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Autore: Lily__Rose    13/10/2012    1 recensioni
E il Poeta racconta che al raggio delle stelle
vieni la notte, a prendere i fiori che cogliesti,
e che ha visto sull'acqua, stesa nei lunghi veli,
fluttuare bianca come un gran giglio Ofelia.
Ofelia impazzita dal dolore a causa di Amleto e del suo amore non corrisposto, si aggira nei boschi intorno al castello, intonando il suo canto di morte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da mille anni e più la dolorosa Ofelia

passa fantasma bianco, sul lungo fiume nero;

da mille anni e più la sua dolce follia

mormora una romanza al vento della sera. 

A. Rimbaud, Ofelia.

 

 

Il mio amore non mi riconosce più. Il mio principe di Danimarca non m'ama.

Oh, esiste verità più crudele del non essere corrisposti nel sentimento da chi credevi il tuo amato? La vita è così ingiusta da donarti la sua cosa più preziosa, per poi come un bimbo capriccioso togliertela via all'istante?

Oh, Dio iniquo, questa tua figlia ha forse peccato grave contro di Te e la Tua creazione?

Amleto, mio adorato, non mi riconosci? Sono il tuo casto giglio che tu hai fatto crescere e sbocciare col tuo affetto. Sono il giglio che hai colto e gettato nel fango per lasciarlo seccare e morire. C'è forse nel tuo cuore un fiore più bello e maestoso? Il tuo comportamento semina in me dubbio e gelosia che sono germogliati in fretta in dolore; le loro forti radici sono ben attecchiti nel mio cuore. Mi soffocano. Che pena! Sento di morire...

Amleto, mio adorato, non riconosci la tua Ofelia? La tua pazzia è una malattia facilmente trasmissibile: sono impazzita dal dolore, e dall'amore sofferto. Osserva, mio caro, guarda cosa la tua indifferenza ha causato. Osserva come il tuo silenzio e la freddezza hanno trasformato questo corpo in statua di sale. Osserva il tuo misfatto.

Oh, pazza, pazza Ofelia, tu speri ancora che lui torni da te?

Sei una sciocca ragazzina. Nessuno ama le stolte e le ingenue se non i ladri di cuore e gli assassini di innocenza.

Pazza Ofelia, vai a raccogliere dei fiori per adornare la tua lapide.

Cammino senza meta in questo bosco di sogno. Persa è la strada di casa; la civetta canta le sue odi alla morte. Sotto volte di alberi grigi siedo a cogliere mazzi di erbe odoranti in un campo azzurro di rimembranze. Ivi, con le mie mani di morta adorno il capo con ghirlande di pallide margherite e purpurei fiori, di ortica pungente come la sofferenza e ranuncoli di gialla melanconia.

Poco distante le acque di un ruscello mormorano di speranze disilluse. Un vecchio salice dalla chioma argentea riversa le sue lacrime nel rivo. Piango anche io, povera Ofelia. Disseto la verzura con la fiele dei miei occhi; nasceranno fiori di veleno.

La civetta seguita il canto. L'allodola dorme nel suo rifugio. È ancora il tempo del sogno e della paura, del sonno della ragione.

Danzo nell'etere impregnato di follia, le gote arrossate che sono polle in cui si raccolgono le lacrime, e i piedi scalzi. Calpestando arbusti di rosmarino semino stille di cremisi.

 

Amleto, mio adorato, ricorda la tua Ofelia!

 

Cingo i bei rami del salice con la ghirlanda di fiori. Poso un bacio sulla sua pelle rugosa. Oh, amico delle mie disgrazie, perché piangi? Anche tu hai il cuore spezzato dall'amore funesto? Restiamo abbracciati per l'eternità lasciando che io diventi le tue fronde e che le nostre lacrime si fondano in un'unica pena.

 

Oh, il mio principe non m'ama!

 

Un salto. Un battito. La speranza.

 

Le acque sussurranti del ruscello mi tengono strette nel loro freddo abbraccio. La ghirlanda è precipitata e i suoi fiori fluttuano assieme al pallido giglio. Sopra al mio capo le lacrime del salice e le stelle danzanti. Ninfe invisibili mi artigliano le vesti bianche, appesantendomi.

Non combatto, non fiato.

Chiudo gli occhi e mormoro una preghiera assieme alla civetta.

Mi lascio cullare dal ruscello e vezzeggiare dalle ninfe.

Sono un pallido giglio reciso abbandonato nella corrente del destino.

 

Oh, sciocca Ofelia, addio.

Oh, meschino di un principe, osserva il tuo misfatto!

Uccidendo il tuo casto giglio, uccidi anche te stesso.

 

Addio, bianca Ofelia.

Addio, gran giglio che torni nelle notti stellate a far di margherite e ranuncoli le tue ghirlande.

 

E il Poeta racconta che al raggio delle stelle

vieni la notte, a prendere i fiori che cogliesti,

e che ha visto sull'acqua, stesa nei lunghi veli,

fluttuare bianca come un gran giglio Ofelia. 

A. Rimbaud, Ofelia.

 

  
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