Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |      
Autore: Nindia Cobs    12/10/2012    2 recensioni
Una principessa in fuga da un matrimonio infelice, la comparsa di una speranza di felicità lungo il cammino, il prezzo da pagare per ottenere quello che cerca…
Alla principessa Noemi Gilbert di Svezia viene imposto di sposare un Lord, ma lei, stanca della monotonia, dei balli, di questa prigionia e della vita reale, scappa. L'inverno gelido la induce a trovarsi un rifugio, ma dopo tanti giorni la stanchezza si fa sentire e le provviste scarseggiano, così sviene. Sommersa dalla neve una donna la trova e quando si sveglia in un letto circondata da mobili logori, si chiede dove si trova. La vecchia donna che è andata in suo soccorso le propone di lavorare come cameriera nel palazzo del Signore del castello e, anche se lei non è abituata a questo tarttamento, nasconde la sua vera identità e accetta. Però non sa che nel castello succedono cose strane e che il suo proprietario lo è ancora di più.
Dal testo:
Noemi deglutì e poi gemette di dolore, era come doversi strappare una freccia dal petto anche se forse quel gesto faceva più paura della morte, o vedere la sua vita sbiadire e screpolarsi davanti ai suoi occhi. Sogni, incubi, realtà da accettare...
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era giunto il momento di prendere delle decisioni per Chaterine.
Era giorno, la luce solare vegliava su tutta la Svezia, anche se sapevano che non sarebbe durato allungo.
Gli alberi diverberavano, le rose prendevano vita, ma quel candore, quella bella sensazione, tutto quel paesaggio incontaminato era solo un’illusione. Un’illusione come il pensiero di sposarsi con l’uomo che amava.
 Prima o poi quel dolce calore sulla pelle sarebbe svanito, lasciando posto a un vento freddo.
Quel giorno stava leggendo un libro molto interessante: Madame du Barry.
L'affascinava l'astuzia che una semplice donna possedeva.
Lei era entrata nelle grazie del re di Francia e apparteneva a una classe molto alta.
Una donna molto graziosa, all'altezza di essere l'amante del re.
Chaterine si chiudeva nella lettura, perché era stanca di tutti quei balli di gala, i mormorii delle duchesse mentre passava sul suo abbigliamento bizzarro, la madre che la costringeva a conoscere tutti quei principi goffi che puntavano solo alla corona e non alla sua mano, alla sorella che doveva coprire ogni volta che la cara Cassandra voleva farsi una scappatella con il suo cavaliere e quel nauseante profumo emanato dalle rose dei predendenti al trono che le portavano ogni mattina.
Perché tutto sembrava così poco consono per lei?
Non le si addiceva quell'aspetto da gran signora e nemmeno quello trasandato.
-Maria, Maria è troppo stretto questo corsetto!-si lamentò Chaterine gemendo di dolore.
-Non ansimate quando parlate e respirate regolarmente: non è stretto .-disse severamente la governante.
Maria era una cameriera dai lunghi ricci biondi legati, occhi azzurri e un fisico minuto, invece Rose, la governante, era una donna robusta dai capelli grigi, gli occhiali sempre sulla punta del naso e l’espressione seria.
Diede un’ultima occhiata allo specchio e ammirò il suo riflesso, anche se aveva tanta voglia di piangere.
Ma non per il dolore, ma per colpa del destino e di tutto quello che in serbo per lei.
 
Accarezzò il battente di legno.
Si fece coraggio, chiuse gli occhi azzurri e insipirò profondamente e quando le porte piene di ornamenti si aprirono, si fece spazio tra la folla di nobili che accorgendosi della sua presenza smisero di danzare e si fermarono ad ammirarla.
Alcune dame parlavano a bassa voce coprendosi la bocca con i ventagli.
Tutti portavano delle maschere, ma lei si distingueva dagli altri come un cingno nero in mezzo a tanti dalle piume immacolate.
