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Autore: Enigmista96    14/10/2012    3 recensioni
Cosa significava essere ufficiale delle SS?
Quali erano i pensieri che potevano affollare le menti di quegli uomini ritenuti freddi e senza cuore?
Un piccolo momento di riflessione di uno degli uomini del Führer.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature, Olocausto
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Un giorno come tanti.
Una menzogna, una visita, un fucile e una vita che non giungerà mai a compimento.
Sempre così, da quando è cominciato questo delirio di massa.
Pensavo sarebbe andato scemando e invece…
Sono sempre di più.
Sempre più numeri, sempre più spari, sempre più sangue e sempre più corpi.
A volte mi fermo a riflettere ed è lì che arrivano i problemi.
Mi dico che forse tutto questo non è giusto.
Quelli erano esseri umani, come me, come il mio popolo…erano il mio popolo.
Corpi caldi, persone tranquille…
Ma di loro cosa resta?
Sogni, speranze, ideali…tutto al vento!
Nessuno sentirà più la loro voce, le parole che avrebbero tanto voluto dire per protestare, pregare o semplicemente per confortarsi a vicenda.
Solo cenere e numeri.
Mi sembra di sentirli.
Forse sto impazzendo, forse solo io odo le loro urla, forse lo psicologo che mi hanno messo a disposizione non serve a nulla.
Ma ormai è fatta.
Ho avuto la possibilità di prendere una decisione e ho scelto quella sbagliata.
Un sospiro lascia le mie labbra.
Mi passo una mano tra i corti capelli biondi, sperando di vedere al più presto il profilo di casa mia.
 
Apro lentamente la porta per evitare che cigoli.
Mi ricorda quel maledetto cancello che varco almeno due volte al giorno.
Almeno io da lì esco...
«Bentornato, caro!»
Mia moglie mi saluta dalla cucina.
«Quanti sono andati dal medico oggi?»
Chiede venendomi incontro.
«Oramai ho perso il conto, Esther…»
Rispondo apaticamente appendendo cappello e cappotto dell’uniforme all’attaccapanni in legno.
Sembra che quella vita non mi appartenga.
Sono un morto che cammina.
La mia esistenza si limita alla pura sopravvivenza, non vivo più.
Mi allento leggermente il nodo alla cravatta e sfibbio il colletto.
Sono esausto.
«Tutto bene, quindi…ne sono lieta, Franz»
“No. Non va tutto bene...non è mai andato bene nulla!”
Annuisco senza convinzione.
Mi fa sedere a tavola, servendomi la cena.
Butto giù mezza bottiglia di vino senza nemmeno accorgermene.
«Vado a letto»
Affermo senza troppe cerimonie e la lasciò lì, in cucina, alle sue faccende domestiche.
Salgo in camera da letto, al piano superiore, e quella morsa allo stomaco che ho da un’intera giornata non si allenta.
Apro il cassetto del comodino per riporre l’orologio e vedo la mia pistola d’emergenza.
Nella mia mente si profila un’ipotesi estremamente allettante.
La impugno, sicuro e confuso allo stesso tempo.
La fredda canna si poggia sulla mia tempia e chiudo le palpebre, stranamente rilassato.
Tolgo la sicura e tiro indietro il cane.
Voglio la pace e sono certo che la avrò anche all’Inferno perché quello vero lo sto vivendo da più di un anno.
Penso alla mia tomba.
Mi dipingeranno come un eroe, ma altri non sono che un uomo cieco con le mani macchiate del sangue di una moltitudine di innocenti.
Mi prendo il tempo di chieder perdono per ciò che ho fatto, anche se so di non meritarlo.
Sento la porta che si apre e un urlo ormai lontano, quello di mia moglie, precede il rumore dello sparo.
 
Mi sbagliavo.
Quella non è stato un giorno come tanti.
E’ stato il mio ultimo giorno.

NdA: Breve OS venutami in mente durante una lezione di storia sulle Crociate (Non chiedetemi quale sia il legame perchè non ne ho idea).
Avevo pensato di abbandonarla perchè troppo triste ma ho promesso ad una mia amica (
Sherlock Holmes) che l'avrei continuata e così ho fatto.
Spero che vi abbia emozionato come ha emozionato me in fase di scrittura.
Ultima cortesia e torno nella mia cavera buia...potreste lasciare una piccola recensione, di qualunque tipo, per dirmi cosa vi piace e cosa no e segnalare eventuali errori?
Grazie mille!

Ci si legge in giro!
L'Autrice.
   
 
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