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Autore: Charlie_Rock    10/10/2012    6 recensioni
-Che storia vuoi che ti racconti?- chiede sorridendo l’uomo, alla figlia di uno dei suoi più cari amici. Oltre la porta chiusa della camera della piccola si possono sentire le risate provenienti dalla sala da pranzo in cui la cena è ancora in corso, Hangeng si è staccato dal gruppo di amici perché la piccola Da-xia aveva sonno e l’ha pregato metterla lui a letto per raccontarle la bella fiaba della buonanotte.
-Lo sai quale voglio: quella del contadino senza nome e della principessa bellissima!- esclama la bambina eccitata, il sonno sparito dai suoi occhi.
Hangeng non può far a meno di farsi sfuggire un sorriso malinconico: –Sempre quella eh…-
-E’ la mia preferita!-
-Anche la mia.-
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Han Geng, Heechul
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: E' una stupidaggine, giusto perché in questo periodo l'Hanchul mi sta prendendo più del solito, ma visto che non riesco a scrivere niente di serio sui SuJu questo è ciò che mi è uscito. La dedico a quella sciagurata di mia cugina KyahSuzumy, perché in parte è colpa sua.
Buona lettura <3

 

Il Principe e la Principessa.

 

La cameretta è illuminata dalla luce soffice e calda della lucina da notte, posta sul comodino di Da-xia, che si sta infilando sotto le coperte, mentre Hangeng prende la sedia della scrivania e la avvicina al letto.
-Che storia vuoi che ti racconti?- chiede sorridendo l’uomo, alla figlia di uno dei suoi più cari amici. Oltre la porta chiusa della camera della piccola si possono sentire le risate provenienti dalla sala da pranzo in cui la cena è ancora in corso. Hangeng si è staccato dal gruppo di amici perché la piccola Da-xia aveva sonno e  l’ha pregato metterla lui a letto per raccontarle la bella fiaba della buonanotte.
-Lo sai quale voglio: quella del contadino senza nome e della principessa bellissima!- esclama la bambina eccitata, il sonno sparito dai suoi occhi.
Hangeng non può far a meno di farsi sfuggire un sorriso malinconico: –Sempre quella eh…-
-È la mia preferita!-
-Anche la mia.-

 


C’era una volta, nel lontano Regno Magico una Principessa bellissima. La Principessa aveva un padre malvagio che voleva farla sposare solo per trarre profitto dal suo matrimonio. Aveva fatto arrivare a palazzo i più ricchi e bei principi di tutto il Regno Magico, ma la Principessa li aveva sempre rifiutati tutti. Questo aveva anche suscitato lo stupore del popolo, che malignamente aveva cominciato a spargere la voce che la Principessa fosse nata senza cuore.
Dall’altra parte del continente, invece, nelle sconfinate e desolate Lande dei Draghi, viveva un contadino senza nome, nulla tenente se non il proprio piccolo fazzoletto di terra da coltivare e un capanna di paglia. Persino nelle Lande dei Draghi la bellezza della Principessa del Regno Magico era conosciuta, e il contadino, a furia di sentire elogiare i suoi capelli morbidi come la seta, i suoi occhi scuri come il cielo di mezza notte, il suo sorriso bianco come le stelle, aveva deciso di voler vedere tale bellezza in prima persona almeno una volta prima di morire. E, abbandonato il suo piccolo terreno e la sua piccola capanna, si mise in viaggio, con tutto il suo villaggio che si faceva beffe di lui, verso la capitale del Regno Magico. Il lungo viaggio e le difficoltà con la nuova lingua non scalfirono la sua determinazione e neppure le risa di scherno, ogni volta che faceva capire ai cittadini Magici dove fosse  diretto e perché, lo toccavano. Lui aveva un obbiettivo e lo avrebbe raggiunto. Alla capitale, dandogli dello stolto, un panettiere gli indicò la via per il Castello di Cristallo in cui viveva la Principessa. Le guardie del castello ovviamente non lo fecero entrare, anche loro lo insultarono e gli intimarono di allontanarsi immediatamente o lo avrebbero infilzato con le loro lance. Il contadino senza nome scappò via, ma non se ne andò: decise di fare il giro del vecchio muro di cinta per trovare un breccia nella quale poter passare. Mentre girava sentì una voce femminile che intonava una melodia senza parole, e, seguendo la voce, come se fosse stato voluto dal fato, trovò un piccolo pezzo del muro franato su cui era possibile arrampicarsi. Quando si calò giù, dall’interno del giardino del castello la canzone si interruppe bruscamente. Il contadino, alzando la testa, incontrò dei grandi occhi scuri come il cielo di mezzanotte che lo fissavano spalancati per lo stupore…

 


