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Autore: Ale    23/04/2007    9 recensioni
Missing moment del sesto libro. Quanti di voi si sono chiesti cosa è successo dopo l’improvviso (e tanto sospirato) primo bacio che si sono scambiati Harry e Ginny, dopo la loro uscita dal buco dietro al ritratto della Signora Grassa? Questa è la mia versione di ciò che è accaduto ai nostri piccioncini una volta che il ritratto è ritornato al suo posto…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato alla carissima Eli (_Ly_): ci ho messo un bel po’ a pubblicarla, ma finalmente ho preso coraggio a due mani e ho deciso di renderla ufficiale

Dedicato alla carissima Eli (_Ly_): ci ho messo un bel po’ a pubblicarla, ma finalmente ho preso coraggio a due mani e ho deciso di renderla ufficiale.

 

 

Out of the Portrait Hole…

 

 

 

 

 

La strana creatura nel suo petto, che in tutti quei mesi aveva ruggito la propria gelosia, ora si era accoccolata e faceva le fusa soddisfatta, mentre lui lottava con poca convinzione contro quel sorriso un po’ ebete stampato sul volto.

 

Non appena il ritratto della Signora Grassa era tornato al suo posto si era chiesto se non fosse tutto un sogno. Uno dei suoi soliti e meravigliosi sogni che avevano loro due per protagonisti. Uno di quei sogni per cui Ron molto probabilmente lo avrebbe ucciso.

 

Ma il tocco delicato della mano di Ginny che sfiorava la sua, mentre scendevano fianco a fianco le scale, era quanto di più reale avesse mai avuto occasione di sentire…

 

Gli sembrava già di poter toccare il cielo con un dito, ma scoprì di riuscire a bucare anche la stratosfera quando la mano di Ginny si insinuò tra le sue dita e le intrecciò alle proprie, stringendo lievemente. Le rivolse uno sguardo a metà tra il sorpreso e l’entusiasta, facendo fatica a respirare per il groppo in gola che si era formato nel vederla sorridere.

 

All’improvviso si sentì un gran tramestio ed il ritratto della Signora Grassa scivolò nuovamente sui suoi cardini per lasciar passare tutti gli studenti di Grifondoro che si esibirono ancora una volta in grida di incoraggiamento.

 

“Bravo, Harry!”

 

“Era ora!”

 

“Dateci dentr… ouch! Ehi?! Che ho fatto?!”

 

“Quella è mia sorella: bada a come parli.” Ron rimbeccò il ragazzino che aveva parlato, che si massaggiava la testa dolorante, proprio nel punto in cui aveva “adagiato” uno scappellotto di avvertimento. “Harry? Vale anche per te…” disse con aria seria. “Vi guarderò dalla finestra!”

 

“Ron! Starai scherzando, spero!” Hermione si voltò a guardarlo scandalizzata. “Non vi preoccupate, non lo farà, vero Ron?”

 

Ron sbuffò.

 

Ginny si mise le mani sui fianchi con aria battagliera. “Se ci provasse, saprebbe con chi vedersela poi…” dichiarò minacciosa.

 

Qualcuno rise vedendo le orecchie di Ron arrossarsi, ma smisero immediatamente quando si girò per fulminarli con lo sguardo. Tornò a guardare Ginny. “Ah, fa’ come ti pare…!” borbottò, tornando all’interno della Sala Comune. Gli altri rimasero sulla cima delle scale a guardarli. Si sentì la voce di Ron ruggire. “E voialtri venite dentro!”

 

Quando anche il viso dell’ultimo guardone fu coperto dal ritratto della Signora Grassa, Harry si voltò verso Ginny. “Mi sa che l’idea di fare una passeggiata fuori non è poi un granché: troppi occhi indiscreti…” Sorrise nel vedere Ginny storcere il naso.

 

“Ah, che banda di impiccioni!” Gli occhi le si illuminarono di una luce scaltra. “Aspetta! So dove potremmo andare per starcene un po’ in santa pace!”

 

“Cos’hai in mente?”

