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Autore: LauraJoe    26/04/2007    10 recensioni
Carrie Chandler e un misterioso e inquietante personaggio rimangono bloccati un ascensore...cosa succederà?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUANDO SI RUPPE LA LAVATRICE

-Rage against the…washing-machine-

 

“Il tempo è ciò che impedisce alle cose di accadere tutte insieme” Anonimo

 

“Mi dispiace, signorina Chandler, ma qui dobbiamo rifare tutto. Le consiglio di andare da qualche parte per almeno un giorno, se non vuole stare in questo lago.”

L’idraulico aveva appena espresso il verdetto. Come un giudice aveva riferito il responso della giuria alla povera imputata, che, sprovvista di avvocato difensore si era ritrovata ad assorbire in silenzio la pena inflitta. Senza possibilità di obiezione, l’imputata guardò il giudice lasciare l’aula con espressione insofferente. Non appena il giudice ebbe varcato la soglia l’imputata lanciò un urlo disperato. Poi si voltò e cominciò a tirare calci all’unica vera colpevole di tutta la storia, lei, l’arma del delitto, la causa di tutte le sue sventure: la lavatrice.

E così, la povera lavatrice, già scassata di suo, si ritrovò a subire i colpi inflitti da quella figura con una massa non ben definita di boccoli castani e gli occhi castano scuro. Ma d’altra parte non è la prima volta che quella povera lavatrice viene maltrattata da quella che sembra essere la sua proprietaria. Forse era per questo che quel giorno, ormai al limite, aveva deciso di tirare le cuoia. E la sua vendicativa proprietaria non aveva gradito troppo la cosa. L’imputata dichiarata colpevole era sempre stata molto vendicativa. E suscettibile. Sbruffona. Casinista. Irritabile.

Questa è Carrie Chandler, 25 anni.

La sopra nominata rivolse un ultimo sguardo carico d’odio alla povera lavatrice, girò i tacchi e si rintanò nella sua stanza.

 

“Ciao, Megan. Sono Carrie”

“Ciao, bella. Come va?”

“Male. Anzi peggio. Devo chiederti un favore”

“Spara”

“Mi si è rotta la lavatrice e ha inondato la casa. Ci vorranno due giorni per ripararla. Posso venire a stare da te?”

“Ovvio che puoi. Me lo chiedi pure?”

“Non so come ringraziarti, Meg. Allora vengo stasera”

“Ok, ti aspetto”

“Allora a dopo”

“Ciao, Carrie”

“Ciao”

 

Perfetto. E ora che faccio?

Dopo aver caricato le valigie nel bagagliaio dell’auto (notare: 6 valigie per 2 giorni) entrò in macchina e cercò di raccogliere le idee. Erano solo le cinque del pomeriggio e lei era già fuori casa. Non avrebbe resistito a stare altre tre ore in compagnia di quell’odiosa lavatrice. I l problema era che l’appuntamento dato alla sua amica Megan era per quella sera, il che voleva dire che avrebbe dovuto passare tre ore in giro.

Poco male, pensò Carrie, ne avrebbe approfittato per fare un giretto al centro commerciale. Per cui mise in moto e partì.

Con suo immenso stupore riuscì a trovare parcheggio dopo soli 20 minuti di giri, che però contribuirono ulteriormente a innervosire Carrie, di carattere già abbastanza nevrotico per conto suo.

Entrò nel centro commerciale, pronta a svaligiare tutti i negozi. Lo shopping era l’unica cosa che riusciva a farla calmare. Dopo circa un’ora e mezza, durante le quali comprò 3 paia di scarpe col tacco, 2 paia di stivali, 1 paio di scarpe da ginnastica, 6 paia di jeans, 4 gonne, un numero imprecisato di magliette e top colorati, dopo aver svaligiato il negozio di biancheria intima e dopo aver causato una crisi isterica a circa una decina di commesse, con una quantità indecifrata di sacchetti in mano, da far concorrenza a un albero di Natale si apprestò a raggiungere l’ascensore per salire al secondo piano.

L’ascensore si aprì: al suo interno solo un ragazzo alto, magro, e non identificabile, dato che aveva il cappuccio calato sugli occhi, non dava segno di averla vista e tantomeno di voler fregarsene di lei. Per cui Carrie non si preoccupò nemmeno di salutare, e caricate le buste in arco di tempo variabile tra i 5 e i 10 minuti, che provocarono uno sbuffo irritato da parte dell’unico passeggero, gentilmente ignorato dalla signorina in questione, entrò anche lei in ascensore, premette il pulsante del secondo piano e si appoggiò alla parete, esausta.

