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Autore: Firelight_    12/10/2012    6 recensioni
"Louis si guarda intorno, sorridendo stupidamente a quella massa accalcata che lo opprime gradevolmente, e d’un tratto sembra che ogni cosa si fermi e precipiti, per rinascere più stupefacente e meravigliosa.
Si dimentica di Jeremy sul palco e si dimentica di Stan accanto a sé, perché un’intera esistenza non gli sarebbe sufficiente per guardare quel ragazzino coi ricci e la giacca da collegiale; vede la sua pelle di porcellana scintillare, vede la sua gola e le corde vocali tendersi nel cantare, vede le labbra innaturalmente rosse schiudersi e i denti bianchi balenarvi al di sotto, vede i capelli arruffati scivolargli sulle tempie e lungo la nuca mentre getta indietro il capo".
[Louis/Harry]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spiaggia.

 
 


Gli applausi e il boato della folla invadono le navate dell’arena, rotolando fra gli spalti e insinuandosi potenti fra i corpi schiacciati e le grida entusiaste dei fan in delirio.
Tutta la luce sembra aver assunto una tonalità rossastra e corposa, che sbatacchia sugli occhi spalancati di Louis e li acceca, abbacinandolo di fronte all’immensità attorno a sé, mentre batte energicamente le mani in direzione del gruppo che suona sul palco; quando Jeremy Davis attacca con i suoi incalzanti accordi di basso, lui grida più forte, non riuscendo a fare a meno di seguire con lo sguardo ogni movimento dell’affascinante bassista, sorridendone appena.
Stan lo abbraccia rudemente, strillando le parole della canzone con voce completamente fuori tono e riuscendo solamente a stordirlo ancora di più. Ma questo è il concerto dei suoi sogni e Louis, circondato da amici rumorosi, i suoi diciotto anni che gli scorrono nelle vene e nelle iridi, è così felice che vorrebbe solamente urlarlo al mondo.
La musica e la confusione lo fanno star bene come sempre, così come ama il sentire la presenza di tutta quella gente riunita dalla stessa passione. Gli piace sentirne l’entusiasmo palpabile e, soprattutto, gli piace sentirsi tanto bene da scoppiare e dimenticare il resto, lasciandosi alle spalle sogni e speranze infranti di un ragazzo che aveva riposto troppa fiducia nella vita.
Però ora basta, ora basta con i cattivi pensieri, si dice mentre si unisce a Stan, cantando anche lui a squarciagola e strizzando gli occhi, i flash delle macchine fotografiche che esplodono ovunque.
Louis si guarda intorno, sorridendo stupidamente a quella massa accalcata che lo opprime gradevolmente, e d’un tratto sembra che ogni cosa si fermi e precipiti, per rinascere più stupefacente e meravigliosa.
Si dimentica di Jeremy sul palco e si dimentica di Stan accanto a sé, perché un’intera esistenza non gli sarebbe sufficiente per guardare quel ragazzino coi ricci e la giacca da collegiale; vede la sua pelle di porcellana scintillare, vede la sua gola e le corde vocali tendersi nel cantare, vede le labbra innaturalmente rosse schiudersi e i denti bianchi balenarvi al di sotto, vede i capelli arruffati scivolargli sulle tempie e lungo la nuca mentre getta indietro il capo. E, sul momento, tutto quel che Louis riesce colpevolmente a pensare è che quella pelle così candida è troppo perfetta per essere reale e sembra fatta per esser morsa e bramata.
Poi a quella considerazione sussulta e – perché sta facendo quel genere di pensieri su uno sconosciuto che non potrà avere più di sedici anni?
In un’altra occasione, attirerebbe immediatamente l’attenzione di Stan per fargli vedere il ragazzo carino che è riuscito ad adocchiare, ma stavolta è diverso. Perché quel ragazzo è un maledetto angelo sceso in terra e, irrazionalmente, Louis vuole quella spettacolare visione tutta per sé.
Lo studia insistentemente per diversi minuti, immaginando la sua voce confondersi fra mille altre e rimanendo immemore di tutto il resto, fino a che il ragazzino non si volta. Lo fa di colpo, volgendo bruscamente il capo nella sua direzione e – chissà perché – Louis inizia a pensare che in quel posto fa caldo dappertutto. Una fornace ardente.
Quello lo sta osservando con attenzione e curiosità, fermando il proprio moto ondeggiante che andava a ritmo con la melodia, dondolando appena mentre i riflettori si schiantano contro le maniche ruvide della sua felpa, avvolgendogli i riccioli e la bocca. E, non appena Louis si rende conto che la luce che colpisce i suoi occhi li sta accendendo di un verde inimmaginabile, il ragazzo gli sorride. Fa un sorriso enorme, spropositato, che gli disegna due fossette sulle guance e lo rende, se possibile, ancora più bello. Allora Louis ride senza sapere perché, che la colpa sia da imputare alla canna che lui e Stan si sono fumati alla fermata del pullman prima dell’inizio del concerto?, e quando riapre le palpebre che sembrano essersi incollate insieme, il ragazzo non c’è più.
Si è confuso fra la calca e, se il cuore non gli battesse così forte da far male, Louis crederebbe di averlo immaginato.
 

