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Autore: moni93    12/10/2012    4 recensioni
Questa fanfic la dedico ai miei compagni di classe, perchè sono loro i protagonisti. Ebbene sì, qui non si parla di sovrannaturale o di fantasie nate nella mia mente, ma di fatti tangibili, reali e, cosa più importante, idioti.
Se siete curiosi di paragonare la vostra classe con la mia o se volete tornare indietro nel tempo, quando eravate stupidi e ignoranti (perchè il vostro unico pensiero era quello di arrivare vivi fino al fine settimana, per giocare con la play contro gli amici), siate i benvenuti!
Attenzione: i contenuti sono altamente comici e demenziali e potrebbero sconvolgere i più delicati di cuore. Alcune battutine potranno sembrarvi offensive o altro, ma vi assicuro che sono pronunciate con il solo scopo di far ridere tutti, anche i diretti interessati. In classe funziona, perciò non scandalizzatevi.
Non mi rimane che augurarvi buon divertimento! ^^
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NONO GIORNO: LA GITA PIÙ BELLA... E MENO ISTRUTTIVA!!

PARTE DUE, VIAGGIO AI CONFINI DEL MONDO: CIAO, RECANATI!

 

“Siamo a...”

Dopo quelle due parole convinte, Ofelia spostò lo sguardo su Paolo, nella tipica espressione da “Dove diavolo siamo?!”.

“A REACANATIII!!!” urlò in risposta il biondo.

“Ahaha!, siamo a Recanati.” riprese Ofelia, rivolta all’obbiettivo della fotocamera di Andrea “Ed è qui che è natooo... tipo... ehm...”

“Leopardi.” l’aiutò il cameramen.

“Leopardi, sì. E noi ci stiamo divertendo fess, proprio tantissimo!!”

Lo sguardo esasperato di Ofelia venne abbandonato dall’obbiettivo, per concentrarsi sul volto di Paolo il quale, con cappuccio calato sul viso e braccio teso per mostrare il simbolo delle corna, urlò: “Ciao, Recanatiiii!!!”

Soddisfatto, Andrea chiuse il video con una sonora risata.

I nostri eroi erano coraggiosamente sopravvissuti all’hotel e al clima rigidissimo di Rimini (che in quel periodo vantava venti gelidi degni del Trentino) e, dopo un’intesa e sfiancante giornata passata nelle grotte di Frasassi, i docenti avevano pensato bene di allietare i giovani con una visita a sorpresa.

“Che ne dite di visitare il luogo in cui nacque Leopardi?”

La domanda della Negro, aveva gelato gli studenti.

“Veramente, preferirei andare in hotel a farmi una doccia e a riposare...” aveva tentato di opporsi Matilde.

La prof l’aveva fulminata con lo sguardo.

“Ma come tornare in hotel?! Sono appena le cinque del pomeriggio!”

“E noi siamo svegli e in moto dalle sei.” pensarono all’unisono tutti.

“Suvvia! Animo, siete o no giovani? Non comportatevi da vecchi!”

Gli alunni sospirarono. Si sarebbero sorbiti pure quello, fantastico! Ci mancava appena che la Negro si mettesse a fare i suoi indovinelli del cavolo.

“E, chi sa dirmi dove nacque Leopardi?”

Ecco, appunto.

Gli studenti di IV guardarono ovunque, pur di non essere interpellati.

“Mi rivolgo agli alunni di quarta scientifico.” aggiunse con voce melliflua la donna.

“E te pareva!” protestò Mattia.

“Mattia, perchè non ce lo dici tu?” chiese bastardissima lei.

“Ehm... da qualche parte nel mondo?”

I compagni ridacchiarono.

“Un po’ più nello specifico?” continuò imperterrita la Negro.

“Da qualche parte in Italia?”

Stavolta le risate furono meno contenute.

“Insomma! Non vi vergognate? Siete in quarta e non sapete ancora dove è nato Leopardi! Ma lo sapete che l’anno prossimo avete la Maturità?!”

“Sì, è dalla prima che ce lo fate notare.” ringhiò seccata Innocenza.

“Ofelia, almeno tu, dammi una soddisfazione!”

La prof osservava speranzosa la persona sbagliata. La ragazza, infatti, le sorrise sorniona e, con tono incerto, le disse.