 

Ginny sorrise furbescamente. “Seguimi e vedrai!” Gli tese nuovamente la mano e poi cominciò letteralmente a trascinarlo.

 

“Ehi, mi vuoi dire dove stiamo andando?”

 

“Uffa, non sai proprio aspettare!” Ginny rallentò l’andatura e Harry l’attirò verso di sé.

 

“Già, non so aspettare…” Le diede un bacio leggero sulle labbra.

 

“Uhm… neppure io.” Ginny si alzò sulle punte per dargli un altro bacio.

 

La testa di Harry sembrava galleggiare senza peso… Registrava solo le mani di Ginny tra i capelli, le sue labbra morbide, i brividi di lei mentre le carezzava la schiena, il tremore che gli faceva sentire le ginocchia molli mentre approfondivano il bacio…

 

Gridolini di sorpresa e risatine sciocche li fecero bloccare: un gruppo di Tassorosso del terzo anno li guardava a bocca spalancata.

 

Harry venne trascinato via un’altra volta da Ginny, mentre un mormorio eccitato si levava dietro di loro. “Almeno non dovremo preoccuparci di annunciare la notizia al mondo: tra cinque secondi lo saprà tutta la scuola!”

 

“Credevi che i ragazzi avrebbero tenuto la notizia segreta?”

 

“Mm… No, sicuramente no.”

 

Curvarono a destra e cominciarono a salire di corsa le scale. Harry si guardò intorno: quelle scale gli erano familiari… “Stiamo an…dando… all’aula di… Astronomia?” chiese con un po’ di fiatone, dopo qualche rampa.

 

Ginny annuì. “Già… Mi hanno detto che è il miglior posto per stare da soli…” rispose, anche lei un po’ ansante.

 

Harry le lasciò la mano e si fermò. “As…petta un att…imo: fammi ripre…ndere fiato…”

 

“Non ci posso credere! Harry Potter che si fa vincere da qualche gradino!”

 

Scattò in avanti, nel tentativo di afferrarle il braccio. “Se ti prendo…!” rise, mentre Ginny saliva di corsa la seguente rampa.

 

“Sei lento, Potter!” lo prese in giro.

 

In effetti, lei sembrava volare sui gradini, tanto che si fermò ad aspettarlo sulla porta dell’aula. “Capitano, suggerirei qualche allenamento supplementare.” decretò con un’aria seria che non riuscì assolutamente a mantenere quando Harry la prese per la vita e le fece il solletico, facendola sussultare come un’anguilla.

 

Alle sue vivaci proteste replicò con un allegro “Te lo do io l’allenamento supplementare…!”

 

“Ok, ok, ti prego: basta!” lo supplicò Ginny, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.

 

Harry la baciò all’improvviso. “Questo per farti perdonare.” spiegò scherzoso.

 

Ginny sorrise e gli carezzò una guancia con dolcezza. “Dai, entriamo…” mormorò, aprendo la porta dietro di sé.

 

Entrò insieme a lei nella grande stanza rotonda, proprio sotto il tetto della torre, ascoltando, con il cuore che batteva forte, i loro passi riecheggiare contro le pareti di roccia viva.

 

Ginny si voltò verso di lui, i lunghi capelli color fiamma che si agitavano attorno al suo viso. Era così… viva… Come aveva fatto a non rendersene conto? Ogni minima espressione del suo viso sprizzava vitalità da tutti i pori… e lui lo notava ora come se fosse la prima volta.

 

Ginny aggrottò le sopracciglia, sorridendo perplessa. “Che c’è?”

 

Harry sorrise, scuotendo la testa. “Nulla.” rispose, avvicinandosi ed accarezzandole una guancia. “È solo che non mi sembra vero. Non sai quanto ho sognato questo momento…”

 

Ginny scoppiò a ridere di cuore. “Oh, sei tu che non immagini minimamente quanto l’ho sognato io…!”