Fu questione di pochissimo.

Dieci secondi al massimo e Carrie e l’ignoto passeggero si ritrovarono sballottati per terra, sepolti da una trentina di sacchetti.

“Oh…accidenti!” esclamò Carrie dopo essersi nebulosamente resa conto di quello che era successo: si era bloccato l’ascensore.

“Ma porca miseria, non è possibile!” La ragazza si alzò, scansando le buste, per premere il pulsante di emergenza. Si lasciò andare a un sospiro esasperato. Se era incazzata prima, figuratevi adesso! Tirò un pugno alla porta, che però rimase ostinatamente immobile nella stessa posizione di prima.

Se penso che è tutta colpa di quella maledettissima lavatrice…

Si accorse che il passeggero misterioso si era alzato e la guardava di sottecchi. Cioè, il fatto che la guardava fu solo una supposizione, visto che quello aveva ancora il viso coperto dal cappuccio, ma immaginò che la stesse guardando. Distolse lo sguardo e si mise a fissare le porte chiuse dell’ascensore, per evitare di guardarlo. Doveva ammettere che trovava il suo comportamento un po’ inquietante…vederlo lì, immobile, e con quel cappuccio nero calato sugli occhi le dava una strana impressione. Poi tutt’a un tratto sentì una presenza al suo fianco. Si voltò di scatto giusto in tempo per vedere il passeggero incappucciato estrarre il cellulare dalla tasca.

“Credo che dovremmo chiamare qualcuno…”osservò lui, parlando per la prima volta da quando Carrie era entrata nell’ascensore. E per di più con una voce che le suonava vagamente familiare.

“Ho già premuto il pulsante di emergenza”

“potrebbe essere rotto. Sono già 10 minuti che siamo qui e nessuno si è fatto vivo”

Chissà perché ma la sua voce mi sembra di averla già sentita da qualche parte…

“Buonasera”disse al telefono “Ascolti, siamo bloccati nell’ascensore del centro commerciale New Store, sulla 64sima strada.”

“Potrebbe darmi le vostre generalità?” chiese l’uomo al telefono.

L’incappucciato emise un sospiro rassegnato.

“Gerard Way e …” si voltò verso Carrie “Il suo nome?” le chiese sottovoce.

Lei lo guardò stranita. “Carrie Chandler”

“…Carrie Chandler”disse al telefono.

“Molto bene. Mandiamo al più presto qualcuno a recuperarvi”

“La ringrazio. Buona sera”

 

Rimise il cellulare in tasca e si appoggiò al muro. Si accorse che Carrie lo fissava con un’espressione indecifrabile.

“Qualcosa non va?”le chiese.

“A me niente. Lei, piuttosto…non ha caldo con quella felpa? È giugno, se non se ne fosse accorto, signor Way

“Sto…bene”

Carrie inarcò un sopracciglio, divertita. “Faccia un po’ come la pare, ma si rilassi, io non sono una giornalista, e se non se fosse accorto siamo bloccati nell’ascensore. Potrebbe anche levarselo, quel cappuccio”

Lui sospirò sconfitto. Poi molto lentamente, sfilò via il cappuccio, rivelando una testa scura e due occhi verdi che fissavano il pavimento. Carrie fece un sorrisetto storto. Trovarsi faccia a faccia con il cantante dei My Chemical Romance le dava una strana impressione. Qualcosa che non sapeva spiegare nemmeno lei.

“Credo che questi siano suoi” osservò lui porgendo alla ragazza un paio di sandali neri col tacco alto che nell’impatto erano sgusciati via dalla scatola finendo per terra.

“Oh. Grazie” Carrie prese velocemente le sue scarpe e le ripose in una busta. Lanciò un’altra occhiata al ragazzo, che però continuava a fissare il pavimento. A Carrie uscì uno sbuffo irritato.

“Qualcosa non va?”le chiese educatamente.

“Niente di particolare…il fatto è che dovremo rimanere qui per non si sa quanto…e sono davvero contenta di avere trovato un…”compagno di avventura” così…bè, come dire…socievole” La provocazione era voluta. Ma lui non se ne preoccupò. Fece un sorrisino sbilenco, continuando imperterrito a fissare per terra. La mora alzò gli occhi al cielo.

“Non trova che questo pavimento sia estremamente interessante?”

