Suffocating silence.
Rio era
sempre stata una persona silenziosa: a scuola, a casa,
dovunque.
Preferiva
ascoltare piuttosto che parlare, capire piuttosto che essere capita, amare piuttosto che essere amata.
Sul volto
portava ogni giorno con sé la stessa monotona espressione distante ed indifferente a tutto. Cercava in qualsiasi maniera di
nascondere i suoi sentimenti, di non risultare fragile
davanti agli altri, nascondendosi dietro una presunta infallibile maschera.
Ma a
Rio andava bene così, lei amava il silenzio, la quiete. Lo trovava un
rifugio, dove poter restare da sola con i propri pensieri, senza confrontarsi o
sfogarsi con gli altri, perché non
ne sentiva il bisogno.
E anche
dopo quell’orrenda visione
continuava a restare in silenzio. Aveva rivisto tra le affollate vie di Tokyo
quell’uomo.
L’unico che riusciva a rompere la sua
maschera.
L’unico che riusciva ad
ucciderla con la sola forza delle parole.
L’unico che riusciva a farle battere il
cuore irregolarmente. E lei non poteva fare a meno di amarlo odiarlo per questo.
Ciò
che la addolorò fu il vederlo con un’altra donna, e quest’ultima
indossava la giacca nera di lui. Quella che Rio avrebbe sempre voluto provare.
La sua
prima considerazione, guardandoli, fu che certamente non avrebbe mai potuto
competere. Si era già arresa prima ancora di iniziare. Come sempre, d’altronde.
E anche
dopo quell’avvenimento, Rio continuava a vivere nel silenzio.
Ma esso
aveva qualcosa di diverso. Mentre prima era un rifugio, adesso assomigliava ad una prigione.
{ 224
parole. }
Note dell’autrice: Ugh,
che brutta roba scrivo la domenica sera. Lasciamo stare. Avevo semplicemente un
grande desiderio di scrivere. Ci tenevo a precisare, anche se la cosa in
sé mi sembra abbastanza scontata, che le due persone che Rio ha visto sono
Izaya e Namie. Che dire? Io
adoro Rio, anche se devo dire che è un personaggio meno cagato di un
pezzetto di nocciolina.(?)
È tutto.~
Pisendlov.(?)