Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |      
Autore: Dade121    12/10/2012    0 recensioni
Le cose ovvie vengono sempre affrontate con superficialità, disinteresse e sarcasmo, e la famiglia Lovero ne era un tipico esempio.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Furry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Le cose ovvie vengono sempre affrontate con superficialità, disinteresse e sarcasmo, e la famiglia Lovero ne era un tipico esempio.

A Novara era stata costruita una nuova zona abitativa: superando il cavalcavia che porta al centro commerciale San Martino pochi mesi prima era comparso un cantiere, enorme, offrendo possibilità di lavoro a molti muratori brasiliani e africani. Il cantiere occupava gran parte di quelli che prima erano campi arati posseduti da qualche azienda agricola locale, quindi si estendeva per qualche chilometro. Passando dal cavalcavia o dal parcheggio del centro commerciale, molti si fermavano a vedere cosa nasceva da quel cantiere. Qualcuno credeva nella realizzazione di un nuovo stadio, a seguito dei recenti risultati calcistici del Novara Calcio, altri di un'ampliamento del parcheggio. Il giornale non ne parlava e solo che lavorava al comune sapeva di cosa si trattava. L'unica cosa che si sapeva era che a coprire il perimetro del cantiere c'erano una serie di pannelli di tela con una scritta verde bosco su fondo bianco: GARRET PLACE.

Al ritorno dalle vacanze, verso metà settembre, la città iniziava di nuovo a ripopolarsi, i negozi riaprivano e tutto funzionava di nuovo, e chi passava davanti al cantiere riusciva a vedere chiaramente qualcosa di insolito, sopratutto in confronto dell'architettura cittadina. In mezzo al cantiere erano stati costruiti quattro enormi e larghi condominii, di cui uno, a vista d'occhio, più alto degli altri. Di un color celeste scuro erano stati dipinti i muri dei piani più bassi di tutti le costruzioni, mentre dal quarto in su erano state utilizzate delle lastre di vetro gigantesche, andando ad imitare l'estetica dei grattacieli statunitensi. Tre erano più larghi e bassi, con meno finestre, a differenza di quello più alto, che svettava verso il cielo per diversi metri. Sicuramente superava in altezza della Cupola di San Gaudenzio.

Solo uno di questi palazzi era stato adibito per uffici e aziende, mentre gli altri tre erano stati progettati come abitazioni. La cosa bizzarra del nuovo quartiere era che per arrivare agli ingressi di questi edifici, partendo dalla rotonda, ci voleva qualche minuto in macchina, quasi un quarto d'ora: infatti erano molto più lontani di quello che sembrava e anche molto più alti. A giugno dell'anno dopo, tutto era pronto, ma non ci fu alcuna inaugurazione, né giornalisti, né televisione nonostante l'interesse e la curiosità erano alle stelle.

Le persone iniziavano a domandarsi se fosse stata opera di qualche magnate dell'edilizia, e se ora che il lavoro era completato si potesse visitarne l'interno e magari acquistare gli interni, sia per abitarci che per lavorarci, e le loro domande non tardarono ad avere una risposta entro qualche settimana. Molti degli appartamenti erano già stati affittati a famiglie che non abitavano a Novara, si diceva che la maggior parte erano stranieri, mentre il sesto, l'ottavo e il quattordicesimo piano di ogni edificio erano tutti contrassegnati dal cartello “VENDESI”. Molti novaresi non esitarono a prendere un appuntamento con l'agenzia immobiliare anche solo per visitare un monolocale del complesso abitativo di Garret Pace.

La Famiglia Lovera era ormai al suo terzo trasloco da quando il piccolo Matteo era nato. La prima volta si erano spostati da Galliate nel quartiere Santa Rita, la seconda per motivi lavorativi legati al signor Lovera e la terza volta per sfizio. La signora Lovera doveva essere assolutamente la padrona di un appartamento di Garret Place; tutti in città ne parlavano, trasformandosi in borghesotti provinciali con strane teorie sul nuovo quartiere e lei non voleva perdere occasione di far parte del pettegolezzo novarese.

Ovviamente la famiglia Lovero, al completo, fece un sopralluogo dell'appartamento prima di acquistarne uno all'ottavo piano.

“Pronto? Agenzia Immobiliari Coretti, sono Paolo”.

“Salve.Vorrei poter avere un appuntamento per visitare uno degli appartamenti di Garret Place, se fosse ancora possibile comprarne uno”.

“Certo, signora, resti in linea che le passo la responsabile che si occupa delle vendite. Arrivederci e grazie per aver chiamato”.

“Che dicono?” chiese impaziente il signor Lovero.

