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Autore: Aven90    14/10/2012    2 recensioni
Prefazione. Un’altra storia romantica, ambientata in un paese immaginario dell’Europa seicentesca: la principessa viziata torna da tre anni di formazione, e la prima notizia che le viene data è che deve sposarsi per poter governare. Ce la farà?
NB: Contenuti abbastanza realistici, per una volta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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“Finito.” 

Non ho già finito, aspetta.

Era stato il pittore a dirlo, dichiarando di aver  finito il suo ritratto del sovrano mediamente alto, grassoccio e con un paio di baffi.

Si trovavano sotto un chioschetto all’esterno del castello, cosa riprodotta fedelmente nel ritratto.

“Finalmente” rispose il re, rilassandosi “Sono tre settimane che andavamo avanti! Non ci speravo più!”

Il pittore gli rispose “Beh, ma siete voi che avete voluto a tutti i costi il realismo! Potevo anche ritrarvi nel modo che mi era più congeniale e ne saremmo usciti molto prima!”

Il Re chiese “Cosa intendi?”

Il pittore si grattò i capelli “Beh, a cavallo, a piedi, su una nave…”

“Lo sai che non faccio certe cose, sono anni che me ne sto chiuso a non partecipare nemmeno alla caccia alla volpe”

Il pittore sospirò “Ancora non si è capito perché”

“Già. Comunque, fammi vedere questo schizzetto” e si avvicinò a vedere.

Era molto realistico: i tratti proporzionati, i colori vividi e anche le persone sullo sfondo sembravano quasi tridimensionali.

Però Sua Maestà guardò meglio “Non mi avrai fatto il naso un po’ grosso?”

Il pittore rispose “No sire, quello è proprio il vostro naso”

“Davvero? E quei piedi sono davvero così asimmetrici?”

“Certo signore”

“Uhm… faccio proprio schifo”

“L’avete detto voi”

“E costei chi è?” facendo riferimento a una sagoma di una signorina avvenente che trasportava il carretto del pane sullo sfondo.

Il pittore rispose “Non toccate col dito i colori freschi, che si imbratta! Si tratta di Felicia, la figlia del mugnaio, lavora con lui”

“Ah! E com’è che non l’ho mai vista al villaggio?”

“Perché voi ve ne state chiuso nel vostro splendido castello”

“Giusto. Allora andrò in incognito a presentarmi”

Il fatto era che era davvero avvenente, quindi Sua Maestà doveva per lo meno divertirsi con le schiavette del popolo, del villaggio adiacente al Palazzo che controllava un vasto territorio, il Regno Waschmittel, derivato dalla famiglia che lo dirige, il cui capo è Otto Waschmittel, che ha appena concluso il suo ritratto.

Ma prima di mettere in atto il suo piano, arrivò sul posto anche la moglie del sovrano, la regina Isabel.

“Oooh, moglie, è un onore incontrarvi” salutò Otto.

“Silenzio! Il ritratto è pronto?” chiese altera la regina al pittore.

Questi rispose sotto inchino “Certo signora, potete appenderlo. Il mio erario…”

“… Consiste nella fama e gloria, no? E codeste cose non hanno prezzo” concluse Isabel, prendendo il quadro e portandoselo via. L’artista non poté dire nulla e sotto inchino prese la via del cancello e si congedò.

“Caro mio Otto, adesso sì che potrai vantarti di essere entrato nella storia” commentò Isabel, dopo aver attaccato il quadro al muro.

“Beh, in effetti è vero. Ma non mi convincono tutte quelle persone sul mio sfondo, sono poco credibili”

Isabel guardò meglio e rispose “Non ci darei troppo peso, comunque. Non credo che ora qualcuno si metta a mettere naso su chi siano quelle persone”

Ma il re voleva saperlo, altrimenti non avrebbe chiesto al pittore chi fosse quell’avvenente ragazza che trasportava il pane con fare ansioso.

Adesso aveva bisogno di una scusa per liberarsi dall’antipatica moglie.

“Scusate cara, ma bisognerebbe scendere in paese per raccogliere fondi per la manutenzione del castello” provò a dire con fare esitante.

La regina lo guardò dubbiosa e rispose “Fa pure quello che vuoi, sei tu il capo”; ma in quel momento, una carrozza distrasse la coppia,  fece il giro della fontana antistante il portone d’ingresso del palazzo e si fermò davanti la scalinata.