-Ma sta andando a un funerale?-ridacchiò una insieme alle sue compagne da salotto.-Su su, un po' di colore su quelle guancie e sui vestiti!-
-Hai ragione, è proprio una vedova nera.-ammise con il veleno sulla lingua un'altra.
Lei si volto solo con il viso leggermente, ma poi si girò e continuò a camminare.
Era così vergognoso che quelle arpie parlassero alle spalle della futura regina!
Notò la madre e il suo cuore si riempì di gioia.
Ma quando la scrutò attentamente, qualche particolare sospetto spense il suo sorriso.
La felicità di vederla dopo tanto tempo aveva preso posto alla preoccupazione.
-Madre.-la prese per le mani.-Siete così... fredda e le vostre labbra sono pallide... C-Cosa succede?
Un ondata di gelo e paura la travolse, era un misto di dolore e terrore.
Si era accorta già da un tempo che le condizioni di sua madre erano peggiorate, ma quel guizzo caldo che le scorreva nelle vene le dava speranza.
La madre la prese in disparte, abbozzando un sorriso per giustificarsi della sua assenza.
-Chiedo venia, Lord Flayer, mi assento un attimo.-
Giunta in una parte della sala isolata, iniziò a parlare:-Chaterine smettila, io sto bene, non devi preoccuparti.-disse tossendo di colpo.
Si divincolò dalla presa della figlia, che la reggeva per non farla svenire.
-Signora, vi prego accettate il mio aiuto, senza di me cadreste!-esclamò preoccupata.
Ma lei non voleva, era cocciuta e non voleva dare nell’occhio.
Scosse la testa.
Tremava come una foglia, perché aveva paura che da un momento all’altro avrebbe ceduto la povera madre, che purtoppo non accettava le sue condizioni di salute.
-Sto bene, era solo un abbassamento di pressione.-sorrise.-Adesso vai a conoscere qualche nobile come per esempio il signor Flayer che mi è sembrato molto interessato a te.
La ragazza dai capelli corvini abbassò lo sguardo, le ciglia che le accarezzavano le gote pallide.
Sapeva benissimo che non era così: in realtà avevano degli scopi tutt’altro che nobili come il loro titolo.
Li conosceva, una ad uno, ed erano tutti uguali, tutti!
Avrebbe voluto strappargli quei sorrisetti falsi e vendicarsi per tutte le umiliazioni e le prese in giro subite, ma non poteva, lo faceva per sua madre.
-Interessato a me?-domandò in una risata nervosa e incredula.-No, lui è interessato solo alla corona, non a me.
La sua espressione era seria, ma forse l’avrebbe accontentata alla regina, solo per non farle un dispiacere.
Si ricordava ancora il giorno in cui lei l’aveva vista piangere su un albero e l’aveva consolata.
Alla fine erano andate entrambe a fare una gita in montagna e Chaterine aveva riacquistato quel sorriso meraviglioso come le stelle.
Strinse i pugni: avrebbe fatto il possibile per ricambiare quello che aveva fatto.
Inspirò un po’ del profumo della madre: dolcetti alla crema e menta.
Vide il suo sorriso incupirsi.
-No, no, madre vado subito a conoscerlo, la serata si prospetta… interessante.-mormorò con una punta di ironia.
-Chaterine-l’afferrò per le spalle dolcemente.-Tu sei la futura regina e tua è questa responsabilità. Dai a tutti una possibilità e forse i tuoi occhi di ghiaccio si scladeranno alla sola vista di qualcuno.
La madre emanava gioia da tutti i pori.
Chaterine si avvicinò a Lord Flayer, che indossava un abito tanto colorato che sembrava una chiazza di vernice.
Fece un reel impeccabile, con un sorriso che nascondeva la fitta di tristezza e noia che provava.
Lui s’inchinò.
-Buonasera Lord Flayer. La serata è di suo gradimento?-domandò la donna di soli sedici anni.