“Mi han messo in attesa” rispose, mentre dalla cornetta si poteva sentire “Per Elisa”, suonata con i tasti di un telefono “Strano, all'inizio mi sembrava di parlare con una persona vera, e poi aveva una voce così metallica. Forse era un messaggio registrato”.

“Forse”.

“Pronto? Sono Alessandra. Con chi parlo?” disse una voce cordiale e pacata. Non era registrata.

“Pronto? Si, salve, sono la signora Lovero. Ho chiamato perchè mi piacerebbe molto vedere un'appartamento di Garret Place, se fosse ancora possibile”.

“Guardi al momento ci sono solamente appartamenti in vendita e non in affitto, perchè quelli sono stati già presi..”

“Perfetto” la interruppe, “in effetti mi interessava comprarne uno, nel caso rispondesse alle mie necessità”.

“Le interessa un bilocale, un trilocale?”

“Un trilocale, magari anche con posto auto”.

“Ah, perfetto. Per il parcheggio non si deve preoccupare, perchè tutti i locali sono legati a un certo numero di box, tutti raggiungibili dall'interno”.

“Fantastico”.

“Se per lei va bene possiamo incontrarci martedì pomeriggio alle tre e mezzo nel parcheggio del centro commerciale e poi andiamo insieme a Garret Place; ho in mente per lei due appartamenti molto ampi e vendibili a molto meno del loro reale valore” sorrise.

“Martedì pomeriggio? Si, può andare” disse strizzando l'occhio al marito, che si mise l'anima in pace.

“Mi lascia un numero telefonico? Così se ci sono problemi la avviso, altrimenti io sarò in un'Agila azzurra martedì, facciamo nel posteggio allo scoperto?”

“Ok, grazie mille” e le lasciò il numero.

La signora Lovero voleva assolutamente un appartamento a Garrat Place, anzi doveva. Tre delle sue amiche erano già state a vederne uno, ma non sapeva se alla fine lo avessero acquistato. Non si chiedeva nemmeno a chi fossero destinati tutti gli altri piani, non le importava gran ché, a meno che non fosse andata ad abitare realmente li, e allora sarebbe stata un'altra storia.

Quel martedì pomeriggio si era assicurata di non aver alcun impegno mondano, e che il signor Lovero avesse il pomeriggio libero. Presero la Volvo, così ci stavano tutti: loro e i tre figli, in parte obbligati, in parte eccitati all'idea di vedere una possibile nuova casa, e dato che si trattava del nuovo quartiere l'eccitazione batteva l'obbligo. Come spesso accade, l'essere umano tende all'eccitazione e ad un'agitazione positiva quando ha la possibilità in qualche maniera di poter provocare invidia negli altri, sentendosi relativamente meglio, facendo e ritenere qualcosa che agli altri non è concesso, o non ancora permesso. E fin da bambini questi sentimenti sono nel nostro genere, solo che con il passare degli anni si tende a somatizzarli, anche se ormai avviene raramente anche questa pratica sociale.

Non c'era traffico, e arrivarono qualche minuto in anticipo, ma nonostante ciò videro comunque un' Agila azzurra parcheggiata sotto al cartellone pubblicitario, che mostrava una foto del nuovo quartiere. La cosa bella era che abbassando lo sguardo lo vedevi davvero.

La signora Lovero scesa dall'auto e andò in contro all'Agila, dalla quale contemporaneamente stava scendendo una donna bruna, sui trentacinque anni, slanciata e ben vestita. Indossava una camicia celeste, jeans marroni stretti sui fianchi e ballerine blu scuro.

“La signora Lovero?”

“Si. Buongiorno, Alessandra. Non abbiamo trovato traffico”.

“Perfetto. Ah, è venuta con la famiglia?” sorrise “Facciamo così, che le viene con me in macchina e suo marito ci segue?” chiese cordialmente facendo un cenno di saluto al signor Lovero.

“D'accordo”. Ricambiò il sorriso e a gesti fece capire il messaggio al marito.

Una volta saliti in macchina, la giovane mediatrice accese l'aria condizionata, abbassò il volume dell'autoradio e accese il motore. Per qualche minuto stettero in silenzio, che fu poi interrotto da Alessandra. “Devo avvisarla che per gli appartamenti che ho riservato per lei e la sua famiglia ci sono già delle opzioni...”

“Scusi se la interrompo..”

“Mi dia pure del tu”

“Ok. Ma mi stavo chiedendo come in così poco tempo, tutti i piani e gli appartamenti sono stati o affittati o venduti, mi sembra qualcosa di assurdo”.

