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Autore: tomlinsonrawr    13/10/2012    1 recensioni
il mio migliore amico e' fuggito. scappato. louis non c'è piu'.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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martedì 20 marzo.
 
Eccomi qui, rannicchiata davanti alla porta del bagno, in lacrime per l’ennesima volta. Le parole di mia madre sono sempre le stesse, sempre dette con quel tono di rabbia, di scherno. “brutta troia, se nata per rovinarmi la vita. guardati, sei un cesso, sei una balena schifosa, mi vergogno ad uscire con te, sei solo una puttana”. Ogni giorno e’ cosi’, ed ogni giorno seduta, appoggiata alla porta, mi taglio. “dio, ma perche’ ti ho messo al mondo? Sei inutile, sei una zoccola di merda” la piccola lametta che in questi giorni mi e’ da unica compagna di vita scorre lentamente sulla mia carne, lasciando dei piccoli segni biancastri, che a poco a poco vengono ricoperti da piccole goccioline di sangue. Quel piccolo pizzichio mi fa stringere i pugni, ma il dolore passa velocemente, sovrastato da un dolore ben piu’ forte. Le parole di mia madre non cessano, e la mia voglia di continuare aumenta sempre di piu’. Passo agli avambracci, al gomito, setaccio ogni minima zona di carne possibile da tagliuzzare. Ammiro quasi entusiasta il mio lavoro. Il sangue scorre a grosse gocce su tutta la lunghezza del braccio. Sono quasi fiera di quello che ho fatto, e mi rende in qualche modo piu’ felice. Sento il dolore aumentare, e questo mi da una scossa di piacere esagerata, sono in estasi, come se avessi assunto una piccola dose. Che poi, l’autolesionismo e’ come una droga. Sento il cellulare squillare, ma non rispondo, non mi prendo neanche la briga di guardare il mittente. Aspetto che smetta, e riprendo a contemplare il mio lavoro. Squilla un'altra volta, e un’altra ancora. Mi decido a guardare chi sia. Con un piccolo sforzo prendo il cellulare dalla tasca, sporcandomi appena la maglia, e con stupore osservo il nome scritto su di esso. Louis. Il mio migliore amico. Rispondo. <<hei tesoro, tutto bene?>> la sua voce e’ cosi’ felice, allegra. Cerco di fingere. <<si, tut..>> no, non sono mai stata capace a fingere. Scoppio a piangere. Odio farmi vedere debole, ma le lacrime scendono sempre di piu’, e i singhiozzi mi fanno quasi vomitare, sono fortissimi. Sento dall’altra parte louis che chiama il mio nome, ma non riesco a parlare, piango e basta. Lui sa a grandi linee della situazione con mia madre, non sono mai entrata nello specifico, non ne sentivo il bisogno, e parlarne era comunque difficile. Trovo la forza di spostare il telefono, e ignorando la voce di louis, riattacco. Continuo a lacerare le mie braccia, i miei polsi. Il tempo passa velocemente, e non me ne accorgo. Sono immersa nei miei pensieri, nel mio dolore quando sento la voce di mia madre. <<tesoro, c’è qui louis>> tesoro? Ah, dimenticavo, la sua doppia faccia. Sento qualcuno salire le scale di corsa, non puo’ essere lei, non salirebbe mai in quel modo. Cerco di nascondere le braccia, ma non ho le forze. La porta si apre. Louis. rimane pietrificato alla mia vista. alla vista della mio arto, insanguinato completamente. alla vista della chiazza rossa, poco sotto il mio arto, alla vista del mio volto, sofferente, spaventato non dice una parola, ma continua a fissami, con gli occhi pieni di rabbia, tristezza, riesco a scorgere anche qualche taccia di delusione. si gira, e corre via. scappa. scappa da me. e io continuo con il lavoro iniziato una ventina di minuti prima.
