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Autore: ShionBlueEyes    13/10/2012    4 recensioni
Entrate anche voi, lasciatevi tentare dal potere, dal mistero, dal profumo d'incenso.
Non trattenetevi, e iniziate a far parte di un mondo di bellezza classicista.
Dei miracoli questa è la corte, ma il vero miracolo è uscire di qua!
{Pairings: PruIta, Itacest, Spamano}
Genere: Dark, Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Venezia era particolarmente fredda quella sera.
L’umidità della laguna sembrava penetrare fino alle ossa, intorpidendole e il vento freddo soffiava forte tra i canali della Serenissima.
Lovino Romano Vargas si strinse nel lungo cappotto nero come la pece, senza nascondere una smorfia di disapprovazione.
Quello non era mare. Non gli somigliava affatto; dopotutto, lui era abituato al caldo sole della sua Napoli, che anche durante una giornata di febbraio inoltrato scaldava le membra ed il cuore. Quella invece gli sembrava una palude, che se non fosse stato per la superba e antica città avrebbero dovuto cancellare dalla faccia della terra.
Si accese una sigaretta, mentre continuava a camminare, cercando di farsi largo tra il turbinio di maschere che infestavano la città.
Il Carnevale.
Una sciocca ricorrenza, almeno così pensava lui.
Nascondere il proprio viso, trasformarsi per qualche giorno in una persona completamente diversa, non era per lui.
Lui era orgoglioso sia del suo carattere, certo, magari un po’ burbero e scontroso, ma pur sempre rispettabile e fiero, sia del sua aspetto più che piacente.
Si lasciò sfuggire un sorrisetto arrogante, nel pensare a ciò.
Sapeva di essere bello, lo sapeva molto bene. La pelle armoniosamente abbronzata, i capelli color cioccolato, gli occhi olivastri e il sorriso affascinante lo rendevano molto apprezzato sia da belle donne , che cadevano completamente ai suoi piedi, sia da uomini che rimanevano incantati dalla sua bellezza mediterranea.
Quindi, perché mai avrebbe dovuto celare tutto ciò al mondo?
Rimase perso in quei pensieri per un po’, fino a quando si accorse di essere giunto alla sua destinazione.
Davanti a lui, maestoso come al solito, un raffinato palazzo di epoca veneziana si innalzava, imponente nei suoi fini e perfetti particolari, opera di artisti che avevano versato sangue per poterlo erigere.
Le note di un walzer riecheggiavano appena all’esterno, segno che il ballo era già iniziato da un po’.
Conosceva bene lo stile di quei pomposi ricevimenti – quante volte il loro organizzatore gliene aveva parlato?- e sapeva che seguivano con metodica precisione lo stile vittoriano: sette quadriglie, sette walzer, quattro galop e una polka.
Però lui non era mai arrivato abbastanza presto da poter ascoltare le quadriglie.
Tolse la sigaretta dalle labbra, schiacciandola a terra.
Alcuni uomini controllarono che fosse effettivamente tra gli invitati –figurarsi, come poteva non esserlo?-  e, una volta che lo ebbero riconosciuto, attraversò a grandi falcate la porta d’ingresso, ritrovandosi subito nel mezzo della sala da ballo.
Non diede conto agli sguardi curiosi di qualcuno, probabilmente si stavano chiedendo come mai fosse l’unico vestito in modo normale, mentre lanciò degli sguardi ammiccanti a qualche ragazza che lo fissava ridacchiando.
Cominciò ad attraversare la sala, alla ricerca della vera motivazione per la quale era lì in quella gelida sera di febbraio.
“Ve, finalmente sei arrivato fratellone!”
Lovino si bloccò di colpo, nel sentire alle sue spalle quella voce fin troppo familiare.
“Cazzo, Feliciano, possibile che ti debba sempre cercare per tutta la sala?”
“Se arrivassi prima, mi troveresti ad aspettarti, ma devo pur intrattenere i miei ospiti, no?” rispose tranquillo l’altro, rivolgendogli un luminoso ed infantile sorriso.
Il più grande borbottò qualcosa a denti stretti, per poi prenderlo per un braccio e trascinarlo via.
“Muoviti, non lo sopporto più questo fottutissimo baccano”.
Entrarono in un salottino isolato, dove erano soliti ritrovarsi a parlare ad ogni ballo di Carnevale, da qualche anno a quella parte.
Lovino entrò di corsa, lasciandosi cadere su un morbido ed elegante divano di pelle rossa, reclinando indietro la testa sullo schienale.
Feliciano chiuse la porta, stando attendo che nessuno li avesse seguiti.
“Fratellone, quando mi vedi vuoi subito stare da solo con me, ve?” ridacchiò, senza riuscire a togliersi dal volto quel sorriso sfacciato, mentre si andava a sedere su una poltrona di fronte a lui.
L’altro avvampò di botto, sibilando un bastardo.
Odiava arrossire davanti a lui, il suo fratellino, che avrebbe potuto tranquillamente zittire con un sonoro schiaffo sulla guancia.
“Sai benissimo che durante queste stupide feste che organizzi ho bisogno di parlarti con calma, senza rompicoglioni intorno” ribatté il più grande, con un gesto stizzito del capo.
”Ve, certo, hai proprio bisogno di parlarmi” continuò imperterrito il fratello, calcando con attenzione l’ultima parola. Accavallò lentamente le gambe, lasciandosi sfuggire uno sguardo appena malizioso, così in contrasto con i lineamenti infantili del viso.
Lovino deglutì a vuoto, cercando di non far scivolare lo sguardo su quegli arti inferiori così asciutti e slanciati, fasciati dal pantalone blu notte del costume.
Eccolo, il perché non riusciva a zittirlo con un sonoro schiaffo sulla guancia.
 