“Non so propriamente risponderle, perché la mia agenzia è stata incaricata solo sua alcuni piani degli edifici. Anche io me lo sono chiesta, ma penso sinceramente che sia per il prezzo basso e per la novità assoluta di strutture simili in questa zona d'Italia. Tutto qui”.

In meno di un quarto d'ora entrambe le automobili parcheggiarono nel grande posteggio all'aperto dedicato ai dipendenti dell'edificio dedicato alle aziende. Il sole era caldo e ci saranno stati almeno trenta gradi. Scesero tutti quanti e dopo che l'agente immobiliare ebbe stretto la mano a un distratto dall'altezza del palazzo numero due, signor Lovero, si diressero verso l'ingresso principale. Tutti rimasero a bocca aperta a vedere quanto in realtà erano alti i palazzi, molto di più di quello che sembrava dal centro commerciale, tanto che in macchina non se ne erano neanche accorti.

“Le cose ovvie vengono sempre affrontate con superficialità. Anche io la prima volta che son venuta qui mi sono meravigliata dell'incredibile architettura delle strutture” disse Alessandra, girandosi ad aspettare i cinque Lovero ancora increduli.

“Ogni edificio è dotato di quattro ingressi, di cui uno principale, con i citofoni e le cassette per la posta. Ci sono anche altri tre ingressi, ma sono più che altro uscite di emergenza. L'edifico che vi farò vedere è il numero tre, quello più alto. Il palazzo è dotato di sette ascensori e due uffici di portineria. Per azionare l'ascensore è necessaria una chiave, il cui numero varia a seconda dei membri della famiglia, ma in ogni caso il portiere dovrebbe sempre essere disponibile a prestarvi la sua chiave in caso di perdita, o di qualunque necessità. Oggi saliremo con la chiave che mi è stata data in agenzia” e così dicendo entrarono del portone principale, di vetro, spesso e antiriflesso. L'ingresso sembrava la hall di un grande albergo. I pavimenti erano in marmo bianco e l'aria condizionata rendeva sopportabile il forte odore di vernice. Era tutto circolare, e in alcuni punti erano stati sistemati dei divanetti di tessuto rosso acceso.

“Gli appartamenti che vi farò vedere sono uno all'ottavo e uno al quattordicesimo piano, entrambi molto belli e spaziosi. In effetti se non sbaglio, un attimo che controllo...si, sono della stessa grandezza, trecentoventi metri quadri, e gli spazi sono divisi uguali su entrambi gli appartamenti. L'unica cosa che cambia è la vista, di sei piani”.

La famiglia Lovero in tanto continuava ad ammirare l'architettura interna, compresi i bambini. Mentre si avvicinavano ad uno degli ascensori, un piccolo suono metallico annunciava l'apertura delle porte dell'ascensore vicino al loro. Pochi secondi dopo uscirono die signori, entrambi sulla sessantina, calvi e vestiti con una abito scuro e un papillon rosso, che salutarono cordialmente i possibili nuovi vicini.

“Salve” disse uno, mentre l'altro si limitò ad un sorriso.

Il signor Lovero, ancora del tutto meravigliato ci mise un secondo a riprendersi e a ricambiare il saluto.

Qualche secondo dopo entrarono tutti e sei in un grande ascensore ricoperto di specchi, mentre il pavimento era di moquette color nocciola. Per arrivare all'ottavo piano impiegarono un minuto circa. Il suono metallico precedentemente udito li avvisò che la corsa era finita. Le porte si aprirono su un grande pianerottolo, arredato coi gli stessi toni della hall, e qualche pianta sempreverde. Si trovavano ancora nella parte dell'edificio costruita con muri normali e non con lastrone di vetro infrangibile.

“Di qua” disse Alessandra alzando lievemente il braccio verso destra per indicare la direzione. Superate due porte arrivarono davanti ad una sulla quale c'era inciso un numero e una lettera: 8C.

Il tempo di prendere le chiavi dalla borsa a tracolla e ed entrarono tutti. La famiglia Lovero era eccitata come quando a Gardaland viene il tuo turno per un'attrazione mai fatta: non vedi l'ora, ma non sai cosa aspettarti.

Aperta la porta si trovarono davanti ad un appartamento già arredato, con mobili moderni e nuovi.

“Ah, già, non vi avevo avvisato che i mobili sono compresi nel prezzo, sta a voi poi decidere se tenerli o sostituirli, sempre nel caso che decidiate di prendere uno dei due appartamenti, è ovvio”.

“Si” rispose il signor Lovero.

