Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Tomlinson_Ass    10/10/2012    1 recensioni
Sono Destiny,Destiny Cooper un pò banale come inizio no?
Ma questa è la mia storia.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi chiamo Destiny,Destiny Cooper. Un po' banale come inizio nò?

Ma questa è la mia storia.

 

Non sarei dovuta ritornare a casa,era del tutto sbagliato ma cosa potevo fare? Dovevo rimanere un altro anno in America in quel dannato orfanotrofio? No non lo avrei fatto,e quindi eccomi qui.

Era un giorno,normale,come gli altri camminavo per le strade della mia piccola cittadina,Holmes Chapel...Nel centro di Cheshire, nel quartiere di Congleton. Il sole settembrino rieccheggiava nel cielo,ornato da dolci nuvolette,che si rincorrevano in quell'azzurro immenso,che rendeva l'idea di un bellissimo posto da visitare. Oggi doveva essere un giorno diverso,sarei ritornata nella mia vecchia scuola,avrei sorriso e sarei stata credibile. Il mio sorriso avrebbe detto “sto bene,grazie”. Si mi dovevo sentire cosi per forza,dovevo fingere con gli altri e con me stessa... Non sarei più stata la ragazza triste di una volta che ha perso i suoi genitori. Avrei ricominciato da zero,e sarei stata una persona nuova era l'unico modo per superare tutto.