“Veramente... non siamo ancora arrivati a Leopardi...”

La docente sbiancò.

“Ma come?! Mi prendete in giro?”

“Eh, magari!” le rispose Mattia.

“D’accordo.” fece mestamente la Negro “Vorrà dire che ve lo dico io, cercate di ricordarvelo, che magari alla Maturità ve lo chiedono!”

[*NdA: Nota doverosissima. Ora, cari lettori, imprimete nelle vostre giovani menti quanto segue. Non vi chiederanno MAI alla Maturità una cosa del genere. A chi cavolo gliene frega di dove è nato uno o di chi era figlio?! Vi chiederanno le opere, casomai! Fine dello sfogo isterico.*]

Fu così che i nostri prodi approdarono a Recanati. Una città gioiosa, ricca di vita e di curiosità da visitare!

...

...

D’accordo, siamo sinceri, avete presente gli scenari apocalittici western, con le balle di fieno che rotolano nel deserto?

Ecco, a confronto quei luoghi sono pieni di vita e allegria!

Sarà stata la giornata uggiosa, i nuvoloni di tempesta, la nebbia, l’umidità, la popolazione che sembrava estinta, le Panda che governavano la città, insomma, sta di fatto che Recanati quel giorno fu una gita piacevole come una passeggiata al camposanto.

“Oh! Una Panda!” disse con finto stupore Ofelia.

“C’è solo quella... è la macchina cittadina per eccellenza.” commentò atono Andrea.

“No, la verità è che c’è solo una concessionaria nel raggio di miglia e miglia, e quindi tutti e quindici i cittadini sono andati lì a comprarle.”

Le parole di Matilde fecero ridacchiare i compagni, ma la Negro pensò bene di sedare l’allegria del momento.

“Adesso andiamo a visitare la casa di Leopardi.”

“Che bello! Quanto mi sto divertendo!”

Un Mattia saltellante e tutt’altro che bonario parlò ad alta voce, tanto per far capire alla docente che se non avesse trovato qualcosa per placare l’animo del ragazzo, la belva che era in lui si sarebbe fatta sentire. Magari con un bel petardo.

“Solo, ragazzi, c’è un piccolo problema: di biglietti per entrare ne abbiamo solo una ventina, in quanto stanno per chiudere, quindi qualcuno dovrà rimanere fuori.”

Per “qualcuno”, s’intendeva tre quarti di scolaresca.

Contando il fatto che metà dei giovani avrebbero preferito farsi sbranare piuttosto che visitare la dimora di quel depresso di Leopardi, sorgeva spontanea solo una domanda.

“Ma, si può andare in bagno, prima?”

La Negro fissò con ira mista a incredulità Eleonora (cioè, la guardò come sempre).

“Certo che no! Non c’è tempo da perdere!”

E fu così che un centinaio di “Io resto!” si levarono alti nel cielo.

Anche quelli di IV si divisero: Eva, Ofelia, Andrea e Paolo si sarebbero addentrati nella selva oscura leopardiana, mentre gli altri avrebbero invaso l’unico bar della città (con la ferma intenzione di occupare il cesso e non comprare un beato cavolo secco).

Ma cosa aspetta i nostri amici?

 

Concentriamoci sul quartetto diretto alla casa di Leopardi...

 

“Ofelia, dai, tiraci su il morale... dì qualcosa.”

Andrea, telecamera alla mano, inquadrò la ghanese. Lei, esaltata all’idea di apparire in video, assunse la modalità di guida turistica dei poveri.

“Allora, siamo a Recanati e stiamo per visitare la casa di Leopardi... un’esperienza unica nella vita!”

“Basta che non sia anche l’ultima...” mormorò Paolo.

“Sssh! Zitto!” lo ammonì Ofelia, mentre Andrea, istintivamente, si toccò le parti basse per scaramanzia.

“Eeee... dicevo, Recanati, casa Leopardi... ah! Una chiesa! Dev’essere importante, no?”

Andrea annuì e Ofelia proseguì.

“Sì, questa è la chiesa di Santa Maria di Monte...”

Pausa.

“Non riesco a leggere.” ammise con sconforto la guida.

