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Autore: Subutai Khan    10/10/2012    2 recensioni
Robin allunga le mani fra i tesori privati di Sanji, ne estrae una singola sigaretta e si concede un momento per se stessa sul ponte della nave.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sospiro prima di prendere una boccata di sigaretta. Sanji non si è mai accorto che ogni tanto gliele frego, o se l’ha fatto ha sempre finto ignoranza. In fondo, nonostante il suo essere esageratamente marpione e fastidioso con le ragazze, ha qualche lato positivo.
Sto con le braccia appoggiate alla ringhiera di prua, quasi all’estremità anteriore della Thousand Sunny. Devo ammettere che questa nave è davvero bella e una rapida occhiata dietro di me lo conferma: ampia, sicura, piena di gadget interessanti. In realtà vado a memoria perché non si vede granché, mezzanotte dev’essere passata già da un po’. Ma ero in vena di dare un’occhiata a questo sconfinato mare che ospita qualunque tipo di meraviglia e di orrore.
Mi sento a casa.
Per una come me una frase del genere non è una semplice constatazione. È un miracolo.
Nel punto più basso della mia vita ho maledetto a raffica l’intera razza umana, che credevo incapace di pietà e comprensione. Il ricordo di mia madre, che mi ha sempre amata nonostante la lontananza, era sovrastato dal Buster Call, dalla figura di Saul congelata di fronte ai miei occhi, dal sapere che ero stata venduta ai Marines per l’ennesima volta.
Ero un esserino sperduto e odiato per colpe non mie. Vi meravigliate che sia venuta su guardinga e col coltello sempre nascosto dietro la schiena?
Avevo imparato a dubitare persino della mia ombra, temendo che potesse tentare di sgozzarmi da un momento all’altro.
Il solo concetto di fiducia mi faceva sbellicare dalle risate. Ma solo dopo che mi ero asciugata i primi accenni di pianto.
E poi... poi ho trovato questi pazzoidi. Perché non c’è altro modo di definire questa ciurma.
Non mi riferisco tanto alle loro pagliacciate, a Nami che pesta a sangue Sanji quando si fa troppo audace, a Chopper e Usop che si ficcano i bastoncini nel naso, a Zoro che si addormenta ovunque.
Sarebbe riduttivo definirli così per queste quisquilie.
No. Parlo di quando Rufy, il capitano e il più sciroccato di costoro, ha dichiarato guerra all’intero Governo Mondiale pur di rimarcare con forza che io ero e sono una dei suoi nakama e che lui, i nakama, li protegge e li aiuta.
Quel che è successo a Enies Lobby avrebbe, secondo la vecchia me, del patetico. Il berciare di una gallina senza senno che apriva le ali per mostrarsi potente prima che la facessero arrosto. E forse è davvero così. Ma il solo fatto che qualcuno abbia preso le mie difese fino a questo punto... beh, è stato un toccasana per il mio spirito.
Io avevo deciso di morire. Robin la Bambina Demoniaca era stata il flagello del mondo troppo a lungo. Già a Water Seven mi ero un po’ ammorbidita nei loro confronti, quindi ho ritenuto giusto far finta di schierarmi con la CP9 per evitare che li implicassero più del dovuto. Poi me li vedo arrivare arrembanti a trecento all’ora, tutti determinati a liberarmi dalle manette che mi bloccavano. Prendono un sacco di legnate per recuperare le chiavi, Rufy rischia quasi di farsi ammazzare da quell’altro scarto di galera di Lucci ma riescono in quel che si erano prefissati. È stata una goduria unica massacrare come meritava Spandam, il lurido figlio di cagna.
Ora ditemi, quale pezzo di ghiaccio non si sarebbe sciolto di fronte a questa dimostrazione di amicizia?
Io no di certo. Il mio cuore è scoppiato di gioia.
Avevo dei compagni, dei veri compagni. Non dei soci in affari che mi avrebbero regalata ai miei nemici per un tozzo di pane.
Crocodile? Pfff. Quello pensa che il creato finisca col suo uncino. Aveva degli aspetti affascinanti, non lo nego, ma da qui a non sapere che era solo una gara a chi avrebbe tradito per primo l’altro...
Persino Aokiji ha visto che ho trovato il mio posto. Durante il party di festeggiamento abbiamo parlato e mi ha detto che Ohara è ancora viva, oltre a stupirmi non facendo neanche un passo per catturarmi.
Adesso non temo più di dover dormire in un letto diverso da un giorno all’altro perché sono stata cacciata o me ne sono andata dal gruppo che mi aveva momentaneamente ospitata. La mia cabina a bordo di questa nave rimarrà tale molto, molto a lungo.
Sono abituata ai manicaretti del nostro eccellente cuoco.
Sono abituata al nostro amichevole cyborg di quartiere che gira in mutande perché si è dimenticato il pudore nell’utero materno.
Sono abituata alle mille e più stranezze di questa combriccola di squinternati.
Non solo ci sono abituata. Mi fanno ridere. Mi quietano. Mi fanno rimpiangere di non averli trovati prima.
Amici miei...
Getto la sigaretta, ormai finita.
“Robin? Cosa ci fai qui tutta sola a quest’ora? Prenderai freddo così”.
Mi giro, non avendo riconosciuto la voce. Come ho detto si vede molto poco ma il cappello di paglia è inconfondibile.
Sorrido, anche se dubito che possa distinguere.
“Capitano. Non ho sonno e avevo voglia di un tuffo nei ricordi”.
“Per caso hai ricordato di quando ti sei presentata la prima volta, rinfacciandomi che eri la mia responsabilità perché volevi morire e io ti avevo salvata?”.
Uh. Da quando è così arguto? Sarà mica Mister Two?
“Pressappoco. E pensavo a quanto sia stata la scelta più felice della mia vita”.
“Sei diventata un membro di questo equipaggio da quell’esatto istante, Robin. E ormai hai capito come tratto i miei compagni di avventura”.
“Ti prego Rufy, non usare tutta la tua intelligenza adesso. Potresti rimanere a secco in un momento più importante”.
“In tal caso ci sarai tu ad aiutarmi”.
“Puoi giurarci che ci sarò”.
Sopprimo l’impulso di abbracciarlo fino a soffocarlo. Data la differenza di età mi sembrerebbe sconveniente. Ma credo di non aver mai tenuto a qualcuno in questo modo.
“Ora rientriamo. O la senti tu Nami domattina, quando sbraiterà come un cavallo imbizzarrito perché non ci alziamo?”.
Che brutta immagine. Se potessi vorrei evitare di trovarmi l’impronta dei suoi bastoni sulla schiena.
“Sì, sarà meglio”.
Alzo brevemente gli occhi al cielo privo di stelle.
Mamma, l’attesa è finita. La tua Robin ha trovato un motivo per vivere.
   
 
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