* * *

 
 A dir la verità, Louis non ha alcuna voglia di andare alla festa sulla spiaggia; è di cattivo umore, ha litigato pressappoco col mondo intero, e non è certo di avere abbastanza denaro per bere quanto vorrebbe. Mentre riflette e scende giù per il pendio ghiaioso, avverte un peso schiacciante sulle spalle e si sente di colpo molto più vecchio dei suoi vent’anni. Le cose sono cambiate troppo e troppo in fretta e, ora che si ritrova solo ed è costretto a cercare di cavarsela da solo con tutti i mezzi che ha a disposizione, la voglia di fare qualunque cosa è scomparsa.
Ma è estate inoltrata e, quando ha saputo del falò che si sarebbe tenuto giù alla baia, ha deciso che sarebbe stata una buona alternativa alla notte insonne che lo aspettava. Ecco perché si trova lì, la sabbia che gli si infiltra nelle scarpe di tela e scricchiola sotto i piedi e la notte che ammicca sopra la sua testa.
I ragazzi sono riuniti in cerchio attorno ad alcuni ceppi di legno che minacciano di spegnersi da un momento all’altro – sembrano essere tutti liceali, e Louis cerca di non farci caso – mentre uno di loro sta suonando la chitarra. Circolano diverse bottiglie di birra scadente e, ad esser sincero, questa è l’unica cosa che gli impedisce di girare i tacchi e lo convince ad avvicinarsi di qualche metro.
Un paio di sconosciuti lo salutano e il resto del gruppo lo ignora, al contrario del ragazzo biondo che suona la chitarra, il quale gli lancia una bottiglia che per poco lui non manda a schiantarsi a terra.
“C’è birra a volontà!” esclama questi, non perfettamente lucido e con un marcato accento irlandese che lo fa ridacchiare fra sé e sé.
Mentre si siede fra quella gente a lui del tutto estranea, pensa che in fondo sarebbe potuta andargli peggio: magari l’irlandese gli darà qualche altra birra gratis, così potrà fingere di essere più brillo di quanto non sia in realtà. E potrebbe cercare di rimorchiare, se uno di quegli adolescenti sbarbati fosse abbastanza ubriaco e con gli ormoni sballati da starci; ma sa che, comunque, rimarrà ugualmente di cattivo umore.
Louis beve un altro sorso, le palpebre socchiuse nonostante la luce scarsa, e d’un tratto il suo sguardo s’inceppa nel mezzo del percorso, incagliandosi fra pietre grezze e verdi che lo stanno fissando da troppo tempo – forse, da sempre.
Per un attimo non capisce, e passa mentalmente in rassegna tutte le sue numerose conoscenze per cercare di identificare quel ragazzo dai riccioli scuri ed esuberanti. Ma in fondo sa che non va al college, che non l’ha incontrato in nessun pub londinese e no, sicuramente non è una delle ben discutibili conoscenze di Zayn.
In un lampo, l’immagine folgorante e confusa di un vecchio concerto e di una delle sue ultime serate col sorriso gli attraversa i pensieri da parte a parte, e dentro di lui piomba uno strano caos. Si riscuote solamente quando, dopo che il riccio ha sussurrato qualcosa all’orecchio del biondo, questi accenna i primi accordi di We are broken.
Se ne rammenta, Louis; lui se ne rammenta che stavano suonando quella canzone, nel momento stesso in cui il suo sguardo e quello del ragazzo dagli occhi verdi si sono incrociati. Se ne rammenta, e a quanto pare non è il solo.
Non riesce a fare uno dei suoi soliti sorrisi ammiccanti, non riesce a esordire con una battuta brillante, non riesce a inventare una storiella divertente e non riesce neppure a continuare a bere. Rimane lì piantato nella sabbia, il sapore amaro della birra nella bocca e i ricordi che gli scivolano giù per la gola, sentendo di avere le guance rosse come un bambino innamorato.
“Ciao…” balbetta infine, le labbra secche come mai.
Qualcuno attorno a lui ridacchia, è perfettamente consapevole di star facendo la figura dello stupido, ma sul viso dell’interessato si apre lo stesso sorriso impossibile della sua memoria, un trionfo inverosimile di bianco e rosso.
“Harry!” quando l’irlandese lo chiama, il riccio sobbalza impercettibilmente e si volta a guardarlo “Credi che stasera ci sarà anche Liam?”
Lui si stringe nelle spalle, sembra che non gliene importi più di tanto, e per quello Louis si sente colpevolmente sollevato.
Non risponde e, dopo qualche secondo che gli è servito per osservarlo e costringerlo ad abbassare lo sguardo, torna a squadrare il castano, che non ha smesso neppure per un attimo di fissarlo insistentemente. Sa che probabilmente sembrerà maleducato e ridicolo ma, davvero, non riesce proprio a farne a meno.
“Ti è piaciuto il concerto?”
Quando Harry pronuncia quelle poche parole, con una voce lentissima, roca e strascicata che gli fa pulsare più forte il sangue nelle vene, Louis si sente sparato in una galassia ignota dentro a una bizzarra navicella spaziale che non lo fa respirare.
“Molto… molto bello” riesce a stento a farfugliare, le sillabe che non vogliono saperne di nascere e prendere vita sulla sua lingua.
“Sembravi felice” dice l’altro col suo timbro vellutato, piegando il capo su una spalla e facendo sì che uno dei ricci lucenti scivoli sul viso.
“Lo ero”.
Stavolta è riuscito a mantenere un tono abbastanza fermo e, per una volta, riesce a non sentirsi del tutto sotto esame; percezione che, però, svanisce un attimo dopo.
“E ora, Louis?”
Non ha alcuna idea di come Harry conosca il suo nome – è possibile che abbiano degli amici comuni, ma non ci giurerebbe – e non ce la fa proprio a replicare, il cuore che batte nelle tempie come un tamburo.