Camminavo,lentamente,come se volessi fermare il tempo,come se non volessi essere mai stata lì. Ero già arrivata,ero arrivata nella mia scuola. “Holmes High School” era quello il nome che c'era scritto nell immenso cartellone,di legno un po' rovinato,dalla pioggia. Sospirai un attimo e mi fermai prima di entrare. Dovevo essere forte. Dovevo solo oltrepassare la soglia,camminare a testa alta,e fingere non era complicato,infondo. Ripresi a camminare con più sicurezza,stringendomi i polsi,e stuzzicandomi il bracceletto che mi aveva regalato mia nonna quando avevo 4 anni,era un portafortuna,lei lo chiamava così,io invece lo definivo solo un suo ricordo. Uno dei migliori forse,non avevo mai avuto l'occasione di conoscerla affondo,per il semplice motivo che morì solo quando avevo 5 anni. Davanti all'insegna della scuola c'erano delle macchine e dei ragazzi che parlavano e scherzavano fra loro,alcuni erano vestiti in modo bizzarro,portavano una camicia alla oxfrod dentro i pantaloni a vita alta,dei libri in mano e un paio di occhiali che gli davano l'aria dei veri e propri secchioni. Alla destra invece c'erano altre macchine,una rosa,dove una ragazza bionda,vestita da barbie stava parlando con delle sue amiche. Poi più in fondo c'erano due innamorati che si baciavano con passione, altri che invece si scambiavano saluti,dopo non essersi più visti durante le vacanze,e infine c'erano come in tutte le scuole il gruppo delle cherleeader,tutte ragazze montate che si credevano le nuove Britney Spears del liceo. Non le sopportavo proprio,erano delle vipere nel vero senso della parola. Mentre camminavo,vedevo che la maggior parte di loro,mi stava osservando,e si bisbigliavano qualcosa all'orecchio. Non era difficile immaginare cosa potessero dire di me,ero la ragazzina tornata dal'america,e che oramai aveva perso tutte le persone a lei care. Tutti conoscevano la mia storia,e sinceramente non mi importava nulla. Se volevano parlare di me,lo potevano anche benissimo fare ,ero abituata alle critiche delle persone,e non mi toccavano più di tanto. Passai davanti a loro apposta con disinvoltura,beccandomi le occhiatacce di Brittany e Taylor,i rispettivi capitani e coo-capitano della squadra. Le conoscevo da moltissimo tempo,e purtroppo frequentavano il mio stesso liceo. Una volta eravamo migliore amiche,ma la nostra amicizia non durò molto,io gli volevo davvero bene,credevo nella nostra amicizia,facevo qualsiasi cosa mi chiedessero,e pensavo che forse un giorno saremmo invecchiate insieme,come nei film inseparabili per sempre,ma invece mi sbagliavo. Ricordo perfettamente il giorno in cui mi dissero di aver pomiciato con il ragazzo di Taylor,e mi accusarono anche di aver fatto sesso con quello di Brittany,posso ancora sentire le loro voci che mi dicevano che io non ero niente,e non lo sarei mai stata,che avrei passato la mia vita da sola,perchè nessuno,doveva stare con me,perchè ero solo una stupida e da lì finì tutto. Finì la nostra finta amicizia basata sulla gelosia. Da li in poi,i primi 3 anni del liceo,non furono una passeggiata. Loro erano le più popolari della scuola,e avevano la capacità di manipolare le persone e fargli credere quello che volevano,così io ero la troietta che aveva rovinato un'amicizia e,le ragazze e i ragazzi della scuola mi definivano tale. Per questo non ho mai più avuto amiche femmine e raramente parlavo con qualcuno,mi facevo i fatti miei,passavo in osservata e nessuno mi rompeva. Mi andava bene così. Nessuno mi notava,e le uniche persone che mi capivano erano i miei genitori,avevamo un rapporto straordinario,qualcosa che molti ci invidiavano. Mia madre era la mia migliore amica e mio padre invece era l'unico uomo a cui volevo davvero bene. Ero felice,io e loro,senza nessun altro. Ma poi come sempre le cose belle finiscono,ed è finito anche tutto questo. Adesso non ho più una mamma con cui parlare e sfogarmi,non ho più un padre che tutte le sere ti ripete che sei la sua principessa,non ho la mia migliore amica,e non ho il mio principe,tutto per colpa di uno stupido incidente stradale. Se solo la macchina non fosse uscita fuori strada,se solo mia madre e mio padre si fossero salvati come me adesso sarebbe tutto diverso. Alcune volte penso che sarebbe meglio che anche io fossi morta con loro,a nessuno importava di me,quindi perchè dovevo vivere? Che ragioni avevo di essere in vita mentre loro erano morti? Stupide domande che assalivano la mia testa ogni maledetto giorno,sempre mattina e sera,mi sentivo perennemente in colpa di essermi salvata,io non meritavo un altra possibilità,perchè la stavo sprecando. Affrettai il passo,verso le scale all'entrata,sperando che la campanella suonasse velocemente,ora era un po' stressante dover reggere lo sguardo di tutti,prima era più facile,nessuno sapeva chi ero,ma invece ora non lo era affatto! La campanella suonò come al mio comando,e tutti gli studenti si avviarono lenti verso l'edificio. Mi trascinai verso l'entrata ricordando ogni singolo posto della scuola. Appena prima di dirigermi verso la segreteria c'era un custode dall'ampio torace,guance rosse e un blocco per appunti stretto sotto il bicipide di ferro stava impartendo ordini,quindi io ero rimasta indietro,odiavo le persone che mi dicevano cosa dovevo fare con un tono alquanto maleducato. Concluse la sua frase con: -Allora signorina basta che si ricorda le regole di base e non le accadrà niente-abbaiò il custode. Ma che stupida era ovvio che sapevo le regole,avevo frequentato quell'istituto tre anni. Appena entrata in classe trovai il coraggio di osservare i miei compagni,e per mia sfortuna avevo quella stupida di Taylor nel corso di inglese. Mi sedetti in fondo all'ultimo banco,da sola. Avevo un foglietto con l'orario,un quaderno,due matite numero due,la mia gomma da cancellare preferita e una sgradevole sensazione che quella giornata non si sarebbe conclusa nei migliori dei modi. L'insegnate si doveva ancora materializzarsi,i banchi erano sgangherati erano disposti a casacci,e l'armadietto della cancelleria era bloccato da pile e pile di scatole impolverate. Ma la cosa peggiore era che nessuno degli altri ragazzi sembrava fare caso al disordine. In effetti,nessuno sembrava essersi accorto di essere in un'aula. Erano tutti vicino alle finestre,chi a tirare l'ultima boccata di sigaretta,e chi era immerso in una discussione. -Ciao piccola Destiny- disse una voce famigliare dietro di me. Mi girai di scatto e mi ritrovai quella faccia da schiaffi di Taylor. Io mi allontanai e mi sedetti al mio posto composta,le caviglie incrociate sotto la sedia e le mani intrecciate sopra il banco senza degnarla di uno sguardo. L'indifferenza è la migliore arma. Era la frase che mi ripeteva mia madre quando avevo 10 anni. L'indifferenza si era la migliore arma come diceva lei,ma in molti casi non serviva a niente. La campanella suonò ancora,e questo indicava l'inizio della lezione,e significava anche la mia presentazione.

La professoressa entrò a passi veloci e con il fiatone,aveva circa una cinquantina d'anni,era alta su per giù un metro e sessanta e si era vestita in un modo un po' strano. Portava una giacca verde pistacchio,con una camicia rossa,abbinata ad una gonna panna e dei sandali blu. Posò le sue cose nella cattedra e battè due volte le mani per richiamare l'attenzione. Iniziò uno di quei soliti discorsi noiosi che si fanno all'inizio della scuola,e dopo circa 20 minuti di palla mortale era arrivato il momento di presentarmi,anche se non avevo alcun bisogno di farlo.

