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Autore: HisRose    10/10/2012    3 recensioni
"Mi addormentai così tra le braccia della persona che amavo di più in tutto l’universo."
"Così osai e mi addormentai abbracciando la persona che amavo di più nell'universo."
(ambientata nella 2x00 - l'invasione di natale)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo dormendo da parecchio, era quasi mattino, quando sentii qualcosa cadere.

“No, shhhh. Quadro cattivo, ti avevo chiesto di non cadere”, sentii sussurrare. Mi alzai di colpo e accesi la luce sul comodino. Inizialmente mi spaventai non riconoscendo la sagoma dell’uomo, poi passai dallo shock alla confusione.

“Dottore”, sussurrai stropicciandomi gli occhi. “Che ci fai qui?”, chiesi sorpresa.

Notai che era strano, nel comportamento e nella posizione. Aveva le mani dietro la schiena e guardava da tutte le parti tranne che verso di me.

“Volevo controllare che fosse tutto apposto”. Ormai lo conoscevo troppo bene, sapevo che stava mentendo. Quando lo faceva cercava sempre di evitare il mio sguardo e usava il falsetto.

“Cosa nascondi dietro la schiena?”, chiesi alzandomi dal letto.

“Niente. Cosa dovrei nascondere? Niente. Non c’è assolutamente niente dietro la mia schiena”. Ecco un altro indizio del fatto che mentiva: la parlantina. Iniziava a parlare freneticamente dicendo cose ancora più senza senso del solito. Cercai di afferrare qualunque cosa avesse dietro la schiena, ma lui si spostò così velocemente, che persi l’equilibrio. Lui mi afferrò, stringendomi a sé.

“Tutto bene?”, mi chiese guardandomi dritto negli occhi. Odiavo quando lo faceva, non riuscivo a pensare quando mi guardava così.

“Sì, sto bene”, risposi sorridendogli.

Approfittai di quel momento per prendergli il pacchetto che aveva in mano.

“Che cos’è?”, gli chiesi mentre lo studiavo per bene, tornando a sedermi sul mio letto.

“Ecco, quello è il tuo regalo di natale da parte mia”, rispose lui un po’ imbarazzato.

Sperai di non arrossire. Non pensavo che il Dottore fosse un tipo che fa cose del genere e mi lusingava di più il fatto che mi avesse pensato.

“Oh Dottore, avevamo detto niente regali”, gli ricordai.

“Lo so, ma quando l’ho visto ti ho pensata subito”, confessò lui avvicinandosi di qualche passo.

Gli sorrisi e mi alzai dal letto per raggiungere il mio armadio. “Be’ anch’io ti ho fatto un regalo”, dissi dandogli una busta e ritornando sul letto. Gli feci cenno di sedersi vicino a me.

“Non ce ne era bisogno”, disse lui.

“E invece sì. Anch’io non appena l’ho visto ho pensato a te”, dissi ridendo pensando al regalo che gli avevo preso.

“Al mio tre li apriamo”, disse il Dottore.

“Ok”.

“Uno… due… tre”.

Entrambi scartammo i regali. Mi mancò il respiro. Nel pacchetto c’era un anello con una pietra trasparente con all’interno il sole. Non so se era un’immagine o qualcosa del genere, ma sembrava reale. In confronto al suo, il mio regalo non era niente.

Lo sentii ridere però, allora mi girai verso di lui.

“Lo so, è un regalo stupido”, dissi amareggiata.

“Stai scherzando?”, disse lui pieno di entusiasmo, “lo adoro”, continuò afferrandomi il viso con entrambe le mani e baciandomi entrambe le guancie. “Una cravatta con sopra disegnate delle banane”, disse lui incredulo.

“Ora hai una cravatta in pandan con il tuo pigiama”, scherzai.

Entrambi ridemmo di gusto.

Per ringraziarlo lo abbracciai forte e gli diedi un bacio sulla guancia.

“È stupendo, sono senza parole”.

“Quello dentro l’anello è un raggio di sole”, mi spiegò lui.

“C-cosa? Vuoi dire un VERO raggio di sole?”, chiesi incredula.

Lui sorrise. “Un vero raggio di sole”, confermò.

Mi voltai a guardarlo e notai che era felice, entusiasta.

Mi prese l’anello dalle mani e gentilmente afferrò la mia mano destra.

“Perché tu sei radiante come il sole”, disse mentre me lo infilava al dito.

Sperai di non arrossire. Un semplice abbraccio e un bacio sulla guancia non bastavano per ringraziarlo. Avrei tanto voluto baciarlo, anche se sarebbe stato anche un secondo regalo per me.