Lui mosse gli occhi, sconcertato.

“Come, scusi?”

“Dicevo del pavimento. Questo parquet finemente lavorato è…”

“Sta cercando di dirmi qualcosa?”

Carrie sospirò rassegnata.

“Sto cercando di fare un po’ di conversazione. E visto che sembrava che il pavimento le interessasse così tanto…il fatto è che io non so stare zitta per più di dieci secondi, e visto che non si sa quando ci tireranno fuori di qui…”

Finalmente si decise a staccare gli occhi da terra. Puntò i suoi occhi in quelli scuri della ragazza.

“Se vuole parlare,faccia pure”

Carrie sentì che qualcosa dentro di lei prendeva fuoco. Ma non seppe dire esattamente cosa. Gli rivolse una risatina nervosa.

“Oh…certo…vorrà dire che parlerò da sola”

Ma lui non si mosse di un millimetro.

“Le da fastidio se continuo a parlare con l’aria, anche se qui non è molta?”

Un muro avrebbe dato più soddisfazione. Rimaneva lì, in stand-by, a fissare la parete di fronte a sé.

Carrie gli rivolse un’occhiata omicida, di cui lui non si preoccupò per niente, anzi rimase immobile nella stessa posizione di prima.

La mora si rassegnò. Si appoggiò alla parete, preparandosi a rimanere in silenzio per chissà quanto tempo. Per sua fortuna, però, il cellulare nella sua tasca si mise a squillare, lo prese e senza nemmeno guardare che fosse, rispose.

“Carrie Chandler”

“Carrie, sono io”

“Oh, ciao”

“Bè?”

“Bè cosa?”

“che ti prende?”

“Niente”

“Mi sembri un po’ freddina”

“Ciao, Will, io sto bene, tu come stai?”

“Tesoro…”

“Non chiamarmi tesoro!”

“Ma siamo fidanzati!”

“E allora?”

“…”

“Will?”

“Lasciamo perdere, sei più nervosa del solito”

“Io non sono…”

“Mi ha chiamato Megan”

“Ah, si?”

“Mi ha detto tutto”

“Tutto tutto?”

“Ha detto che ti si è rotta la lavatrice e che non puoi stare a casa tua. Me perché non vieni da me?”

“Oh,Will…è che non mi va”

“Come non ti va?”

“Si, Will, hai capito, non mi va!”

“Ma…credevo che ci volessimo bene, infondo siamo fidanzati

E due. Carrie represse uno sbuffo. “Ancora per poco. Sbaglio o noi due dovevamo concludere una certa discussione?”

“Ancora? Carrie, te l’ho detto, quella lì era una mia ex, l’ho rivista dopo anni e…”

“…e hai pensato bene di salutarla al vecchio modo. I miei complimenti, Will! Ma, infondo, credo che starete bene,insieme.”

“Che vuoi dire?”

“Che se ti azzardi anche solo a farti vedere in giro chiamo la Guardia Nazionale”

“M-mi stai lasciando?”

“Considerati fortunato che lo faccio al telefono e non davanti a te, altrimenti te l’avrei fatta pagare!”

“Ma, Carrie, tesoro…”

“Addio, Will”

“No, aspe-“

Gli chiuse letteralmente il telefono in faccia e tirò un sospiro di sollievo.

“Sono libera!!” esclamò ad alta voce, dimenticandosi di Gerard.

Ops…

Lui alzò lo sguardo su di lei, che fece una risatina nervosa.

“Che giornata oggi, eh! Mi si è rotta la lavatrice, la mia casa si è ridotta a una specie di piscina, sono bloccata in ascensore, e ho lasciato quel bastardo del mio ragazzo per telefono! Che cosa si può volere di più?”

Represse una risata “E io che pensavo che la mia vita fosse monotona!”

Rimase appoggiata alla parete con gli occhi chiusi fino a quando non si accorse di essere osservata. Aprì gli occhi: Gerard Way era di fronte a lei, e la fissava. Sembrava…divertito. Si…sembrava proprio che stesse tentando di reprimere una risata. La cosa era ancora più sconvolgente del solo fatto di essere bloccata in ascensore insieme al cantante dei My Chemical Romance.

“Qualcosa non va?” gli chiese lei con lo stesso tono che aveva usato lui fino a poco prima. Lui la fissò con quegli occhi chiari, quasi a volerla trapassare. Carrie distolse lo sguardo, quel ragazzo la stava facendo innervosire sul serio.