Appena varcata la soglia, sulla destra si trovava un grande open space, occupato da tre divani, una libreria a muro, e un tavolino al centro dello spazio. Sulla sinistra c'era invece l'entrata al piccolo terrazzo recintato. Andando avanti un grande tavolo ovale di legno riempiva gran parte dello spazio restante.

“Venite pure di qua, sualla destra abbiamo l'ingresso ad una cucina abitabile, con piano cottura, forno, frigorifero, congelatore e tutto quanto. C'è anche un tavolo meno informale molto comodo se non si vuole utilizzare sempre l'atro. La luminosità è sufficiente grazie a queste ampie finestre che permettono anche un buon passaggio d'aria. Lei cucina, signora Lovero?”

“Certamente”, disse sorridendo mentre faceva scorrere il palmo della sinistra sui mobili che componevano la credenza.

“Proseguiamo di qua, ripassando per il grande salotto. Subito girando qui troviamo uno dei tre bagni della casa, il più piccolino, ma comunque ben attrezzato, con doccia e sanitari. L'unico problema di questa spazio è che è privo di finestre, ma è dotato di un buon condizionatore d'aria. Uscendo da qui e andando sempre verso destra entriamo in questo ampio corridoio, dal quale si possono raggiungere due stanze da letto, una più ampia rispetto all'altra e a un gran bel bagno.”

“Questo ha la vasca?” chiese il signor Lovero.

“Si, ma non si preoccupi, anche la camera padronale ha un bel bagno, il più grande dei tre.”

“Perfetto”. Era soddisfatto della risposta. Amava stare a mollo nella vasca riempita d'acqua calda, quasi bollente.

Dopo aver visto le camere, che eventualmente sarebbero state date ai ragazzi, si spostarono in un altra stanza, che aveva l'ingresso che dava sul grande open space.

“Ecco questa stanza è una zona multifunzionale, con questo soppalco raggiungibile con la scala estraibile. Può essere trasformata in studio o in qualunque cosa desideriate. La in fondo ci dovrebbe essere un pianoforte...si, eccolo qui. E da questa porta-finestra si arriva su un piccolo balcone”.

“Si potrebbero alzare le tapparelle per vedere fuori?” chiese la signora Lovero.

“Certamente”. Alessandra si avvicinò alla corda di tessuto che serviva per tirare su le tapparelle, ma dopo un paio di prove non riuscì a tirarle su. “Devono essere bloccate”.

“Mi permetta, faccia fare a me” si offrì cortesemente il signor Lovero. Ma anche lui non riuscì a tirarle su.

“Mi spiace, magari più tardi chiamiamo il portiere e ce le facciamo aprire da lui.” disse Alessandra. “Che strano”.

“Comunque vi garantisco che la vista è davvero speciale da questo piano. Continuando arriviamo agli ultimi due spazi: un'ampia camera da letto con cabina armadio e un bel bagno, con una grande vasca ovale, signor Lovero” sorrise.

“Vediamo, vediamo” e sparve nel bagno, mentre la signora e i figli continuavano a girare le stanze scrutando gli spazi e immaginandosi silenziosamente ad abitarvici.

Dopo che la famiglia Lovero ebbe girato la casa un paio di volte, e i bambini correvano entusiasti un po' ovunque, si radunarono tutti nel grande salotto e quando il signor Lovero aveva finito di guardare da vicino il grande televisore al plasma, attaccato al muro, erano pronti ad uscire per salire di qualche piano e vedere l'altro.

Il secondo appartamento era esattamente uguale al precedente, con la differenza che i mobili erano più belli e più eleganti. E la vista che si poteva ammirare era decisamente migliore, il che faceva si che il prezzo di vendita fosse più elevato, nonostante le dimensioni fossero identiche. In ogni caso, come pensavano entrambi i signori Lovero, era sempre un ottimo affare.

“Allora vi lascio i moduli da firmare, se nel caso siete sempre interessati, chiamate a questo numero, chiedete di me e concludiamo il tutto, ok?” disse con un sorriso da orecchio a orecchio.

Sulla strada del ritorno la famiglia Lovero non fece altro che parlare, con voci che si accavallavano tra di loro di quanto fossero belli gli appartamenti, i figli sui dettagli infantili della cosa, ma anche gli adulti non scherzavano. Dopo una ventina di minuti di schiamazzi ed esclamazioni la signora Lovero disse con sospetto “Sarà pure tutto fantastico, ma è comunque troppo strano, no?” Ma fu un pensiero fugace, di quelli che con un caffè schiumato spariscono insieme allo zucchero sciolto. Tendiamo alla sottovalutazione del dubbio in se, anche se è la realtà stessa che ce lo suggerisce.  

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Dade121