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Autore: Evazick    12/10/2012    3 recensioni
E in quel momento lei aveva sorriso per la prima volta, un sorriso così felice che le aveva illuminato tutto il volto e acceso gli occhi, e lui aveva visto la sua vera bellezza in tutta la sua essenza e purezza, prima offuscata dal fumo delle sigarette, dalle note musicali e dalle bollicine dello champagne. Aveva sentito il suo corpo muoversi contro il suo con una sensualità innocente, da bambina, ed avrebbe voluto incidere quegli istanti nella sua carne e nella sua mente per non scordarseli mai.
[A LucifersAngel, che ha avuto per prima l'idea della pista da ballo.]
[Grazie a "Dance me to the end of love", cover dei The Civil Wars, per l'ispirazione.]
Genere: Fluff, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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A Irma, che ha trovato il suo cavaliere.
E che sa quanto l'ho citata in questa storia.






Dance me to your beauty with a burning violin
Dance me through the panic 'til I'm gathered safely in
Lift me like an olive branch, be my homeward dove
And dance me to the end of love
Please, dance me to the end of love

 
La sala da ballo era completamente vuota, fatta eccezione per le sedie e i tavoli apparecchiati elegantemente ma vuoti, come se qualcosa avesse costretto i loro occupanti ad andarsene in fretta. Persino i candelabri erano spenti, e l’unica luce che illuminava la sala era quella della luna, che passava attraverso i vetri delle grandi finestre e colorava d’argento il pavimento. Zone d’ombra e di luce si alternavano in un complicatissimo gioco in bianco e nero, e le due figure che ballavano nel centro della sala saltavano da un territorio all’altro con naturalezza. I loro passi erano così leggeri che non si sentivano e a malapena sfioravano il pavimento, e loro ballavano al ritmo di una musica che esisteva soltanto nelle loro menti. Si guardavano senza mai interrompere il contatto visivo e senza mai parlare, come se quei semplici gesti potessero spezzare l’incantesimo sotto cui si trovavano. Non respiravano nemmeno, tanto era profondo il silenzio nella sala, e l’unico segno della loro presenza erano le loro figure che venivano illuminate dalla luna e poi ritornavano ombre tra le ombre, tornando alla luce poco dopo. La mano di lei stringeva delicatamente quella del suo cavaliere, e si aggrappava con l’altro braccio al suo corpo con una forza così disperata che solo un naufrago e la sua zattera di salvataggio possono conoscere. Tuttavia sorrideva leggermente, un sorriso ben diverso da quello deciso e ampio dipinto sulle labbra di lui, un sorriso quasi sfrontato che sembrava conoscere tutti i segreti del mondo.
Si erano conosciuti proprio in quella sala, anche se nessuno dei due avrebbe saputo dire quanto tempo prima. Erano sicuri che lui si trovasse lì da più tempo, e la sera in cui l’aveva vista per la prima volta lei era appena arrivata, sperduta e confusa come un uccellino fuori dal suo nido. Tutti le si erano subito affollati intorno per farle qualche domanda e osservarla meglio, ma lui no: era rimasto nel suo angolo a sorridere con un solo angolo della bocca e a fumare lentamente la sua sigaretta, e l’aveva vista mentre gli altri le spiegavano dove si trovava e chi erano, per caso vuoi qualcosa da bere, tesoro? Champagne, vino, un bicchiere d’acqua?
Lei si era allontanata da tutti quegli sconosciuti, forse ancora più spaventata, ed era andata a sedersi ad un tavolo vuoto poco più in là. Le avevano rivolto solo qualche altra occhiata, poi tutti erano tornati alle proprie occupazioni al suono dei violini. Soltanto qualche coppia temeraria osava ballare sotto gli occhi di tutti, ridendo e volteggiando sul pavimento tra fruscii di gonne e colpi di tacco e di punta.
 