“Scusa se te lo chiedo ma…tu sai chi sono?”

Carrie inarcò un sopracciglio.

Certo che lo so, ciccio, cosa credevi?

“Si”

Gerard fece una risatina sbilenca.

“E devo dire che non ti credevo così”

La guardò disorientato.

“Così come?”

“Freddo. Glaciale. Polare. Devo continuare?”

“Io sarei…freddo?”

“Gelido. Hai la stessa sensibilità della mia lavatrice, per la miseria!”

“Non è affatto così”

“Fosse davvero come dici non mi avresti trattata con la stessa attenzione che avresti rivolto a un soprammobile!”

“Io? Hai per caso sentito il tuo tono mentre parlavi? Te lo dico io, com’era: strafottente. Superiore.”

“Io non mi sento superiore!”

“Ah, no? E allora perché…”

“ORA BASTA!!”

L’urlo di Carrie fu sufficiente a farli zittire entrambi. Si guardarono, gli occhi ridotti a due fessure.

“Era meglio prima”borbottò Carrie imbronciata “Ti preferivo in versione tutt’uno con la parete”

Le rivolse uno sguardo pieno d’astio “Se ti trovavo strana prima, figuriamoci adesso”

“Strana?”sbottò “Mi trovi…strana?”

“Ti sembra normale parlare da sola?”

Questo era davvero troppo.

“Parlavo sola! Bè , mi pare normale, visto che l’unico essere dotato di vita oltre a me in questo posto sembrava appena resuscitato dal regno dei morti!”

“Bambola, modera i termini,ok?”

“Senti, ciccio, mi sono stancata di te!”

“Credi che io sia felice di essere bloccato in un ascensore con una pazza psicopatica come te?”

Psicopatica? Mi ha chiamato psicopatica?!?

Strinse i pugni lungo i fianchi, oltraggiata, e lo raggiunse, facendo slalom tra i sacchetti ancora sparsi per terra. A 10 centimetri di distanza dal suo viso, lo fisso duramente.

“Stammi bene a sentire”sibilò “Non hai alcun diritto di parlare di me, se non mi conosci neppure. Non hai idea di come sia fatta, e se oggi ti sono sembrata una “pazza psicopatica” come dici tu, è perché la giornata è iniziata male e sta finendo peggio! Sono stata sfrattata da una lavatrice, casa mia è attualmente inaccessibile, ho lasciato il mio ragazzo dopo che l’ho trovato a “salutare” la sua ex e sono bloccata in ascensore da quasi mezz’ora. Anche il più sano di mente di questo mondo avrebbe ceduto! Quindi stai zitto ed evita di aprire di nuovo quella

bocca, Gerard Way!” sputò il suo nome come fosse vomito. Girò i tacchi e si sedette per terra, con la schiena appoggiata alla parete. Dopo qualche secondo di smarrimento, lui fece lo stesso, dalla parete opposta.

“Ti sono capitate proprio tutte…”commentò a bassa voce con una strana intonazione.

Lei alzò lo sguardo imbronciato su di lui, ma non disse nulla.

“E comunque”annunciò dopo poco a voce più alta “io stavo zitto perché non ero in vena di parlare”

“E potevi dirlo subito,no?”disse Carrie debolmente.

“Certo, io vado a spifferare i fatti miei a chiunque incontri! Vorrà dire che la prossima volta che litigherò con mio fratello metterò un annuncio sul giornale, contenta?”

Carrie sbuffò “Risposta numero uno: mi dispiace che hai litigato con tuo fratello, ma non è colpa mia. Risposta numero due: com’è che ti scandalizzi tanto a parlare dei fatti tuoi a giornali, visto che mi risulta che lo fai spesso?”

“Odio le interviste e odio tutti quei giornali pieni di stronzate”rispose semplicemente.

“Non ci posso credere!”esclamò Carrie fissandolo a bocca aperta.

“Che è…successo?” le chiese scrutandola preoccupato.

“Non ci posso credere che io e te andiamo d’accordo su qualcosa! È un evento storico!”

Gerard sorrise nel vedere la sua espressione.

“E comunque”riprese Carrie “Se non sono indiscreta, perché tu e tuo fratello avete litigato?”

Sei indiscreta!”

Carrie lo fissò imbronciata. “Uffa!”

Gerard rise “Sai a cosa assomigli quando fai quella faccia? A una bambina che non ha avuto il suo giocattolo!”

Per tutta risposta gli fece la linguaccia, e Gerard rise più forte.

