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Autore: SmartieMiz    13/10/2012    1 recensioni
Thad Harwood trova un quaderno nel cassetto e lo mostra a suo marito Sebastian Smythe.
Un quaderno pieno di ricordi... il quaderno che parla di loro.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 


Seb is my best friend
 


«Amore, guarda cosa ho trovato!», esultò una voce in camera da letto.
Sebastian si recò in camera da letto ridacchiando. Amore… troppo sdolcinato quel ragazzo.
«Cosa hai trovato, amore?», lo imitò Sebastian beccandosi l’occhiataccia di suo marito.
Sebastian gli si avvicinò e lo cinse delicatamente per la vita. Incominciò a baciargli teneramente il collo.
«Guarda», sussurrò il ragazzo emozionato mostrandogli un quadernino.
«Thad, ma dove l’hai trovato?», domandò Sebastian sorpreso sfogliando il quadernino.
«Nel cassetto», rispose il ragazzo semplicemente.
«Quanti ricordi…», sussurrò Sebastian emozionato.
«Leggi qua», disse Thad mostrandogli una pagina.
«Seb è il mio migliore amico e gli voglio un mondo di bene. Thad, o come preferisci tu, Harwood», lesse Sebastian, poi con un sorriso enigmatico disse: «Migliore amico… sì, certo, eri malizioso sin da piccolo».
Thad gli fulminò lo sguardo.
«Quello malizioso sei sempre tu, ricordatelo», disse Thad.
«Se quello era il tuo modo di rimorchiare facevi davvero pena», scherzò Sebastian beccandosi una gomitata da parte di Thad.
«Avevo solamente cinque anni», si giustificò Thad: «E poi eravamo troppo piccoli per pensare a chissà che cosa».
Sebastian sorrise sinceramente e continuò a lasciare dolci baci sul collo di Thad mentre sfogliavano quel quadernino pieno di bei ricordi.

Thad Harwood era un bambino di cinque anni e non aveva molti amici. Gli unici suoi amici erano Nick e Jeff, due bambini molto simpatici che purtroppo frequentavano un asilo diverso.
Era mezzogiorno quando la campanella finalmente suonò. I bambini si precipitarono in mensa con le proprie maestre.
A mensa c’erano molti posti liberi, ma Thad venne attratto immediatamente da un tavolo vuoto con un solo bambino. A Thad non era mai piaciuta la solitudine.
«Posso sedermi qui?», domandò Thad con un grande sorriso sul volto e il vassoio tra le mani.
Il bambino alzò lo sguardo verso di lui. Aveva due occhietti verdi brillanti e un sorriso enigmatico.
«Nessuno vuole stare con me», bofonchiò il bambino.
«Beh, io sì!», rispose Thad con un sorriso ancora più ampio sedendosi a fianco al bambino: «Allora? Come ti chiami?».
«Perché ti interessa?», domandò il bambino scocciato.
«Beh, quando si conosce un bambino gli si chiede il nome», rispose Thad con ovvietà.
«Sebastian Smythe», mugugnò il bambino.
«Thad Harwood, piacere!», fece Thad porgendogli la manina.
Sebastian, un po’ titubante, accettò la stretta.
«Harwood», ripeté Sebastian.
«Harwood è il mio cognome», lo corresse Thad.
«Lo so», mugugnò Sebastian.
«Perché nessuno vuole stare con te?», domandò Thad incuriosito addentando un panino.
«Questi non sono affaracci tuoi, Harwood!», bofonchiò Sebastian irritato.
Thad, mesto, chinò il capo. Voleva solamente aiutare quel bambino.
«Io… scusa!», sussurrò il bambino rattristito.
Sebastian se ne accorse e gli poggiò una mano sulla spalla.
«Ehi, è tutto okay», cercò di tranquillizzarlo il bambino: «Scusami, ma sono fatto così, ecco perché nessuno vuole stare con me. Gli altri bambini dicono che sono permaloso e scontroso».
Thad annuì senza dire niente.
«Ma possiamo ricominciare daccapo, se vuoi», fece Sebastian con un sorriso sincero.
Le labbra di Thad si incurvarono in un lieve sorriso.
«Okay!», rispose il bambino scuotendo il ciuffo.
«Sebastian Smythe, piacere di conoscerti», fece il bambino dagli occhi verdi. Questa volta fu lui a porgergli la mano.
«Thad Harwood», rispose Thad con un sorriso a trentadue denti.
«Io continuerò a chiamarti Harwood», scherzò Sebastian con un sorrisetto furbo.
«E va bene», si arrese Thad mettendo un finto broncio, poi si ricompose e domandò: «Che cosa fai oggi pomeriggio?».
«Niente, sto con papà», rispose Sebastian chinando il capo. Aveva una nota di tristezza nella voce.
«Vieni a casa mia!», esultò Thad entusiasta facendo voltare quasi metà mensa.
«Io… casa tua… cosa… perché?», domandò Sebastian confuso.
«Perché sei mio amico», rispose Thad con un sorriso.
«Ma nessuno vuole essermi amico», spiegò Sebastian quasi con ovvietà.
«E io invece sì», rispose Thad con un sorriso ancora più grande.

Il campanello suonò. Thad si precipitò ad aprire.
«Tesoro, lo sai che devo aprire io», lo ammonì suo padre dolcemente scompigliandogli affettuosamente i capelli.
«Papà, ci ho messo un’ora per pettinarli!», sbottò Thad cercando di sistemare i capelli.
«Scusami, ma come mai tutto questo tempo?», domandò suo padre ridacchiando e aprendo la porta.
«Perché Seb è un amico speciale», rispose Thad con ovvietà.
Sulla soglia della porta c’erano un bambino alto e slanciato e un uomo molto alto con uno sguardo severo.
«Salve, sono Hugo Smythe, il padre di Sebastian», si presentò l’uomo porgendo la propria mano al padre di Thad.
«Piacere, signor Smythe, io sono Juan», rispose l’uomo con un sorriso.
«Seb, seguimi!», esultò Thad irrequieto porgendo la manina al bambino: «Ti faccio vedere la mia cameretta».
Sebastian, titubante, accettò la stretta beccandosi un’occhiataccia da parte del padre.
«Entri pure, le preparo il caffè», fece Juan gentile rivolgendosi a Hugo.

«Ti piace?», domandò Thad mostrando la propria stanzetta a Sebastian.
«È carina», tagliò corto il bambino.
«Seb, vuoi vedere i miei disegni?», chiese Thad quasi saltellando.
«Okay».
Il bambino prese un quadernino che stava sulla scrivania e lo porse a Seb.
«Questo è un unicorno, questo è un pegaso, questa è una principessa», spiegò Thad sfogliando le pagine del quadernino.
«E questi chi sono?», domandò Sebastian incredulo puntando il dito su tre bambini.
«Io, Nick e Jeff», rispose Thad semplicemente: «Ah, e questo l’ho fatto oggi. Non avevo il pastello verde scuro per i tuoi occhi perciò ho usato quello chiaro».
Sebastian quasi si emozionò: nel disegno c’erano due bambini che si davano la mano.
Sebastian lesse la frase che vi era scritta con un enorme sorriso sul volto.

Seb è il mio migliore amico e gli voglio un mondo di bene.

Thad, o come preferisci tu, Harwood

   
 
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