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Autore: Mocaccino_    10/10/2012    2 recensioni
A Londra non si era mai soli ed Harry aveva dannatamente paura della solitudine. Aveva iniziato ad averne quando suo padre lo aveva abbandonato, all'età di soli 6 anni.
Ai suoi amici e, adesso che aveva raggiunto la fama, ai giornalisti e ai suoi fans, aveva raccontato di come i suoi genitori avessero divorziato, ma lui fosse contento del suo nuovo patrigno e avesse ben accettato la separazione.
La realtà, purtroppo, era un’altra.
Harry e Gemma la conoscevano e sopravvivevano ad essa da più di dieci anni.
”Abbracciami Lou, tienimi con te e abbracciamo finchè il cielo non sarà completamente pulito e il temporale sarà andato via.” Chiese, quasi pregò, Harry.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alex's Corner
Salve! L"Alex's Corner" questa volta ha cambiato posizione, perchè mi piacerebbe introdurvi questa raccolta (forse sarebbe meglio dire mini raccolta) di One Shot Larry, as usual.
Le One Shot sono ispirate alla canzone "I've got you" dei McFly, sono state scritte quasi di gette ed erano nel mio pc da più di un mese e mezzo ormai. 
C'è un importante filo conduttore che lega tra loro le One Shot di questa raccolta, ma non sarà io a svelarvelo, lo capirete non appena leggerete la seconda (credo).
Per ora ho già scritto due One Shot, probabilmente ne aggiungerò una terza, nonostante non ne sia molto sicura. Dovrei pubblicarela II domani o se non addirittura questa sera, vediamo un po' come va.
E non ho molto altro da dire, se non che mi sono lasciata coinvolgere dal fluff ai massimi livelli e spero veramente che si riesca a comprendere il collegamento tra le One Shot, magari fatemi sapere in una recensione se lo avete capito.
Buona lettura e come sempre non abbiate paura, il tasto "recensisci" non è assetato del vostro sangue, ma io sono assetata dei vostri parere, sia brutti che belli, quindi niente paura e recensite. 
Un bacio.


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"The world would be a lonely place 
Without the one that puts a smile on your face 
So hold me 'til the sun burns out 
I won't be lonely when I'm down"





Orietur in tenebris lux tua.
Nascera in mezzo all'oscurità la tua luce. 