“Non lo so, inventa un nome: tanto si chiamano tutte uguali!” le suggerì il cameramen.

“Monte Bello!” propose allora Ofelia “Maria è andata in crisi qua, perchè tipo il posto si chiama Colle Infinito, e lei non ha capito che l’infinito è un tappo e... ahaha!”

Nonostante l’inizio serio, il monologo si chiuse con una sonora risata, alla quale Andrea fu ben felice di unirsi.

Come dimenticarsi la mitica lezione di fisica in cui la profe, per ben mezz’ora, tentò di spiegare a Maria cosa s’intendesse per infinito?

“Sì, ma io non capisco...”

Quella frase i compagni l’avevano sentita pronunciare talmente tante volte negli ultimi trenta minuti, che nessuno la trovava più divertente e, anzi, c’era chi come Mattia progettava vendette orribili e indescrivibili. Nonostante ciò, dopo quell’ennesima affermazione di Maria, la docente aveva giocato l’ultima sua carta.

“Perchè, vedi, l’infinito è come un tappo, capisci?”

La mora l’aveva fissata rapita e poi, dopo che un sorriso le aveva illuminato il viso, aveva affermato: “Aaahh!!... No, continuo a non capire”.

A quel punto la prof si era lasciata andare alla depressione, mentre Mattia aveva urlato: “Profe, ma che ci prova a fare con lei? È terrona! Ancora non ha capito che è inutile?!”.

Eh sì, gran bei ricordi...

“Monte Morello!” disse trionfante Paolo, di ritorno dall’ispezione alla chiesa.

Fantastico, ora sì che la guida alla mitica città di Recanati acquistava un senso!

Dopo poco, la Negro, per intrattenere gli studenti mentre la collega che insegnava arte correva a prendere i biglietti, pensò bene di raccattare da terra un foglietto lercio e bagnaticcio (di cosa, non si seppe mai, ma tutti pregarono che fosse come minimo pipì di cane...).

“Ragazzi, venite qui ed ascoltate!” poi, sorridendo ad Andrea, il suo pupillo “L’ho trovato per terra, si vede che qualcuno uscendo l’ha lasciato lì. Ihih!”

Il ragazzo rise nervosamente, tanto per accontentare l’arpia.

“Bene, allora, qui dice: Casa Leopardi, luogo natale di Giacomo e antica dimora di...”

Dopo le prime due parole, metà del gruppo si perse nei meandri della propria mente, mentre i restanti si dedicarono all’osservazione di pietre, muri, e macchine passanti, che scatenavano “Ooooh!” acuti di stupore infantile.

“... la preziosa biblioteca museo. Prima l’abbiamo passata, ricordate?”

“Sì, sì...” biascicò qualcuno.

In verità, la profe avrebbe anche potuto chiedere chi era il presidente degli Stati Uniti o se qualcuno di loro voleva uno sconto per una lobotomia frontale, che tanto la risposta non sarebbe mutata di una virgola.

“La Panda, la Panda!” sussurrò Paolo a Andrea, che fulmineo filmò il mezzo di passaggio.

Persino un cieco si sarebbe reso conto che la percentuale di attenzione rasentava quella di un criceto, ma la Negro, niente!, andava avanti tranquilla, correndo come una forsennata e mangiandosi tre quarti delle parole. Eva, alle spalle della docente, nel frattempo riforniva i compagni di caramelle gommose e si cimentava in espressioni facciali di ogni tipo. Tanto per far sapere ai compagni quanto rispettasse la docente.

Alle lunghe entrarono e uscirono dalla casa di Leopardi. Sì, perchè il meglio, come diceva la Negro, stava fuori: la leggendaria siepe dell’infinito, che ispirò Leopardi per l’omonima poesia! Chi di voi studenti non hai mai espresso il desiderio di vederla?

“Certo che questo è un luogo molto tetro...” disse timidamente un’alunna del classico.

Effettivamente, il giardino non è che ispirasse molta fiducia. La Negro non fu d’accordo. Ovviamente.

“Ma per l’amor del cielo: luogo molto tetro!”

La ragazza fissò confusa i compagni che, di nascosto, annuirono come a voler dire: “Tranquilla, per lei è normale: considera la Transilvania come un luogo carino e ospitale”.