“E pensa che domani riceveremo altri regali da Babbo Natale”, annunciò.

“Non dirmi che tu ci credi ancora”.

“Babbo Natale esiste, io e lui siamo amici. Guarda ho anche una foto”, disse, mentre la cacciava dal suo cappotto.

“Oh mio Dio, è davvero lui”, dissi strabuzzando gli occhi.

“Già. Un  giorno te lo farò conoscere”, disse sorridendomi.

“Be’ potremmo aspettarlo insieme”, azzardai.

Notai che si irrigidì, quindi aggiunsi subito: “Oppure no, come vuoi”, dissi delusa. Avevo un disperato bisogno della sua vicinanza, dei suoi tocchi.

Lui si girò verso di me con un sorriso. “Certo”, disse e poi deglutì.

Non lo vedevo del tutto convinto, ma si levò comunque le scarpe e si allentò la cravatta.

Era come se fosse combattuto, come se volesse rimanere con me, ma pensava di osare troppo.

Ci stendemmo entrambi sul mio letto. Gli davo le spalle e mentre mi stavo per girare verso di lui per guardarlo in faccia, lui mi cinse la vita con un braccio e mi strinse di più a sé affondando il suo viso fra i miei capelli. Stavo per svenire, la sua vicinanza mi rendeva così felice. Mi sentivo in pace, mi sentivo tranquilla,  serena. Era come stare in paradiso. Il mio cuore batteva fortissimo. Speravo tanto non fosse un sogno. Mi addormentai così tra le braccia della persona che amavo di più in tutto l’universo.

 

 

Punto di vista del Dottore.

 

Non vedevo l’ora di vedere la reazione di Rose al regalo che le avevo preso. Non vedevo l’ora di vedere il suo volto illuminato da quel suo sorriso così radioso, che faceva impazzire i miei due cuori. Non mi ero mai sentito così nei miei novecento anni. Era come se il mio nuovo corpo fosse stato fatto apposta per stare con lei. Ad ogni cosa che lei faceva il mio corpo rispondeva, non poteva farne a meno. Se lei si allontanava di qualche passo io mi avvicinavo e così via. Cercavo sempre di trattenere il mio istinto di afferrarla e abbracciarla, semplicemente non potevo. Io e la felicità non eravamo buoni compagni. Ma avevo bisogno dei suoi sorrisi, erano come una droga. Erano l’unica cosa di cui non mi privavo. Così, silenziosamente, entrai nella sua camera, quando a causa di un incidente feci cadere un quadro.

“Non cadere. No, shhhh. Quadro cattivo, ti avevo chiesto di non cadere”, sussurrai. Lei si alzò all’improvviso accendendo la luce sul comodino. Il mio piano era andato in fumo. Volevo lascarle il regalo sul letto con un biglietto affianco, ma la avevo fatta svegliare.

“Dottore”, mi chiamò lei. Stavo cercando una scusa plausibile per la mia presenza in camera sua a quell’ora di notte. Misi le mani dietro la schiena per nascondere il pacchetto e iniziai a guardare da per tutto tranne che lei, perché se la guardavo negli occhi non sarei riuscito a mentirle.

“Volevo controllare che fosse tutto apposto”. Cercai di controllare la mia voce, ma usai il falsetto. Uno dei tanti elementi che mi tradiva, ma cercai di rimanere calmo.

“Cosa nascondi dietro la schiena?”, chiese alzandosi dal letto. Dovevo trattenermi dall’avvicinarmi a lei ancora di più.

“Niente. Cosa dovrei nascondere? Niente. Non c’è assolutamente niente dietro la mia schiena”.

In quel momento pensai di essere un completo idiota, non riuscivo mai a tenere a freno la lingua.

Lei si gettò verso di me per afferrare il pacchetto e di scatto mi spostai, non volevo che si rovinasse la sorpresa, ma il mio scatto improvviso le fece perdere l’equilibrio. Senza pensarci un attimo l’afferrai per non farla cadere. Le mie mani tenevano ciò per cui erano state fatte. Toccarla mi infondeva sembra una scarica elettrica che mi impediva di ragionare e dovevo usare tutte le mie forze per non cedere a lei.

“Tutto bene?”, le chiesi.

“Sì, sto bene”, rispose sorridendomi.

Ero così distratto da lei che non mi accorsi neanche del movimento che fece per prendere il pacchetto.

“Che cos’è?”, mi chiese mentre lo studiava per bene, tornando a sedersi sul letto.

