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Autore: incantostellato    11/10/2012    1 recensioni
Nel momento in cui le strade si dividono ci si lascia alle spalle cose che non si ha avuto il tempo di portare a termine. Cosi Victoria vede tornare il passato che ha ucciso una parte di lei, David se ne era andato per seguire i Pink Floyd. Ma ora lui era nuovamente lì, in cerca di qualcosa che aveva perduto.
E' mia abitudine usare personaggi reali per storie di pura invenzione.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Appena uscita da lavoro era mia abitudine andare al pub di James per una birra in compagnia.

Era un’usanza che avevo sin da ragazzina, l’unica differenza stava che ora potevo ordinarmi una birra e non per forza una coca....dimenticavo dietro al bancone ora c’era James e non più suo padre.

Il locale era stato restaurato dopo l’avvento della nuova generazione ma i mobili erano rimasti gli stessi; noi tutti adoravamo quello stile vecchia scuola.

In fondo quando entri in un pub ti aspetti la coltre di fumo che ti invade le narici, lampade verdi sui tavoli ed appese ai muri.

Questi per noi sono i tratti distintivi di un vero pub, banconi, tavoli e sedie marrone scuro il tutto illuminati da un’ intima luce soffusa.

Alcuni oggi possono pensare che è meglio stare alla larga da un posto del genere...ma noi...un posto così...lo chiamiamo casa.

 Soprattutto in una cittadina come la nostra...non proprio piccola...direi affollata.

Piena di studenti che vanno e vengono di continuo...sempre di più, sempre più giovani e sempre più scalmanati.

Per noi che qua ci siamo nati e cresciuti il senso di appartenenza verso Cambridge era dovuto...e ne eravamo alquanto gelosi.

Noi non siamo arrivati qua per studiare per poi abbandonare tutto come l’ottanta percento delle persone che vedi in giro per strada da agosto a maggio.

Ed il pub di James teneva in sé tutto quello spirito...perché era nostro e non per gli studenti.

Dalle 18 di sera di sera puoi trovarci qui, ridiamo, scherziamo e lasciamo fuori tutti i problemi condividendo i nostri aneddoti con una pinta in mano.

Lo abbiamo fatto sempre, nella buona e cattiva sorte, vent’anni fa potevi trovarci qui tutti insieme.

Noi, la leva di oggi, ed i nostri genitori.

Il papà di James, Paul, aveva fatto un tavolo riservato a noi ragazzi che occupavamo quasi ogni giorno.

I nostri genitori al bancone e noi lì, al tavolo accanto al vecchio biliardo che non usava mai nessuno.

Dopo ogni festa ci ritrovavamo lì...ma anche dopo ogni tragedia.

Siamo sempre stati una grande famiglia, a Natale Paul decorava un grosso albero che si riempiva di mille regali, più si avvicinava il 25 più diventava difficile raggiungere la porta del bagno che era proprio li accanto.

Ad ogni matrimonio che si celebrava era norma per gli sposi la sera andare lì, con tutti gli invitati a fare un ultimo brindisi prima della fatidica notte.

Noi ancora ragazzini ridevamo maliziosi guardando gli sposi, anche se non comprendevamo completamente tutte le battutine che ricevevano nel momento in cui salutavano e si ritiravano nella loro intimità di neo sposi.

Ma questo accadeva anche quando qualcuno di voi veniva a mancare, a volte vederci andare tutti lì vestiti di nero e in totale silenzio poteva sembrare una macabra processione.

Fino alla seconda pinta nessuno aveva il coraggio di fiatare, finché qualcuno non se ne usciva con qualche racconto bizzarro sul nostro caro al punto da riuscire a farci ridere e piangere contemporaneamente.

Ci siamo sempre sostenuti, curati, tirati su di morale, condiviso gioie e complimentati per i successi tutti insieme.

Era un pò il nostro motto “uno per tutti, tutti per uno”...bisogna ammettere che la lettura di Dumas e le avventure dei suoi moschettieri ci hanno un pò influenzato.

Questo valeva anche per quelli di noi che se ne erano andati in cerca di fortuna, sentivamo dei loro successi e ne andavamo fieri, ripensando a quando loro erano qui a far casino insieme a noi.

Bevendo tutti sapevamo dietro i nostri sorrisi che tanto non sarebbero mai tornati per brindare con noi per i loro successi.

Alla fine poco importava, noi avevamo le nostre vite che procedevano sapendo che qualunque cosa potesse accadere alle 18 bisognava essere da James.

Così anche quella sera dopo aver chiuso il mio negozio di strumenti musicali mi recai al pub.

Eravamo ormai inoltrati nella seconda metà di Novembre ed il freddo cominciava ad essere pungente, affrettai il passo per raggiungere il prima possibile il mio riparo.

Aprii la porta e la chiusi immediatamente alle mie spalle, mi tolsi la sciarpa ed il cappotto sistemandoli con cura nell’ attaccapanni appeso alla parete.

Dietro al bancone c’era Emily, la figlia più piccola di James, stava asciugando con cura i boccali appena lavati.

Presi posto al mio sgabello

-Ciao Emily...come va?- le chiesi mentre mi strofinavo le mani per togliermi di dosso gli ultimi residui del gelo che mi aveva avvolto.

-Vichy...tutto come al solito...- e mi rivolse uno dei suoi splendidi sorrisi.

Era un tratto che aveva ereditato da Grace, sua madre e mia cara amica.

Al bancone con me non c’era anima, mi guardai intorno per cercare di capire dove erano tutti e li trovai seduti ad un tavolo a poca distanza da me.