“Comunque, ci terrei a dire che, mentre a Frasassi ci saranno stati 98% di umidità, qua ce ne saranno 200%... però è bellissimo, neh!”

Il commento di Ofelia fece sbellicare i ragazzi che, rincuorati, continuarono a camminare. Fino a che non arrivarono al colle.

“Quanto si vede bene! È proprio bello!”

“Tanto valeva starsene in Pianura Padana!”

“Caspita...”

Indovinate un po’?

Il leggendario colle dell’infinito... non si vedeva! Causa: nebbia.

Tuttavia, Paolo riuscì a trovare un aspetto positivo.

“Oh, Andre, filmami un attimo!”

Tre secondi dopo, Paolo era live.

“Maria, questo è per te: l’infinitooooooo!!!”

Passarono i minuti, e Ofelia pensò bene di fare un filmino.

“Ecco a voi Andre: ibernato!” disse con voce allegra “E... Paolo! Paolo, oh! Dì qualcosa!”

Il rockettaro si voltò verso la compagna e, con aria da uomo vissuto, parlò.

“Nel mezzo del cammin di nostra vita! Mi ritrovai in una selva oscura, ehm...”

“Che la diritta via era smarrita.” continuò per lui Ofelia.

Seguirono lunghi attimi di silenzio.

“Ok, non andiamo oltre. Stendiamo un velo pietoso sulle nostre conoscenze dantesche.”

Detto ciò, la ghanese concluse il video.

Quindici minuti dopo, però, la ragazza riaccese l’apparecchio.

“A quanto pare ci siamo persi e...”

“Qui si potrebbe nascondere il mostro di Lochness!” la interruppe tetro Paolo.

“Il mostro di Lochness vive in un lago.”

Spiazzato, il biondo non replicò.

“Scusate, una cosa.” fece Andrea.

Non si sa se fu la stanchezza, l’umidità, la camminata infinita, sta di fatto che il secchione ne aveva piene le palle.

“Siamo scesi dal pullman dopo quattro ore di pullman, per vedere il colle dell’infinito nascosto dietro la nebbia?!”

“Ma certo!” rispose angelica Ofelia.

“Perdendo metà della classe al Medabar?!” continuò isterico lui.

“Ma of corse, baby!”

“Madabar!” lo corresse Paolo.

“Ah, beh: cambia tutto!” lo prese in giro la ragazza.

“Eh beh, siamo precisi!”

In quel mentre, una voce si levò. Un idiota del classico, complice l’aura sovrannaturale, iniziò a dare i primi segni di squilibrio mentale. Oppure, più probabilmente, era nato scemo e basta.

Sta di fatto che, levate le mani al cielo, urlò: “Abemus papa!!!”

Le occhiate scettiche, furono presto sostituite da risate maligne.

“Eh se... ABEMUS STUPIT!!!” gli rispose per le rime Paolo.

L’idiota, non sapendo che ribattere, scese mesto dall’altura sulla quale si era posto e si andò a nascondere nel gruppo.

Ma dopo un’ora di camminata nella tundra, i nostri amici videro la tanto agognata uscita! In men che non si dica, gli alberi e arbusti della selva oscura furono sostituiti dalle macerie della città traboccante di vita (per chi non lo capisse, sono sarcastica). I vecchi muri erano ricoperti da scritte e ghirigori assurdi, che fecero capire agli studenti che, anche in un paesello sperduto come quello, esistevano ebeti che non avevano nulla di meglio da fare che graffitare la città.

“Oh, guardate: le firme dei superstiti!” esclamò Ofelia.

Ci fu qualche commento annoiato, poi, quando Andrea si rese conto del significato di quella frase, scoppiò a ridere.

“Sì... quali superstiti?”

“Ahahaha!” fu la risposta di Ofelia.

“Quelli che sono passati prima di noi?” domandò ancora il secchione.

“Eh sì!” disse la ghanese, non appena ebbe ripreso fiato.

Il colpo di grazia, però, lo inflisse Paolo.

“Guardate: le ultime parole dette dai superstiti!”

Indicò un muro, su cui troneggiava, con caratteri scarlatti: ALWAYS WITH LOVE.