“Ecco, quello è il tuo regalo da parte mia”, confessai. Ormai il mio piano era fallito e non c’era verso di salvarlo.

 “Oh Dottore, avevamo detto niente regali”, mi disse.

Lo sapevo bene. Ero stato io a dirle che non volevo niente per Natale, ma lei lo aveva interpretato come un: “nessuno dei due farà dei regali all’altro”. E poi non potei resistere, quel regalo era stato fatto appositamente per lei.

“Lo so, ma quando l’ho visto ti ho pensata subito”, confessai avvicinandomi di qualche passo.

Lei mi sorrise. Ogni volta che lo faceva non potevo far altro che ricambiare, era più forte di me.

Si alzò dal letto e raggiunse il suo armadio da dove cacciò una busta blu, che mi porse.

Ritornò sul letto e mi fece segno di sedermi vicino a lei. La vicinanza tra me e lei sarebbe stata troppa, ma no volevo deluderla, così mi sedetti e basta.

 “Be’ anch’io ti ho fatto un regalo”, disse.

 “Non ce ne era bisogno”, le dissi.

“E invece sì. Anch’io non appena l’ho visto ho pensato a te”, disse e rise. La sua risata riecheggiava nei miei due cuori e non potei smettere di fissarla.

“Al mio tre li apriamo”,le dissi.

“Ok”.

“Uno… due… tre”.

Entrambi scartammo i regali. Non potei non ridere, era un pensiero davvero bello. Un pensiero davvero dolce. Poi mi girai a guardarla e vidi un’espressione di pura meraviglia sul suo volto.

 “Lo so, è un regalo stupido”, disse amareggiata.

“Stai scherzando?”, replicai entusiasta, “lo adoro”, continuai afferrandole il viso con entrambe le mani e baciandole entrambe le guancie, osando. “Una cravatta con sopra disegnate delle banane”, dissi incredulo.

“Ora hai una cravatta in pandan con il tuo pigiama”, scherzò lei.

Era vero, da quel giorno in poi l’avrei indossata di sera, con il mio pigiama blu con i disegni delle banane sopra.  Entrambi ridemmo di gusto.

Mi abbracciò forte e mi diede un bacio sulla guancia, rimasi impietrito.

“È stupendo, sono senza parole”.

“Quello dentro l’anello è un raggio di sole”, le spiegai.

“C-cosa? Vuoi dire un VERO raggio di sole?”, chiese incredula.

Sorrisi. “Un vero raggio di sole”, confermò.

Ero entusiasta, avevo ottenuto l’espressione che adoravo vedere sul suo volto. Gioia pura.

Presi l’anello fra le sue mani e le afferrai la mano destra.

“Perché tu sei radiante come il sole”, dissi mentre  glielo infilavo al dito.

La vidi arrossire.

“E pensa che domani riceveremo altri regali da Babbo Natale”, annunciai.

“Non dirmi che tu ci credi ancora”.

“Babbo Natale esiste, io e lui siamo amici. Guarda ho anche una foto”, dissi, mentre la cacciavo dal mio cappotto.

Non capivo perché tutti quanti ad una certa età iniziavano a non credere più a Babbo Natale. Per più di un mese sono stato a casa sua per consolarlo e ricordargli che anche se alcuni non ci credevano più, doveva pensare a tutti i bambini che ancora credevano e confidavano in lui.

“Oh mio Dio, è davvero lui”, disse incredula.

“Già. Un  giorno te lo farò conoscere”, dissi sorridendole.

“Be’ potremmo aspettarlo insieme”, propose.

Mi irrigidii di colpo. Una parte di me voleva, ma una parte di me continuava a ricordarmi che non potevo. Ma lei era lì e mi aveva chiesto di restare e non potevo deluderla, mi convinsi che rimanevo per lei, altrimenti sarei stato un’egoista, però sapevo che lo facevo anche per me.

“Oppure no, come vuoi”, aggiunse.

Accettai prima che l’offerta non fosse più valida. Mi girai vero di lei e le sorrisi. Mi allentai la cravatta, mi tolsi la giacca e mi stesi.

Ero spaventato di quale avrebbe potuto essere la mia reazione alla nostra vicinanza, avevo paura di osare troppo. Ma alla fine mi lasciai andare, le censi la vita e affondai il viso fra i suoi capelli, ricordando una frase che tempo fa mi aveva detto il mio caro amico Babbo Natale: “tutti meritano di essere felici a Natale”. Così osai e mi addormentai abbracciando la persona che amavo di più nell’universo.

 

  
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