Fanfic su artisti musicali > Dir en grey
Ricorda la storia  |      
Autore: Escapism    22/04/2007    2 recensioni
Questa FF parla di Kyo nella fase finale della sua vita quando si ritrova a vivere solo più di ricordi. E' infatti vecchio con alle spalle lo scioglimento del gruppo. Convive con le sue allucinazioni e farnetica nel buio tormentato dal fatto di aver perso la sua voce ( qui faccio riferimento ai rinomati problemi che ha ultimamente)e combatte col desiderio della fine ostacolato da una "presenza". FF realistica dal mio punto di vista.. non ci sono yaoi ne trastulli amorosi d'ogni tipo. Abbastanza deprimente. La frase finale è una citazione di Rimbaud. *Sono ben accetti commenti anche qualora dovessero rendermi noto che ciò che ho scritto è una cagata pazzesca ^_^ *
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un bicchiere di vino italiano e una buona sigaretta. Mentre il buio della sera si infiltra dalla finestra, gettando ombre sul mio divano, io rimango immobile in una tenue atmosfera di luci calde, di fronte allo specchio che domina la parete del salotto.
Chi sei tu che mi guardi in quel riflesso? Cosa ti ha ridotto così? Perché ridi!??
Rughe su questo volto. Macchie su queste mani.
Dolore negli occhi, stanchezza nel cuore.
Il mio corpo è una mappa su cui ho inciso la mia vita. Le vecchie ferite si nascondono sotto i vestiti e a volte credo di sentirli ancora sanguinare quei nomi, quelle parole. Provo una profonda invidia, ora, per il passato che mi è sfuggito dalle mani troppo in fretta. La memoria dei miei compagni rieccheggia come un monito nei sogni che mi tormentano la notte. Non posso però che ricordare con dolce malinconia i nostri volti di quel lontano inizio. Noi, cinque ragazzini e mille compromessi, eravamo i portavoce di un messaggio che si era diffuso con fragore fra le persone, e che ci aveva portati al successo. Vestiti come donne, truccati, agghindati,pronti a far tremare il petto col ruggito della nostra musica. Pronti a vendere quella seducente androginia che è stato il biglietto di sola andata per i nostri sogni.
Ci ricordo così giovani e disillusi, un po’ narciso su quei palchi troppo piccoli per tutti noi, che volevamo di più. Ma quanto è tetro quel mondo in cui abbiamo scelto di vivere? Dietro agli stage colorati c’era una realtà di serpi e demoni che strisciavano nei soppalchi. E noi abbiamo impersonato il sacrificio per un rito in nome del business.
In queste sere,quando il vino denso della cena ha sortito l’effetto desiderato, mi ritrovo solo in quel particolare deliquio che precede il sonno,o meglio, l’ accasciarsi dei sensi sfatti dall’ alcool. E’ così che a volte mi capita di risentire il suono elettrico dei nostri cuori d’allora. Là sul palco delle false speranze. Credevamo di scalare l’ Olimpo non è vero? Di arrivare sulla vetta dove altri non erano stati mai.
Affascinante come questi ricordi prendano forma nella mia memoria e diventino quasi materiali a volte. Non credo che potrei resistere senza, mi rimarrebbe da vivere solo un atroce presente che disdegno e trovo inutile. Nessuno, aimè, ha bisogno del presente, fugge via e lo si rimpiange una vita. Nei ricordi invece le cose accadono milioni di volte e sono destinate a non finire mai. In questo modo Loro non invecchiano mai, non muoiono mai. Sono i fantasmi che ritornano per mostrarmi ciò che siamo stati. Nel bene e nel male.

Sento ancora l’odore del sudore e della pelle calda, l’adrenalina che brucia nelle mani, il caldo, la folla...
Un rombo cupo e Toshiya che ancheggia dietro al basso, la chioma rossa, il cappello in testa, il rombo, ancheggia e mi fa l’occhiolino, il basso giace sul ventre come un’amante dai capelli ruvidi, le mani piene di calli, il rombo.
Die è lampo, è fuoco, sta in silenzio, volta le spalle, siamo finiti non è vero? Cammina a testa bassa, il fuoco, la porta che si chiude, le lacrime agli occhi, non una parola, nessuno scopo, nessuna vita da ora in poi, la nostra musica, solo un ricordo,siamo alla fine vero?
Shinya invece sorride,mangia bento a tavola, scherza con me, agita le bacchette, mi da un bacio, l’odore di biscotti, l’odore di amore, fratello dove sei?
Un cedimento. Ritrovo la realtà, sono nella mia camera, sono solo. Chiudo gli occhi e mi perdo di nuovo.
Kaoru mi guarda, urla la sua rabbia, la voce si perde nel caos, la chitarra, l’assolo, le mani nei capelli, le persone urlano, le persone non lo sentono, la chitarra, le mani, il cuore.
Eccolo il mio tuffo nell’allucinazione degli applausi, annego fra la folla e poi mi sveglio trovandomi di nuovo lucido in casa mia, con il peso degli anni che mi grava sulle ossa ed un silenzio denso e polveroso nell’aria.
No future.
Per nessuno.
Nemmeno per me che non oso più cantare.



-mushi mushi papà come stai?-

- mh… bene Ayumi…-

-hai la voce stanca stavi dormendo?-

-più o meno..-

- il prossimo mese verrò lì ad Osaka potremmo vederci se ti va..-

Mia figlia. L’ho conosciuta solo un anno fa quando l’ho trovata davanti alla porta di casa mia con un biglietto in mano. 20 anni floridi proprio come lo sono stati i miei, tempo fa. Bella Ayumi. C’è sua madre in ogni movimento, in ogni singolo gesto e sorriso che compie, ma gli occhi sono i miei. Scorgo il buio in quegli occhi, nelle pupille si oscurano gli uragani. Mi ha cercato lei. Io non sapevo esistesse questo bel fiore che si affaccia alla vita mentre io me ne allontano. Ho pensato spesso al suicidio. Una brusca fine per una persona brusca come me. Ma non posso, non da quando so che c’è Ayumi.
Nella mia carriera ho gridato l’angoscia, l’orrore, ho cantato con la rabbia e la frustrazione di una vita che non si aveva il coraggio di ammettere come vera, cruda ed insopportabile realtà in cui ci agitiamo come vermi. Volevo insegnare a sognare.Ma temo di essermi scordato io come si fa ora. Penso a te però Ayumi e a quello che sogni tu, vivo nel tuo riflesso come un cane e un bastardo.
Vorrei non amarti, per non doverti lasciare in ogni caso, invece sono costretto a sopportare quest’attesa senza una svolta. Vorrei urlare, ne avessi il coraggio.
Se fossi stato uno scrittore avrei scritto un libro per raccontarmi. Ma io facevo musica e mi sono raccontato per 15 lunghi anni. Poi nel corso del tempo con i miei compagni, con la giovinezza, con le donne e i sorrisi se n’è andata anche la mia voce ed ora parlo in silenzio, ai miei fantasmi.

L’unica cosa veramente insopportabile è che nulla è insopportabile.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Dir en grey / Vai alla pagina dell'autore: Escapism