Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: dilpa93    09/10/2012    5 recensioni
"Ogni giorno ripeteva quei gesti, mentre fuori da quel suo piccolo mondo una donna lo aspettava sul divano, non prima di aver riempito completamente la caffettiera, sapendo quanto un semplice caffè gli sollevasse, anche di poco, il morale."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Everything can change'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La pesante porta dello studio era stata chiusa a chiave dall’interno, così da non permettere ad alcun rumore, diverso da quello dei suoi passi o dei suoi sospiri, di entrare.
Da quando era scomparsa, ogni giorno passava almeno un’ora -se non di più in certe giornate- lì dentro, come se quello fosse l’unico luogo in cui potesse essere se stesso, in cui potesse esprimere come meglio credeva il suo dolore.
Non appena si sedeva, respirava a fondo  l’aria di legno e sandalo mischiata a quello dell’inchiostro stampato sulla carta, osservando la foto sulla mensola della libreria davanti a lui; poi allungava il braccio verso la bottiglia sulla scrivania, sulla quale stavano accatasti fogli che non prendeva tra le mani da quasi un anno. Trame, capitoli lasciati a marcire, fogli ingialliti e macchiati, ad eccezione di quelli custoditi gelosamente in una scatola nel cassetto del tavolo.
Svitato il tappo versava il contenuto nel bicchiere; lo riempiva sino all’orlo stravaccandosi sulla sedia. Faceva roteare il liquido ambrato osservandone le sfumature create da quell’unico fascio di luce che passava attraverso la tapparella tenuta rigorosamente abbassata.
Amava stare al buio, gli ricordava il dolore, la tristezza, la solitudine, quello squarcio che adesso aveva nel cuore.
 
Ma, quando stava per far venire a contatto le labbra con il vetro freddo del bicchiere, una risata amara si faceva largo sulla bocca con un ghigno, pensando a quanto lei si sarebbe infuriata nel vederlo così, pronto ad annegare i problemi nell’alcol, cosa che già prima di quel giorno gli era capitata di fare. Ed improvvisamente il profumo invitante di quel whiskey di prima scelta diveniva un odore acre e pungente; veniva colpito così da conati che lo costringevano ad allontanare la bevanda.
Ogni giorno ripeteva quei gesti, mentre fuori da quel suo piccolo mondo una donna lo aspettava sul divano, non prima di aver riempito completamente la caffettiera, sapendo quanto un semplice caffè gli sollevasse, anche di poco, il morale.
A fatica oramai si muoveva per la cucina, ed era sollevata quando finalmente poteva rilassarsi sul divano. Nonostante il suo stato non le pesava affatto doversi trovare ancora a fare il bucato, a rifare i letti... Lo faceva per lui, per la parte migliore della sua vita.
 
Castle inspirava profondamente fissando la scatola che ora aveva davanti. Dopo un attimo di indecisione vi avvicinò la mano tremante aprendola; raccolse i fogli iniziando a guardarli uno ad uno.
Sfogliandoli gli occhi cominciarono a raccogliere lacrime, trasformando quelli che spesso erano paragonati al mare, in un oceano di disperazione.
 
Le guance graffiate da sale ispido, tagliente come un rasoio...
 
Si soffermò qualche minuto sul suo preferito, lui intento a firmare autografi ed  Alexis con addosso la maglietta con scritto ‘la tua fan numero 1’.
Lo aveva fatto quando aveva circa 7 anni, e per quanto le figure fossero solo rapide linee di matita accostate, lui lo aveva sempre trovato bellissimo. Ed ora che la sua fan numero uno era scomparsa, inghiottita dalla città newyorkese, quel disegno gli sembrava riportargliela indietro, anche se solo per una manciata di secondi.
 
 
Poco meno di otto mesi fa si era svegliata presto, come faceva tutte le mattine di vacanza che passava da suo padre. Era scesa, aveva preparato la colazione per tutti, e poi era corsa a farsi una doccia. Adorava la sensazione del bagnoschiuma sulla sua pelle e quella dello shampoo tra i capelli lunghi.
Avvolta da un asciugamano bianco si era pettinata con cura, poi aveva acceso il phon lasciando che l’aria calda la investisse facendole arrossare di poco il viso.
Vestitasi velocemente andò al piano inferiore, trovando tutti al tavolo pronti per iniziare una nuova giornata. Aveva bevuto una tazza di caffè al volo e aveva afferrato una mela; aveva abbracciato suo padre, dato un bacio sulla guancia a Kate accarezzandole delicatamente il ventre, e si era raccomandata di salutarle la nonna quando sarebbe rientrata dalla sua ‘notte brava’, promettendo che se il colloquio fosse andato bene sarebbe tornata a casa con una torta al cioccolato ricoperta da lamponi e more.
Ma quel pomeriggio nessuna torta venne portata, semplicemente perché lei non era mai arrivata a quel colloquio.
 