 
mercoledì 28 aprile
la situazione è sempre la stessa. mi taglio ogni giorno, anche piu' di una volta. mia madre non cambia per niente. non lo speravo, in fondo cosa puo' cambiare in poco più di un mese? niente. o forse qualcosa. si, qualcosa e' cambiato. l'amicizia tra me e louis. non sento piu' il mio migliore amico da trentanove giorni. l'unico mio sfogo, l'unica persona a cui sono completamente aperta e' sparita, lasciandomi piu' sola di quanto lo fossi prima. lo odio per questo, mi aveva promesso che sarebbe stato sempre con me. me l'aveva promesso quasi tre anni prima, e ora? le mie braccia sono un vero macello. da quando louis se ne e' andato, sono peggiorate, ora i tagli sono ovunque. mia madre mi sta rimproverando ancora, perche' non ho rifatto il letto. sinceramente adesso mi da fastidio anche chiamarla mamma, la sento un estranea, o peggio, una di quelle persone che dopo avere conosciuto ti hanno fatto un torto talmente grande da cancellarle dalla tua memoria, trattandole da estranee, ma con sempre quel pizzico di odio. mentre penso a tutto cio', sono sdraiata sul mio letto, con gli auricolari nelle orecchie, ma senza musica. il cellulare sul comodino vibra. e' louis. mi chiedo cosa voglia, magari dirmi che gli faccio schifo, che avere un'amica autolesionista e' una vergogna. magari mi chiede di non fare sapere a tutti che era il mio migliore amico, che gli faccio schifo. intanto che la mia mente si fa dei percorsi assurdi sul possibile contenuto del messaggio, prendo il telefono e senza troppe cerimonie leggo cosa c'è scritto. al contrario di tutte le mie aspettative, e' un testo semplice. <<troviamoci al nostro parco, tra un ora. ti aspetto, ciao :)>>. leggo il messaggio una decina di volte, trovando degli indizi che mi possano fare capire qualcosa. c'è una faccina, segno che magari non è cosi' arrabbiato. che poi, perche' dovrebbe esserlo? mi soffermo anche su un'altro particolare. ha scritto 'il nostro parco'. sembrera' stupido, ma a doncaster c'è un unico parco. lo abbiamo soprannominato 'nostro' perche' ci siamo conosciuti li, e perche' e' esattamente alla stessa distanza delle nostre case. mi ha fatto sorridere, se ha scritto 'nostro' magari tiene ancora a me. guardo l'ora. 14:32. mi alzo dal letto, prendo le prime cose dall'armadio e mi vesto, facendo attenzione alle fasciature attorno alle mie braccia. fortunatamente fa ancora fresco, nonostante sia primavera inoltrata, e quindi posso mettere una felpa, che le copre. esco di casa, a piedi, dopo avere salutato quel mostro che sta seduto al tavolo della cucina. si, devo salutarla ancora, se non voglio trovarmi in mezzo alla strada, o sotto i ponti. dopo qualche chilometro a piedi, sono a destinazione. mi siedo sulla panchina, e la mia mente inizia a crearmi alcuni dubbi. e se non venisse? se mi avesse preso in giro? magari viene per sfottermi davanti ai suoi amici. ripensandoci, non puo' essere. louis non e' cosi. o almeno, spero non lo sia diventato. non arriva. quei piccoli dubbi che mi si erano reati prima stanno diventando sempre piu' reali. guardo l'ora, e mi accorgo di essere io in anticipo, di quasi dieci minuti. ridacchio, tra me e me. sono talmente stupida, mi stavo preoccupando per nulla. quei dieci minuti passano lentamente, sembrano ore, e al parco non c'è anima viva. sento che qualcuno si siede sulla panchina, accanto a me. mi scanso leggermente, sono sempre stata timida. <<tranquilla, ci sto, avvicinati pure>> e' lui. e' louis. mi volto, e vedo un ragazzo con un sorriso stampato in volto, un sorriso che farebbe invidia a chiunque. e automaticamente sorrido anche io. ma poi, ripenso a tutto cio' che e' successo. fisso le mie braccia, e il mio sorriso sparisce, come il suo. <ane, io.. so che dire hei ciao scusa, amici come prima è stupido, ti ho fatto soffrire tantissimo, e non mi merito nemmeno che ti mi stia ad ascoltare, ma vorrei dirti che mi sei mancata, e che sono stato malissimo anche io. e sopratutto, sono stato un'idiota. sono scappato, sono sparito, come un codardo, e ti ho lasciata sola. non voglio nemmeno immaginare cosa ti sia fatta..>> mi guarda le braccia <<ma ti prometto che non succedera' mai piu'. ti voglio bene, jane, sei la mi migliore amica, la migliore al mondo. perdonami>> abbassa il volto <<louis, io ti odio. odio come sei scappato, quel martedì. odio il fatto che non ti sei fatto sentire per una settimana. odio il fatto che sei stato lontano da me. che mi hai abbandonata, che mi hai lasciata sola>> gli urlo addosso tutto cio che avrei voluto dirgli, lo guardo negli occhi, con uno sguardo pieno di rabbia <<LOUIS, UNA LAMETTA MI E' STATA PIU' VICINA DI TE, QUESTO MESE. UNA FOTTUTISSIMA LAMETTA E' DIVENTATA CIO' CHE TU SEI STATO IN TRE ANNI. IL MIO SFOGO, IL MIO PUNTO DI FORZA. LA MIA LUCE. UNA CAZZO DI LAMETTA, LOUIS!