Le risate che seguirono furono udite persino dai compagni fermi in attesa al Madabar, ma non solo, seguì pure un’altra rivelazione, di Andrea stavolta.

“Scritte col sangue!”

“Guardate quel cuore!” Paolo indicò un enorme cuore rosso “Fatto col sangue delle persone innocenti CHE SI SONO INOLTREATE IN QUESTO SENTIERO!!!”

“SE QUESTO È UN UOMO!!!” urlò Andrea.

Oramai ce li eravamo giocati: le ragazze ridevano senza ritegno, mentre gli uomini gridavano frasi sconnesse e altisonanti. Non c’è da stupirsi se i pochi abitanti che giravano per strada, si chiusero in casa.


Ma cosa facevano nel frattempo Mattia & Co?

 

“Aaahh, mi sento meglio!”

Con quell’urlo di gioia, Matilde si guadagnò occhiate da tutte le parti. Alcune seccate (quelle dei proprietari del bar, esasperati da tutti quei ragazzi da tenere a bada e sott’occhio), altre divertite (in pratica tutti quelli del classico) e altre imbarazzate (in primis Eleonora).

“Ssshh! Cosa urli, sempre?” le domandò infatti l’amica.

“Perchè? È vero: dopo essere andata in bagno, mi ci voleva proprio una bella brioche ripiena!”

Eleonora guardò sconsolata in aria, mentre Matilde proseguiva felice a divorarsi la sua merenda.

“Matty, vedi di non finire tutte le scorte del bar.” la prese in giro Mattia.

“Che hai da rompere, tu? Perchè, piuttosto, non vai a tubare con la Nadia?”

A quelle parole, Mattia rise nervoso.

Già, la Nadia... com’era successo tutto quel bordello? Ah già, colpa di quelli scemi del classico. Si dava il caso, infatti, che alcuni geni di quella classe, avessero avuto la brillante idea di fare uno scherzone ad una loro compagna, la Nadia, appunto. Da qualche tempo la ragazza aveva una cotta per Mattia e loro, da bravai bastardi, avevano pensato bene di farle credere che anche lui fosse interessato.

Risultato?

Mattia perseguitato dalla sopra citata tizia e lui in crisi mistica perchè non sapeva come dirle che era già impegnato. Naturalmente, i tizi avevano ricevuto un adeguato numero di botte, ma Mattia si segnò mentalmente di andarli a trovare ancora, in seguito...

Proprio in quel mentre, un’idea lo fulminò.

“Ma certo!” urlò.

Eleonora e Francesca lo fissarono curiose, mentre Matilde se ne fregò, presa com’era dalla sua merenda.

“Cosa? Ti è venuta un’idea?” domandarono in coro.

Mattia si limitò a ridacchiare malefico.

Mezz’ora dopo, quando il barista cacciò a pedate nel sedere gli ultimi clienti, i ragazzi si trovarono radunati nella piazzola, in attesa dei prof e dei compagni. Tempo trenta secondi e la Nadia, una volta individuato Mattia, gli corse incontro, pronta a tubare come una tortorella in calore.

“Mattia, allooooraaaa... che pensi di fare, una volta in hotel?”

Il ragazzo, invece d’impallidire suo solito, le sorrise bonario.

“Beh, ho intenzione di passare la serata con la mia fidanzata!”

Tutti i presenti guardarono basiti il moro. Da quando la sua ragazza faceva parte del loro Istituto? Nadia, scossa ma non del tutto fuori uso, lo fissò maligna.

“Ah sì? E chi sarebbe, se posso?”

Matilde, poco distante da loro, si ritrovò tra le braccia di Mattia.

“Eccola qua!”

Passati i primi minuti di silenzio, i compagni ridacchiarono. Che genio del male che era quel Mattia!

Matilde, però, non era esattamente d’accordo.

“Che cazzo dici?!” domandò isterica, dopo avergli assestato una gomitata nello stomaco.

“Solo un momento...” biascicò il moro a Nadia.

Immediatamente, il ragazzo trascinò Matilde lontano dalle orecchie rosse dalla gelosia di Nadia.

“IO NON STO CON TE!!” urlò la ragazza.

“Manaccia a te, mi hai fatto un male cane...”

“MATTIA!!”

“Ho capito, ho capito! Guarda che lo so anch’io.”