L’aveva chiamata ripetutamente al cellulare, aveva chiamato le sue amiche, era corso in pasticceria per verificare che non si trovasse lì...
Niente, sembrava sparita, risucchiata dalla New York capitale dei pazzi e degli omicidi.
 
Rick sapeva come funzionavano queste cose, e Kate lo sapeva ancora meglio. Già dopo due settimane sarebbe stato difficile ritrovarla, dopo sette mesi le probabilità erano davvero minime. Ma non si davano per vinti, e una volta a settimana Rick andava alla centrale a parlare con il detective che si era occupato del caso, chiedendo informazioni, pur sapendo che la risposta dell’agente sarebbe stata sempre la stessa ‘Mi dispiace Richard, non è saltato fuori nulla’ accompagnato da un leggero gesto di diniego col capo, e seguito da un ‘Ma la stiamo cercando’. E poco prima che lui lasciasse l’ufficio lo richiamava per dargli quelle ultime parole di conforto, nonostante fosse conscio del fatto che facendo così non alimentava altro che false speranze ‘La troveremo Richard. La troveremo’. Lui sorrideva cortese e poi, come un ombra, spariva.
 
 
Riaprì gli occhi quando sentì scattare la serratura; credeva di averli chiusi per un paio di minuti, ma guardando l’orologio si rese conto che era passata più di mezz’ora. Distese le braccia stiracchiandosi e lasciandosi andare ad un piccolo sbadiglio. Poi andò ad incrociare i suoi occhi dopo che chiusa la porta aveva messo la chiave nella tasca dei pantaloni.
“Scusami, non volevo svegliarti.” Le disse dolcemente cercando di sfoderare, forse inutilmente, uno dei suoi migliori sorrisi.
“Tranquillo, non lo hai fatto.” Tentò di alzarsi per versargli un po’ di caffè, ma prima che potesse accorgersene sentì la sua mano sulla spalla “Lascia, faccio io.” Le baciò la testa mentre lei poggiò la mano sulla sua. “Per te decaffeinato mammina?”
“Mmm” Mugugnò in senso affermativo.
Avrebbe voluto chiedergli come andava oggi, ma in cuor suo sapeva che la risposta sarebbe stata la stessa che le dava ogni giorno ‘Come al solito, male... È difficile, ma per certi versi sto bene’ Terminava sorridente baciandola sulla pancia.
Stette in silenzio finché non lo sentì sedersi accanto a lei è cingerle le spalle facendola stendere con il capo sul suo petto, mentre le dava la tazza fumante. Bevve un sorso e poi la ripose sul tavolino “Non mi ci abituerò mai al decaffeinato.” Sussurrò facendo una smorfia.
“Non sarà ancora per molto, non è vero?” La sua mano si muoveva in cerchi regolari sul pancione quando ricevette un leggero calcetto, come se il bambino volesse rispondergli.
“Era un si?” Un altro calcio, proprio come se stessero dialogando e lui non potesse rispondere che a gesti.
“A quanto pare... Ma vedi di non fare più domande al piccolo, se continua così mi sfonderà la pancia.”
Un ombra si posò sul viso dello scrittore, anche se lei non riuscì a vederla; la sua mano si fermò di colpo, e dopo un respiro profondo pronunciò quelle parole che gli fecero salire un groppo in gola “Forse dovremmo smettere di chiamarlo piccolo e dargli un nome.”
Lei si mise seduta per riuscire a guardarlo meglio “No Rick, avevamo detto che il nome ci avrebbe aiutato a sceglierlo Alexis.” La voce cominciava a spezzarsi per la commozione, e gli ormoni che giravano in lei come impazziti, di certo non l’aiutavano “Aspettiamo. Lei...”
“Lei cosa Kate? Sai benissimo che non tornerà, che non la vedremo più!” Anche se non lo pensava davvero, quelle parole gli uscirono involontariamente dalla bocca, e i toni cominciarono ad alzarsi. Non avevano mai litigato dalla scomparsa, anzi, fu come se quel dolore li avesse uniti di più.
Kate sapeva cosa lui stava passando, lei lo aveva provato da figlia con sua madre; ma c’era qualcosa di profondamente diverso. Lei aveva la certezza che fosse morta, la certezza! E per quanto facesse male non sapere chi fosse il colpevole, dovette riconoscere che ancora più doloroso era non sapere cosa fosse accaduto.
 
