QUANDO SI RUPPE LA LAVATRICE
-Rage against
the…washing-machine-
“Il tempo è ciò che impedisce alle cose di
accadere tutte insieme” Anonimo
“Mi dispiace, signorina Chandler, ma qui
dobbiamo rifare tutto. Le consiglio di andare da qualche parte per almeno un
giorno, se non vuole stare in questo lago.”
L’idraulico aveva appena espresso il
verdetto. Come un giudice aveva riferito il responso della giuria alla povera
imputata, che, sprovvista di avvocato difensore si era ritrovata ad assorbire in
silenzio la pena inflitta. Senza possibilità di obiezione, l’imputata guardò il
giudice lasciare l’aula con espressione insofferente. Non appena il giudice ebbe
varcato la soglia l’imputata lanciò un urlo disperato. Poi si voltò e cominciò a
tirare calci all’unica vera colpevole di tutta la storia, lei, l’arma del
delitto, la causa di tutte le sue sventure: la lavatrice.
E così, la povera lavatrice, già scassata
di suo, si ritrovò a subire i colpi inflitti da quella figura con una massa non
ben definita di boccoli castani e gli occhi castano scuro. Ma d’altra parte non
è la prima volta che quella povera lavatrice viene maltrattata da quella che
sembra essere la sua proprietaria. Forse era per questo che quel giorno, ormai
al limite, aveva deciso di tirare le cuoia. E la sua vendicativa proprietaria
non aveva gradito troppo la cosa. L’imputata dichiarata colpevole era sempre
stata molto vendicativa. E suscettibile. Sbruffona. Casinista. Irritabile.
Questa è Carrie Chandler, 25
anni.
La sopra nominata rivolse un ultimo sguardo
carico d’odio alla povera lavatrice, girò i tacchi e si rintanò nella sua
stanza.
“Ciao, Megan. Sono
Carrie”
“Ciao, bella. Come
va?”
“Male. Anzi peggio. Devo chiederti un
favore”
“Spara”
“Mi si è rotta la lavatrice e ha inondato
la casa. Ci vorranno due giorni per ripararla. Posso venire a stare da
te?”
“Ovvio che puoi. Me lo chiedi
pure?”
“Non so come ringraziarti, Meg. Allora
vengo stasera”
“Ok, ti aspetto”
“Allora a dopo”
“Ciao, Carrie”
“Ciao”
Perfetto. E ora che
faccio?
Dopo aver caricato le valigie nel
bagagliaio dell’auto (notare: 6
valigie per 2 giorni) entrò in
macchina e cercò di raccogliere le idee. Erano solo le cinque del pomeriggio e
lei era già fuori casa. Non avrebbe resistito a stare altre tre ore in compagnia
di quell’odiosa lavatrice. I l problema era che l’appuntamento dato alla sua
amica Megan era per quella sera, il che voleva dire che avrebbe dovuto passare
tre ore in giro.
Poco male, pensò Carrie, ne avrebbe
approfittato per fare un giretto al centro commerciale. Per cui mise in moto e
partì.
Con suo immenso stupore riuscì a trovare
parcheggio dopo soli 20 minuti di giri, che però contribuirono ulteriormente a
innervosire Carrie, di carattere già abbastanza nevrotico per conto
suo.
Entrò nel centro commerciale, pronta a
svaligiare tutti i negozi. Lo shopping era l’unica cosa che riusciva a farla
calmare. Dopo circa un’ora e mezza, durante le quali comprò 3 paia di scarpe col
tacco, 2 paia di stivali, 1 paio di scarpe da ginnastica, 6 paia di jeans, 4
gonne, un numero imprecisato di magliette e top colorati, dopo aver svaligiato
il negozio di biancheria intima e dopo aver causato una crisi isterica a circa
una decina di commesse, con una quantità indecifrata di sacchetti in mano, da
far concorrenza a un albero di Natale si apprestò a raggiungere l’ascensore per
salire al secondo piano.
