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Autore: country dreamer    13/10/2012    0 recensioni
John Lennon ha compiuto 72 anni il 9 ottobre. questa è la mia lettera, scritta nel giorno giusto, ma pubblicata in ritardo. Ho un po' di problemi con l'html, vogliate scusarmi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Lennon
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
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Caro John,
oggi è il tuo compleanno. Lo sai meglio di me ch’è il tuo compleanno ma, non temere, non te lo voglio ricordare troppo a lungo.
Prima pensavo alla tua infanzia, in quella Liverpool dai cieli che, nonostante l’affetto che prova per loro Paul in Penny Lane, a volte erano fin troppo grigi per chiunque.
Soprattutto per un bambino, più tardi diventato ragazzo come te, John.
Forse zia Mimi una torta te la preparava, quand’eri piccolo. Con le candeline e la glassa mezza colata e la tovaglia della festa, con magari delle margherite giganti ricamate sopra.
Molto pacchiana, la giudicheremmo noi ragazzi nati e cresciuti nel duemila, ma forse ai tuoi tempi era davvero la tovaglia della festa.
E chissà, magari da bambino le torte di compleanno ti piacevano tanto. Sono sicura che ne rubavi una fetta clandestina la notte, quando zia Mimi e zio Gorge erano andati a dormire.
E che prima di soffiare sulle candeline infilavi un dito nella glassa perché tu le convenzioni non le hai mai sapute rispettare, neanche quelle più ovvie come aspettare che la torta sia tagliata prima di assaggiarla.
Poi non lo so. Magari da adolescente il tuo compleanno ti intristiva, perché tua mamma era lontana e forse quel giorno più che mai ti mancava una vera famiglia.
Poi Julia l’hai conosciuta  e l’hai persa nel giro di poche stagioni: un tempo troppo breve, forse il più felice della tua vita, alla pari come gli ultimi giorni con Yoko e Sean.
Perché per quanto Yoko non mi piaccia, tu con lei eri felice  e di  questo sono fin troppo convinta.
Tu e Sean compivate gli anni lo stesso giorno. Chissà cosa starà pensando lui. Di sicuro penserà a quei pochi compleanni di cui magari conserva qualche ricordo vero, oltre alle tante fotografie.
A volte penso che non è giusto.
Che non è giusto che io, che ti conosco appena, provo un vuoto enorme non dico quanto quello di Sean o Julian, sarebbe assurdo, ma è grande davvero, quel senso di nostalgia che mi travolge quando penso che non ci sei.
Che non potrò mai stringerti la mano e dirti, ridendo: “Ma che ti è saltato in mente di trascurare così Julian?”, oppure dicendo semplicemente: “Sei un genio, John” e stop.
Sai che ogni volta che vedo un film, leggo un libro o penso ad una canzone, mi vieni sempre in mente tu? “Chissà se John l’ha letto…”, magari anche se quel libro è uscito dopo l’80.
E vorrei sapere cosa ne pensi di quel libro, quel cd, quel film.
Perché per me le tue idee sono importanti.
Tipo “Every breath you take” dei Police, o le perle dei Queen degli anni ’80 che non hai mai potuto sentire. Dio, come vorrei che tu, da lassù o ovunque tu stia, potessi sentirle.
Perché “Every breath you take” è bellissima, ed anche la canzone che Freddie Mercuri ti ha dedicato è altrettanto stupenda.
 