Il nocchiere posò le redini con le quali fermò il cavallo e scese per poter aprire lo sportello della cabina (non si chiama cabina?), da dove scese una ragazza praticamente perfetta. Perlomeno fisicamente.

Indossava dei lunghi stivali neri che partivano da sotto il ginocchio, ma non si vedeva perché era coperto da una gonna facente parte di un unico vestito di seta rosa pastello, che si adattava perfettamente alle forme della fanciulla, e lasciatemi dire che erano veramente da urlo. Una cintura bianco panna impreziosiva il vestito stesso. Essendo il clima molto caldo non c’era da stupirsi se era vestita così leggera.

La scollatura del vestito era impreziosita da una collana di perline, arricchita alla fine da una specie di medaglione che ritraeva una miniatura della sua famiglia: lei e i due sovrani.

Il suo sguardo che ricordava il mare all’orizzonte era esattamente quello della madre: austero ma al tempo stesso desiderabile, e i capelli biondo scuro le ricadevano in una coda che arrivava fin sotto la nuca.

Era lei, Rachel Waschmittel, di ritorno dopo tre anni dal collegio dove era stata educata per essere una vera principessa, aveva anche una enorme valigia trasportata dal paggetto che le aveva aperto la porta.

“Oh, bentornata, Rachel” salutò la regina, abbracciando la figlia.

“Ti vedo in gran forma!” anche il padre era contento di vederla, dopo tre anni di trepidante attesa, nell’attesa di vederla come una vera principessa di quel regno, vestita come si richiedeva, anche se fuori la moda non era proprio quella.

“Grazie” sorrise lei, mostrando i denti accecanti. Aveva una voce melodiosa. “Adesso che sono qui, sono pronta per diventare una vera principessa come vuole mio padre!”

“Non posso che esserne contento, Rachel. Adesso scusatemi, ma ho da fare” e si allontanò, andando verso il paese.

Rachel guardò perplessa il padre “Ma che ha? Non fa nemmeno una festa con i cavalieri per festeggiare il mio ritorno? Manco da tre anni, e lui non muove un muscolo?”

La madre non sapeva che dire “Mah, è sempre stato strano”

“In effetti…” concordò la figlia, poi si guardarono negli occhi e ne risero assieme.

Nel frattempo, Otto Waschmittel si nascose nello sgabuzzino dello schiavo addetto alla manutenzione del giardino e prese i primi vestiti che vide, per poi scendere al villaggio con quella nuova uniforme.

Era vestito malissimo, soprattutto per quello che riguardava l’accostamento dei colori, ma non aveva importanza, ad Otto serviva una copertura urgentemente.

Entrò dunque al panificio.

“Buongiorno, messer Miller” disse vago. Non era certo abituato a salutare chicchessia.

Miller fece appena un cenno e, tolto lo sguardo dai vestiti ipnotici del suo interlocutore, disse con la voce roca di chi non è abituato a  parlare “Buondì, messere. Quanto pane vuole?”

Il re si risentì “Chi dice che voglia del pane?”

“Non è che qui vendiamo cavolfiori”

“Beh, in ogni caso non mi sembra il momento di fare dello spirito. Sono un forestiero che ha bisogno urgente di conferire con la vostra gentile figlia Felicia”. Non stava pensando a “gentile” come aggettivo, ma in quel momento gli conveniva dire così.

Il mugnaio squadrò per due minuti buoni il suo sovrano per poi scacciare i pensieri repressi e urlare a gran voce il nome della figlia che evidentemente era sita nel retro del locale.

La ragazza arrivò entro trenta secondi: sporca di farina, con una lunga tunica beige, e i capelli castani le ricadevano sulle spalle.

Era davvero carina, ma in quel momento i suoi occhi altrettanto castani erano sporgenti e sembrava pazza. Teneva anche le due mani in alto come se temesse di contaminarle con gli oggetti.

“Padre, stavo impastando il pane. Perché mi avete interrotto?”

Il mugnaio rispose indicando Otto “C’è costui che vuole conferire con te. Lo conosci?”

Felicia squadrò il suo sovrano con lo stesso sguardo perso del padre, poi sentenziò “Mi sembra di averlo già visto, sì”

Il padre assentì “Anche io. Va’ dunque, e chiarisci ciò che vuole sapere costui, poi torna ad impastare il pane”

“D’accordo” la ragazza si tolse il grembiule, si lavò le mani e chiese ad Otto “Andiamo?”

 

Fine Capitolo uno! Buona la prima? Dite la vostra, una critica è sempre ben accetta!

   
 
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