Oh, let me see your beauty when the witnesses are gone
Let me feel you moving like they do in Babylon
Show me slowly what I only know the limits of
And dance me to the end of love
Please, dance me to the end of love

 
Lui era rimasto in disparte ad osservarla ancora per qualche minuto, poi aveva spento la sigaretta nel posacenere e si era alzato dalla sedia. Non appena lo aveva visto avvicinarsi, lei era arrossita ed aveva tenuto lo sguardo basso sulla punta degli stivali, ma non aveva potuto ignorare la persona che si era seduta dall’altra parte del suo tavolo. Erano rimasti a lungo in silenzio, l’uno ad osservare l’altra che osservava il pavimento, con i violini e i chiacchiericci della gente in sottofondo. Alla fine lui aveva preso la parola e le aveva chiesto se si sentiva bene. Lei aveva risposto di sì, ma lui aveva alzato un sopracciglio come a dirle che non le credeva nemmeno un poco. Era stata costretta ad alzare la testa e a guardarlo in faccia per ribattere che, bè, in realtà era nuova di quel posto, e quindi era ovvio che le ci volesse un po’ per ambientarsi, non trova? Lui aveva riso e le aveva detto che non doveva dargli del lei, mi sembra di essere mio padre, e sono ancora troppo giovane per essere così vecchio. Lei aveva voluto sapere se suo padre era lì; certo, era stata la risposta, ma da qualche parte ai piani superiori, vado a fargli visita di tanto in tanto. Sai, quando non ballo.
Ballo?
Sì, bè, che pensavi, che i violini fossero per bellezza? Ancora una risata, e aveva indicato le persone in mezzo alla pista che non si stavano ancora preparando ad andarsene. Certe volte, le aveva confessato, certe volte, quando trovo qualcuna all’altezza, mi piace afferrarle le mani e trascinarla là in mezzo, e ballare finchè non siamo nel buio e nel silenzio più assoluti. È magico, è un momento solo per noi e noi soltanto.
Oh.
Lei aveva riportato il suo sguardo sulle persone che adesso stavano afferrando i loro cappotti e si affrettavano ad andarsene, sui musicisti che avevano finito di suonare e riponevano i loro strumenti nelle loro custodie, sui camerieri che sparecchiavano tavoli e radunavano bicchieri vuoti e sporchi. Li aveva guardati tutti sparire oltre altre porte, diretti verso altre stanze, e si era sentita quasi costretta a chiedergli dove stavano andando. Che altro c’è qui?
Altre feste, le aveva risposto. Altre sale, altre musiche, altri pavimenti. Saranno tutti titubanti una volta arrivati, ma alla fine tutti loro balleranno, prima o poi. Arriva per tutti il momento di ballare.
Davvero? L’aveva detto sbalordita, quasi a bocca aperta. Pensavo che qui… insomma…
Un’altra risata. Ti sbagliavi. Lui si era alzato in piedi e lei aveva pensato che anche lui stesse per andare ad un’altra festa, ma poi le aveva teso una mano con quel sorriso impertinente in volto. Posso insegnarti come si fa, se vuoi.
E lei non aveva nemmeno tentennato, come invece aveva fatto così tante volte in un’altra vita, adesso così lontana da tutto il resto, ed aveva afferrato quella mano fredda e pallida come la sua. Lui l’aveva condotta nel centro della sala e le aveva mostrato in silenzio come far combaciare le loro mani e dita e i loro corpi come tessere di un rompicapo. L’idea che non avevano musica l’aveva sfiorata solo per un istante, poi i loro piedi aveva iniziato a muoversi come mossi dalla stessa mente e dallo stesso corpo, dallo stesso unico essere perfetto. E in quel momento lei aveva sorriso per la prima volta, un sorriso così felice che le aveva illuminato tutto il volto e acceso gli occhi, e lui aveva visto la sua vera bellezza in tutta la sua essenza e purezza, prima offuscata dal fumo delle sigarette, dalle note musicali e dalle bollicine dello champagne. Aveva sentito il suo corpo muoversi contro il suo con una sensualità innocente, da bambina, ed avrebbe voluto incidere quegli istanti nella sua carne e nella sua mente per non scordarseli mai.
 