-Oh, ma buonasera principessa!-eslamò facendole il bacia-mano nonostante i suoi baffi chiari la graffiassero.-Si, è veramente meravigliosa, anche se sapete, manca qualcosa…
Lei trattenne il respiro e si mise una mano sulla bocca.
Sembrava tutto così perfetto!
La madre si era impegnata per organizzare quel ballo.
-Oh, ma signore cosa c’è che non va?-esitò preoccupata.-E’… è… meschino da parte vostra ecco!
Strizzò gli occhi imbarazzata.
L’uomo rise.
-Ma Lady Waterlof cosa dite! Dico che manca un re, un re giovane, un re come…-
Lo fulminò con gli occhi.
-Come lei?-rise inarcando un sopracciglio.
Perché non si stupiva del fatto che quella conversazione avrebbe preso una brutta piega?
Sembrava andare fin troppo bene e come al solito si doveva sempre parlare del potere.
-Beh, modestamente, si.-sibilò con un tono formale e aggraziato, che però a Chaterine sembrava quello di un maggiordomo.
Le aveva ricordato che il padre era morto di peste e che la madre era malata!
Doveva andarsene da quel posto, non poteva sposare persone così meschine, ma nemmeno scaraventare quella responsabilità addosso alla sorella minore: Cassandra.
Era molto bella, aveva riccioli castani e occhi verdi come smeraldi, solo che aveva un carattere molto difficile e si commuoveva facilemente.
Però di una cosa la giovane principessa ne era sicura: sarebbe stata una regina perfetta, molto meglio di lei.
Si sentiva come Penelope, la moglie di Ulisse, aspettava il suo amore che si trovava oltre quel regno di falsi e ipocriti, ma non riusciva né ad aspettarlo, né a raggiungerlo visto che molti non glielo permettevano.
L’unica differenza era che stava cadendo lei in una ragnatela e non la stava tessendo come un ragno libero.
-Non mi state per nulla simpatico Lord Flayer, siete un pallone gonfiato!-esclamò con le braccia in grembo.
Trattenne le lacrime e s’impose di restare calma e portare rispetto a quell’uomo dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri.
Quelle pallide goccioline che le rigavano il viso facevano impietosire anche il più perfido dei perfidi.
-E voi siete la dama più sgraziata e maleducata che io conosca! Poi quell’abito nero, quella croce del medesimo colore, quelle maniche color ebano trasparenti con ornamenti fioreali e tutto quello che indossate vi fa sembrare una povera vedova!-ghignò.-Oh scusate, non volevo.
Che finto innocente!
Si è solo ora reso conto di dover sembrare simpatico ai miei occhi per diventare mio marito, pensò la principessa dai grandi occhi azzurri.
Forse aveva uno stile diverso dal loro, ma così si sentiva a suo agio.
Forse aveva esagerato, ma non gli avrebbe mai chiesto scusa.
Quell’uomo la irritava facilmente, ogni volta che lo incontrava succedeva qualcosa di brutto.
-Sapete, se mi costringerete a sposarvi, sarò vedova sul serio.-brontolò con un sorriso un po’ cattivo tanto per farlo spaventare.
Lui trattenne il fiato e la ragazza si girò e incominciò a dirigersi verso sua madre.
-Ah, signor Flayer… ?-
-S-Si?-balbettò.
-Penso che la serata non sia perfetta per la vostra presenza tra noi, non per la mancanza di un re-
Sorrise di nuovo con una punta di arroganza.
Se voleva allontanarli tutti si doveva rendere odiosa ai loro occhi.
Il Duca deglutì e Chaterine si allontanò con tanta soddisfazione.
La madre stringeva una lettera fra le mani guantate.
-Come è andata con lord Flayer? Di cosa avete parlato?-sorrise.
La ragazza fece spallucce indifferente.
