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Autore: Alex e Finger    13/10/2012    15 recensioni
— Non mi sono mai sentito così poco Mentore come vicino a lui. —
— Diceva che sei così disposto ad imparare. Diceva che gli ricordavi Ishak, in qualcosa, anche se siete profondamente diversi. —
Lo sguardo di Ezio scivolò verso il tumulo e si velò per un attimo, mentre percepiva gli occhi di lei fissi sul suo viso.
— Perché mi cercavi? —
Ràhel si prese un attimo prima di rispondere, come se stesse raccogliendo le forze.
— Perché lo amavo. E perché sento che in questo breve tempo, anche tu lo hai amato. Vorrei parlarti di lui. —
Genere: Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Sofia Sartor, Yusuf Tazim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Istanbul,

Rabî Al-Awwal 918
(Maggio 1512)
 

 
 
 
 
 
 





ombra violacea del crepuscolo ammantava il cimitero di Galata, contrastata solo dal chiarore delle fiaccole accese ai quattro angoli del tumulo.

Ezio Auditore, Mentore degli Assassini d’Italia, si era recato lì poco prima del tramonto, con l’intento di rendere un omaggio privato a Yusuf Tazim, Gran Maestro degli Assassini Ottomani, uomo di mente rapida, braccio esperto e lingua audace, un altro buon amico stritolato nella morsa di una lotta che pareva durare da sempre.

I pensieri del Mentore si erano fatti via via più cupi mentre la luce calava e l’appressarsi della notte spingeva la sua mente nei recessi di un’acuta tristezza. Sentiva su di sé tutto il peso di un viaggio che volgeva al termine, durante il quale aveva attraversato la vita come una freccia scagliata dall’arco delle sue scelte. Solo ieri era un ragazzo senza un pensiero al mondo e oggi era a un passo da una verità a cui tendeva con tutto sé stesso e che al medesimo tempo si sentiva restio a svelare.

Costantinopoli aveva esercitato su di lui un fascino così forte che l’idea di lasciarla già gliene faceva sentire il rimpianto, ma le chiavi della Biblioteca di Masyaf, un piombo nella sua scarsella, erano come l’ago di una bussola, e l’ago di una bussola non può che puntare il nord.

Era ormai buio quando udì uno scricchiolio di passi sulla ghiaia.

— Mentore. — disse una voce di donna alle sue spalle, un sussurro, quasi un chiedere scusa per aver interrotto il silenzio.

Ezio si voltò. La donna si teneva fuori dal cerchio di luce delle fiaccole, quasi non osasse entrare in uno spazio che quella luce separava da tutto il resto. Non si mosse finché lui non la invitò ad avvicinarsi con un cenno della mano, e quando lo fece, Ezio non poté non notarne i passi esitanti, come oppressi da un’infinita stanchezza. Le fiaccole svelarono un viso di cui riconobbe la grazia, sebbene fosse coperto da una maschera di dolore: gli occhi gonfi sembravano aver pianto tutte le loro lacrime e le labbra erano strette nello sforzo di non cedere ad altri singhiozzi. I capelli scuri parevano un cespuglio di rovi e le sue spalle tremavano mentre con una mano tormentava l’orlo della fascia che portava in vita.

Ezio non ricordava di averla incontrata.

— Mentore, immaginavo di trovarti qui. Ti chiedo scusa per averti disturbato…— la sua voce si spezzò, come se il respiro le fosse mancato di colpo. — Mi chiamo Ràhel, sono… ero la compagna di Yusuf. —

Sono stato così distaccato e indifferente da indurre Yusuf a non parlarmi di lei?

— Non… sapevo che Yusuf avesse una compagna. — disse.

— Mi trovavo in missione al tuo arrivo in città. Sono rientrata solo dopo la tua partenza per la Cappadocia. — Vacillò e lui la sostenne.

— Spero potrai perdonare questa mia debolezza…— riprese lei con un filo di voce, tenendo gli occhi fissi a terra. Ezio le sollevò il viso con una mano.

— Guardami. — disse. — Non ho nulla da perdonarti. Credi che io non sia mai stato debole? —

— Tu sei un uomo. —

— E con questo? —

— Non potrai mai avere le debolezze di una donna. —

— Né tu potrai mai avere quelle di un uomo. —

Sembrò spiazzata da quell’affermazione e rimase in silenzio, come per riannodare i capi di qualcosa di cui avesse perso il filo. I suoi occhi si strinsero a ricacciare indietro le lacrime.

— Mentore…—

Ezio sospirò.

— Non mi sono mai sentito così poco Mentore come vicino a lui. —

— Diceva che sei così disposto ad imparare. Diceva che gli ricordavi Ishak, in qualcosa, anche se siete profondamente diversi. —

Lo sguardo di Ezio scivolò verso il tumulo e si velò per un attimo, mentre percepiva  gli occhi di lei fissi sul suo viso.

— Perché mi cercavi? —

Ràhel si prese un attimo prima di rispondere, come se stesse raccogliendo le forze.

— Perché lo amavo. E perché sento che in questo breve tempo, anche tu lo hai amato. Vorrei parlarti di lui. —

Ezio tornò a guardarla e si vide riflesso nell’incerto, fugace sorriso che compariva sulle sue labbra.

— Ti ascolto. —

Si sedettero nella luce delle fiaccole, sulla nuda terra.

Ormai era notte.

 

 

 

 

 

 





 

Nota delle autrici

Ci rendiamo conto di aver scelto un momento piuttosto complicato per iniziare a pubblicare questa storia. L’uscita di ACIII incombe e i primi esperimenti su Connor cominciano già a fare la loro comparsa... ma dopo tutto questo lavoro abbiamo deciso di correre il rischio. Qualcuno potrà anche dire che Revelations è il capitolo peggiore della serie, ma per quanto ci riguarda siamo state irrimediabilmente conquistate dall’aria di Istanbul, dall’atmosfera di ineluttabile conclusione e dalla figura di Yusuf Tazim. Come Ezio, siamo qui per rendere omaggio.

Alex e Finger


 

  
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