Sembra tutto eterno e impercettibile mentre continuano a studiarsi, uno spaventato e l’altro fin troppo consapevole, i ragazzi attorno a loro che ridono e bevono come se non esistesse nient’altro, il biondo che ha scoperto chiamarsi Niall che continua a suonare canzoni che nessuno conosce, le ragazze che si tolgono le magliette e rimangono in reggiseno.
E ad un certo punto Harry si alza in piedi e scuote via la sabbia dalla camicia, per poi cominciare a dirigersi lentamente verso la parte più buia della spiaggia, camminando senza fretta. Louis lo segue in modo quasi inconsapevole, inciampando nei suoi stessi piedi e venendo accompagnato da alcuni scherzi leggeri che non sente neanche.
Il riccio si volta a guardarlo e gli sorride di nuovo, stavolta in modo velato, un sorriso sghembo e incerto che fa guizzare come fiamma il verde degli occhi. Poi comincia ad arrampicarsi sugli scogli e, anche se Louis sa che non avrà mai la stessa agilità e che finirà anche per rovinare l’unico paio di pantaloni ancora presentabile che si ritrova, non esita un attimo prima di imitarlo.
“Fa’ attenzione a non cadere” sbuffa Harry divertito, tirandosi su fra i lastroni di pietra e facendo penzolare le gambe sull’acqua nera che vortica al di sotto.
L’altro lo raggiunge faticosamente, lasciandosi cadere al suo fianco e tastando nelle tasche in cerca delle sigarette – non potrebbe tollerare nient’altro senza un po’ di nicotina.
“Ne vuoi una?” chiede.
L’espressione sprezzante del più piccolo è sul punto di farlo vergognare di averglielo domandato, tuttavia se ne accende comunque una e comincia a fumare in silenzio, sperando silenziosamente di non infastidirlo.
“Perché siamo qui?” lo interroga Harry, giocherellando con i braccialetti di corda che porta ai polsi.
“Non lo so”.
Ride, le labbra scarlatte che si tendono.
“Perché mi hai seguito?”
“Non lo so”.
Louis soffoca il suo imbarazzo nell’ennesimo tiro di sigaretta, rischiando di affogarsi con il fumo perché ne ha aspirato troppo, e tossicchia piano cercando di non farsi notare.
“Eri bellissimo, al concerto” biascica, senza avere idea di cosa stia dicendo “Lo sei anche adesso”.
Harry la soffia, la sua risata, la modella sulla forma del vento come fosse un felino, facendole prendere le sembianze di una perla di vetro e lanciandola oltre le onde.
“Guarda il mare” stiracchia le braccia e tende i muscoli, stendendosi sulla roccia e facendo aderire la schiena al suolo “Guarda la notte e le stelle”.
“Non ho mai guardato le stelle con qualcuno” ammette Louis, stendendosi a sua volta e continuando a fumare, trascinandosi un po’ più vicino al ragazzo, che registra ogni sua mossa.
“C’è sempre una prima volta”.
Mentre guarda quegli spruzzi di bava cosmica così lontani, una frana di pensieri gli si abbatte addosso e rischia di soffocarlo, rischia di fargli sentire di nuovo quella mancanza d’ossigeno tanto opprimente. Lo assale di nuovo la paura del futuro e di se stesso, il terrore di scomparire e di non esser mai esistito.
Però il timore si fracassa sul fondale quando, in uno scatto che tradisce la sua umanità concitata, Harry insinua una mano nella sua e gliela stringe forte, senza avere il coraggio di intrecciare le loro dita.
Comincia a canticchiare la melodia indefinita di una canzone e, al sicuro nella sua bocca calda, ogni suono sembra bruciare l’atmosfera.
Louis si unisce a lui senza conoscere le parole, inventando strofe a casaccio e improvvisando, le gote in fiamme e le mani che tremano un poco; eppure, nonostante tutto, non tace.
“Suona bene, insieme” commenta infine Harry, volgendo appena il capo nella sua direzione, i ricci scompigliati che sfregano contro la superficie ruvida degli scogli.
Il castano fa lo stesso, cercando il suo sguardo anche se la notte è buia, i frammenti di roccia e polvere che s’incastrano fra i suoi capelli e s’insinuano sotto il colletto, le scarpe piene di sassolini.
“Sì”.
Vorrebbe dire qualcos’altro, ma non ne è capace; vorrebbe baciarlo, ma inaspettatamente è proprio Harry ad anticiparlo, cogliendolo di sorpresa. Si sporge verso di lui e schiaccia brevemente le proprie labbra morbide contro le sue, donandogli una fugace visione di paradiso, poi si scosta e si gratta il mento, a disagio.
“Scusa” borbotta, poco convinto.
Louis si puntella sui gomiti ed è lui a baciarlo, stavolta esattamente come sognava, senza timidezza e con le bocche schiuse, le lingue che hanno paura di conoscersi e che non hanno ancora trovato la propria musica.
“Scusami tu” risponde poco dopo, già geloso della saliva di Harry nascosta nella propria bocca.
Questi ridacchia appena con una sfumatura incredula, poi si mette a sedere e gli sfila la sigaretta di mano, facendola rotolare oltre i sassi fino a che non scompare nel buio.
“Torniamo indietro?” propone, la voce lievemente incrinata che dice molto di più di quanto Louis non vorrebbe intendere.
Il riccio non aspetta una sua risposta, ma subito fa per alzarsi in piedi e fuggire via, lontano da tutto.
È il castano ad avvolgergli le dita attorno a un polso per fermarlo, la presa salda e forse troppo forte che lo supplica di restare, il respiro incauto.
“E se invece rimanessimo qui?”
L’altro scuote il capo ma non muove un muscolo, gli occhi enormi e spalancati puntati nei suoi, sfidandolo per far sì che distolga lo sguardo; ma Louis non cede. Louis, per la prima volta nella sua vita, non si arrende.
“D’accordo” e Harry sorride una volta di più, perché ha capito; Harry sorride, perché l’ha sempre saputo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



