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Autore: Aibaf    13/10/2012    2 recensioni
Hogwarts, 30 gennaio 1985. La calma apparente della quiete dopo la tempesta. Voldemort sembra essere sparito -per sempre?- lasciando che la vita nel mondo magico continui, quieta e felice, mentre ogni mago cerca di rimettere insieme i cocci della propria esistenza per ricominciare.
Ricominciare.
E' questo che si propone Severus Piton -ambizioso professore di Pozioni ad Hogwarts- ma riuscirà ad andare avanti, quando alle sue spalle aleggia il fantasma del suo primo amore?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Ok, questa OS potrebbe essere completamente nonsense, o completamente triste. Non lo so: fatto sta che la tenevo chiusa nel cassetto da troppo, troppo tempo, e adesso è giunto il momento di farvela leggere. Ho sempre pensato a Severus –uno dei personaggi più belli del romanzo- e al suo amore con Lily. Davvero tutto è per sempre? Davvero non si riesce più a voltare pagina?
Parole:1000+
Rating:Giallo
Generi:Romantico, Triste, Drammatico.
Personaggi:Severus Piton, Lily Evans.
Coppie:Severus/Lily.
Se mi lasciaste una recensione, anche solo per dire che fa schifo, mi rendereste la ragazza più felice del mondo.
 
 

***

 

“This is the way you left me,
I’m not pretending.
No hope, no love, no glory,
No Happy Ending.”

 

 
Aprì il suo quadernino nero, le lacrime che già premevano contro gli occhi. Volevano uscire, trovare sfogo, percorrere la guance bianche, il naso aquilino, lambire le labbra sottili per poi infrangersi sulla superficie di legno verniciato della scrivania.

Avrebbe dato sfogo a tutte le emozioni, ne era certo, ma solo, solo quando avrebbe messo un punto, l’ultimo punto, alla fine della sua sofferenza.
Strinse convulsamente la pergamena, accartocciandola, riuscendo a sentire le sue unghie che premevano anche attraverso la carta; arricciò il labbro in una smorfia di sentito dolore: stappò il calamaio.
Vi intinse la piuma tremante, la fece gocciolare a lungo sulla pelle del piano della scrivania, apparentemente distratto: chiuse gli occhi come un condannato a morte, con l’ascia alla nuca e il ricordo della vita che gli sfugge davanti agli occhi, e poi, con decisione, forza, violenza, poggiò la punta del pennino sul foglio.
 

Hogwarts, 30 gennaio 1985,

 