“Anzi, non sembri, sei una bambina”

Carrie gli tirò un pugno sulla gamba.

“Ehi! Ma la vuoi finire?”

“Non mi dirai che ti sei offesa?”

“Oh,bè, dopo quel fiume di insulti che mi hai rivolto…”

“Quelli non erano insulti!” esclamò lui guardandola sorpreso “Erano complimenti!”

E chissà perché sembrava terribilmente serio. Era serio.

“Oh, grazie. Sono i migliori complimenti che io abbia mai ricevuto in vita mia!”gli rispose sarcastica. Gerard rise di nuovo.

“Ma lo sai che sei proprio strana?”

“E due. Ci vai giù pesante coi tuoi complimenti, eh, Way?”

“Sei troppo suscettibile per i miei gusti.”

Carrie lo fulminò con un’occhiata. “E comunque, perché strana, se mi è dato saperlo?”

“Nel senso che un’altra ragazza al posto tuo mi sarebbe saltata addosso appena mi avrebbe visto! Tu sei rimasta ferma e calma e mi hai insultato per 10 minuti buoni! Perché quelli erano insulti veri!”

“Che cosa ti aspettavi, dopo che mi hai trattata in quel modo? Ma non ti sarei saltata addosso lo stesso, è vero, non sono una di quelle. E comunque non credere che tutto questo non mi faccia alcun effetto! Semplicemente trovo che la situazione sia alquanto surreale…sono bloccata in un ascensore con Gerard Way e stiamo parlando come se nulla fosse” fece un sorrisetto “Chissà cosa avrebbe dato Megan per essere al mio posto”

“Chi è Megan?”

“La mia migliore amica…e vostra fan sfegatata. Di quelle che davvero darebbero miliardi per vedervi anche solo per un secondo”

“Ne ho viste abbastanza,di quelle tipe lì, e mi bastano. Tu non sei una nostra fan?”

“Vuoi la verità o una bugia pietosa?”

“Che domande! La verità!”

“Allora ti dico che…non mi dispiacete. Avete qualche canzone carina…tutto qui”

Gerard la guardò con aria di sfida.

“Sei sicura?”

“Hai detto che volevi la verità, no? E allora arrangiati! Se mi avessi chiesto una bugia pietosa ti avrei detto: si, sono una vostra fan. Venderei mia madre pur di vedervi!”

“Ok, ok, non ti scaldare!”

“Che situazione assurda!”irruppe poi Carrie “Che poi dico io…se ognuno fosse rimasto a casina propria, tutto questo non sarebbe successo! E invece no! Uno ha dovuto litigare col fratello per ignoti motivi…io sono dovuta scappare via per colpa di una lavatrice, altrimenti per spostarmi da una stanza all’altra avrei dovuto comprarmi un motoscafo!”

“E se fosse un segno del destino?” chiese Gerard.

“Oh, certo! Tra 10 anni ci rincontreremo in un altro stupidissimo ascensore e tu mi chiederai di sposarti! Da brivido! Appena esco di qui vado a comprare l’abito da sposa!”

Gerard rise di nuovo “Sei troppo divertente!”

Carrie sospirò “Lo prenderò come un altro dei tuoi complimenti, Way!”

“E infatti lo voleva essere!” concluse lui guardandola dritto negli occhi con un’espressione indecifrabile. Carrie distolse lo sguardo.

Rimasero per qualche secondo in quella posizione, Gerard che fischiettava, e Carrie che tentava di mettere a posto un ciuffo dei suoi capelli che non ne voleva sapere di stare al suo posto.

“E uffa, vuoi stare fermo!” esclamò esasperata dopo che quel ciuffo le era ricaduto davanti agli occhi per l’ennesima volta.

“Lascialo lì. Ti sta bene”

“Scusa?”gli chiese Carrie guardandolo.

“Ho detto che ti sta bene quel ciuffo sugli occhi. Sei più carina. Ti fa più bimba”

“Non penserai che ci creda,vero?”

Gerard sbuffò. “E perché no, per la miseria! Ti lamentavi tanto dei miei complimenti, e quando alla fine te ne faccio una serio, non ti sta bene! non ti capisco proprio!”

“Scusa…chi era la suscettibile,poi?”

Gerard sorrise. E sorrise ancora di più nel vedere che il ciuffo castano era ancora lì.