“E allora cavolo dici?”

“Ascolta.”

Mattia prese sotto braccio Matilde e le sussurrò il suo piano maligno, manco fossero due spie in incognito. Oltre a ciò, Mattia sperava di dare l’illusione di star corteggiando la sua bella.

“Te lo chiedo come amico.”

“Tu non sei mio amico.”

“E che stronza!”

“Se poi mi dai della stronza, dubito che entrerai nelle mie grazie.”

“Ok, ho capito.”

Il ragazzo ponderò con cura le parole da dire.

“Tu mi fai questo favore e io... ti... ehm... cos’è che ti piace?”

“Starmene tranquilla e per i fatti miei.”

“Sei sempre così cordiale o oggi sono fortunato?”

L’occhiata assassina di Matilde ricordò al moro la sua posizione.

“Dai, ti prego e fammi ‘sto favore!”

“No.”

“Perchè?”

“Perchè ci devo entrare anch’io nei tuoi casini?”

“Ti prego, ti sto supplicando!”

Matilde gli sorrise gentile.

“Bello, hai voluto la reputazione da latin lover? Mo’ te la tieni!”

“Matty, dai, non posso dirle che era uno scherzo, le spezzerei il cuore!”

“Che animo magnanimo...”

“Che altro potevo fare?”

“Non so: dirle la verità? E poi, scusa, non è peggio dirle che sei fidanzato con me?”

“No, se lei crede che tu sei una stronza e che sei gelosa. Io ci aggiungo il fatto che, in memoria del nostro antico amore non posso lasciarti, e così...”

“Sei un idiota.”

E Matilde se ne andò.

“Ma, ma...” mormorò disperato Mattia.

“NADIAA!!! Tranquilla, è tutta una palla, io non sto con quell’idiota, però è vero che ha la ragazza. Auguri.”

Quelle parole ghiacciarono i presenti.

“Visto? Non era poi così difficile.” disse la mora in direzione di Mattia.

A salvare i presenti dall’ennesima scenetta comica, giunsero i reduci di casa Leopardi.

“Noooo, Andre, guarda!! Un Opeeeeel!!!”

L’urlo di Ofelia fece voltare tutti.

“No, mamma mia! Mi emoziono a vedere certe macchine, specialmente in un posto come questo!”

Si concluse così la gita a Recanati!

Beh, quasi... ovviamente, in pullman, Ofelia costrinse l’autista a lasciarle campo libero come dj.

Il risultato?

Una buona dose di Ne-Yo, David Guetta, Akon, e altri rapper che fecero esclamare a Mattia “Gli altri ci prenderanno per una scolaresca di rapper negri!” e, infine, come non citare le migliori canzoni di sempre... quelle dello Zecchino d’Oro!!

“È il katalicammello, colore caramello!!”

Tutti cantavano a squarciagola quei ritornelli infantili, persino Mattia (sebbene ogni tanto implorasse pietà). Perchè, ammettetelo, cosa c’è di più divertente di urlare cavolate? Rompere i timpani alle prof che tentavano invano di dormire, ovviamente!

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Ce l’ho fatta anche stavolta, visto che brava? E pure puntuale, per una volta! Oooh! ^^

Bene cari lettori, spero che le nostre follie demenziali non vi abbiano disturbato troppo. Io, comunque, vi avevo avvisati! xD Come al solito ci tengo a precisare che ogni episodio citato è verissimo (ho tanto di video che lo documenta), salvo un solo particolare. Presente la frase che io (Matilde) avrei detto a Nadia? Ecco, quello avrei voluto farlo, ma non lo feci. Però, siccome non ricordo come reagii (a parte la gomitata che diedi nello stomaco a Mattia) ho pensato di inventare un po’. Mi perdonate?

Ora sarete tristi perchè manca solo un capitolo alla fine, ma don’t worry be happy! Ho già in mente di scrivere un capitoletto extra, con qualche spezzone comico che dovete assolutamente conoscere!

Un bacione a tutti e grazie per la passione con cui mi seguite!

Appuntamento a venerdì 19, non mancate!! (è una mia impressione, o mi sembra tanto l’annuncio di fine puntata dei cartoni animati? xD)

 

Moni =)

   
 
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