Alexis sarebbe potuta essere viva come poteva non esserlo, per il momento non lo avrebbero saputo, e faceva talmente male che lui ne era terrorizzato.
 
Così gli stava accanto, cercando di far affievolire quel dolore come aveva fatto con lei, sperando di evitare che anche lui si costruisse un muro impossibile da abbattere, cercando di farlo ridere dei piccoli momenti quotidiani, di renderlo felice, senza sapere che anche senza fare nulla, semplicemente stando lì, in realtà, per lui, stava già facendo molto.
“No invece, non lo so. Dicevano che non avrei mai trovato l’assassino di mia madre, e invece ci sono riuscita.”
“Si, 13 anni dopo. Aspettiamo a dargli un nome fino a che non avrà tredici anni?!” Urlava trattenendo a stento le lacrime, chiudendo la mano in una morsa così stretta da fargli diventare le nocche bianche.
“No, non volevo dire questo, io...” Disse in un soffio. Anche lei era a pezzi, Rick non era l’unico a soffrire per quella scomparsa.
“Lo so, scusami. Scusami, scusami è che non ce la faccio più. Ti prego.” Le bisbigliò fronte contro fronte, tornando improvvisamente ad essere fragile ed indifeso.
Lei gli carezzò il volto portando via una lacrima solitaria sfuggita al suo controllo, lo baciò teneramente e, tornando ad appoggiare la fronte alla sua, carezzandogli la nuca, gli disse “Va bene. Scegliamo il nome.”
Poi lasciò che il suo naso si sfregasse contro quello di lui, e dopo essersi scambiati un ultimo fugace bacio si riaccoccolarono sul divano.
 
Sperava che Alexis sarebbe tornata, dio solo sa quanto lo desiderasse, ma non poteva illudersi per sempre, non doveva fare in modo che la sua vita ruotasse intorno a quello. Ricordava ciò che lei gli aveva detto qualche giorno prima di quella fatidica mattina ‘La speranza è l’ultima a morire papà, ma credo che la vita non debba mai essere condizionata da questa e dagli eventi che l’hanno generata. Si va avanti, si reagisce, si continua a vivere nonostante quello che possa accadere. E questo l’ho imparato da Kate, guardando come a fatica, anche se dopo anni, sia riuscita a staccarsi sempre di più dalle cose brutte in cui si è imbattuta nel corso della sua vita da quando aveva poco più della mia età. Ma soprattutto da te, e da come le hai insegnato a vivere... Di nuovo.
La sua bambina avrebbe occupato sempre un posto importante nel suo cuore, il suo ricordo sarebbe rimasto indelebile nella sua mente, come quello della sua prima parola, del primo costume per Halloween; il suo primo bacio di cui era stato uno spettatore involontario, la sua prima e bruciante sconfitta, i suoi baci la mattina, e il rituale di quello della buonanotte accompagnato da una sbirciatina sotto il letto per essere sciuro che non ci fossero mostri.
E se un giorno sarebbe ritornata, questo periodo non avrebbe fatto altro che arricchire la collezione dei brutti ricordi.
Ma ora doveva pensare a coloro che erano lì, accanto a lui, ed aspettare di tornare a vivere ancora grazie a Kate.
 
“Che ne dici di Ethan?” La sua voce cristallina lo riportò al presente.
Era arrivato il momento di lasciarla andare... Almeno un po’.
 


ANGOLO AUTRICE:
Riparte efp e riparto anche io :P
Era pronta da un pò, ma ho aspettato che passasse il compleanno di Molly... non volevo rattristarla!
Bè... mi dileguo
Buona serata :D
P.s. che ne dite dell'immagine?




  
  
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: dilpa93