“Si…ti sta proprio bene quel ciuffo lì”

Carrie deglutì con forza. Non poteva credere alle sue orecchie. E la cosa più spaventosa era che sembrava lo pensasse veramente. Rimasero a guardarsi per un tempo che a Carrie parve interminabile, anche perché sembrava che Gerard stesse pensando a qualcosa. E una vocina cattiva dentro di lei le diceva che quel qualcosa era proprio lei.

“Hey, là dentro!”

Scattarono entrambi contemporaneamente.

“Che è stato?” chiese Carrie. Gerard si alzò, imitato dalla ragazza.

“Ci siete?” chiese di nuovo la voce di prima.

“Sono venuti a prenderci!”esclamò Gerard vicino a Carrie. Troppo vicino.

“Siamo qui!” urlò il ragazzo mentre Carrie si allontanava. Non le piaceva poi molto quella scomoda vicinanza.

“Ora vi tiriamo fuori!” esclamò la voce. Sentirono qualcuno che parlava, uno scatto, e finalmente le porte si aprirono, rivelando tre agenti della sicurezza che li scrutavano.

“Tutto a posto?”chiese loro uno degli agenti.

Carrie e Gerard annuirono. Si guardarono, ma distolsero subito lo sguardo.

 

“Sicura di non aver bisogno di un passaggio?” chiese Gerard a Carrie dopo che finalmente furono usciti dal centro commerciale.

“Grazie, ma ho la macchina. E grazie anche per avermi aiutato a portare i sacchetti”

“Figurati. È il minimo che potevo fare dopo che ti ho trattata in quel modo, là dentro!”

“Te ne sei reso conto, eh?”

“Ah, no, non ricominciamo, per favore!”

“E chi vuole ricominciare! Ti sto solo facendo notare che avevo ragione io!”

“Già,già…bè, io devo andare! È stato davvero un piacere!” ridacchiò Gerard.

“Anche per me. Non sai quanto!” ribatté Carrie sarcastica.

“Allora vado. Buona serata…Carrie”

Carrie sussultò. Sentire il suo nome pronunciato da lui le faceva uno strano effetto.

“Anche a te…Gerard”

Lui le rivolse un ultimo sorriso, si voltò e andò via. Carrie rimase a guardare il punto in cui era sparito poco prima. Non sapeva il perché, ma una parte di lei, avrebbe voluto che non andasse via. D’accordo, dentro quell’ascensore l’aveva trovato insopportabile, ma alla fina ci si era abituata. E le era sembrato anche…simpatico. Scacciò in fretta quei pensieri dalla sua testa, soprattutto perché con molta probabilità quella era stata la prima e l’ultima volta che l’avrebbe visto. E soprattutto che ci avrebbe parlato con la stessa libertà. Era una situazione

per un certo verso…triste. Ma, d’altronde, cosa poteva aspettarsi da uno come lui? mentre sistemava i sacchetti nel bagagliaio, però, qualcosa attirò la sua attenzione. In una delle buste, poggiata su una scatola da scarpe, c’era un foglietto piegato in due. Lo guardò confusa, era più che sicura che non era stata lei a mettercelo. Lo prese, e lo aprì. Vi erano scritte solo poche righe.

Io e Mikey abbiamo litigato perché l’ho chiamato

“invertebrato senza cervello”. E lui non ha

gradito troppo la cosa.

Le scappò un sorriso. Gerard!

Sotto la frase, un numero di cellulare, e più sotto ancora, un’altra parola.

Chiamami

Non poteva credere ai propri occhi. Poi si accorse che a fine pagina c’era un’ultima nota.

P.S. E tieni il ciuffo davanti agli occhi.

Per quanto potesse cercare di trattenersi, un sorriso sempre più largo si stava facendo strada sul suo viso. Poi si mise a ridere come una matta. Entrò in macchina con il bigliettino in mano, già pregustando il suo prossimo incontro con Gerard. In fondo, quella giornata non era finita poi così male come pensava. E mentre usciva dal parcheggio del centro commerciale, pensò che di sicuro non avrebbe mai dimenticato di quel giorno in cui le si ruppe la lavatrice.

THE END…?

 

E ormai è fatta anche questa! Vi dirò una cosa: questa storia è rinchiusa nel mio cassetto dal giorno del mio compleanno (mesi e mesi fa). E non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla. Quindi se avete avuto il coraggio di arrivare fin qui, potete tranquillamente lasciarmi un commentino, anche piccolo, ma che almeno mi dica se ho fatto bene o no. Ci posso contare?? Bacioni anticipati!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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