-Ragazzi adesso,conoscerete una ragazza che si è trasferita qui dall'America- disse entusiasta la professoressa. Mi incitò ad alzarmi,e trascinai letteralmente il mio corpo,al fianco della prof. Mi osservai per qualche secondo i pollici e iniziai a parlare. -Io sono Destiny ho 17 anni,vivevo in America e ora sono ritornata a Holmes Chapel,e il resto della storia la sapete tutti.- conclusi velocizzando l'ultima frase e mi diressi nel mio banco. Si questa giornata faceva letteralmente cacare. La Burns,(era così il cognome della prof) dopo la mia presentazione,ci fece scrivere una marea di cavolate sul verbo,cose che già sapevo,anzi le sapevano tutti,e circa alla fine dell'ora, un colpo alla porta riusci a rompere il silenzio e la noia che si era,creata durante quell'ora. La Burns rispose con un AVANTI secco e,con molta lentezza la maniglia si aprì. Da dietro la porta spuntò un ragazzo riccioluto,con degli occhi stupendi,erano l'unica cosa che riuscirono a catturare la mia attenzione dal resto di tutto il corpo i suoi occhi,di un verde indefinito,quasi sull'azzurro. Aveva una maglia bianca un po' stretta,dove si poteva perfettamente immaginare cosa poteva esserci sotto,un paio di jeans neri a vita bassa,e delle converse bianche.

-Signorino Styles,la lezione è iniziata da un'ora e lei si presenta solo adesso?- urlò la prof.

-Emh si!-ironizzò il ragazzo. Facendo ridere tutta la classe,precisiamo tutte le ragazze della classe,che avevano occhi sognanti posati su di lui. -Styles si vada a sedere in fondo,vicino alla signorina Cooper- ruggì La Burns.

Tutte le ragazze si voltarono verso di me,uccidendomi con lo sguardo. Okey questo Styles era il ragazzo più gettonato e voluto dal sesso femminile di tutta la scuola,lo avevo capito. Camminò,in modo lento,e sensuale. Si avvicinò al banco buttò la borsa per terra,e scostò la sedia con un solo colpo del piede sedendosi,scazzato. Prese il suo quaderno e il suo borsellino,e poi iniziò a scrivere. Gli ultimi minuti con quella prof sembravano eterni,non passavano mai,Styles non faceva altro che rispondere ai messaggi che gli inviavano,ridendo e mandando occhiatine a Tayolr che scambiava con altre che sembravano alquanto oscene. Non lo reggevo più,era tutto un ti,ti,ti,ti e ti di tasti di quel dannato telefono,mi stava dando i nervi e avrei sbottato da un momento all'altro,ne ero certa. La campanella suonò e placò la mia ira che stava per esplodere contro quel deficente. Mi alzai,velocemente,presi le mie cose,e lessi l'orario che avevo. Mi aspettavano due ore di matematica....e io odiavo la matematica,tutti quei calcoli,quei problemi,e quei stupidi numeri,erano incapibili,ero negata in quella materia. Serviva solo per complicarsi la vita. Entrai nell'aula e mi sedetti questa volta nel primo banco,affianco ad un ragazzo. Aveva i capelli scompigliati,con una specie di cresta,portava una polo nera,e dei pantaloni grigi,e aveva degli occhi azzurri,ma non come il colore del mare erano più scuri. Si girò verso di me e mi sorrise porgendomi la mano. -Piacere Louis-

Io ricambiai il sorriso e accettai la mano. -Destiny.- Tolse lo zaino che occupava il mio posto e mi fece sedere. Il professore ancora non era arrivato e forse non sarebbe venuto,perchè ancora non avevano scelto un sostituto a quello vecchio. -Sei nuova?-chiese incuriosito Louis scrutandomi. -No,vivevo qui,ma poi mi sono trasferita in America e ora sono tornata- risposi un po' fredda. -Ah tu sei la ragazza senza genitori-disse senza accorgersi del vero peso di quelle parole. Io annui debolmente. Il suo sorriso si spense quando capì di avermi un po' ferita. -Oh,scusami,quando parlo non penso,non volevo dirlo veramente,c'è in realtà si ma non in quel modo.-