-…Lui era bellissimo.- sospirò Hangeng.
-Lei era bellissima.-
-Cosa?-
-Lei, non lui, hai usato il maschile.- precisa la bambina.
Hangeng sospira una risata. Per un momento un giovane Heechul pre debut ha preso il posto della Principessa nella sua ment,e e il contadino che salta giù dal muro è diventato l’altrettanto giovane Hangeng che, in ritardo per il primo training di canto, aveva origliato dalla porta il coreano e, come un idiota, era caduto dentro la stanza perché si era appoggiato alla porta chiusa male. Quando aveva alzato lo sguardo, aveva incrociato quello di Heechul e si era chiesto se tutti i coreani fossero così belli.
-Continua, dài!- lo esorta la bambina.
Ispirarsi alla sua vita per quella favola della buonanotte probabilmente era stato un errore: lo lascia ogni volta con l’amaro della malinconia in bocca.
-Lei era bellissima, e il contadino senza nome se ne innamorò a prima vista.-

 

 

“Chi sei? Cosa vuoi?” chiese la Principessa del Regno Magico al contadino senza nome, con voce sprezzante e sguardo indagatore.
“V- ve- vengo
dale Lande dei Drachi, so-no c-cui per—”
La Principessa lo interruppe. “Sei un altro Principe mandato da mio padre, vero? Io non sposerò nessuno di voi!”
“No, no!”
La Principessa parlava troppo velocemente e il contadino non conosceva ancora bene la Lingua Magica.
“Sei qui per rapirmi allora? Basta che io urli e le mie guardie ti uccideranno!”
“S- sono c-cui per te.” disse nella sua Lingua Magica stentata.
La Principessa lo studiò con sguardo attento: non aveva armi, sembrava stanco ed affamato ed era sporco. Non sembrava pericoloso. Batté le mani tre volte e una ancella le si affiancò, come spuntata dal nulla. “Porta lo straniero a lavarsi, dagli da mangiare e dei vesti nuovi e procurati un interprete che parli la lingua delle Lande dei Draghi.” ordinò all’ancella. La ragazza fece un inchino al contadino senza nome e gli fece cenno di seguirla.
Quando fu pulito, rivestito e rifocillato, fu portato nuovamente al cospetto della Principessa che quando lo vide, gli sorrise, facendogli fermare il cuore in petto. Tramite un giovane servo il contadino poté spiegare la sua storia e disse alla Principessa che era lì per conquistare il suo cuore. Le dame di compagnia di questa risero alla dichiarazione, ma la Principessa lo guardò mortalmente seria.
“Portatelo nei miei alloggi.” ordinò a due servi.
“Ma Principessa, non è consentito—” cominciarono a protestare le ancelle, stupite dall’ordine, perché tutte si aspettavano di veder arrivare le guardie per portar via quello strano straniero.
“È un ordine!” gridò la Principessa.
La Principessa, ovviamente,  non era nata senza cuore come dicevano in paese e, qualcosa degli occhi di quello straniero, lo aveva fatto battere più velocemente quando i loro sguardi si erano incrociati.
Nei giorni seguenti diede un nome al contadino e passò con lui se sue giornate, cercando di insegnargli la Lingua Magica. Molti giorni dopo, passeggiando nel giardino del palazzo, si fermarono nello stesso posto dove si erano visti la prima volta e la Principessa, guardandolo dritto negli occhi, gli disse delle parole che lui non aveva mai sentito prima, e anche se non poté esserne sicuro, il contadino fu certo che la Principessa gli avesse dichiarato finalmente il suo amore.
“Ti amo anche io.”rispose lui nella sua lingua, e anche se neppure lei l’aveva capito sorrise.
Dal castello si levò un grido sovrumano che i due innamorati non sentirono e mente il contadino si chinava verso il volto della Principessa per baciarla delle guardie si materializzarono al loro fianco e li trascinano a palazzo, per ordine del Re.
Due guardie tenevano la Principessa per le braccia, mentre una terza premeva una lama sulla sua gola.
“Io ho cercato di non arrivare a questo punto,” disse con voce rammaricata il Re squilibrato, “ma non mi lasci altra scelta. Tornatene alla tua terra od io ammazzerò la Principessa.” Poi urlò: “preferisco avere una figlia morta, che un’onta per la casata reale!”
Il contadino, allora, con occhi pieni di lacrime, non poté far altro che girare le spalle e fuggire, mentre la Principessa gli urlava disparate di non andarsene, di non lasciarlo lì da solo, perché lui lo amava.