L’ascensore si aprì: al suo interno solo un
ragazzo alto, magro, e non identificabile, dato che aveva il cappuccio calato
sugli occhi, non dava segno di averla vista e tantomeno di voler fregarsene di
lei. Per cui Carrie non si preoccupò nemmeno di salutare, e caricate le buste in
arco di tempo variabile tra i 5 e i 10 minuti, che provocarono uno sbuffo
irritato da parte dell’unico passeggero, gentilmente ignorato dalla signorina in
questione, entrò anche lei in ascensore, premette il pulsante del secondo piano
e si appoggiò alla parete, esausta.
Fu questione di
pochissimo.
Dieci secondi al massimo e Carrie e
l’ignoto passeggero si ritrovarono sballottati per terra, sepolti da una
trentina di sacchetti.
“Oh…accidenti!” esclamò Carrie dopo essersi
nebulosamente resa conto di quello che era successo: si era bloccato
l’ascensore.
“Ma porca miseria, non è possibile!” La
ragazza si alzò, scansando le buste, per premere il pulsante di emergenza. Si
lasciò andare a un sospiro esasperato. Se era incazzata prima, figuratevi
adesso! Tirò un pugno alla porta, che però rimase ostinatamente immobile nella
stessa posizione di prima.
Se penso che è tutta colpa di quella
maledettissima lavatrice…
Si accorse che il passeggero misterioso si
era alzato e la guardava di sottecchi. Cioè, il fatto che la guardava fu solo
una supposizione, visto che quello aveva ancora il viso coperto dal cappuccio,
ma immaginò che la stesse guardando. Distolse lo sguardo e si mise a fissare le
porte chiuse dell’ascensore, per evitare di guardarlo. Doveva ammettere che
trovava il suo comportamento un po’ inquietante…vederlo lì, immobile, e con quel
cappuccio nero calato sugli occhi le dava una strana impressione. Poi tutt’a un
tratto sentì una presenza al suo fianco. Si voltò di scatto giusto in tempo per
vedere il passeggero incappucciato estrarre il cellulare dalla
tasca.
“Credo che dovremmo chiamare
qualcuno…”osservò lui, parlando per la prima volta da quando Carrie era entrata
nell’ascensore. E per di più con una voce che le suonava vagamente
familiare.
“Ho già premuto il pulsante di
emergenza”
“potrebbe essere rotto. Sono già 10 minuti
che siamo qui e nessuno si è fatto vivo”
Chissà perché ma la sua voce mi sembra di
averla già sentita da qualche parte…
“Buonasera”disse al telefono “Ascolti,
siamo bloccati nell’ascensore del centro commerciale New Store, sulla 64sima
strada.”
“Potrebbe darmi le vostre generalità?”
chiese l’uomo al telefono.
L’incappucciato emise un sospiro
rassegnato.
“Gerard Way e …” si voltò verso Carrie “Il
suo nome?” le chiese sottovoce.
Lei lo guardò stranita. “Carrie
Chandler”
“…Carrie Chandler”disse al
telefono.
“Molto bene. Mandiamo al più presto
qualcuno a recuperarvi”
“La ringrazio. Buona
sera”
Rimise il cellulare in tasca e si appoggiò
al muro. Si accorse che Carrie lo fissava con un’espressione
indecifrabile.
“Qualcosa non va?”le
chiese.
“A me niente. Lei, piuttosto…non ha caldo
con quella felpa? È giugno, se non se ne fosse accorto, signor Way”
“Sto…bene”
Carrie inarcò un sopracciglio, divertita.
“Faccia un po’ come la pare, ma si rilassi, io non sono una giornalista, e se
non se fosse accorto siamo bloccati nell’ascensore. Potrebbe anche levarselo,
quel cappuccio”
Lui sospirò sconfitto. Poi molto
lentamente, sfilò via il cappuccio, rivelando una testa scura e due occhi verdi
che fissavano il pavimento. Carrie fece un sorrisetto storto. Trovarsi faccia a
faccia con il cantante dei My Chemical Romance le dava una strana impressione.