-Cosa stanno combinando quelli laggiù?-

-Non ne ho idea...è arrivato uno, hanno cominciato ad abbracciarsi e si sono messi li a bere...-

Non era molto interessata a quella storia, ma io si...cominciai ad indagare.

-E come si chiama questo tipo che ha scatenato tutti?-

-Non ricordo...in realtà non so neppure se me l’hanno presentato...- e continuò ad asciugare i boccali totalmente immersa nei suoi pensieri.

Io continuai a bere la mia birra ma spesso mi giravo cercando con qualche occhiata fugace di capire chi fosse lo sconosciuto.

Tutti gli uomini gli stavano attaccati creando uno scudo davanti a lui e mi era impossibile riuscirlo a scorgere.

Tentai più volte finché la mia attenzione non fu catturata dai nuovi avventori.

Tre ragazzi che non avevo mai visto entrarono, uno di loro mi colpì immediatamente per la sua altezza, impressionante pensai.

James li vide e gli fece cenno di raggiungerli al tavolo.

A quel punto cominciai a pensare, per assurdo che fosse, che l’ospite misterioso non fosse nessuno di mia conoscenza così smisi di pensarci.

-Dov’è tua mamma?-

-Di là in cucina...vuoi che la chiami?-

-No tesoro...quando avrà finito verrà fuori...-

Adoravo quella ragazzina, ma riuscire ad instaurare una qualsiasi conversazione con lei era praticamente una battaglia.

James ci raggiunse al bancone

-Emily prepara 12 pinte, mi raccomando con la schiuma ricordati che...-

-Che non deve essercene più di un pollice...lo so!- rispose lei scocciata.

Alzai il boccale in segno di saluto e continuai a bere.

-Stasera sei preso vedo...- gli dissi sorridendo

-Oh...Vichy...non ti avevo vista...-

Notai sul suo volto un lieve imbarazzo.

-Dimmi James...chi c’è a quel tavolo?-

Lui mi guardò, sembrava fosse in difficoltà e si rivolse a sua figlia

-Emily forza con queste birre! Vichy scusa arrivo subito!- e scappò via in direzione del tavolo da cui era arrivato.

La situazione di quella sera stava sfiorando l’assurdo...ma non ci diedi troppo peso.

Aprii la borsetta e tirai fuori le sigaretta, in quel momento Grace si unì a me rubandomene una.

-Per un pò staranno tranquilli, hanno da mangiare e da bere...- esordì lei -sapevo che non ti saresti unita a loro...-

Io la guardai completamente confusa, perché non mi sarei dovuta unire a loro? C’era qualche ragione particolare che mi sfuggiva...

Lei capì immediatamente che io non avevo alcuna idea di quello che mi stava succedendo intorno.

-Tu non sai chi c’è a quel tavolo...- la frase suonò come un affermazione.

-No...non ne ho idea...l’ho chiesto a tuo marito...ma è scappato...-

Non feci in tempo a finire di parlare che qualcuno dietro di me esclamò il mio nome.

-Victoria, sei tu?-

Riconobbi immediatamente la sua voce, il sangue nelle vene smise di scorrere e si congelò in un istante.

Mentre mi giravo sullo sgabello pregai Dio di aver avuto un’allucinazione...ma non fu così.

Era in piedi di fronte a me, alto, magnifico con i suoi lunghi capelli biondi ed i suoi occhi azzurri.

Notai subito che aveva preso qualche chilo ma il suo sorriso era sempre lo stesso spettacolare sorriso che aveva il potere di farmi perdere totalmente la ragione.

-Mi hai dimenticato?-

-No...David...mi ricordo di te...-

Lui si avvicinò come se stesse aspettando che mi alzassi per abbracciarlo, ma non lo feci.

Mi rigirai verso il bancone e ripresi a bere la mia birra.

Sentivo che alle mi spalle nessuno fiatava, meglio così pensai.

Emily mi fissava a bocca aperta, quella scena l’aveva incuriosita, non era nel mio stile comportarmi in quel modo ma ero più che giustificata.

Dietro di me sentii James rivolgersi a David

-Vieni...i tuoi amici sono rimasti li soli...andiamo...-

Continuavo a bere come se nulla fosse, negli occhi di Emily riuscivo a leggere tutte le domande che non aveva il coraggio di pormi.

Grace spense la sigaretta nel portacenere

-Emily altre due...per me e Vichy...- le disse indicandole i boccali

La ragazza sembrò uscire dal suo stato di trance ed eseguì gli ordini di sua madre.

-Non sei stata troppo dura? In fondo sono passati cinque anni...ed entrambi vi siete rifatti una vita...-

-Non cominciare...-

Fissavo il bancone, la sua superficie ruvida piena di incisioni...che anche io avevo contribuito a creare.

-Sai che ti voglio bene...ma...almeno un sorriso...-

-Tu sai come se ne è andato...senza neppure dirmi nulla, aveva già programmato tutto senza di me. Non sono mai contata niente nella sua vita...-

Grace prese i boccali che sua figlia aveva riempito e me ne passò uno.

-Tieni...beviamoci su...-

Nessuna delle due parlò più, sentivamo i discorsi provenire dall’altro tavolo. 

Come al solito parlavano di donne, erano tutti estremamente curiosi delle conquiste di David in giro per il mondo.

Non potevo sopportare anche quello, diedi un ultimo sorso alla birra e mi alzai.

-Dove vai?-

-A casa Grace, dove vuoi che vada? Sono stanca...-

Estrassi dal portafoglio una banconota da cinque sterline e la poggia sul bancone.

-Emily, il resto è mancia...buonanotte-

Presi la mia roba e me ne andai.

  
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