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Autore: Mucca Sferica    14/10/2012    4 recensioni
Medusa non è capace, fino all'ultimo secondo, di capire suo figlio.
“Perdonami per tutto ciò che hai passato fino a ora. È stata dura, eh? Però tu hai sopportato e mi hai seguita fin qui. Sei davvero un bravo bambino.”
Dovevo dirglielo. Per troppi anni l’ho solo pensato.
Ma se gliel’avessi detto si sarebbe accontentato e avrebbe mollato. Invece così siamo arrivati fin qui.
Insieme.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Crona, Medusa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ferisco. Io faccio male.
Io uccido.
E quando vedo le persone che soffrono io sto meglio.
Dicono che per ogni strega sia così, ma non è vero: per me è più piacevole, perché io sono più forte.
Io sto bene da sola. Arachne ha l’Arachnophobia, io invece sto bene da sola. Perché sono più forte di lei. Sono più forte di tutti. Come un serpente, mordo. Perché fa soffrire di più. Lascio che il veleno uccida al posto mio per potermi godere lo spettacolo.
Quando le persone muoiono, io sto bene.
Per questo la prima cosa che ho insegnato a Chrona è uccidere.
Uccidi, Chrona, e sarai felice. Tutti possono farti del male, quindi tu uccidili tutti.
Evita gli altri bambini, loro ti feriranno. Resta qui con me e uccidi. Fammi godere lo spettacolo.
 
Questo avevo insegnato a quello stupido. Ma non mi ascoltava. Aveva paura. Se avesse imparato a uccidere non ne avrebbe avuta più, ma era troppo codardo per ascoltarmi.
L’unica via per liberarsi dalle paure è la follia.
Avrei liberato il Kishin, Chrona l’avrebbe fato suo, liberandosi della paura. Avremmo guardato insieme il mondo che annegava nella sofferenza della follia. Volevo questo, per Chrona.
 
Un giorno, Chrona rinchiuse un’intera città ucraina nel sangue nero. Capii che eravamo giunti. Tutti gli anni di digiuno ci sarebbero sembrati niente, davanti all’abbondanza che già si pregustava. Era la fine di tutti gli estenuanti allenamenti, di tutte le punizioni severissime, era la fine di ogni incomprensione, rancore, dolore. Era la fine del silenzio che c’era sempre stato fra me e Chrona.
 
“Sono tornato, Lady Medusa”
“Sei stato bravissimo, Chrona” è la prima cosa che voglio dirgli quando lo vedo
“Sono onorato dei suoi complimenti”
Voglio che sia a suo agio. Voglio che parli. Voglio che sappia che va tutto bene.
“È stata dura, eh? Però non mi aspettavo che le sfere nere create col sangue della follia emettessero follia ad alta densità. E come se non bastasse, hai addirittura avvolto una città ucraina in una di queste.”
Sì, sta funzionando! Stiamo parlando!
Sono… felice. Felice anche senza uccidere. È la prima volta che mi succede.
“Su, sarai stanco, immagino. Ti ho preparato la cena: la pasta che ti piace tanto”
“Sì.”
Sembra felice.
“Mi sono impegnata con tutta me stessa in cucina per te. Mangia in abbondanza.”
chissà a cosa pensa. Forse a quanto ha dovuto sudare per ottenere u solo pasto, in passato.
Ma quella è acqua passata, Chrona. Ora puoi mangiare quanto vuoi.
“Mangia tanto, ce n’è quanto ne vuoi. Quando hai finito, fatti pure una doccia e riposati con calma.”
Continua a non rispondermi. Del resto, è normale. È sempre stato così. Ma ora le cose cambieranno.
“Perdonami per tutto ciò che hai passato fino a ora. È stata dura, eh? Però tu hai sopportato e mi hai seguita fin qui. Sei davvero un bravo bambino.”
Dovevo dirglielo. Per troppi anni l’ho solo pensato.
Ma se gliel’avessi detto si sarebbe accontentato e avrebbe mollato. Invece così siamo arrivati fin qui.
Insieme.
“Per merito tuo e ricerche sul sangue nero sono vicine alla conclusione. Ora non resta che fare tuo il Kishin…”
questo è un nuovo inizio
“Grazie, Chrona. Sono fiera di te, bambino mio.”
Quale modo migliore di un abbraccio, per ricordare questo momento?
È il nuovo inizio. Mio e suo.
 
“Io… io… è perché lei è mia madre, Lady Medusa… io le ho dato retta perché lei è mia madre. Ho abbandonato tutto quanto, come mi ha detto… eppure se fa così… come una madre normale… io non so come comportarmi…”
Chrona, che stati dicendo? Cosa vuoi dire?
 
Non faccio in tempo a chiederglielo che qualcosa si conficca nel mio stomaco
“Crona…?”
“Le parole gentili non riesco a sentirle… è peggio di avere un ronzio nell’orecchio. Non ne capisco il senso. Ho fatto come mi hai detto tu, l’ho abbandonato”
Ed è per questo che siamo arrivati così in alto! Chrona, d’ora in poi io…
“HO ABBANDONATO TUTTO QUANTO, COME MI HAI DETTO TU!”
Estrae la spada, furioso, e dalla mia bocca esce sangue invece che parole.
Un altro affondo, stavolta doppio, mentre mi rovescia addosso anni di rancore.
“Eppure tu… sei sleale! Fare la madre… mi sbatti in faccia l’amore che a me hai fatto gettare via. Non scherzare, vecchia di merda! Tu ce l’hai ancora, io no!”
Potevamo ricominciare, Chrona. Ci ho provato.
“Io ho abbandonato anche quella Maka. Perché ho buttato via tutto, compresa mia madre, che sono stato abbandonato anch’io. Eppure! Eppure! Eppureee!”
Le braccia si staccano, le energie mi abbandonano, il mio sangue inonda il bambino.
“Chi sei tu?! Restituiscimi mia madre! La mia cara mamma non direbbe mai una cosa del genere!“
Ed ecco colpi su colpi.
Così, fra le parole che uccidono più delle lame, me ne vado.
Mi rimane la soddisfazione di avergli regalato quel po’ di felicità ottenuta vedendomi morire.
Ora è solo. Si è liberato dalla paura. Ho terminato la mia opera.
“E’ completo! Ora che hai abbandonato anche l’ultimo sostegno che avevi il sangue nero è completo!”
Bravo, piccolo.
“Ti adoro, Chrona!”
   
 
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