Qualcosa che non sapeva spiegare nemmeno lei.
“Credo che questi siano suoi” osservò lui
porgendo alla ragazza un paio di sandali neri col tacco alto che nell’impatto
erano sgusciati via dalla scatola finendo per terra.
“Oh. Grazie” Carrie prese velocemente le
sue scarpe e le ripose in una busta. Lanciò un’altra occhiata al ragazzo, che
però continuava a fissare il pavimento. A Carrie uscì uno sbuffo
irritato.
“Qualcosa non va?”le chiese
educatamente.
“Niente di particolare…il fatto è che
dovremo rimanere qui per non si sa quanto…e sono davvero contenta di avere
trovato un…”compagno di avventura” così…bè, come dire…socievole” La provocazione
era voluta. Ma lui non se ne preoccupò. Fece un sorrisino sbilenco, continuando
imperterrito a fissare per terra. La mora alzò gli occhi al
cielo.
“Non trova che questo pavimento sia
estremamente interessante?”
Lui mosse gli occhi,
sconcertato.
“Come, scusi?”
“Dicevo del pavimento. Questo parquet
finemente lavorato è…”
“Sta cercando di dirmi
qualcosa?”
Carrie sospirò
rassegnata.
“Sto cercando di fare un po’ di
conversazione. E visto che sembrava che il pavimento le interessasse così
tanto…il fatto è che io non so stare zitta per più di dieci secondi, e visto che
non si sa quando ci tireranno fuori di qui…”
Finalmente si decise a staccare gli occhi
da terra. Puntò i suoi occhi in quelli scuri della
ragazza.
“Se vuole parlare,faccia
pure”
Carrie sentì che qualcosa dentro di lei
prendeva fuoco. Ma non seppe dire esattamente cosa. Gli rivolse una risatina
nervosa.
“Oh…certo…vorrà dire che parlerò da
sola”
Ma lui non si mosse di un
millimetro.
“Le da fastidio se continuo a parlare con
l’aria, anche se qui non è molta?”
Un muro avrebbe dato più soddisfazione.
Rimaneva lì, in stand-by, a fissare la parete di fronte a
sé.
Carrie gli rivolse un’occhiata omicida, di
cui lui non si preoccupò per niente, anzi rimase immobile nella stessa posizione
di prima.
La mora si rassegnò. Si appoggiò alla
parete, preparandosi a rimanere in silenzio per chissà quanto tempo. Per sua
fortuna, però, il cellulare nella sua tasca si mise a squillare, lo prese e
senza nemmeno guardare che fosse, rispose.
“Carrie Chandler”
“Carrie, sono io”
“Oh, ciao”
“Bè?”
“Bè cosa?”
“che ti prende?”
“Niente”
“Mi sembri un po’
freddina”
“Ciao, Will, io sto bene, tu come
stai?”
“Tesoro…”
“Non chiamarmi
tesoro!”
“Ma siamo fidanzati!”
“E allora?”
“…”
“Will?”
“Lasciamo perdere, sei più nervosa del
solito”
“Io non sono…”
“Mi ha chiamato
Megan”
“Ah, si?”
“Mi ha detto tutto”
“Tutto tutto?”
“Ha detto che ti si è rotta la lavatrice e
che non puoi stare a casa tua. Me perché non vieni da me?”
“Oh,Will…è che non mi
va”
“Come non ti va?”
“Si, Will, hai capito, non mi
va!”
“Ma…credevo che ci volessimo bene, infondo
siamo fidanzati”
E due. Carrie represse uno sbuffo. “Ancora
per poco. Sbaglio o noi due dovevamo concludere una certa
discussione?”