-Benissimo. Beh, delle conseguenze abbiamo parlato madre...-
-Sai perché volevo farti conoscere quel bel Duca inglese?-domandò sorridendo maliziosamente.
Lei si accigliò.
Aveva paura di chiederglielo.
-Perché?-
-In questa lettera chiede il permesso a me di sposarti.-sbottò.
Vide tutto screpolarsi davanti ai suoi occhi.
La speranza?
Solo una stupida illusione, come tutto del resto!
-No! Cioè non così presto… Madre datemi del tempo, vorrei conoscere altri pretendenti.-la pregò congiungendo le mani.
L’altra scosse la testa.
-Fra due settimane il matrimonio, non aggiungo altro cara.-le ordinò.
Così la regina dai capelli ramati se ne andò.
Il mondo per lei cadde a pezzi.
Tutto quello per cui aveva lottato, tutto quello che aveva desiderato…
Adesso doveva sposarsi con un uomo che non amava, certo, anche la madre l’aveva fatto, ma lei era lei, e riusciva a superare sempre tutto con la sua forza. Perché non capiva che questo era la cuasa della sua infelicità eterna?
Che voleva essere la protagonista di una di quelle favole di quelle aride pagine dei libri che amava tanto?
Forse perché quella era la realtà…
 
La serata passò in fretta (per fortuna) e Chaterine si ritrovò nella stanza di Cassandra a parlare con sua sorella a cavalcioni sul letto.
Entrambe indossavano uan camicia da notte bianca, lunga e anche quella detestava, perché era dello stesso colore dell’abito da sposa.
Si, era diventata molto paranoica.
-Ma non è poi così male dai… Pensa positivo!-la rassicurò invano la sorella minore.
Lei sbuffò.
Certo, per lei sembra tutto facile, ma non è così, pensò a denti stretti.
-‘’Certo’’.-rispose sarcasticamente.-Ma io odio quel tipo, è troppo irritante! Sarà anche un nobile molto ricco che non ci farà mai cadere in miseria, ma il suo cuore è arido come la sabbia del deserto.
L’altra l’abbracciò forte, tanto da farla sentire al sicuro.
Le aveva raccontato tutto, dal matrimonio, all’incontro, ma aveva l’impressione di aver tralasciato qualcosa.
Qualcosa che non bisognava sorvolare...
Le sue intenzioni!
-Io non so cosa fare, Cass.-ammise guardandosi la punta delle scarpe timidamente.
Lei la zittì e si voltò verso la finestra.
Aveva qualcosa in mente.
Sua sorella era motlo chiusa, riservata e nascondeva una doppia personalità, ma era una perla di saggezza.
L’aveva aiutata a superare l’anoressia e l’anemia e, se era riuscita in quello forse poteva anche aiutarla.
-Una volta ho letto di una regina… Una regina molto forte che però non voleva sposarsi con la persona che le avevano imposto di sposare i suoi genitori, così scappò.-esitò.-Si chiamava Luise.
Gli occhi di Chaterine s’illuminarono.
-E come è finita?-domandò.
-Oh, morta, congelata...-bisbigliò con un finto tono indifferente.-Meglio morire lottando per quello che si desidera, o vivere una vita infelice rimpiangendo di non averci provato? Pensaci…
Sorrise la sorella minore.
La ragazza deglutì.
Perché glielo stava raccontando?
Voleva incitarla ad andarsene pur sapendo che lei avrebbe dovuto sposare un uomo che non desiderava?
Avrebbe fatto questo per lei?
-Perché mi racconti questo?-chiesi.-Non ti conviene.
Lei fece spallucce.
-Mi sembrava giusto dovertelo dire.-mormorò con un’aria innocente tirandole un cuscino.-Ma dai non penserai anche tu di scappare, vero? Lo so che non potresti mai, poi questo matrimonio potrebbe prospettarsi interessante. Comunque io non so cosa farei per avere il tuo posto come regina, ritieniti fortunata… Beh, dipende dai punti di vista…
Rise.
