reggere la potenza del Lampo distruttore, vorrei che ti rendessi conto del rischio che hai corso e di quanto sei stato fortunato. È vero, un ninja usa tutto quello che ha per vincere, ma un vero guerriero usa anche il buon senso e ha l’umiltà per accettare le critiche. Disubbidiscimi ancora e ti rivolto come un calzino.”

 

“Non sei stato troppo duro con Keiji?”

Era tardo pomeriggio, la brezza serale e il sole che si avviava al crepuscolo donavano un aspetto incantevole alla collina dei ciliegi.

Sasuke incontrò lo sguardo di Sakura, aveva atteso di essere sola con lui per porgli la domanda. Probabilmente aveva ben altri quesiti, ma partiva da lontano per non essere troppo diretta.

“Può darsi.” Concesse.

“Perché gli hai insegnato quella tecnica se non è in grado di sostenerla?”

“È perfettamente in grado di sostenerla. Ma i limiti non servono se non si è capaci di superarli. Le leggi sono inutili se le persone non sanno come infrangerle ma, dal momento che lo sanno, serve il buon senso di non farlo. Rivedo me stesso in Keiji, non voglio che prenda una strada sbagliata come me. Voglio che impari a usare il buon senso, così lo metto alla prova.”

Sakura lo osservava con attenzione, contemplando la sua figura assorta sullo sfondo del crepuscolo. Era così diverso dal Sasuke di Konoha, eppure era la stessa persona.

“Sono un cattivo maestro?”

“Non ho detto questo, ho solo detto che, forse, sei stato troppo duro. Hai detto tu stesso che non c’era altro modo per vincere quella sfida, credo si aspettasse la tua approvazione.”

“Quindi ho sbagliato.”

“No, lui ha infranto una tua disposizione e giustamente è stato punito, tu potevi essere meno severo, tutto qui.”

Sasuke sorrise e abbassò lo sguardo, recuperando un ricordo.

“Quando morì suo padre, corse a piangere da me. Non è così duro come cerca di far credere, non quanto pensavo di esserlo io, per fortuna.”

“Mi sembra un bravo ragazzo.”

“Lo è.”

“Che tecnica è il Lampo distruttore?”

“La cosa migliore che sia riuscito a inventarmi, ci ho messo anni per crearlo. È un sunto di tutte le mie esperienze, reso più efficace dal Sommo Ookami.”

“Me lo faresti rivedere?”

Sasuke si allontanò dal semicerchio degli alberi, gli artigli scivolarono in fuori fin quasi a sfiorare il terreno. Tese le braccia e accostò i pugni chiusi, volgendoli al cielo.

“OOKAMI LAMPO DISTRUTTORE!”

La colonna di energia scaturì dalle sue braccia e saettò verso il cielo, dove svanì in un istante. Sakura era come ipnotizzata da tanta potenza, mai vista una tecnica del genere.

“Il vecchio Sasuke sarebbe morto piuttosto che insegnare questa tecnica.”

“Il vecchio Sasuke non avrebbe mai accettato di insegnare a qualcuno.” La corresse lui.

“Sasuke.” Dal tono si capì che era stanca di temporeggiare. “Ora so che ho sempre avuto ragione, non sei malvagio. Ho pensato a quello che mi hai detto stanotte e ora voglio una risposta. Se non mi ami, tornerò a Konoha, mi basterà averti rivisto e sapere che sei felice. In caso contrario, sono pronta a rinunciare a tutto per stare con te, voglio diventare la tua compagna e madre dei tuoi figli. Bastano due parole, dille ora o rimani in silenzio ed io accetterò la tua decisione.”

Sasuke si perse per alcuni istanti nel verde dei suoi occhi, forse volle tenerla in tensione per un po’. Fece un passo avanti, la ragazza lottava per non far trasparire emozioni, squassata dall’inesausta speranza e dal timore di essere respinta per l’ennesima volta.

“Dillo, adesso.”

“Ti amo.”

Fu come fermare il tempo con due parole, come zittire il mondo intero. La vide tendersi e trattenere il fiato, desiderò avvicinarsi ma non lo fece.

“Ripetilo.” Ordinò lei con un filo di voce.

“Ti amo.”

“Ti amo Sakura.”

“Ti amo Sakura!”

A quel punto, si avvicinò per cingerle i fianchi ma lei chiuse la destra a pugno, caricò e lo colpì al centro del petto, facendolo volare all’indietro. Sasuke stramazzò in mezzo all’erba, il respiro azzerato, l’impressione che le ossa fossero sul punto di sbriciolarsi. Aveva alzato le difese per istinto ma contro un pugno del genere c’era poco da fare.

“Io dico che ti amo e tu mi sfondi la cassa toracica?”

“Pensavi di non doverla pagare nemmeno un po’? Avanti Sasuke Shuzen, Sommo Ookami della città dei lupi, devi battermi per avermi!”

 

“Ma che razza di temporale sta arrivando?” Domandò Reira uscendo dalla lavanderia.

Boati assordanti e tuoni si susseguivano nel cielo sereno, sconvolgendo la quiete del crepuscolo. Quando fu sulla soglia, la casa tremò e lei si aggrappò allo stipite.

“O è un terremoto?”

“Tranquilla.” Rispose Rai disteso sull’amaca. “Sono solo i piccioncini che… chiariscono.”

Reira contemplò la collina dei ciliegi, tremante sotto la violenza del duello in atto.

“Non credi che dovremmo intervenire?” Disse al fratello.

“Se ti va di farti ammazzare, io lassù non ci vado.”

 

“Keiji, si vede qualcosa? Koshiro mi stai pestando il piede!” Strillò Kinuye.

“Scusa.” Rispose goffamente Koshiro.

“Piantatela lì sotto!” Ordinò Keiji infastidito.

I tre si stavano arrampicando verso la sommità della collina dei ciliegi, senza usare tecniche che potessero essere captate da chi vi era oltre, precauzione, per altro, inutile.

“Voglio vedere anch’io!” Insorse Koshiro.

“Allora muoviti! Che succede Keiji?”

“Si picchiano! Se le danno! Se le danno di brutto! Non ho mai visto un combattimento del genere! Che cazzotti! Che sberle!”

Kinuye riuscì a raggiungere il compagno, rimase a sua volta ipnotizzata dalla scena. Sommo Ookami contro spadaccina della Foglia, uno spettacolo che non si sarebbero persi.





SPAZIO AUTORE: non lo utilizzo mai ma questa volta mi sembra doveroso, considerando il tempo trascorso dall'ultimo capitolo, chiedo perdono ma il lavoro mi sta davvero massacrando.
Prima che me lo facciate notare, sì, il nome del Lampo distruttore è preso in prestito da Dragonball.

   
 
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