“Ancora? Carrie, te l’ho detto, quella lì
era una mia ex, l’ho rivista dopo anni e…”
“…e hai pensato bene di salutarla al
vecchio modo. I miei complimenti, Will! Ma, infondo, credo che starete
bene,insieme.”
“Che vuoi dire?”
“Che se ti azzardi anche solo a farti
vedere in giro chiamo la Guardia Nazionale”
“M-mi stai
lasciando?”
“Considerati fortunato che lo faccio al
telefono e non davanti a te, altrimenti te l’avrei fatta
pagare!”
“Ma, Carrie, tesoro…”
“Addio, Will”
“No, aspe-“
Gli chiuse letteralmente il telefono in
faccia e tirò un sospiro di sollievo.
“Sono libera!!” esclamò ad alta voce,
dimenticandosi di Gerard.
Ops…
Lui alzò lo sguardo su di lei, che fece una
risatina nervosa.
“Che giornata oggi, eh! Mi si è rotta la
lavatrice, la mia casa si è ridotta a una specie di piscina, sono bloccata in
ascensore, e ho lasciato quel bastardo del mio ragazzo per telefono! Che cosa si
può volere di più?”
Represse una risata “E io che pensavo che
la mia vita fosse monotona!”
Rimase appoggiata alla parete con gli occhi
chiusi fino a quando non si accorse di essere osservata. Aprì gli occhi: Gerard
Way era di fronte a lei, e la fissava. Sembrava…divertito. Si…sembrava proprio
che stesse tentando di reprimere una risata. La cosa era ancora più sconvolgente
del solo fatto di essere bloccata in ascensore insieme al cantante dei My
Chemical Romance.
“Qualcosa non va?” gli chiese lei con lo
stesso tono che aveva usato lui fino a poco prima. Lui la fissò con quegli occhi
chiari, quasi a volerla trapassare. Carrie distolse lo sguardo, quel ragazzo la
stava facendo innervosire sul serio.
“Scusa se te lo chiedo ma…tu sai chi
sono?”
Carrie inarcò un
sopracciglio.
Certo che lo so, ciccio, cosa
credevi?
“Si”
Gerard fece una risatina
sbilenca.
“E devo dire che non ti credevo
così”
La guardò
disorientato.
“Così come?”
“Freddo. Glaciale. Polare. Devo
continuare?”
“Io sarei…freddo?”
“Gelido. Hai la stessa sensibilità della
mia lavatrice, per la miseria!”
“Non è affatto così”
“Fosse davvero come dici non mi avresti
trattata con la stessa attenzione che avresti rivolto a un
soprammobile!”
“Io? Hai per caso sentito il tuo tono
mentre parlavi? Te lo dico io, com’era: strafottente.
Superiore.”
“Io non mi sento
superiore!”
“Ah, no? E allora
perché…”
“ORA BASTA!!”
L’urlo di Carrie fu sufficiente a farli
zittire entrambi. Si guardarono, gli occhi ridotti a due
fessure.
“Era meglio prima”borbottò Carrie
imbronciata “Ti preferivo in versione tutt’uno con la
parete”
Le rivolse uno sguardo pieno d’astio “Se ti
trovavo strana prima, figuriamoci adesso”
“Strana?”sbottò “Mi
trovi…strana?”
“Ti sembra normale parlare da
sola?”
Questo era davvero
troppo.
“Parlavo sola! Bè , mi pare normale, visto
che l’unico essere dotato di vita oltre a me in questo posto sembrava appena
resuscitato dal regno dei morti!”
“Bambola, modera i
termini,ok?”
“Senti, ciccio, mi sono stancata di
te!”
“Credi che io sia felice di essere bloccato
in un ascensore con una pazza psicopatica come te?”
Psicopatica? Mi ha chiamato
psicopatica?!?
Strinse i pugni lungo i fianchi,
oltraggiata, e lo raggiunse, facendo slalom tra i sacchetti ancora sparsi per
terra. A 10 centimetri di distanza dal suo viso, lo fisso
duramente.