 

Si sentì improvvisamente in colpa. Ginny aveva dimostrato molto tempo prima di provare per lui più che affetto fraterno, mentre lui si era ostinato a volerla considerare come la sorellina che non aveva mai avuto. “Sarebbe potuto accadere secoli fa…” disse un po’ mesto. “Sono stato un cretino…”

 

“Sì, lo sei stato.” concordò Ginny, passandogli le dita tra i capelli. “Fortunatamente sei rinsavito!” esclamò ridendo, nel prendergli con due dita una guancia e tirandola.

 

“Non sono stato l’unico a rinsavire: prima o poi mi dovrai spiegare come hai fatto a metterti con Dean.” Harry prese un’aria disgustata. “Vi baciavate sempre. E lui ti metteva le mani dappertutto…! Credo di aver seriamente pensato di farlo fuori! In fondo, sarebbe bastato soffocarlo con il cuscino…”

 

Ginny inarcò le sopracciglia. “Se tu hai pensato all’omicidio, io cosa avrei dovuto dire l’anno scorso con Cho-annaffiatoio-umano-Chang che ti stava sempre appiccicata addosso?!”

 

“È diverso: intanto Cho non mi stava sempre appiccicata addosso…” protestò Harry.

 

Ginny spalancò gli occhi, in una divertita incredulità. “Non ti stava sempre addosso?! Oh, Merlino! Eravate ridicoli con quegli sguardi da pesci lessi quando vi incontravate per i corridoi!” disse con rabbia, incrociando poi gli occhi e facendo l’imitazione di un pesce dall’aria piuttosto ottusa.

 

La sua reazione lo fece sorridere. “Eri gelosa?”

 

Ginny arrossì furiosamente e si guardò le punte delle scarpe. “Sì…”

 

“Beh, anch’io ero geloso di Dean. Da morire.”

 

Ginny, con lo sguardo sempre fisso a terra, sorrise. Quando rialzò gli occhi, una scintilla fiera li faceva brillare. “Comunque, oggi l’ho proprio stracciata quella Cho Chang.” decretò soddisfatta, facendo scivolare con delicatezza le braccia dietro il collo di Harry.

 

“Decisamente…” E in tutti i sensi, pensò Harry mentre univa nuovamente le loro labbra in un bacio.

 

E poi non pensò più a nulla.

 

Le sue labbra calde, i capelli così morbidi al tatto, il suo corpo così vicino al proprio, le sue mani che laddove lo toccavano sembravano risvegliare un fuoco ardente, tutto di lei lo faceva perdere in un abisso di emozioni tanto intense da fargli provare anche un po’ di timore.

 

Quando si separarono non lo fecero del tutto: i loro visi erano ancora così vicini che le loro labbra si sfioravano ad ogni respiro. “Wow…” mormorò Harry, con gli occhi ancora chiusi per percepire meglio le sensazioni che il profumo di Ginny gli provocava.

 

Ginny ridacchiò. “Doppio wow…” sussurrò, tornando a baciarlo.

 

Si baciavano giocando tra loro: si rincorrevano, si ritraevano, si ritrovavano e poi si sfuggivano un’altra volta. Entrambi ridevano, presi da un’eccitazione febbricitante. Non esisteva più nulla intorno: Harry riusciva a concentrarsi solo su Ginny e le sue labbra.

 

Ancora baciandola, la sollevò per farla sedere su uno dei tavoli in legno che si trovavano nell’aula. Diverse pergamene svolazzarono in direzione del pavimento, mentre si baciavano con foga. Troppa foga… Nel baciarlo, Ginny urtò involontariamente un telescopio che cadde a terra, fracassandosi e provocando un rumore assordante nel silenzio della torre.

 

Si guardarono negli occhi, il ghiaccio nelle vene temendo il peggio. Infatti…

 

Sentirono gli improperi di Gazza, prima ancora di udire i suoi passi pesanti su per le scale. “Ah! Vi ho… beccati… piccoli… delinquenti!” urlava affannato.

 

“Presto! Sotto il tavolo!”