Feliciano, per quanto il suo carattere fosse normalmente remissivo e candido, sapeva essere dannatamente perfido e pieno di malizia, in grado di assoggettare al proprio volere qualsiasi persona semplicemente con uno sguardo appena più languido.
E lui sapeva benissimo di esserne in grado.
Mentre Lovino era senza peli sulla lingua e per comandare si basava più sul fascino della forza e del potere –unito anche ad un faccino niente male, diciamolo-, Feliciano modificava il suo carattere senza problemi, seducendo nel vero senso della parola per ottenere i suoi scopi.
Ma non si concedeva mai. E anche se lo avesse voluto, l’altro non glielo avrebbe mai permesso.
Era geloso, infinitamente geloso, ed il pensiero di altre mani che, ingorde, lambivano il suo adorato fratellino, sporcandolo delle loro perverse ambizioni, lo faceva uscire dalla grazia del Signore.
Avrebbe ucciso, pur di essere sicuro che nessun altro potesse toccare Feliciano.
 
“Idiota, piantala di comportarti così, non sono proprio in vena”.
Romano si morse un labbro, stizzito, puntando lo sguardo verso un angolo della stanza.
No, per quella sera doveva lasciar perdere quella vocina maligna che gli sussurrava di non farsi troppi scrupoli e fare quello che inevitabilmente succedeva di solito.
Doveva veramente parlare, con il fratello.
“Ve… fratellone… è successo qualcosa?”
Veneziano lo guardò preoccupato, abbandonando quello scottante argomento che aveva iniziato.
Lovino era sempre scorbutico, e nemmeno con lui si abbandonava troppo alle gentilezze, ma difficilmente lo aveva visto così. Nei suoi occhi poteva vedere qualcosa che lo assillava.
“Ti ricordi quella maledetta famiglia russa, fratello?”
Il minore annuì, attento.
Eccome, se la ricordava.
Li avevano incontrati per la prima volta all’inaugurazione della Galleria Cesare Vargas, che lui ed il fratello si erano incaricati di aprire in onore di loro nonno, misteriosamente scomparso, ma che gli aveva lasciato una vera e propria fortuna, tutta incentrata sulla sua collezione di quadri famosi.
E, durante quell’evento, i tre Braginski –così si chiamavano- Ivan, Katyusha e Natalia, si erano presentati a loro.
Non era difficile immaginare che facessero parte della mafia, era dannatamente ovvio e nemmeno sembrava che facessero chissà cosa per nasconderlo, ma erano a conoscenza di alcune… informazioni riservate, che non avrebbero mai dovuto conoscere.
“Ma avevi stipulato un accordo con loro, ve?” Chiese Feliciano, non riuscendo a capire esattamente.
Di quella faccenda non ne aveva mai saputo molto, perché il fratello era stato attentissimo a non coinvolgerlo, ma senza spiegarne il motivo.
“Sì, ma pare che quei tipi abbiano la lingua piuttosto lunga”.
“E come hai intenzione di fare? Sono potenti, lo sai….”
”Non preoccuparti, fratellino. Ho già deciso come fare” Lovino ghignò, passandosi una mano sulla giacca, nel punto in cui teneva la pistola, per poi continuare “li ho invitati qua in Italia apposta, proprio perché saranno indifesi”.
“Non credi di essere un po’ troppo sicuro di te?”
”Certo che no” ridacchiò Romano “ma avrò bisogno del tuo aiuto”.
Il minore lo osservò attentamente, alzando un sopracciglio. Perché mai il fratello gli diceva così chiaramente di avere necessità di una mano da parte sua?
”Ve… fratello, non riesco a capire esattamente..”
“Lo so, idiota, ma ogni cosa a suo tempo. Approfondiremo tutto alla corte”.
“Oh…” Feliciano si lasciò sfuggire un sorrisino. Quella frase era stata molto utile a fargli capire cosa potesse intendere con avrò bisogno del tuo aiuto.

”Ora vado, non voglio farti perdere tempo ulteriore. Dopotutto, hai un ballo in corso”.
Lovino si alzò, sistemandosi il cappotto, procedendo verso la porta.
Quello che doveva dire lo aveva detto, quindi restare a ballare per tutta la sera in mezzo ad un branco di spocchiosi aristocratici non lo allettava affatto.
“Ve, fratellone… te ne vai di già?”
Il maggiore si voltò un attimo, vedendo Veneziano con una faccia da “cane bastonato e lasciato sotto la pioggia”, che si passava con disinteresse le mani sulle gambe –quelle maledette ed invitanti gambe-, senza staccare gli occhi da lui.
 
Forse avrebbe anche potuto ascoltare quella vocina maligna ancora una volta..

 


*** 

 
 
 
 
 
 
DIO, l’ho scritta.
Io. Ho. Scritto. Questa. COSA.
Allora, che posso dire, è terribile, lo so. .A.
 
NOTE:
 
In questa cacca fanfic, ho dovuto snaturare un po’ i personaggi (soprattutto Feli, LOL), inserendoli in un tema maturo e un po’ dark, anche se ho tentato di non alterare completamente la loro psicologia.
Ho chiamato il buon vecchio Nonno Roma Cesare, per richiamare la grande figura dell’impero Romano.
E LO SO, questo capitolo schizza Itacest da tutti i pori (e forse anche un po’ esplicitamente) ma ci sarà un motivo, e non sarà la coppia principale, ma ai fini della trama mi serviva.
Che dire, spero vi abbia incuriosito almeno un pochino *^*
E potete criticare quanto volete, tranquilli XD
  
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