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Autore: ciredefa    10/10/2012    2 recensioni
Naruto se ne stette zitto tutto il tempo, osservando il suo primo regalo.
In quel grigio, un piccolo spiraglio di luce si face largo tra la tristezza.
E Naruto cominciò a sentire una sensazione strana.
Qualcosa, che secondo lui doveva essere affètto.

{Debutto sul fandom, in occasione del compleanno del mio amato Naruto ♥ Happy Birthday, 'ttebayo!}
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Iruka Umino, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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A
llor, salve.

 So che questo non è il miglior modo per debuttare in un fandom ma, era mia dovere scrivere qualcosa per il suo compleanno. Eh, forse è anche po’ OOC. Mi hanno ispirato molto le immagini tristi di Naruto, il che l’ha trasformato in un piccolo e amabile bimbo pieno di tormenti - ha anche un che di autobiografico, ma sono dettagli.

BTW, spero che riuscirete ad arrivare alla fine di questo. Buon’avventura!

 

 

 

 

 

 

 


Affètto.

 

Naruto non sopportava quel giorno.
Tutti lo guardavano con più disprezzo del solito, nessuno osava guardarlo negli occhi, le strade erano sempre deserte, quando passavo lui.
È così che quel pomeriggio, cominciò ad odiare il suo stesso giorno di nascita.
Se ne stava accasciato sull’altalena - quella che stava davanti all’accademia – ciondolando mollemente avanti e indietro, con la sola spinta dalla brezza autunnale.
Stava con lo sguardo basso, fissando il prato cosparso di foglie ormai secche. Il tempo passava, le stagioni cambiavano, ma a lui sembrava di essere in un punto fermo, di non ritorno.
Ogni giorno era uguale all’altro, grigio, spento, senza nessun colore.  Non c’era giorno in cui non  venisse spintonato, escluso, messo da parte, per motivi che ancora non riusciva a capire.
E mentre si dondolava, si chiedeva perché.
Perché doveva subire tutte quelle cattiverie, perché proprio a lui, perché ogni volta che si avvicinava a qualcuno, questo gli voltava le spalle, borbottando qualcosa come “Demone”, “Sparisci”.
Lui era solo un bambino, un'anima innocente, a cui non è mai stato donato amore.
Anche se alla fine, la parola amore era del tutto inesistente per Naruto.
Non sapeva il significato di “amore di una madre”, “amore di una famiglia”, “calore di un’amicizia”. Parole che erano vuote, mai provate da lui.
E si domandava, se sarebbe per sempre stato solo.
Rimanere per sempre invisibile, non provare mai più sentimenti di felicità, smettere di sorridere.
Abbassò ancora più lo sguardo. Le lacrime premevano, ma Naruto riuscì a trattenersi. Lui non piange.
Poi, all’improvviso, sentì uno scricchiolio di foglie. Balzò subito sull’attenti, e osservò curioso l’ombra dell’uomo che cercava disperatamente di non farsi notare.
“Ciao, Naruto” parlò l’ombra, e Naruto riconobbe la riconobbe subito.  Il maestro Iruka era lì.
Il maestro fece capolino da dietro l’albero, con un sorriso smagliante sul volto, e qualcosa nascosto dietro la schiena.
“Come mai quella faccia triste?” chiese, anche lui curioso. Il biondino esitò un attimo, si passo una manica sul volto, e alzò lo sguardo verso il maestro “No, non è niente” sorrise, come se non fosse successo nulla.
Anche Iruka sorrise a sua volta. S'inginocchiò, all’altezza del bambino. “Ecco …” cominciò un po’ imbarazzato, e svelò da dietro la schiena un piccolo pacchettino rosso.
“Buon Compleanno, Naruto!” esclamò, porgendogli il regalo.
Naruto lo guardò sorpreso. Mai, mai nella sua vita aveva ricevuto un regalo, o un augurio, o semplicemente un gesto gentile.
Prese il pacchetto, e con velocità lo aprì. Dentro vi era un piccolo shuriken, avvolto in della stoffa di velluto nero. Al centro, vi era inciso il simbolo di Konoha, e sotto in piccolo il suo nome.
“Beh, non è un granché, ma spero ti piaccia” disse Iruka dopo aver osservato la reazione del biondo.
Naruto se ne stette zitto tutto il tempo, osservando il suo primo regalo.
In quel grigio, un piccolo spiraglio di luce si face largo tra la tristezza.
E Naruto cominciò a sentire una sensazione strana.
Qualcosa, che secondo lui doveva essere affètto.
 
 

 

   
 
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