>> ormai non trattengo piu' le lacrime, e scorrono velocemente sul mio viso. inizio a singhiozzare, mentre vedo il viso di louis rigato da due gocce. non riesco a trattenermi, e lo abbraccio. quell'abbraccio e' tutto, per me. mi aggrappo a louis, come ai vecchi tempi, quando lui era la mia roccia, la mia forza. ho provato a mentire a me stessa, ma lo e' ancora. lui e' ancora il mio migliore amico, lui e' ancora la mia luce, lo sento piangere, e' straziante. metto  fine a quell'abbraccio, e lo fisso. lui mi guarda negli occhi, serio. <<mi dispiace, sono un'idiota. qualsiasi cosa tu voglia fare, sappi che io ti voglio bene, anzi, ti amo. cioe', non nel senso fidanzato e fidanzata, ma nel senso amico amica, tipo io e te. ma questo non vuol dire che non sia perfetta anche come fidanzata, insomma.. >> scoppio a ridere. tipico d louis, quando e' agitato spara un mucchio di cagate,  e poi cerca di rimediare dicendo altre cagate. <<sei sempre il solito coglione, louis>> scoppia a ridere anche lui, e mi bacia sulla fronte. <<vieni a casa mia? sai, la mia camera è parecchio in disordine e magari mentre mi spieghi bene cos'è successo in questa settimana potresti anche sistemare, cosi, per dire.. >> lo guardo, e inizio a ridere, seguita a ruota da lui. <<convinto, tomlinson, convinto >> e ci avviamo verso casa sua. una volta entrati, mi accompagna nella sua stanza. <<cristo louis, ma e' un porcile, che schifo!>> ci sono maglie ovunque, avanzi di cibo, il letto disfatto e un bel po’ di fogli sulla scrivania, e altri appallottolati nel cestino. ne prendo uno, e lo apro. <<cara jane, sono louis, ma questo lo sai gia'. volevi dirti che mi dis.. >> sento louis avvicinarsi. <<si, volevo mandarti una lettera, ma era meglio parlarti di persona, quindi..>> gli sorrido, e lo vedo farsi serio. si siede sul letto, e io di fronte a lui, sulla sedia. <<fammi vedere>> capisco cosa intende, e senza domande alzo le maniche della felpa, e cautamente sciolgo le bende, lasciando intravedere la pelle, e i primi segni. una volta finito, appoggio le fasciature a terra, e mostro al ragazzo le braccia. sento un "oddio" sussurrato, e poi inizia a sfiorarle, con le lacrime agli occhi. si sofferma su quelli piu' freschi, li percorre avanti e indietro. mi guarda <<e' solo colpa mia. mi sento una bestia>> <<no louis e' solo colpa mia, tu non centri>> è ovvio che centra, ma preferisco evitare di farlo sentire piu' in colpa di quanto si senta ora. mi abbraccia di nuovo, e inizio a raccontargli tutto, dal principio. dopo una buona ora di racconto, e lacrime, sopratutto, me ne vado. non posso stare fuori di piu'. torno a casa, e mia madre continua ininterrottamente a sgridarmi per il fatto di essere uscita, e ad urlarmi addosso tutti quei classici insulti. mi dirigo in bagno, sede dei miei sfoghi, ma stavolta non piango, e non prendo nessuna lametta, stavolta ho louis, da oggi vogli oporvare a smettere. lui e' qui con me, di nuovo.
 
quattro anni dopo; 14 giugno.
<<louis, finiscila di urlare, thomas dorme. CAZZO LOUIS BASTA!>> sbotto. <<scusa capo, adesso smetto, capo>> <<e non prendermi per il culo, idiota>> rispondo sghignazzando. le cose hanno finalmente preso la giusta piega. qualche mese dopo lo sfogo con louis, mi ha convinto a denunciare mia madre, e siccome ero maggiorenne, non avevo bisogno di assistenti sociali. ne parlo' con sua madre, che fu ben accetta di "adottarmi" in casa. nel frattempo, louis, ormai venticinquenne, mise su famiglia. si sposo' con Katherine, dalla quale ebbe un figlio, thomas. conoscevo molto bene sua moglie, e quando andarono a vivere insieme, chiesero se volessi unirmi a loro, se volessi fare parte di quella famiglia perfetta. accettai, e quindi mi trovai a fare la babysitter del loro figliolo, e da domestica. nonostante tutto, mi piaceva. ho anche un ragazzo ora, harry. e' riccio, occhi verdi ed e' diventato subito amico di louis, che lo ha accettato senza problemi. si, come se fosse mio padre, lui doveva approvare i ragazzi con la quale uscivo. sono riuscita a smettere con l'autolesionismo, dopo parecchie crisi e sedute dallo psicologo. e anche se louis si fidava di me, per i primi tempi nascondeva forbici, temperini, rasoi, e in cucina non mi lasciava usare nessun coltello o qualsiasi cosa tagliente. beh, inutile dire che ora posso fare la punta ad una matita e tagliare liberamente una bistecca da sola. Mi ci sono voluti tre anni, per ristabilizzarmi del tutto, ma ne e’ valsa la pena. Questo e’ il primo anno che faccio senza lamette, senza pianti, senza nessuna sofferenza, e non ce l’avrei mai fatta senza louis tomlinson. Il mio migliore amico. che ringraziero' a vita. 
  
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