Quando Harry aveva aperto gli occhi ed aveva lasciato il tepore del suo letto per l’erba umida e la brezza del giardino, erano solo le quattro del mattino ed il sole non era ancora sorto all’orizzonte di quell’immensa e dispersive Londra che il riccio amava tanto.
Uno dei motivi per i quali preferiva proprio quella caotica metropoli alla sua Holmes Chapel, era la possibilità di non avvertirsi mai solo, poteva facilmente confondersi tra il resto dei cittadini o dei turisti, senza essere notato. Sapeva che se avesse passeggiato per i vicoli più periferici o le strade più frequentate della città avrebbe sempre avuto il rumore dei passi di qualcuno a far compagnia a quello dei suoi, i suoni di un televisore con il volume troppo alto, il vociare della gente nei numerosi caffè o semplicemente lo scrosciare delle gocce di pioggia sull’asfalto.
A Londra non si era mai soli ed Harry aveva dannatamente paura di restare solo, fin da quando suo padre li aveva abbandonati quando aveva solo sei anni.
Ai suoi amici e, adesso che aveva raggiunto la fama, ai giornalisti e ai suoi fans, aveva raccontato di come i suoi genitori avessero divorziato, ma lui fosse contento del suo nuovo patrigno e avesse ben accettato la separazione.
La realtà, purtroppo, era un’altra. Harry e Gemma la conoscevano e sopravvivevano ad essa da più di dieci anni.
Il ragazzo aveva sempre avuto uno splendido rapporto con suo padre, che aveva assunto come suo idolo e nel contempo migliore amico, perciò non mancava occasione nella quale continuasse a chiedersi perché fosse andato via in quel modo così silenzioso e allo stesso tempo brusco, creando nelle loro vite un disordine che forse solo il suo ritorno avrebbe potuto eliminare.
Durante la sua sua infanzia e successivamente all’inizio della sua adolescenza, più volte si era ritrovato a ripetersi che mai avrebbe scovato qualcun altro sul quale contare così come contava su suo padre. Amava sua madre, sua sorella e Robin, che aveva anche accettato di chiamare “papà”, erano tre delle cinque persone per le quali avrebbe rinunciato a tutto quello che voleva e anche adesso che aveva diciotto anni, un conto in banca inesauribile e la fama, non avrebbe mai potuto far a meno di quei tre.
Nonostante tutto il bene che volesse loro, non aveva con i tre quello stesso legame imprescindibile ed indescrivibile che possedeva invece con suo padre.
Harry era sempre stato un bambino introverso, anche se molti erano certi del contrario. Era restio ad esternare le proprie emozioni o stare al centro dell’attenzione, amava cantare, ma aveva paura di esporsi agli occhi degli spettatori su un palcoscenico ed aveva costantemente bisogno di qualcuno che lo invitasse a proseguire per la sua strada, qualcuno verso il quale rivolgere lo sguardo insicuro per ricevere un cenno d’assenso ed approvazione, qualcuno che lo giudicasse senza lusingarlo troppo o abbatterlo: suo padre, la sua guida. Era stato lui ad averlo accompagnato alla prima lezione di golf all’età di cinque anni ed averlo invitato a farsi avanti senza timore, era stato sempre lui ad insegnargli a tirar fuori tutta la sua voce per cantare ed era stato lui a spingerlo nella piscina per la prima volta a due anni, facendogli superare la fobia per l’acqua ed insegnandogli a nuotare e diventare indipendente. Ma si era allontanato troppo presto, quando ancora non era pronto ad affrontare tutto da solo come il ragazzino spavaldo che suo padre stava cercando di creare. Harry aveva sempre cercato di ricordare i suoi consigli e doveva ammettere che prima di salire sul palco della loro scuola con i White Eskimo, aveva pregato con tutto se stesso affinchè quella figura per lui tanto importante ricomparisse al suo fianco, avevo pregato, pensato a lui e solo in questo modo era riuscito ad eseguire la sua performance.
Mentre Harry si lasciava pervadere l’animo dai ricordi, il vento soffiava sulla sua pelle, lasciando piccole scie di brividi e risollevando di tanto in tanto i suoi pensieri.
Erano solo le quattro del mattino di un giorno di fine settembre, l’autunno era in ogni foglia caduta dagli alberi del loro giardino e la temperatura era decisamente fredda, nonostante tutto lui se ne restava lì, sul prato da falciare davanti alla loro villa, con le ginocchia contro il petto, le caviglia perfettamente unite, le braccia a stringere le gambe contro la cassa toracica, per crearsi quasi uno scudo protettivo, e il mento poggiato su di esse.
In quel momento avrebbe tanto voluto essere un albero e restarsene nel suo giardino per sempre, senza alcuna preoccupazione se non quella di svolgere la fotosintesi per continuare a vivere, perché quel giorno, il 27 settembre del 2012, erano passati esattamente dieci anni da quando suo padre, il suo sostegno, lo aveva abbracciato per l’ultima volta e adesso il senso di abbandono, solitudine, la sensazione di essere il ragazzino non desiderato e sbagliato, lo stava attanagliando ancora, questa volta più forte che mai.
Un braccio del quale riconosceva il calore e persino la forma, scivolò dietro la sua schiena per afferrare il suo fianco sinistro, ed una testa dai capelli castani al profumo inconfondibile di mela, si posò dolcemente sulla sua spalla destra.
Louis si limitò a sedersi semplicemente al suo fianco, stringendolo a se ed afferrando la mano di Harry tra le sue.
Quel gesto, quel calore, quel solletico sul suo palmo, ricordarono ad Harry la sua presenza ed il fatto che non fosse solo. Louis non sbagliava mai quando si trattava di Harry, sapeva sempre ciò che sarebbe stato più giusto fare, se avrebbe dovuto cominciare a parlare ininterrottamente per distrarlo o solo ricordargli che lui era lì e lo approvava, lo amava.
Harry non sarebbe mai salito sul palco di X factor se nel bagno non avesse incontrato quel ragazzino dai capelli castani e la risata più bella al mondo, pronto a chiedergli un autografo e complimentarsi per la sua voce.
Harry non avrebbe cantato alla casa dei giudici assieme agli altri quattro se Louis non fosse stato al suo fianco.
Harry non riusciva neanche a rispondere alle domande nelle interviste se Louis non era lì a sostenerlo.
Dopo qualche secondo il più piccolo girò il suo volto in direzione di quello del castano e attese che questi facesse lo stesso, in modo da poter iniziare finalmente quella giornata nel modo più giusto, incontrando i suoi occhi.
Quando Louis lo guardò sorridendo appena, con ancora i segni del sonno sulla fronte e i capelli scompigliati, Harry fu travolto da una magnifica consapevolezza e “Ho te”, sussurrò, sorridendo sinceramente contento di aver appena realizzato una delle migliori evidenze della sua esistenza.
Louis lo guardò stranito, domandandosi il motivo della sua affermazione e del sorrisetto stupido, soddisfatto e bellissimo, che si era improvvisamente disegnato sul viso più affascinante che avesse mai visto.
“Stringimi finchè non sorgerà il sole” recitò successivamente il ragazzo, mentre Louis tornava nella posizione iniziale, poggiando la testa sulla spalla dell’altro per fissare assieme a lui il cielo, per guardare la vita attraverso un'unica direzione, perché amare significa proprio osservare assieme gli stessi orizzonti, condividere insieme le stesse speranze e dividere in due il vuoto e la solitudine, per renderli luce ed amore.
“Ed anche dopo” aggiunse Harry.

'Cause I've got you to make me feel stronger 
When the days are rough and an hour seems much longer 
(I've got you, McFly)
  
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