 

Si nascosero proprio un attimo prima che Gazza spalancasse la porta ed irrompesse nella stanza, fiutando l’aria come un vecchio segugio. “Tanto lo so che siete qui, piccoli esseri immorali! Dove siete?” gridò, trascinandosi pesantemente al centro dell’aula. “Qui ci vuole una punizione con i fiocchi! Non vi hanno educato i vostri genitori?!” esclamò, con gli occhi che brillavano di fanatismo. “Bisogna ripulire quelle vostre spregevoli anime sudice e colme di cupidigia! Pensieri impuri! Depravazione! Vizio! Dissolutezza! So io come farvi passare la concupiscenza!” gridò, battendo un pugno su un tavolo vicino a quello dove si nascondevano.

 

Ginny singhiozzò lievemente. Harry la guardò: era paonazza per lo sforzo di non ridere. In effetti, la scena aveva qualcosa di esilarante per chi l’avesse guardata dall’esterno.

 

“Uscite fuori, giovani lascivi! Ho giusto un paio di allunga-pollici nei sotterranei che sono sicuro il professor Silente mi lascerà usare per correggervi!” disse Gazza, cominciando a guardare sotto i tavoli.

 

Harry trattenne il respiro e sentì che anche Ginny accanto a lui aspettava con il fiato sospeso di vedere l’orrenda faccia di Gazza comparire dietro il velo di pergamene disordinate che li copriva alla sua vista.

 

Improvvisamente, un rumore di vetri infranti e la risatina acuta di un certo poltergeist invasero l’etere.

 

“Pix!” esclamò Gazza, tirando su con il naso. “Dannatissimo poltergeist! Sei stato tu!” gridò, prima di precipitarsi fuori dall’aula e correre giù per le scale urlando insulti contro Pix.

 

Aspettarono qualche minuto prima di uscire allo scoperto. Ginny si lasciò andare in una risatina di sollievo. “Non avrei mai pensato di poter dire che amo Pix con tutto il cuore!” ridacchiò.

 

Anche Harry rise. “Ehi, potrei essere geloso, sai?”

 

“E ne avresti tutte le ragioni!” esclamò Ginny, prendendolo per la cravatta della divisa ed avvicinandolo quel tanto che bastava per stampargli un bacio schioccante sulle labbra. Poi sbirciò oltre la sua spalla. “Abbiamo proprio combinato un bel guaio: è meglio se ce la filiamo prima che ritorni Gazza…”

 

“D’accordo…” sospirò Harry: in verità avevano avuto ben poco tempo per stare soli.

 

Ginny lo osservò con aria divertita. “Ehi, cos’è quell’aria afflitta?! Prima della Sala Comune ci sono un sacco di corridoi e di aule vuote…” Rise, sfuggendo al suo abbraccio e cominciando a scendere le scale.

 

Harry fissò per un attimo i suoi capelli danzare su e giù. Poi, cominciò a rincorrerla.

 

Eh, già… Proprio stracciata quella Cho Chang…

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa è la mia prima one-shot e spero che non la giudichiate troppo severamente… sinceramente non mi ritengo molto portata per le scene romantiche… -____-‘

Va beh, spero comunque che a qualcuno sia piaciuta!

Fatemi sapere!! ^^

Un abbraccio a tutti

Ale

 

 

P.S. Se per caso foste interessati, sto finendo di scrivere un’altra fic “Where the snake lies”, con protagonista Draco Malfoy, Theodore Nott e, ovviamente, Harry, Ron, Hermione, Ginny e gli altri. È una AU, ambientata quando i nostri eroi hanno circa 24 anni. Draco Malfoy è uscito da Azkaban e, per cercare di rientrare nella comunità magica, accetta di aiutare gli Auror con i Vampiri, che stanno mettendo a segno diversi attacchi contro la popolazione magica per scoprire l’ubicazione di un antichissimo manufatto magico, l’Anello di Matra. È una storia di avventura, azione ed anche un pizzico di romanticismo… Beh, se ho stuzzicato la vostra curiosità, andate a darci un’occhiatina e fatemi sapere cosa ne pensate.

Un bacione a tutti.

Ale

 

 

   
 
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