 

 

-Hai usato di nuovo il maschile.- lo avverte la bambina.
-Scusami.- le sorride Hangeng sospirando. Saranno stati quei due o tre bicchieri di vino in più che ha bevuto, ma questa notte la storia gli fa particolarmente male.
-Poi cosa succede, te lo ricordi?- domanda alla bambina, nascondendo il nodo alla stomaco dietro un sorriso dolce.
-Il contadino comincia ad andare in giro  per il villaggio, ed incontra una brutta strega che vuole leggergli il futuro. E gli fa questa predizione,- la bambina assume un aria solenne e recita a memoria: -“Se solo un Principe della Principessa può essere il consorte. Sfidare si deve l’alata sorte.” Ma il contadino non ascoltò le parole della megera e continuò il suo cammino, giorno e notte, senza fermarsi, per mettere più distanza possibile tra lui e la sua amata. Quando finalmente arrivò alla sua capanna di paglia non la trovò, al suo posto ed al posto dei suo piccolo orto c’era solo terreno bruciato. Questo significava solo un cosa: DRAGHI!-

 

 

Il contadino corse a perdifiato verso la Capitale delle Lande dei Draghi, solo il Bosco Oscuro lo separava dalla città fortificata e correndo instancabilmente prima di notte arrivo dinnanzi alle mura candide del palazzo, che gli apparvero annerite dal fuoco. Nessuna sentinella custodiva il portone della città, che, scardinato, giaceva, nella sua immensità, a terra a marcire. Un agghiacciante grido gli fece alzare lo sguardo: una enorme bestia alata, dalle squame grigie e gli occhi rossi, stava appollaiata sulle torri del castello reale; sotto i suoi artigli il marmo che lo ricopriva si bucava e cadeva sopra i tetti dei popolani, distruggendo le loro case. Il contadino era sconvolto: nessun drago, per quanto antico e potente, era mai riuscito a mettere in ginocchio la sua gente ed a spadroneggiare in tal maniera sul paese.
Stringendo i pugni attraversò le mura e, nel momento esatto in cui i suoi piedi toccarono il terreno battuto della città, il collo del drago si girò con uno spasmo velocissimo, e il contadino seppe per certo che quelle maligne fessure rosse stessero fissando lui, ma non se ne curò e velocemente cominciò a camminare per le vie deserte della Capitale. Quasi tutte le botteghe e le locande erano sprangate, molte case erano distrutte e in qualche angolo giacevano cadaveri in decomposizione. Girando un angolo il contadino si ritrovò in un vicolo cieco, dove però c’era l’entrata di una osteria dall’aria poco raccomandabile, ma forse l’unica ancora aperta, quindi ci entrò.
L’ambiente era scuro, illuminato solo da un moccolo di candela poggiato sul bancone incrostato di lerciume. Alcuni uomini erano accasciati su i tavoli più lontani da quella tremolante fonte di luce. Un uomo senza un occhio, dietro al bancone puliva un boccale con un panno più sporco di quello.

“Cosa cerchi, ragazzino?” domandò con voce rauca, facendo sobbalzare il contadino.
“Cosa è successo alla Capitale? Sono stato via per qualche tempo, ed al mio ritorno ho trovato il drago. Perché nessuno l’ha ancora abbattuto? Perché il Re non ha ancora radunato l’esercito?”
L’oste rise, una risata senza allegria, aspra e inquietante. “Il Re è morto, ragazzo. Il drago l’ha mangiato. Come ha mangiato gran parte dell’esercito e tutti gli uomini che fino ad ora sono andati a fronteggiarlo. Quello non è un drago qualunque: è il Re dei Draghi, ed ora anche il nostro. Da parecchio tempo nessuno osa più arrampicarsi lassù.”
“Non posso credere che vi siate arresi così a quella bestia malvagia!’ urlò il contadino, facendo ridere nuovamente l’oste.
“Se non vuoi la resta vallo a fronteggiare tu quel mostro, se non ci tieni alla vita. Ma ti cuocerà a puntino, da’ retta a me.”
Il contadino uscì dall’osteria ormai deciso ad uccidere quel drago, per liberare almeno la sua gente, visto che non era riuscito a liberare il suo amore. Da uno scheletro arrostito ad un angolo della strada prese una spada, dalla una carrucola appartenente ad una casa per metà crollata recuperò una lunga corda, e a grandi passi si diresse verso il castello. A guardarlo da vicino il drago pareva vecchio e grasso: probabilmente tutte le persone che si era mangiato l’avevano reso sonnolento ed poco veloce. Come si aspettava, anche alle porte del castello non c’erano più sentinelle, e poté entrare ed arrivare alle Torre del Mezzogiorno, quella opposta alla Torre della Mezzanotte, dove il drago aveva il muso poggiato, senza intoppi.
Nelle Lande dei Draghi, la prima cosa che si insegna ad un figlio, sia questo maschio o femmina, è uccidere un drago: il loro cuore è posto sotto l’attaccatura dell’ala sinistra, poco sotto l’ossatura superiore, basta infilzare quello ed il drago muore, il fuoco smette di pompare nelle sue vene e si tramuta il cenere. Quando il contadino aprì con studiata lentezza la botola della torre, il drago aveva gli occhi chiusi e dal suo fetente alitare pareva stesse dormendo. Con passo silenzioso affinato in anni di caccia, il contadino si avvicinò al muso di questo e gli conficcò la spada in un occhio, per accecare il drago e crearsi un diversivo. Il drago urlò e sputò fuoco di fronte a sé, preso alla sprovvista, mentre il contadino lestamente saliva sul suo collo e si calava giù verso il dorso, agganciandosi i vestiti alla squame e lacerandoseli insieme alla carne. Mentre il drago, scosso dal dolore all’occhio continuava a guardarsi intorno con quello buono  alla ricerca del suo aggressore senza sentire la minuscola, per lui fastidiosa, presenza alla base del suo collo, il contadino legò la corda a una sporgenza d’osso della sua spina dorsale e si calò con la corda lungo il suo fianco, arrivando fino al punto in cui le squame erano illuminate tenuamente dal rosso del cuore pulsante di fuoco. Senza perdere tempo, il contadino lo infilzò ed il drago urlò di nuovo, questa volta in modo assordante, e chinò la testa sotto l’ala, dove il contadino affondava ancora la lama nella corazza in quel punto più debole, ma comunque resistente. Il drago in un ultimo impeto aprì la bocca e sputò fuoco contro il proprio aggressore, che, ustionato, lasciò la presa sulla spada e cadde a terra insieme ad drago morto e rinsecchito.