-Tranquillo,non fa niente,mi ci dovrò abituare.- ammiccai rassicurandolo. Lui mi sorrise e continuammo a parlare,per tutta la durata della lezione. Era un ragazzo molto simpatico,non facevo altro che ridere ad ogni cosa che diceva,non ridevo così da tempo,forse troppo. Le ultime ore passarono molto in fretta e la campanella dell'ultima ora suonò. Tutti,gli studenti,si recarono,impazienti verso l'uscita spingendosi,a vicenda. Uscita finalmente dalla scuola,presi il mio i-pod e lo infilai,nelle mie orecchie. Amavo ascoltare la musica,amavo la musica senza di essa sarei persa,faceva parte di me. Non ero una brava cantante,ma mia madre si,aveva una voce incantevole,quando ero bambina mi cantava la ninna nanna e,alla solo melodia della sua voce mi addormentavo,tranquilla. La musica mi faceva sentire vicina a lei,a quello che era il suo mondo,se non avesse avuto me da giovane avrebbe sicuramente avuto una carriera da cantante. Ascoltavo,e canticchiavo tra me e me,la canzone Free fallin di Jhon Mayer,quella canzone era la mia preferita. La ascoltavo sempre. Senza accorgermene arrivai davanti al portone di casa mia. Abitavo in una villetta a schiera tipica delle case di Holmes Chapel. Infilai la chiave nella serratura ed aprì casa,posai la borsa nel salotto,vicino alla tv che si trovava di fronte al divano,di pelle,bianco. La casa era molto moderna. Il pavimento era in parquet, il tavolo che si trovava in cucina era di vetro,mentre quello che si trovava in salotto era di marmo e lo aveva fatto mio padre. Lui costruiva i mobili,aveva un'azienda prima che morisse,ora non esiste più,e mi manca non vederlo nel suo studio a lavorare e a progettare nuovi mobili. Salì al piano di sopra e mi levai i vestiti,presi il pigiama e andai verso il bagno. Accessi l'acqua calda e mi buttai sotto il getto caldo,che ribbolliva sul mio corpo, era rilassante,farsi trasportare dal calore,e da quella sensazione,mi faceva sentire protetta. Mi immersi più volte completamente dentro la vasca e risalì a galla. Spensi l'acqua e usci con svogliatezza e,mi infilai l'accappatoio. Mi fermai un attimo ad osservarmi allo specchio. Era da un po' di tempo che non lo facevo più,esattamente da un anno. Ero cambiata,ero diventata più magra rispetto a prima,avevo un fisico niente male,i capelli erano castani chiari,e il mio viso era tondo con un bel colorito, illuminato dai miei occhi verdi,tra il chiaro e lo scuro, erano un miscuglio. Non ero una brutta ragazza,ma comunque non mi piacevo,non mi ero mai piaciuta,in tutta la mia vita. Non ho mai pensato di essere bella,non ho mai avuto quel potenziale che avevano tutte le altre ragazze,non avevo quel carisma che attirava i ragazzi. Neanche ora mi piacevo anche se ero cambiata molto. Decisi di distogliere lo sguardo dallo specchio e mi concentrai ad asciugare i capelli,che infine decisi di piastrare,mi infilai il pigiama,le pantofole e scesi giù a mangiare un panino. Feci i compiti e guardai un po' di tv. Il pomeriggio passò molto in fretta,e mi annoiai,nella televisione non c'era molto.