Chaterine scosse la testa chiudedo gli occhi per svegliarsi da una trance immaginaria.
-Ma certo che no…-disse con un finto sorriso, quasi amaro.
Adesso sapeva cosa fare, anche se forse non era l’idea giusta sarebbe potuta andare dalla zia Camelia, a Dottning Holm, vicino a Stoccolma.
Avrebbe preso in prestito un cavallo (la carrozza avrebbe attiratto troppi sospetti) e forse avrebbe avuto anche una vita felice.
Una vita non inclusa nei piani…
Stampò un bacio sulla fronte di sua sorella e chiuse il battente di legno con troppa foga per la fretta.
Ma era giusto dare un simile peso a Cassandra?
Lei ha detto che farebbe di tutto per diventare regina, pensò.
-Oh, cara sorellina, mi dispiace ma la corona sarà mia, sono sempre stata messa in secondo piano, ma questa volta sarò io a vincere. Là fuori non sopravviverai un secondo e ti conosco troppo bene e so che scapperai. Basta fare la riserva, basta.-ghignò Cassandra tra sé anche se Chaterine non la riuscì a sentire.-Te l’avevo detto che avrei fatto di tutto per diventare regina.
Lasciò la camera e si rifugiò nella sua subito.
Spostò uno scaffale davanti alla porta per non far entare nessuno e si mise all’opera.
Tirò fuori la valigia dall’armadio a la poggiò sul letto a baldacchino rosso e seleziono tutto quello che le sarebbe sevrito: acqua, scorte di cibo, mappa, un cavallo, una lettere da spedire alla zia per avvisarla…
Alla fine tutto sembrava perfetto.
Indossò un indumento comodo e resistente e si preparò psicologicamente ad affrontare quello che sarebbe successo il giorno suguente.
Non riuscì nemmeno a pensarcì che si addormentò.
 
Fece un sogno molto strano quella notte.
Si trovava in una stanza buia, tetra e che le imprimeva molta puara.
Indossava ancora la sua camicia da notte, ne percepiva il profumo, un profumo molto opprimente.
Non riusciva a muoversi, era bloccata da qualcosa o da qualcuno…
Stava con le gambe contro il petto e la testa china, piangeva.
All’improvviso vide da lontano una scia bianca e poi degli occhi rossi sangue.
Un brivido le corse lungo la schiena, mentre una mano l’afferrava.
Chaterine cercò di dimenarsi, ma qualcosa la tratteneva: era un uomo, qualcosa glielo faceva capire.
Cercò di urlare, di chiedere aiuto, di alzarsi e correre via, ma le parole si spezzavano in gola, un nodo gliela serrava e i muscoli si contraevano soltanto.
Era inutile: ogni movimento che faceva la consumava sempre di più.
Provava un bruciore tanto forte al petto, che all'inizio sospettò di essere rinchiusa in un focolare.
Quella figura invisibile si avvicinò e le baciò la mano.
Sentì delle parole leggere come il vento, veloci e lievi che però la terrorizzavano.
-Presto ti avrò, mia regina.-mormorò una voce sensuale e piena di desideriò.
Lei ritrasse la mano al solo contatto.
L’uomo o mostro indietreggiò e pian piano scomparì e la lasciò al buio, da sola, con la testa fra le mani tremanti.
Anche se era sola, si sentiva al sicuro.
-C’è qualcuno? C’è qualcuno? Aiuto!-urlò.
La risposta fu solo quella del silenzio.
Gemette di dolore, una freccia immaginaria l’aveva colpita al petto, era la fine.
Chiuse gli occhi per tentare di immaginarsi qualcosa di bello e distrarsi.
Un secondo dopo si sveglio nel suo letto con gli occhi serrati e intontita, con la mano sul petto, il respiro affannato.
Cosa era successo?
Un sogno, un incubo, una realtà che non voleva accettare…           
 
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Nindia Cobs