Una foto. Quella era solo una foto. Ero ancora bambina lì quando mio papà mi teneva in braccio. Avevo sì e no quattro anni. Mi mancava essere come allora, felice, senza dover pensare a nulla. Ne ho una scatola piena di foto così. Soffitta. Salii le scale fino ad aprire la porta. La mamma l’aveva pulita qualche giorno fa, la soffitta. Entrai. Era un giorno di sole, ed ero da sola in casa. Di studiare non ne avevo voglia.  E la scatola era lì in un angola la riconoscevo sempre, è quella con le palline di Natale sopra, con lo sfondo azzurro.  Mi inginocchiai e lo aprii. Odore di vecchio, ma lo amavo. C’era ricordi stampati in quell’odore. Presi la prima busta. Erano foto da neonata. Mia mamma sembrava drogata in alcune foto. Trovai le foto della materna, poi delle elementari, quando ero circondata da bambini, trovai le foto di quando ero stata n Germania, foto di compleanni, foto fatte così alla sprovvista.  Un’intera scatola di ricordi. Mi venne da ridere. Ero così fottutamente perfetta in quelle foto, senza sapere cosa sarei diventata più tardi. Senza sapere che mi sarei odiata, senza sapere che avrei fatto del male a me stessa. Senza sapere, che la mamma e il papà non sarebbero sempre stati insieme. Mi ricordo ancora quel maledetto giorno. Quando il papà ci ha lasciato.
Quei primi anni erano stati bellissimi, e ora? Ora cosa mi rimaneva? Solo foto. Un mucchio di foto. Volevo tornare come prima, rifare tutto da capo. Odiavo essere ciò che ero adesso. Volevo rifare le elementari, le medie, e ritonare indietro all’infinito. Perché ormai questa vita era insopportabile. Cancellai la lacrima che aveva segnato la mia guancia.