Totam pulchram est Italia
Oggi
alla stazione ho visto un vecchio. Camminava distratto avanti e
indietro, in un moto armonico che sembrava la personificazione del
tormento. Ingenuamente, mi aspettavo di vederlo tirare fuori dalla
sua valigetta di cuoio logoro un libro, cosicché potesse
affogare i suoi dispiaceri nella carta e nell'inchiostro.
Al
contrario ha continuato, imperterrito, la sua marcia disperata. Per
una frazione di secondo – un secondo che mi è parso un
secolo, devo ammettere –, tuttavia, ho scorto il suo sguardo.
Ed è stato come se il sangue si fosse ghiacciato nelle mie
vene. Lasciava trasparire esperienza, ma al contempo sembrava
invidiarmi con i suoi occhi immersi nelle rughe – una per
ogni delusione.
Oggi alla stazione ho visto un vecchio. Sembrava quasi che avesse perso la forza di sperare in un futuro migliore. Negli occhi portava la triste bellezza degli sconfitti. E negli occhi custodiva promesse di vendetta verso un Paese che l'ha deluso troppo.
NdA:
ho scritto questa piccola “flashfic” mentre ero davvero
alla stazione. E quel vecchio, per la miseria, l'ho visto davvero. E
ciò che ho scorto nel suo sguardo azzurrognolo, è
proprio quanto scritto sopra. Forse, dovremmo fermarci più
spesso a riflettere. O forse dovremmo continuare a non prestare
attenzione ai problemi finché questi non bussano alla nostra
porta. Dedicata all'Italia
– che anche se me ne voglio andare resterà sempre la mia
casa
– e al gruppo facebook “Il topo da
biblioteca”
(che consiglio vivamente, per inciso), che con una delle sue
iniziative mi ha dato il coraggio di guardare al di là del mio
orizzonte.
-egoica;