“Stammi bene a sentire”sibilò “Non hai alcun diritto di parlare di me, se non mi conosci neppure. Non hai idea di come sia fatta, e se oggi ti sono sembrata una “pazza psicopatica” come dici tu, è perché la giornata è iniziata male e sta finendo peggio! Sono stata sfrattata da una lavatrice, casa mia è attualmente inaccessibile, ho lasciato il mio ragazzo dopo che l’ho trovato a “salutare” la sua ex e sono bloccata in ascensore da quasi mezz’ora. Anche il più sano di mente di questo mondo avrebbe ceduto! Quindi stai zitto ed evita di aprire di nuovo quella
bocca, Gerard Way!” sputò il suo nome come
fosse vomito. Girò i tacchi e si sedette per terra, con la schiena appoggiata
alla parete. Dopo qualche secondo di smarrimento, lui fece lo stesso, dalla
parete opposta.
“Ti sono capitate proprio tutte…”commentò a
bassa voce con una strana intonazione.
Lei alzò lo sguardo imbronciato su di lui,
ma non disse nulla.
“E comunque”annunciò dopo poco a voce più
alta “io stavo zitto perché non ero in vena di parlare”
“E potevi dirlo subito,no?”disse Carrie
debolmente.
“Certo, io vado a spifferare i fatti miei a
chiunque incontri! Vorrà dire che la prossima volta che litigherò con mio
fratello metterò un annuncio sul giornale, contenta?”
Carrie sbuffò “Risposta numero uno: mi
dispiace che hai litigato con tuo fratello, ma non è colpa mia. Risposta numero
due: com’è che ti scandalizzi tanto a parlare dei fatti tuoi a giornali, visto
che mi risulta che lo fai spesso?”
“Odio le interviste e odio tutti quei
giornali pieni di stronzate”rispose semplicemente.
“Non ci posso credere!”esclamò Carrie
fissandolo a bocca aperta.
“Che è…successo?” le chiese scrutandola
preoccupato.
“Non ci posso credere che io e te andiamo
d’accordo su qualcosa! È un evento storico!”
Gerard sorrise nel vedere la sua
espressione.
“E comunque”riprese Carrie “Se non sono
indiscreta, perché tu e tuo fratello avete litigato?”
“Sei indiscreta!”
Carrie lo fissò imbronciata.
“Uffa!”
Gerard rise “Sai a cosa assomigli quando
fai quella faccia? A una bambina che non ha avuto il suo
giocattolo!”
Per tutta risposta gli fece la linguaccia,
e Gerard rise più forte.
“Anzi, non sembri, sei una
bambina”
Carrie gli tirò un pugno sulla
gamba.
“Ehi! Ma la vuoi
finire?”
“Non mi dirai che ti sei
offesa?”
“Oh,bè, dopo quel fiume di insulti che mi
hai rivolto…”
“Quelli non erano insulti!” esclamò lui
guardandola sorpreso “Erano complimenti!”
E chissà perché sembrava terribilmente
serio. Era
serio.
“Oh, grazie. Sono i migliori complimenti
che io abbia mai ricevuto in vita mia!”gli rispose sarcastica. Gerard rise di
nuovo.
“Ma lo sai che sei proprio
strana?”
“E due. Ci vai giù pesante coi tuoi
complimenti, eh, Way?”
“Sei troppo suscettibile per i miei
gusti.”
Carrie lo fulminò con un’occhiata. “E
comunque, perché strana, se mi è dato saperlo?”
“Nel senso che un’altra ragazza al posto
tuo mi sarebbe saltata addosso appena mi avrebbe visto! Tu sei rimasta ferma e
calma e mi hai insultato per 10 minuti buoni! Perché quelli erano insulti
veri!”