Così senza pensarci due volte mi vestìì, indossando dei jeans blu,abbinati ad una maglietta bianca a maniche corte,il mio giacchetto di pelle,e dei tronchetti neri. Presi la borsa e uscii di casa. Non mi andava di rimanere a casa da sola,era spoglia e vuota,odiavo stare a casa e quindi cercavo il più possibile di stare fuori e distrarmi. Avevo deciso,di andare un po' al parco,dove andavo da bambina e magari,a farmi due passi. Osservando quei piccoli bambini che giocavano felici,senza problemi,godendosi la loro giovinezza e spensieratezza. Arrivai molto presto,al parco,e come al solito era popolato da famiglie che si divertivano con i loro figli,forse non avevo deciso di andare nel posto giusto,ma non mi importava oramai ero lì. Presi a camminare per un po' tutto il parco,ammirando quei bellissimi alberi,che lo rendevano rigoglioso e verde. Al di là degli alberi c'era un piccolo laghetto con un ponte e una panchina. Stanca di aver camminato per tutto quel tragitto,mi sedetti nella panchina e chiusi gli occhi,rivolti verso il cielo. Il tempo era cambiato,ora c'erano delle nuvole grigie che ricoprivano quell'azzurro limpido che popolava il cielo. Avrebbe sicuramente iniziato a piovere. Mi alzai frettolosamente dalla panchina e andai verso casa,non volevo bagnarmi,e impiegai pochi minuti. Oramai era buio,e avevo un po' di paura,non era la prima notte che dormivo senza nessuno in casa,però c'era sempre quel senso di angoscia che s'impossessava di me. Lasciai le luci accese e anche le serrande. Preparai il letto,e notai che la mia finestra era affacciata in un'altra villetta a schiera,dove c'erano due ragazzi,in lontananza uno era riccio e l'altro aveva i capelli scompigliati. Stavano ridendo,e poi comparvero dal nulla due ragazze,anzi le due ragazze, Taylor,e Brittanny,che si pavoneggiavano,erano così stupide che si facevano usare dai ragazzi. Louis era un ragazzo simpatico,ma come tutti i maschi,pensa va ad una sola cosa il “SESSO” mentre Styles invece,era quel tipo di ragazzo che ha tutto,popolarità soldi,donne. Quello che tutti vorrebbero,e lo poteva ottenere facendo un piccolo gesto,imbambolava le ragazze con un solo sguardo,era quel genere di ragazzo,che ti corteggiava solo per scopare,e poi se ne sarebbe andato,senza più salutarti o rivolgerti parola. I due si divertivano,insieme e si notava. Styles si era appena messo sopra il letto,e stava messaggiando “che novità”,mentre Louis stava parlando con Bryttanny,ad ogni movimento della bocca di Louis lei non faceva altro che ridere,invece Taylor era,in disparte seduta sulla sedia,della scrivania che si trovava in quella stanza. Sicuramente si aspettava che quel Styles,fosse andato da lei,per parlare,ma lui non lo avrebbe mai fatto,troppo vanitoso per farlo,voleva farsi desiderare dalle altre ci riusciva molto bene,sarebbe stata Taylor a fare il primo passo,ci avrei scommesso l'anima. Ecco come non detto,lei si era,alzata e con un po' di coraggio,andò verso di lui. Styles era ancora li a pigiare tasti sul telefono,ma alzò lo sguardo per un secondo,per poi riabbassarlo e fare un sorriso strafottente,facendo finta di non essersi accorto di niente. Taylor disse qualcosa,e,lui al fece sedere affianco,facendola sorridere, poco dopo,prese l'iniziativa e senza pensarci due volte Taylor infilò la sua lingua in quella del riccio. Lui ovviamente non la spostò via e acconsentì quel bacio,afferrandola dai fianchi,e buttandola con forza sopra di lui,per poi baciarla con foga. Io continuai a guardare quella scena,mi piaceva studiare le persone,e i loro comportamenti,volevo capire come erano fatte,e in quel momento stavo studiando il riccio. Passò una mano sotto la maglietta di Taylor e la alzò di poco,senza neanche preoccuparsi della presenza del amico. Poi smise di baciarla e,si sedette nel letto,snobbando praticamente la ragazza. Guardò un attimo fuori dalla finestra e incrociò il mio sguardo,io feci lo stesso,lo fissavo intensamente,era un gioco di sguardi,era così profondo e, impenetrabile,così incapibile,ma allo stesso tempo eccezionale il modo in cui lui mi osservava. C'era un campo elettrico che attirava i nostri occhi,nella stessa direzione,sembrava di trovarsi in un campo magnetico. Lui si alzò dal letto,e si diresse verso la finestra,per scrutarmi meglio,e in quell'istante mi alzai di scatto e abbassai la serranda. Che cosa diavolo mi era preso? Il riccio era riuscito a incantarmi solo con uno scambio di sguardi? Oppure ero losingata dal fatto che qualcuno,mi fissava in un modo,diverso dal solito? O forse era una delle sue solite tattiche per attirare una ragazza? Si l'ultima opzione era la più logica,aveva un modo di rendere le ragazze,vulnerabili,incessibilmente amaliate da lui,non so come faceva,ma ne era capace,e questo mi attirava,il modo in cui riusciva a entrare nella teste delle ragazze,e le rendeva sue. Volevo sapere come diavolo faceva...volevo conoscerlo,conoscere i suoi modi di fare,sapere tutti di lui. Non ero una Stalker,ma ero fatta così. Cercai si togliermi tutti quei pensieri dalla testa,e spensi la luce della cameretta. Ricoprì il mio corpo da uno strato di coperte per riscaldarmi un po',e cercai di chidere gli occhi per riuscire a dormire. Ma l'unica cosa che riuscivo a vedere erano quegli occhi verde smeraldo....



Ciao a tutti..

Questa è la mia prima storia e spero che vi piaccia.Cmq se vi va recensitela,ne sarei felice :)
BYE PEOPLE YOHHHHHHHHHHHHHH...(?)

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Tomlinson_Ass