E tu, nonostante io reputi che i Beatles musicalmente si eguaglino, ti sei ritagliato un posto speciale nel mio cuore.
Perché la pensi come me su tante, troppe cose.
Perché tutti e due abbiam quel modo di fare lì, di trincerarsi dietro ad una maschera. Tu da ragazzo ribelle e sbruffone, io da ragazzina per fettina che fa prima ad analizzare i problemi degli altri che concentrarsi sui propri.
Io che mi trincero dietro ad un libro, tu dietro alla tua chitarra. Eppure quello è l’unico modo per esprimere quel che abbiamo dentro.
È per questo che ti sento simile a me, John.
Anche se io sono una secchiona coi voti alti, che ama studiare e leggere, e tu… Amavi leggere, ok, ma per quel che riguarda lo studio è un’altra cosa.
John… Noi due abbiamo un’altra cosa in comune, che forse è la prima cosa che ho notato io sentendo “Strawberry fields forever”.
Ci ritagliamo uno spazio per stare da soli: le nostre fragilità, i nostri incubi, i nostri desideri ed i nostri ricordi.
Ed il resto del mondo fuori: le persone, la scuola, gli amici, persino  la gente a noi cara.
Questo per te era Strawberry Field e, io lo so anche se tu non ne hai mai parlato, molti altri posti.
E per me… è una pagina bianca, un album di voi Beatles o di un altro gruppo che amo, la mia camera quando piove e tante, tante altre cose.
Ho bisogno di stare da sola, tante, troppe volte.
Anche se i miei amici li ho e  una famiglia bellissima anche… Ho bisogno di stare da sola.
John, oggi è il 9. ottobre.
Ed ottobre ha un’aria fresca e frizzante, con quell’aroma implicito di caldarroste non ancora assaggiate e di coperte, maglioni, sciarpe.
Quell’aroma di arrivo dell’inverno, senza le piogge torrenziali di novembre, né l’atmosfera dicembrina di Natale, che ormai dall’anno scorso, l’inizio di dicembre per me rappresenta troppo, ed è ancora colpa tua.
Cioè, colpa tua no, colpa di un tizio che, animato da manie di protagonismo, ti ha ucciso.
Oggi facevo la verifica di inglese e pensavo a te.
C’era un esercizio, alla fine, in cui chiedeva di descrivere qualcuno che conoscevo molto bene.
Ho pensato: “E se descrivessi John, cosa succederebbe?”. Poi ho pensato che no, forse il mio voto si sarebbe abbassato (non ho il tuo anticonformismo menefreghista per quel che riguarda la scuola, perdonami).
Se ci fossimo conosciuti cosa sarebbe successo?
Se fossimo stati compagni di scuola, non credo mi avresti considerata molto.
Ci saremmo giudicati male a vicenda. Tu mi avresti additata come secchiona per fettina, con la treccia bionda sempre a posto e la camicetta bianca da “signorina perbenino”.
Ed io… Avrei pensato di te che fossi un egocentrico superficiale, che giocava a fare l’Elvis o il Dio di turno, tanto ai tempi non c’era differenza.
Poi probabilmente ci saremmo scoperti a vicenda. Tu avresti capito che dietro al mio frangine c’erano due occhi luminosi e un po’ tanta insicurezza, io avrei imparato a conoscere quella tua malcelata fragilità dietro alla tua corazza egocentrica.
E ci saremmo innamorati. Io mi sarei innamorata di te, questo è poco ma sicuro.
Tu non lo so, ma voglio far finta che sarebbe stato così.
 
Tu non avresti sposato Yoko, o forse mi avresti lasciata malamente come hai fatto con Cynthia.
Che io dalla parte di Cynthia ci sono sempre stata perché forse lei era troppo fragile per te, lo so, ma… Tu non dovevi trattarla così.
Non dovevi e basta, perché sei stato un po’ tanto meschino sia con lei, ma soprattutto con Jules.
I tuoi difetti li conosco a memoria ed a volte mi stupisco di come possa innamorarmi di uno così. Uno con mille sfaccettature, una personalità intricata e complicata come la tua.
Che poi, alla fine, tutti noi siamo così.
Tutti noi abbiamo mille aspetti del nostro carattere, mille idee diverse, mille sogni nel cassetto…
Tu, però, hai avuto il coraggio di mostrarli al mondo, e di questo ti sono grata e riconoscente più che mai.
John, io ti volevo dire un sincero “grazie”, ma anche un altrettanto sincero “Torna da noi”.
Perché, citando una delle mie canzoni preferite di Guccini,,, vorrei ritrovare una voce come la tua che “ricominci a cantare” e parli a tutti noi, alle nostre anime spesso un po’ perse.
Perché eri questo, per la tua generazione, John.
Una guida vera che, in maniera fin troppo autentica ed al contempo affettuosa, ha saputo insegnare qualcosa a tutti quelli che ti ascoltavano.
Ed anche a noi ragazzi di oggi che infiliamo gli auricolari e pensiamo al mondo di allora, a quei mitici anni ’60 di cui tu ed i tuoi tre amici capelloni siete stati protagonisti.
Mi manchi, John.
Mi manca l’idea di conoscerti, di assistere ad un tuo concerto.
Oppure di aspettare con l’ansia a mille un tuo cd. Di attenderne l’uscita col cuore in gola e di comprarlo al negozio e di strapparne l’involucro con le mani tremanti e la febbre dell’entusiasmo che solo il proprio cantante preferito sa dare.
Invece no. Invece io leggo una storia già scritta e, per quanto le tue canzoni siano vicine a me, so che non potrò mai assaporarne del tutto l’atmosfera.
Grazie lo stesso, John.
Grazie perché mi fai crescere giorno dopo giorno, perché quella ragazzina un po’ bimba che sono tuttora si scopre a sorprendersi di ogni nota che le regali.
Grazie di tutto, John.
Della tua vita, delle tue canzoni, del tuo  essere sempre “the little child inside the man”.
Grazie John… Auguri… Manchi a tutti…
C.
 
Note:
nient’altro da aggiungere, really.
Pubblicata con un pochinino di ritardo, ma vabbé
Il titolo è ispirato a quella mmmmmmeravigliosa canzone dei Pink Floyd, che ho ascoltato per caso oggi. Ed ho deciso di chiamarla così, questa lettera for Lennon.
 
Baci
  
  
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