Quando il contadino si svegliò era in un letto morbido come quelli che aveva saggiato nel Paese Magico, e per un attimo credette di essere morto, ma quando aprì gli occhi si trovò circondato dalla gente del suo paese, non la sua Principessa. “Cosa è successo?” domandò ad una ragazza che gli passava un panno bagnato sulla fronte.
“Hai ucciso il drago! Ci hai liberato! I restanti saggi sono in concilio, molti vogliono farti il nuovo Principe della Capitale!”
In quel momento un vecchio uomo con un lunghissima barba bianca entrò nella stanza e il contadino di alzò a sedere, per chinarsi al cospetto di uno dei saggi delle Lande dei Draghi.
“Non sei tu che devi chinarti a me ragazzo, sono io che mi devo chinare al nostro nuovo Principe, sempre che tu sia disposto ad accettare questo incarico.”
Il contadino con le lacrime agli occhi accettò immediatamente, e quella sera stessa si tenne la cerimonia di incoronazione. Mentre aiutava il proprio popolo a ricostruire la città, il contadino ormai Principe, non passava giorno in cui non pensasse alla Principessa del Regno Magico. Finalmente, un anno dopo, poté nuovamente presentarsi al Palazzo di Cristallo, questa volta con un titolo regale da mostrare al malvagio Re, e fuggire insieme alla sua amata Principessa nelle Lande dei Draghi, dove vissero per sempre felici e contenti.

 

 

-Hai dimenticato il pezzo delle uova che il drago aveva lasciato nel castello che poi si schiudono e il principe va a prendere la principessa in groppa a un drago!- protesta la bambina in modo sconclusionato, ormai mezzo addormentata.
ridacchia. –Hai ragione piccola, scusa.- chiede perdono, riboccandole meglio le coperte mentre questa sbadiglia.
-Come si chiamavano il contadino e la principessa? Non me l’hai mai detto.-
ci pensa un attimo: -Kyung e Hee Hee.-
-Che strani,- ridacchia la bambina, -sembrano coreano.-
sorride: -Dici?- poi si china su Da-xia e le solleva la frangetta dalla fronte per poggiarci un bacio: -Ora dormi, che domani hai scuola.-
La bambina annuisce sbadigliando e Hangeng le dà la buonanotte prima di chiudersi la porta della stanza alle spalle.
In corridoio poggia la nuca sul muro, sospira pesantemente, e la sbatte contro la superficie solida con abbastanza forza da farsi male. Recupera il cellulare dalla tasca e velocemente digita un messaggio, sperando che le parole riempiano il vuoto che gli divora dolorosamente lo stomaco.

 

To: Heechul

E vissero per sempre felici e contenti.

From: Heechul

Ancora quella stupida storia?

To: Heechul

È la sua preferita, che posso farci.

From: Heechul

 Io sto ancora aspettando il mio principe in groppa ad un drago, comunque.


Hangeng rilegge il messaggio tre volte prima di rispondere, mordendosi forte un labbro.


To: Heechul

Aspettami, perché ti giuro che arriverò.

  
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