“Che cosa ti aspettavi, dopo che mi hai
trattata in quel modo? Ma non ti sarei saltata addosso lo stesso, è vero, non
sono una di quelle. E comunque non credere che tutto questo non mi faccia alcun
effetto! Semplicemente trovo che la situazione sia alquanto surreale…sono
bloccata in un ascensore con Gerard Way e stiamo parlando come se nulla fosse”
fece un sorrisetto “Chissà cosa avrebbe dato Megan per essere al mio
posto”
“Chi è Megan?”
“La mia migliore amica…e vostra fan
sfegatata. Di quelle che davvero darebbero miliardi per vedervi anche solo per
un secondo”
“Ne ho viste abbastanza,di quelle tipe lì,
e mi bastano. Tu non sei una nostra fan?”
“Vuoi la verità o una bugia
pietosa?”
“Che domande! La
verità!”
“Allora ti dico che…non mi dispiacete.
Avete qualche canzone carina…tutto qui”
Gerard la guardò con aria di
sfida.
“Sei sicura?”
“Hai detto che volevi la verità, no? E
allora arrangiati! Se mi avessi chiesto una bugia pietosa ti avrei detto: si,
sono una vostra fan. Venderei mia madre pur di vedervi!”
“Ok, ok, non ti
scaldare!”
“Che situazione assurda!”irruppe poi Carrie
“Che poi dico io…se ognuno fosse rimasto a casina propria, tutto questo non
sarebbe successo! E invece no! Uno ha dovuto litigare col fratello per ignoti motivi…io sono dovuta scappare
via per colpa di una lavatrice, altrimenti per spostarmi da una stanza all’altra
avrei dovuto comprarmi un motoscafo!”
“E se fosse un segno del destino?” chiese
Gerard.
“Oh, certo! Tra 10 anni ci rincontreremo in
un altro stupidissimo ascensore e tu mi chiederai di sposarti! Da brivido!
Appena esco di qui vado a comprare l’abito da sposa!”
Gerard rise di nuovo “Sei troppo
divertente!”
Carrie sospirò “Lo prenderò come un altro
dei tuoi complimenti, Way!”
“E infatti lo voleva essere!” concluse lui
guardandola dritto negli occhi con un’espressione indecifrabile. Carrie distolse
lo sguardo.
Rimasero per qualche secondo in quella
posizione, Gerard che fischiettava, e Carrie che tentava di mettere a posto un
ciuffo dei suoi capelli che non ne voleva sapere di stare al suo
posto.
“E uffa, vuoi stare fermo!” esclamò
esasperata dopo che quel ciuffo le era ricaduto davanti agli occhi per
l’ennesima volta.
“Lascialo lì. Ti sta
bene”
“Scusa?”gli chiese Carrie
guardandolo.
“Ho detto che ti sta bene quel ciuffo sugli
occhi. Sei più carina. Ti fa più bimba”
“Non penserai che ci
creda,vero?”
Gerard sbuffò. “E perché no, per la
miseria! Ti lamentavi tanto dei miei complimenti, e quando alla fine te ne
faccio una serio, non ti sta bene! non ti capisco
proprio!”
“Scusa…chi era la
suscettibile,poi?”
Gerard sorrise. E sorrise ancora di più nel
vedere che il ciuffo castano era ancora lì.
“Si…ti sta proprio bene quel ciuffo
lì”
Carrie deglutì con forza. Non poteva
credere alle sue orecchie. E la cosa più spaventosa era che sembrava lo pensasse
veramente. Rimasero a guardarsi per un tempo che a Carrie parve interminabile,
anche perché sembrava che Gerard stesse pensando a qualcosa. E una vocina
cattiva dentro di lei le diceva che quel qualcosa era proprio
lei.
“Hey, là dentro!”
Scattarono entrambi contemporaneamente.
“Che è stato?” chiese Carrie. Gerard si
alzò, imitato dalla ragazza.
“Ci siete?” chiese di nuovo la voce di
prima.
“Sono venuti a prenderci!”esclamò Gerard
vicino a Carrie. Troppo vicino.