Dance me to the wedding now
Dance me on and on
And dance me very tenderly

And dance me very long
We're both of us beneath our love, we're both of us above
And dance me to the end of love

 
Ed ore, giorni, mesi, anni, secoli dopo erano ancora lì, due figure immerse tra luce ed ombra nella grande sala. Ormai si erano così abituati al contatto reciproco che spezzarlo sarebbe stato come separare due gemelli siamesi, solo che nessuno dei due sarebbe sopravvissuto. Quando ci pensò, lei avrebbe voluto scoppiare a ridere per quel paradosso della sopravvivenza, ma si trattenne e si limitò a tirare un po’ più in su un angolo della bocca. Lui se ne accorse e sussurrò, quasi a fior di labbra, che c’è? Sono io che ti faccio divertire? E lei, che egoista che sei, stavo solo pensando, non puoi esserci solo tu nella mia testa. Hai ragione, ammise lui con lo stesso sorriso divertito. Per quello ho tutta l’eternità.
Quanto tempo era passato da quando avevano iniziato a ballare? Cos’era il tempo? Non lo sapevano, e quanto era bello esserne consapevoli! Sapevano solo che lui era lì da più tempo di lei, ed entrambi avevano un vago ricordo di aver danzato così già in precedenza, in un altro luogo, in un altro momento, ma il passato era circondato dalla nebbia. Lui sapeva che l’anello d’oro che portava all’anulare destro non era un gioiello di famiglia qualunque, e lei ricordava bene il velo che aveva alzato per baciare un uomo che non avrebbe visto mai più, ma che importava? C’erano stati tanti uomini e tante donne prima di loro due, ma non erano mai stati così importanti. Qualcosa era scattato nel momento in cui lui le aveva offerto la mano, e non si sarebbe mai spento, così come la luna che brillava fuori dalle finestre non avrebbe mai lasciato il posto al sole. Un raggio più intenso degli altri illuminò meglio la sala, mostrando le ragnatele negli angoli, sulle sedie e sui vasi da fiori, e la polvere sulle tovaglie ricamate finemente, trasformando in un lago argentato il pavimento che né lui né lei toccavano con i loro passi. Forse qualche nuovo arrivato sarebbe giunto presto, ma era bello sperare che se ne sarebbero andati tutti in qualche altra sala, lasciando quella a loro per l’eternità. Sì, pensarono entrambi nello stesso momento, sarebbe stato bello poter ballare fino alla fine dell’amore, fino a fondere i loro spiriti in un’unica, grande anima, un’unica forma trasparente e palpitante nel buio infinito della notte.

Oh, won’t you dance me to the end of love?














Non mi piace granchè scrivere storie romantiche, ma quando ci si ritrova ad ascoltare la bellissima cover di "Dance me to the end of love" dei The Civil Wars certe cose vengono spontanee. Correte ad ascoltarla, bifolchi è_é
Questa storia la dedico a LucifersAngel, una delle persone più meravigliose che abbia mai conosciuto e che sono fiera di avere come amica. Perchè lei odia e sopporta i miei crack pairing, perchè siamo due fangirl yaoiste accanite che shipperebbero persino i sassi, perchè cerca di appiopparmi chiunque come ragazzo, perchè riesco e riesce a farci ridere per due stronzate in croce ("Portalo tra i cespugli, avete la mia benedizione", ricordi?), perchè c'è sempre e comunque. E finalmente adesso è riuscita a trovare una persona che la fa impazzire ma anche stare bene, e sono contenta per lei con tutto il mio cuore. Questo è il mio regalo per te: tu, che hai trovato il tuo cavaliere e il tuo ballo (tanto per citarti). Che tu sia felice per il resto della tua vita, perchè te lo meriti, botta.

xoxo
Eva
  
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