Autrice:

Salve, miei cari lettori!
Mi sembra di non pubblicare niente da una vita, eppure in fondo sono passate appena due settimane dalla mia ultima one shot. Bah, divento sempre più dipendente dalla scrittura – e dalla Larry ;_;
avevo iniziato questa storia ad agosto, difatti ho scritto la parte del concerto due mesi fa, poi oggi ho deciso di terminarla e, mettendomi un po’ d’impegno, ci sono riuscita. La band citata nella prima scena sono i Paramore, ormai saprete che li adoro, e secondo me Louis potrebbe benissimo avere una celebrity crush per Jeremy, perciò… u_u (come biasimarlo?)
Mi piace abbastanza com’è venuto fuori il suo personaggio, soprattutto perché sono riuscita a scrivere facilmente di una personalità che, a conti fatti, non mi assomiglia granché. Ed è fantastico per me, dato che di solito ciò mi risulta mooolto difficile.
Bé, spero solamente che la storia vi sia piaciuta e che mi lascerete una recensione, mi fanno sempre moltissimo piacere!
Dunque, vi lascio solo con un: #bravery #LarryIsReal #IShipBullshit e, nada, love ya all.
A presto, grazie mille di aver letto.
 
firelight_
 

ps. sul mio account trovate un bel po’ di storie che aspettano solo di essere lette, perché non dare un’occhiatina? (:
questa invece è la fanfic Zouis che scrivo con electricdiorama: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1041550&i=1
ed eccovi i miei recapiti: twitter, https://twitter.com/firelight34
tumblr, http://jun-loveisequal.tumblr.com/
e la mia pagina facebook: http://www.facebook.com/pages/Flox/228917877147817
 
   
 
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