“Siamo qui!” urlò il ragazzo mentre Carrie
si allontanava. Non le piaceva poi molto quella scomoda
vicinanza.
“Ora vi tiriamo fuori!” esclamò la voce.
Sentirono qualcuno che parlava, uno scatto, e finalmente le porte si aprirono,
rivelando tre agenti della sicurezza che li scrutavano.
“Tutto a posto?”chiese loro uno degli
agenti.
Carrie e Gerard annuirono. Si guardarono,
ma distolsero subito lo sguardo.
“Sicura di non aver bisogno di un
passaggio?” chiese Gerard a Carrie dopo che finalmente furono usciti dal centro
commerciale.
“Grazie, ma ho la macchina. E grazie anche
per avermi aiutato a portare i sacchetti”
“Figurati. È il minimo che potevo fare dopo
che ti ho trattata in quel modo, là dentro!”
“Te ne sei reso conto,
eh?”
“Ah, no, non ricominciamo, per
favore!”
“E chi vuole ricominciare! Ti sto solo
facendo notare che avevo ragione io!”
“Già,già…bè, io devo andare! È stato
davvero un piacere!” ridacchiò Gerard.
“Anche per me. Non sai quanto!” ribatté
Carrie sarcastica.
“Allora vado. Buona
serata…Carrie”
Carrie sussultò. Sentire il suo nome
pronunciato da lui le faceva uno strano effetto.
“Anche a te…Gerard”
Lui le rivolse un ultimo sorriso, si voltò e andò via. Carrie rimase a guardare il punto in cui era sparito poco prima. Non sapeva il perché, ma una parte di lei, avrebbe voluto che non andasse via. D’accordo, dentro quell’ascensore l’aveva trovato insopportabile, ma alla fina ci si era abituata. E le era sembrato anche…simpatico. Scacciò in fretta quei pensieri dalla sua testa, soprattutto perché con molta probabilità quella era stata la prima e l’ultima volta che l’avrebbe visto. E soprattutto che ci avrebbe parlato con la stessa libertà. Era una situazione
per un certo verso…triste. Ma, d’altronde,
cosa poteva aspettarsi da uno come lui? mentre sistemava i sacchetti nel
bagagliaio, però, qualcosa attirò la sua attenzione. In una delle buste,
poggiata su una scatola da scarpe, c’era un foglietto piegato in due. Lo guardò
confusa, era più che sicura che non era stata lei a mettercelo. Lo prese, e lo
aprì. Vi erano scritte solo poche righe.
Io e Mikey abbiamo litigato perché l’ho
chiamato
“invertebrato senza cervello”. E lui non ha
gradito troppo la
cosa.
Le scappò un sorriso.
Gerard!
Sotto la frase, un numero di cellulare, e
più sotto ancora, un’altra parola.
Chiamami
Non poteva credere ai propri occhi. Poi si
accorse che a fine pagina c’era un’ultima nota.
P.S. E tieni il ciuffo davanti agli
occhi.
Per quanto potesse cercare di trattenersi,
un sorriso sempre più largo si stava facendo strada sul suo viso. Poi si mise a
ridere come una matta. Entrò in macchina con il bigliettino in mano, già
pregustando il suo prossimo incontro con Gerard. In fondo, quella giornata non
era finita poi così male come pensava. E mentre usciva dal parcheggio del centro
commerciale, pensò che di sicuro non avrebbe mai dimenticato di quel giorno in
cui le si ruppe la lavatrice.
THE END…?
E ormai è fatta anche
questa! Vi dirò una cosa: questa storia è rinchiusa nel mio cassetto dal giorno
del mio compleanno (mesi e mesi fa). E non ho mai avuto il coraggio di
pubblicarla. Quindi se avete avuto il coraggio di arrivare fin qui, potete
tranquillamente lasciarmi un commentino, anche piccolo, ma che almeno mi dica se
ho fatto bene o no. Ci posso contare?? Bacioni anticipati!
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