Cara Lily, -scarabocchiò nella sua solita grafia appuntita e stretta.
Buon compleanno.
E’ passato tanto dalla nostra ultima lettera, mi sono sentito in colpa per non averti scritto, davvero. Devi perdonarmi. Ti avevo promesso, stringendoti, in quella notte di Halloween che io e te ci saremmo sentiti sempre, da buoni amici quali eravamo stati. Siamo amici, ancora, a pensarci bene. Tra me e te c’è un filo sottile, indissolubile, che lega la mia mente alla tua, la mia anima alla tua, il mio cuore al tuo cuore. Sento che ci sei per me, quando tutto si fa difficile.
Ho commesso molti sbagli nella vita, Lily, e tu lo sai.
Ho percorso le strade che credevo il Destino mi indicasse: ho accettato l’orribile, ho sfidato il male, mi sono alleato con l’Oscuro mentre tu, con le lacrime agli occhi, mi imploravi di tornare sui miei passi. Già da allora, capisci, già da allora, la vita mi stava allontanando da te, mio amore.
Oggi, il giorno del tuo compleanno, sono venuto a chiedere umilmente perdono di tutti gli sbagli che ho fatto: da quando non ci sei, vivo di ricordi. Mi guardo spesso indietro, quando penso a ciò che ho fatto.
Con angoscia, con rimorso.
Quando penso a ciò che è stato, vedo una coppia di impronte sulla neve, e due giovani che si tengono per mano. Uno dei due si allontana, con un sorriso dolcissimo, luminoso. Prende la propria strada mentre l’altro si addentra nel bosco, che diventa sempre più scuro. La donna che sorride sei tu, Lily, l’unica tentazione che avrei dovuto seguire sin dall’inizio.
Credo che non avresti accettato altro, per il tuo venticinquesimo compleanno, se non la mia voglia di redenzione, la mia richiesta di scuse, il dovere di fare ammenda per ricominciare. Porto ancora quel braccialetto che mi desti al ballo. Non si è ancora rotto: incredibile, vero, dopo otto anni; è l’unica cosa che mi lega a te, materialmente.
Cielo Lily, te lo ricordi quel ballo? Fu il più bello della mia vita: ballammo il valzer nel parco, nascosti da tutti, per paura di essere scoperti. Nascosti da Black, da Mulciber, da Potter: dai miei e dai tuoi amici. Eri ancora più bella, quella sera: avevi i capelli che ti cadevano sulle spalle bianche, e il vestito verde, come i tuoi occhi. Ti appoggiasti a me, quando, ridacchiando, ti sfilasti le scarpe perché avevi i piedi doloranti. Ti regalai una rosa bianca, la intrecciai tra i tuoi capelli, prima di stringermi a te e di sussurrarti quanto ti amassi. Ti baciai, e l’unica cosa che ricordo era il senso di beatitudine mentre le mie labbra si chiudevano sulle tue. Ti facesti rossa in viso, ridesti, e poi, poi, per l’ultima volta, ci baciammo ancora.
Ti sposasti, mi chiedesti di dimenticarti, di rifarmi una vita, di sognare, di innamorarmi di nuovo. Mi chiedesti di frequentare altre donne. Non lo feci. Ti risposi che tu, tu eri il sospiro di sollievo che non riuscivo mai a tirare completamente in un mondo di affanni. Mi giurai e ti giurai che ti avrei amata per sempre.
Lasciai correre gli anni, il tuo ricordo, il tuo profumo, le mie mani nelle tue che fungevano da amuleto nel mio cuore. E poi, la morte, improvvisa. Le lacrime. La paura. Ti presi in braccio per l’ultima volta, ti strinsi a me, lasciai che le mie lacrime ti bagnassero, ti riguardai, ma non con la malizia d’un tempo, solo con il rimorso di un sogno andato infranto.
Asciugai il rivolo si sangue che scendeva dalla bocca: ti accarezzai il viso, ti baciai sugli zigomi e ti chiusi gli occhi. La visione di quel corpo privo di vita, sul parquet di quella villetta ormai distrutta, mi metteva inquietudine.
“Buonanotte, Lily” ti dissi, e poi fuggì, cercando invano di seppellire il tuo ricordo tra le onde del mare.
Sono passati quattro anni dalla tua morte: sei il mio primo pensiero la mattina, ma non il mio ultimo la sera. C’è un vuoto nel cuore. C’è una ragazza che ti somiglia, a scuola.
Oh, no, non potrà mai essere bella come te, non potrà mai rimpiazzarti: a dir la verità mi capita d’osservarla, mentre, correndo nel parco, litiga con il suo fidanzato. Stanno ripercorrendo la nostra stessa, drammatica storia. Si divideranno, e lui rimarrà per sempre con il pianto d’un amore sospeso, mai compiuto a termine. Mi capita di osservare oggettivamente la scena e di compiangere le mie lacrime quando penso a noi, amica mia.
Sono un uomo dopotutto, e tu sei parte del mio passato più recente: sei il mio primo amore, ma non l’ultimo. Capisci Lily, sono arrivata finalmente a quello che tu, tanto tempo fa, mi avevi chiesto accarezzandomi.
Sono pronto ad amare di nuovo, nel rispetto di ciò che è stato ma con la consapevolezza che nel futuro verranno anni migliori. So che non ti sentirai tradita, del resto, era una cosa che da tempo avevi fortemente progettato e desiderato. Quante cose hai pensato per me, Lily?
Ho voglia di ricominciare, e so che tu, dovunque sia, mi benedirai sorridendo.
A presto.
 
Severus.
 
Alzò gli occhi e si massaggiò la nuca, evitando con lo sguardo la lettera che giaceva sulla scrivania.
Meccanicamente si alzò, facendo strisciare silenziosamente la sedia contro il pavimento di pietra, chiudendo la pergamena in una busta giallastra.
Sospirò. Era il suo ultimo, grande gesto.
Raggiunse il lago sotto gli occhi di pochi: si sedette sotto il faggio, aspettando il tramonto. Contemplò a lungo il lago, una distesa piatta contro l’orizzonte infuocato, teatrino del suo primo bacio con Lily. Sorrise, non più nostalgico, ma con quel senso di profondo piacere legato esclusivamente ad un bellissimo ricordo.
Quando giunse l’ora polverizzò, con un misurato gesto della bacchetta, la lettera nella mano, e tenendo il palmo aperto, lasciò che il vento la portasse via. Chiuse gli occhi, mentre sentiva i frammenti di carta accarezzare la pelle mentre venivano trascinati dalla corrente. “Ciao, Lily.” Si voltò, proprio mentre il braccialetto che la sua amica Grifondoro le aveva regalato cadeva, disegnando cerchi nell’acqua, nei meandri del lago.
Per sempre.

   
 
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